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Autore: nana chan    23/11/2005    1 recensioni
Ciau a tutti! Questa storia parla della vita di una ragazza, Andrea, racconta dell'amore,dell'amicizia, insomma, del suo mondo! Questa è la mia prima fic, per cui siate buoni...Spero vi piaccia!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sole filtrava dalla finestra, gli uccellini cantavano felici. Fu un bel risveglio per Andrea quella mattina, cullata dalle note della sua canzone preferita, “E…” di Vasco. Sbadigliò, si stiracchiò tranquillamente.
“Andrea svegliati!”, si sentì un urlo dalla cucina da parte di sua madre.
“Sì mamma un’ attimo…- le rispose la figlia quindicenne, una ragazza dai capelli corti, castani e leggermente arricciati. - Arrivo subito” Oggi si svegliava felice, aveva sognato di nuovo Lui. Il suo amore da due anni. Lo sognava sempre, lo vedeva a scuola, ma purtroppo non si conoscevano. Lui, Stefano, biondo, occhi blu, con un anno in più di lei, quell’anno giusto che dovrebbe avere un ragazzo per essere perfetto…Era il centro dei suoi pensieri ogni giorno, ogni cosa la faceva pensando a lui; sembrava che lo conoscesse da anni, ma lui non la filava di striscio. Quanto avrebbe voluto parlargli… Ma era troppo timida per attaccare bottone, lui era troppo, semplicemente ‘troppo’ per lei.
Finalmente quasi sveglia, s’infilò i suoi jeans della Onyx, li abbinò alla maglia nuova, e scese a colazione. “Andy finalmente! Vuoi una fetta di pane?” chiese sua madre, una donna ancora giovane, alta e un po’ rotondetta.
“No grazie mamma, oggi vado di fretta!”.
Prese le chiavi del suo motorino, un sr50 che, dopo anni che lo chiedeva, aveva finalmente avuto in regalo per il suo quindicesimo compleanno. Scese in cortile e assaporò l’aria del mattino: sì, era proprio una bella giornata, la primavera stava iniziando a i fiori cominciavano a sbocciare; cosa si poteva volere di più? “Una cosa ci sarebbe…No ma perché devo collegare sempre tutto a lui??” e, sempre con il suo dolce viso nella mente, accese il motore. Il traffico di mattina era abbastanza scorrevole, e presto giunse a scuola, dove frequentava la 5^ ginnasio. Entrò nella sua classe, ancora accarezzata dal sole, salutò i suoi compagni e si mise a ripassare per l’interrogazione imminente.
“Allora, il congiuntivo perfetto si forma con il tema d…”
“Ciao Andy!” la interruppe Jessica, la sua migliore amica da un paio d’anni “Come ti è andato il week-end?”
“Niente male Je! Te invece? Hai incontrato Marco?”
“Sììì! È così dolce!”
“Sono contenta per te tesoro!”
“Ehi hai visto Stefano, l’ho visto arrivare! Madò che gusti che hai però…La sai la mia opinione, c’è di meglio in questa scuola”
“Non è colpa mia se hai il salame sugli occhi…e poi ‘sta scuola è piena di housettoni, dai…”
La campanella interruppe il loro discorso e arrivò il professore di latino, De Matteo.
Era giovane, con una frangetta sexy sul volto, gli occhi verdi e un bel fisico, era il sogno di molte studentesse, e forse anche di qualche professoressa…ma lui rimaneva arroccato sulla sua posizione di uno degli scapoli più avvenenti di tutta la città.
“Salve a tutti donzelle e donzelli! Su, oggi s’interroga a moquette!”
Peccato per la sua sadicità.

Dopo la scuola, mentre tutti gli studenti uscivano a pranzo, vide Stefano per la prima volta quel giorno, come al solito un po’ asociale. Andrea non riusciva proprio a spiegarsi quella sua aria sempre indifferente: era infatti bello, ricco e simpatico; di cosa di lamentava ancora? Forse questa domanda non avrebbe mai avuto risposta…
S’incamminò con Je e Ale verso il bar vicino a scuola per prendere la solita piada. Durante l’ora di pranzo era il luogo di ritrovo dei professori, ma nel pomeriggio potevi trovare tutta la gioventù punk dei dintorni.
Alessia, la più pazza delle tre, propose “Per domani non abbiamo compiti, che motivo abbiamo di stare a studio? Che ne dite se facciamo un giretto invece?” Je non era molto d’accordo, ma Andy non aveva motivo di non essere della stessa idea; in fondo, aveva ragione Ale. Alla fine cedette anche Je, facendosi però promettere di non dirlo a nessuno. Così andarono prima in giro per i corsi della città, divertendosi un mondo, poi tornarono al bar di prima, sperando di vedere qualche bel ragazzo. Andy salutò il suo amico delle elementari, Fabio, che da quei tempi si era trasformato anche lui in un punk. Ma nel suo gruppo vide un ragazzo che non aveva mai visto: alto, moro, con un cappellino pieno di spille in testa,la maglia dei Sex Pistols e i jeans strappati e bassissimi. Non era particolarmente bello, ma per quel suo modo di essere la affascinava…”Oddio!- sbottò Ale – ma quello lo conosco! Vedete, quello nuovo...ecco, veniva a scuola con me! Ammazza è cambiato un casino!”
Andy, capendo che parlava del ragazzo che aveva poco prima notato lei, le disse “Veramente? Ma come si chiama? E quanti anni ha? Sembra poco più grande”
“Mmm, mi sembra Emanuele. Dovrebbe avere un anno in più di noi, era stato bocciato in seconda elementare. Ma come mai tutto questo interesse?”
“ No niente, dicevo solo che è carino!”
“Ma dai! – intervenne Je – passi Stefano, ma questo proprio…!”
“Te l’ho già detto stamattina Je, i tuoi gusti fanno schifo!!”
“Sé sé i miei eh…”
Mentre discutevano, proprio quel ragazzo si avvicinò a loro e chiese “Ciao! Non è che c’avete una siga?”
Andy, che era l’unica che fumava delle tre, gliene diede una. “Grazie bella, come ti chiami?” le domandò di nuovo. “Andrea…tu invece sei…?” ponendogli una domanda di cui conosceva già la risposta.
“Piacere Emanuele…ok ci becchiamo in giro va bene? E grazie ancora!”
“Sì ciao”
Il ragazzo se ne andò, e le altre soffocarono a stento un risolino.”Beh che c’è??” chiese alle due.
“Niente niente figurati!” risposero in coro “E’ solo che sembra che tu abbia fatto conquiste!”
“Ma tacete che è meglio!” rise Andy.

Il pomeriggio passò piacevolmente tra chiacchere, risate, giri,…alla fine del pomeriggio, Andy recuperò il suo motorino e tornò a casa. Salendo le scale era invasa ancora dalla spensieratezza dei momenti appena passati, ma quando varcò la soglia si trovò dentro una lite furibonda. “Non ce la faccio più in quella scuola, me ne voglio andare!” urlava la sorellina di Andrea, Marina.
“No, tu resterai lì e completerai le medie!” rimandava il papà.
“Ma sono solo in prima, mancano ancora due anni!” ancora Marina.
“Ma che cavolo succede?” chiese innocente Andy.
“Tua sorella ha deciso di punto in bianco di cambiare scuola” le rispose la madre rassegnata.
“Perché Mary?” disse rivolta alla sorella.
“Non mi trovo bene! I professori sono orribili, i compagni anche…No,per favore, fatemi andare via!”
“Ma ragiona, come facciamo? E poi dove vuoi andare?” disse il papà cercando di calmarsi.
“Nella scuola di Andrea ci sono anche le medie: fatemi andare lì!”
“Ma quella scuola, lo sai, ha una pessima reputazione, per questo neanche Andrea era andata lì. Però – aggiunse poco dopo – se proprio vuoi, ti faremo cambiare. Ma attenta, questo è l’ultimo capriccio che ti accordiamo”
“Grazie papà!! Stai tranquillo, lì mi troverò bene!”
“E va bene, così sia” accordò anche la madre.
Andrea, contenta che sia stato trovato un accordo, salì nella sua camera. Prese dallo scaffale il suo libro preferito, “Tre metri sopra il cielo”. Aprì una pagina a caso e cominciò a leggerne dei tratti. Quanto avrebbe voluto che anche lei e Stefano si innamorassero come Step e Babi…

Il pomeriggio dopo, al contrario del precedente, lei e le sue due amiche furono costrette ad andare a studio (Andrea notò con suo grande disappunto, che neanche oggi c’era Stefano, purtroppo non stava mai) ; ma ciò non gli impedì dopo di andare a farsi il solito giretto al parco. Lì c’erano, come sempre, Fabio e i suoi amici, e anche oggi Emanuele c’era. Andarono a sedersi su una panchina di fronte al fiume e notò che i ragazzi la indicavano…poco dopo si avvicinò, come il giorno prima, Emanuele, che si rivolse ad Andrea “Mi sa che per parlarti dovrò cambiare scusa, quella della sigaretta l’ho già usata”
“Ah sì? E cosa dirai stavolta?”
“Boh, nolloso, forse qualcosa del tipo, mi dai il tuo numero?”
“E se ti dicessi di no?”
“A questa possibilità non c’avevo pensato, ma penso che mi butterei nel fiume”
“ Ma…” cominciò la frase ma venne interrotta da Je “Non ti preoccupare, se non te lo da lei te lo do io! È tre tre otto cinque due due sei sette quattro cinque”
“Grazie amica!” le rispose Emanuele. Il gruppo dietro cominciò a richiamare l’attenzione del ragazzo alzando le bottiglie di birre e certi involti bianchi di cui non è dato sapere il contenuto, ma che si immagina facilmente… “ragazze, devo andare. Ma è stato un piacere, ciao Andrea!”
“ehm…ciao…” biascicò Andy, ancora sconvolta per ciò che aveva appena fatto la sua migliore amica. Anzi, da adesso probabilmente, la sua ex-migliore amica.
“Ma cosa t’è saltato in mente??”
“We we non ti scaldare, l’ho fatto solo per il tuo bene! Magari è la volta buona che dimentichi Ste!”
“Ma cos’hai in quel cervellino?? È un ubriacone drogato! E tu gli hai dato il mio numero di cellulare!!”
“ Stai tranzilla And! Non è così male in fondo!” si unì anche Ale.
“Cazzo belle amiche che ho! La prossima volta darò io i vostri numeri a qualcuno…che ne dite di …fatemi pensare…va bene Gianluca?”
Un espressione di disgusto passò sui loro volti prima spavaldi “Stai scherzando vero?? Non è lo stesso Gianluca che sta sulle balle a tutti, quello che non sta zitto un attimo, con la faccia che sembra stata schiacciata da un tir?!”
Un ghigno di Andy fece capire che era proprio quello…”No ti prego ti prego ti prego! Non voglio morire!” “C’est la vie, my dear friends!”

Fu una notte agitata per Andrea; sognò che finalmente il suo sogno proibito, che rispondeva al solito nome, finalmente si realizzava, ma ad un certo punto il viso d’angelo del suo amore cambiava in quello di Emanuele! Non che non fosse carino, ma non era certo il suo tipo. Si svegliò in piena notte, per tranquillizzarsi prese il suo cellulare e scorse la rubrica fino alla S. Sì, il numero di Stefano era ancora lì, pronto per essere usato, dopo esser stato rubato di nascosto dal registro di classe. Le venne l’ennesima tentazione di scrivergli un messaggio, ma il suo coraggio non era certo famoso, e poi cosa gli poteva scrivere? Ma…no basta!, gasata dall’aria della notte, prese una decisione, e gli scrisse un messaggio. Ma non gli scrisse niente di rivoluzionario, anzi…gli scrisse il più banale degli approcci, “Ciao, chi sei?” Stefano l’avrebbe visto, con un po’ di fortuna, la mattina dopo probabilmente e, sperando che le rispondesse, avrebbe avuto una minima attenzione da parte sua…Cullata da questi pensieri, si addormentò.

Alzandosi, la mattina dopo, fu la prima cosa a cui pensò. ‘Ma che m’è saltato in testa??’ si chiese disperata mentre si lavava i denti. ‘Ma…come ho potuto? No ma stavo sognando vero? Non è possibile…’. In più, quando e se le avrebbe risposto, non sapeva come presentarsi: come la patetica Andrea del secondo anno, o magari come una che abita lontano da lui, dicendo che ha sbagliato numero? Certo, con la seconda possibilità non l’avrebbe di certo più risentito, ma la prima era troppo rischiosa…’Non facciamoci troppi film, quando risponde, si vedrà!’ La risposta giunse poche ore più tardi, durante un’interessantissima ora di De Matteo. Andy, come la maggior parte dei ragazzi in quella scuola, teneva il cellulare acceso durante le lezioni, e quindi potè vedere la sua risposta, in cui Stefano s’era molto sprecato a scriverlo,ma soprattutto a pensarlo “Ma chi sei te?”. Il panico la prese totalmente, non sapeva che dirgli, ma la monotona voce di De Matteo le ispirava impeti rivoluzionari e gli disse la verità “Mi chiamo Andrea e frequento il liceo classico di Milano, te?”. Gli spedì il messaggio, e la ri-risposta arrivò pochi minuti più tardi “Che coincidenza, anch’io! Piacere sono Stefano e sono al terzo anno, tu in che classe sei?”
Oddio. Un’altra prova da superare. Stavolta chiese consiglio a Ale, che le era dietro di banco, e lei le disse “Scema, cosa vuoi rispondergli?? Ma digli che sei del secondo!”
“Ok ok ma non era così facile…” un richiamo del professore la fece girare di scatto e,sempre nascondendosi dietro al libro dei Promessi Sposi, digitò ciò che le aveva suggerito la sua amica.
Messaggiarono ancora per un po’, e lui le disse che non aveva presente chi fosse ‘ma và?’ pensò lei. Le chiese se, appena finita la scuola, potevano vedersi un attimo, almeno così capiva con chi aveva parlato, tanto erano tutte e due lì, a distanza di poche classi. Era troppo tardi per tirarsi indietro, non potè proprio rifiutare, tanto prima o poi l’avrebbe capito, e quindi accettò: all’una e venti nel cortiletto dietro la scuola. Passò una mattinata orribile, preda di un mal di pancia continuo, e continuava a tormentarsi con domande tipo ‘ma cos’ho fatto? Ora mi vedrà e non mi parlerà mai più’. Le sue amiche intanto cercarono di rassicurarla, ma era invano: queste sensazioni non la lasciarono un attimo. La campanella di fine mattinata, che agli altri studenti ispirava gioia e felicità, per lei fu come il gong della sua morte: pallida in viso, raccolse le sue cose e si avviò verso l’uscita. Non riuscì a dire molto neanche alle sue amiche, era troppo spaventata: l’oggetto di due anni di suoi pensieri voleva PARLARLE,CONOSCERLA. Suonava anche strano dirlo, pensò lei. Quando la massa di studenti diminuì, potè distinguere il ragazzo. Era lì, appoggiato al posteggio dei motorini, con i capelli baciati dal sole che gli davano dei riflessi dorati veramente bellissimi, gli occhi blu sempre un po’ indifferenti, e stava probabilmente aspettando la sorella che usciva poco dopo di lui. Andy prese un poco del suo coraggio rimastole (cioè all’incirca pari a zero) e andò verso di lui. Stefano distolse gli occhi da un gruppetto di professori che gli passavano accanto e le diresse uno sguardo magnetico. Andy arrossì all’istante e, alzò la mano rivolgendogli un ‘ciao’ appena udibile.
“Sei tu quella di V ginnasio?” le domandò il ragazzo più bello che avesse mai visto.
“Sì sono io, Andrea…”
Sentì che aveva la gola completamente secca, di sicuro un effetto secondaria del fatto che stava parlando con una specie di ‘divinità’ per lei. Mentre rispondeva si accorse anche che lo stava fissando stupidamente stile pesce, e distolse subito lo sguardo.
“Bene, ho capito ora. Non mi sei nuova, ti avevo già vista in giro! Ma, posso chiederti una cosa? Come hai avuto il mio numero?” le chiese tranquillamente.
A questo Andrea non aveva pensato, e si inventò sul momento una scusa credibile (mica poteva dirgli ‘mi sono intrufolata di nascosto nella tua classe mentre il preside non c’era e ho spiato sul registro i tuoi dati personali’) “Ehm…boh, l’ho trovato nella rubrica ma non sapevo di chi fosse…”
“Ah ok” risposte lui con aria poco convinta. “Oh scusa, è arrivata mia sorella, devo andare…Ci vediamo!”
“Sì ok…ciao”
Stefano se ne andò tenendo per mano la sorellina più piccola. Andrea tirò un lungo respiro di sollievo.
Insomma, aveva parlato con lui senza quasi fare figure da cretina, e il suo nodo allo stomaco si sciolse un pochino. La raggiunsero subito le amiche, che la tempestarono di domande sulla conversazione, che comunque non era durata più di tre minuti. Ancora non ci credeva, aveva conversato con lui, su temi fondamentali della vita di ogni persona (più o meno, senza andare a beccare il dettaglio…), quei suoi occhi stupendi si erano posati sulla sua insignificante persona, aveva usato minuti del suo tempo per parlare con lei…’wow’ fu il pensiero finale di Andrea, che si sentiva molto, molto felice.

  
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