Serie TV > Supernatural
Ricorda la storia  |      
Autore: Frandrea    21/11/2010    1 recensioni
Ogni singola notte Dean era costretto a vivere quello strazio ancora e ancora. Prima gli incubi su Sam, poi questi. Ed ogni volta a questo punto si svegliava urlando e spaventando la sua compagna...
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Sesta stagione
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La notte scura e con i suoi silenzi accompagnava il vegliare di un uomo consumato dal senso di impotenza. Era difficile dormire, addormentarsi, abbandonarsi all’inconscio, per quest’uomo giovane e bello fuori, ma tormentato e stanco dentro. Ogni qualvolta chiudeva gli occhi vedeva dinanzi a sé la voragine, il salto, Sam. Il suo fratello minore, colui il quale aveva sempre giurato di proteggere, che si sacrificava, in un ultimo straziante tentativo di dimostrare a tutti, ma soprattutto a lui, di non essere un mostro. Il senso di colpa, di impotenza, lo tormentava, gli straziava lo stomaco. Sdraiato su quel divano guardava senza davvero osservare le immagini che scorrevano sul televisore. Aveva chiuso con la caccia, con i demoni e gli angeli, con tutto. Per Sam, che gli aveva chiesto di vivere la vita normale che era stata loro negata, era tornato da Lisa. Lei e suo figlio  avevano aperto la porta della loro casa, e ancora Dean non riusciva a spiegarsi come lei potesse essere stata così pazza da farlo entrare. Ma il suo senso di colpa era aumentato dal fatto che Sam fosse solo una scusa… Dean nascondeva dietro il suo ultimo desiderio qualcosa che nel profondo aveva sempre voluto. Qualcosa che non aveva mai avuto. Una vita normale, quella che “Il Destino” gli aveva strappato - Si fottesse il destino! - pensava, mentre la sua mente vagava e la sua mano continuava a versare whisky nel bicchiere. Un forte tonfo, proveniente dalla camera da letto di Ben, un grido acuto, spezzarono il silenzio della notte. Il bicchiere volò sul pavimento e Dean si precipitò per le scale, arrivando davanti alla porta della stanza. La scena alla quale dovette assistere fu agghiacciante. Lisa era bloccata sul soffitto, esattamente come Mary tanti anni prima, il viso era contorto in una smorfia di dolore, la bocca dischiusa in un piccolo urlo, del sangue le colava dall’addome. Odore di bruciato cominciava a spargersi nell’aria. Il suo sguardo carico di disgusto, astio, odio verso Dean lo atterrì, rimase spiazzato, finche lei non urlò - E’ colpa tua, è solo colpa tua! - Quelle parole rimbombarono nei suoi timpani fino a che non si decise a guardare verso il letto di Ben, dove la sua mente già sapeva avrebbe visto qualcosa che non voleva vedere, neppure immaginare. Vide Azazel, i suoi occhi gialli che risplendevano nell’oscurità della stanza, in piedi che sorrideva con ghigno beffardo. Soddisfazione, rivincita, vendetta, pura malvagità e malsana felicità… l’aria ne era satura. Un urlo. Dean cercò di avvicinarsi a loro ma il suo corpo venne spinto indietro, con un tonfo sordo si scontrò con il muro. Egli sapeva sarebbe successo, alzò gli occhi, Lisa lo fissava delusa e disgustata. Il senso di impotenza si fece strada dentro di lui, come ogni volta. Lo sconforto fu palese, e non fece che aumentare l’eccitazione del demone dagli occhi gialli, che godeva della sofferenza della donna che sanguinava e ardeva immobilizzata, mentre lui aveva tra le mani suo figlio. E Dean, povero groviglio di insicurezze e sensi di colpa, era lì e si consumava nella sua misera impotenza, bloccato in ogni parola e ogni gesto. Azazel lo guardò con un misto di pietà e ribrezzo, si tagliò un polso e, stringendo Ben per le spalle, gli fece avvicinare la bocca al suo sangue sgorgante. Urla di dolore, urla di rabbia, urla di atroce sofferenza fenderono l’aria e risuonarono agghiaccianti nella notte. Preghiere prima dette con rabbia, poi solo sussurrate, tentavano di uscire dalle labbra di Dean, mentre il demone accresceva la sua soddisfazione, la sua eccitazione.  Ben bevve il suo sangue. Una, due, tre gocce, ne volle sempre di più, stringendo con le sue piccole mani il polso di Azazel, e succhiando avido. Negli occhi del demone brillavano lampi di gioia, di fremente impazienza per la prossima mossa. Lisa strideva di dolore, la sua carne cominciò a bruciare mentre osservava la scena, Dean in lacrime, consapevole di ciò che stava per accadere, consapevole di essere l’unico egoistico colpevole di tutto questo. Azazel strinse le mani sul paffuto viso del ragazzo, nei suoi occhi solo soddisfazione accecante e crescente. Ben non sapeva cosa stesse succedendo, nel suo viso solo la penetrante sensazione di malvagità data dal sangue demoniaco. Il demone non esitò oltre, e torse quasi per dispetto il collo del ragazzo con un ghigno sinistro, sotto gli occhi straziati di una Lisa ormai in punto di morte, e di un Dean che bloccato tentava di pregare sottovoce - Invochi l’aiuto di Dio? Proprio tu Dean, dopo tutto quello che abbiamo passato? - La risata del demone riempì l’aria, mentre il corpo pesante di Ben cadeva per terra. Nell’urto fiotti di sangue sgorgarono dal naso e dalla bocca del ragazzo senza vita, mentre il fuoco ormai avvolgeva la stanza. Buio. Un urlo straziò il silenzio della notte e Dean sobbalzò nel letto, sudato e febbricitante dalla rabbia e dal dolore. Era un sogno, il solito sogno che tormentava le notti dell’uomo da quasi un anno. La donna che dormiva silenziosa accanto a lui si svegliò, lo guardò con compassione, senza domandare nulla, già sapendo che Dean fosse tormentato da incubi ricorrenti, di cui lui non voleva rivelare la natura. La sveglia suonò poco dopo, Dean volse lo sguardo atterrito sulla donna, mosse la bocca in una smorfia, che avrebbe voluto somigliare ad un sorriso, e andò sotto la doccia. Cominciava un’altra giornata in quel mondo che nel profondo non sentiva suo, di quella vita che sapeva non avrebbe potuto continuare o durare ancora a lungo. Qualcosa sarebbe venuta a prenderli, ne era consapevole, ed aveva paura, non era più l’uomo di un tempo… era debole e consumato dalla rabbia di non essere riuscito a salvare suo fratello  e dall’angoscia, perché dentro di se sapeva che non sarebbe riuscito a salvare neanche la sua nuova “famiglia”. Si vestì in silenzio, indossò gli anonimi vestiti che un tempo mai avrebbe potuto immaginare di mettersi addosso e per finire infilò il solito giubbotto marrone che gli aveva regalato Lisa, e che lui odiava, ma utilizzava lo stesso per farle piacere. In cucina tutto procedeva come fosse una normale mattina in una normale casa, in un mondo altrettanto normale. Ben sorrideva felice mentre mangiava le sue uova con bacon, e Lisa gli riempiva ancora il piatto per soddisfare la sua vorace fame. La donna osservava Dean inquieta, sapendo di non dover parlare quando aveva lo sguardo perso nel vuoto, nei suoi pensieri. Lui osservò in silenzio la scena, sperando che le sue sensazioni, i suoi sogni, fossero solo il frutto della sua tormentata esistenza, ma sapeva nel profondo che qualcosa di terribile stesse per accadere. Volse un’ultima volta lo sguardo verso la cucina, e si avviò cupo verso il garage. Entrando lanciò uno sguardo verso il fondo del box, dove coperta da un telo giaceva inerme la sua amata Impala. Che senso aveva ormai utilizzarla? Tutto ciò che rappresentava per lui quell’auto era svanito, passato, e non sarebbe tornato. Ci aveva provato, solo il cielo poteva sapere quanto ci avesse provato, a far tornare suo padre prima e suo fratello poi, ma non c’era modo. Tristemente si avviò verso il nuovo pick up bianco, lanciando all’interno la sacca da lavoro, pensando che adesso era solo un “civile”. Accese quell’auto che avrebbe fatto rabbrividire di disgusto ogni cacciatore che lo avesse conosciuto un tempo, ed un misto tra risa e tristezza si impadronì di lui, mentre si dirigeva a lavoro. La giornata trascorse esattamente come trascorrevano tutte le giornate di questa sua nuova vita, tagliando e montando, parlando con i suoi colleghi del tempo, del prato da tagliare, della nuova cameriera del bar. E così segando una trave Dean vedeva il collo di un vampiro spezzarsi e il sangue schizzare, usando la sparachiodi vedeva fantasmi scomparire per essere stati colpiti da cartucce di sale. Le sue giornate erano piene di ricordi quanto mai fervidi, e la cosa che più atterriva l’uomo era che ricordava quelle scene con un moto di rammarico, perché infondo il brivido della caccia lo esaltava, e gli mancava come ossigeno. Tornando a casa scrutò attentamente nell’ombra, come era solito fare, spostò i cespugli, e fece un cenno di saluto al suo vicino, ormai abituato alle sue stramberie. Entrando in casa controllò che sotto lo zerbino vi fosse ancora disegnata la trappola del diavolo, come se potesse essere sfumata via per incanto durante il giorno, mise il sale scrupolosamente sotto ogni finestra, e si sdraiò sul divano. Lisa e Ben lo stavano aspettando, con una coppa di gelato in mano, e lo sguardo felice e complice. Il cuore di Dean accelerò pensando a quando da ragazzo lasciava Sam da solo nei motel, per andare a prendere una boccata d’aria, e poi lo trovava intento a mangiucchiare e trepidante dall’attesa del suo ritorno, ed un sorriso si abbozzò sulle sue labbra. Decisero di vedere un film, godendo della compagnia e del calore l’uno dell’altro. Ma la mente di Dean non riusciva a vedere davvero il film, a concentrarsi, sapeva che qualcosa era vicino, il suo istinto urlava a gran voce dentro di lui, fino a che non si accorse che in strada i lampioni iniziavano a tremare. Ebbe un sussulto, si alzò completamente preda della sua follia per ispezionare ogni finestra, ogni fessura, ogni possibile accesso alla casa, e quando tornò in salotto, Lisa lo fissava terrorizzata. - Che succede Dean? Dimmi cosa sta succedendo là fuori! - Fissò la giovane donna, e si rese conto di quanto le corde emotive di quella famiglia fossero toccate e torturate dalla sua ossessione. Realizzò che forse era solo una sua suggestione, dovuta ai ricorrenti e sempre più reali incubi. Sorrise, andò vicino a Lisa e le accarezzò il viso, facendo cenno a Ben di rimettere in play il film. Finita la serata portò il ragazzino addormentato a letto, chiuse la porta della sua stanza, e si stese sul letto, sfiorando la testa di Lisa con un tiepido bacio, chiudendo gli occhi ad un’altra notte di tormentato orrore. Come sempre temeva di addormentarsi per paura di ricadere nella fitta rete di incubi ricorrenti che lo tormentavano. L’ultimo avuto in quei mesi era davvero stato il più insopportabile e inimmaginabile da sostenere, la sua più recondita paura. Fu comunque la stanchezza ad avere il sopravvento sul resto e pian piano si abbandonò a Morfeo. Ed eccolo di nuovo immerso nel vortice di tremende immagini vissute ripetutamente da un anno a questa parte: Lisa sul soffitto sanguinante e in fiamme, che lo incolpava di ogni cosa, e Ben, prima abbeverato di sangue demoniaco e poi ucciso per dispetto davanti ai suoi occhi in modo brutale. Ogni singola notte era costretto a vivere quello strazio ancora e ancora. Prima gli incubi su Sam, poi questi. Ed ogni volta a questo punto si svegliava urlando e spaventando la sua compagna. Ma non stavolta. Vedeva ancora quegli orribili e meschini occhi gialli fissi su di lui inerme mentre le persone che più amava morivano. Da dentro la sua testa risentì la voce di Azazel - Dean, figliuolo, pensi forse che io mi diverta a tormentarti? Bè si, all’inizio sarà stato anche un tantino piacevole, devo ammetterlo, ma ripetere la stessa storia ogni notte per mesi comincia a diventare lievemente monotono e noioso non credi? Caro il mio ragazzo…- -Figlio di puttana - tentava di urlare ogni volta, ma dalla sua bocca non usciva alcun suono. Era semplicemente costretto lì ad osservare in silenzio il suo triste destino mentre il demone si faceva beffe di lui. - Sarebbe piaciuto anche a me restituirti il favore di un proiettile nel cranio, ma come ben sai questo, per quanto realistico, rimane pur sempre un sogno. Una cosa però posso farla… posso cambiarne la trama - Uno schiocco di dita lo fece svegliare, sudato e tachicardico, e subito si guardò attorno. Il monologo di Azazel era stato più lungo del solito e voltandosi non trovò Lisa lì vicino a lui come ogni notte. Fu colto dal panico e si precipitò di sopra nella camera di Ben. Inutile descrivere lo shock che lo colpì nell’istante in cui si sentì scaraventato e bloccato contro il muro di quella stessa stanza da una forza invisibile che gli impediva perfino di parlare, proprio come nei suoi incubi. Ma non si trattava di Azazel. No. Dean pensò, o forse sperò stavolta, di essere ancora addormentato, nonostante fosse totalmente cosciente del contrario. Chiuse gli occhi e li riaprì sperando che tutto svanisse ma proprio lì, di fronte a lui, nel buio, scorse un’eretta e possente figura inconfondibile ai suoi occhi, nonostante la scarsa illuminazione. Con il corpo ancora enorme e i capelli un pò più lunghi e scompigliati del solito ecco lì davanti suo fratello Sam. Che fosse forse un’allucinazione? Dean non riusciva più a distinguere cosa fosse reale e cosa no. Non finchè non fu costretto a osservare il fratellino che, bloccandolo con i suoi poteri mentali, trasformava il suo peggiore incubo nella cruda realtà. Non poteva nemmeno urlare o reagire, doveva solo guardare un’immagine che dalla sua testa non se ne sarebbe mai più andata. Era incredulo e spaventato dagli occhi, ora neri, del Sammy che aveva lasciato nella Gabbia del Diavolo ed era tornato vivo per far questo, senza freni. - Fratellone credevi davvero che sarei rimasto a marcire lì dentro senza godermi questo spettacolo? - disse Sam esplodendo in una fragorosa risata mentre gli occhi terrorizzati di Dean si riempivano di lacrime - Oh andiamo Dean non sai più che significa sarcasmo? E’ un piccolo scherzetto innocente questo. Ed è solo l’inizio. Sei diventato proprio noioso. Non potevamo riportarti il fratellino senza prenderci niente in cambio no? D’altronde io e te, come ben sai,  abbiamo un conto in sospeso da circa, fammi pensare, ah si… sei anni caro mio! Credo sia giunta l’ora di riscattarlo è, piccolino della mamma? O forse dovrei dire piccolino di Sammy?”. La voce di Sam utilizzata dal demone Meg per beffarsi di Dean arrivò come un pugno dritto allo stomaco nelle orecchie di quest’ultimo che subito la riconobbe ed ebbe conferma della possessione nel momento in cui gli fu mostrato il tatuaggio sul petto del fratello marchiato a fuoco e quindi ormai inutile. Le sue parole erano precise e taglienti, così come le sue irritanti risate gli echeggiavano nella testa simili a un martello pneumatico azionato senza sosta. Dean non sapeva se essere sollevato dal fatto che si trattasse di Sam posseduto o se sconvolto dal resto. Era tutto irreale. Con un cenno beffardo, il demone lasciò con un’ ultima sonora risata il corpo del ragazzone che rimase per un momento immobile senza parole per poi correre verso il fratello ancora sotto shock e trascinarlo fuori prima che i pezzi del soffitto della stanza in fiamme gli cadessero addosso. Una volta fuori Dean rimase a fissare in silenzio quella scena tremenda con le lacrime che gli rigavano il viso. Nessun discorso in quel momento avrebbe potuto descrivere il suo dolore ne tantomeno i sentimenti contrastanti nei confronti del fratello che per quanto innocente se ne stava lì senza proferire parola, vivo, dopo un anno in cui lo aveva creduto distrutto nelle grinfie di angeli e demoni. Ogni singola fibra del suo essere in quel momento aveva definitivamente cessato di esistere, era come se gli fosse stata tolta l’aria dai polmoni. Tutta l’angoscia, quelle fitte di pena e rammarico aumentavano di secondo in secondo mentre passava dal guardare le fiamme che gli riflettevano negli occhi al fissare Sam, colpevole ed eroe allo stesso tempo. Il dolore si trasformò ben presto in rabbia e senza che potesse riflettere su quello che stesse facendo, ancor prima di pensarci era già addosso a lui e lo stava picchiando a sangue con tutta la foga di un uomo che aveva trattenuto l’ira troppo a lungo, noncurante del fatto che in molti stessero accorrendo sul luogo. Improvvisamente si bloccò per fissare negli occhi il suo fratellino che ancora in silenzio si lasciava sopraffare quasi fosse realmente colpa sua quanto accaduto. Fu in quell’istante che ricordò quando esattamente un anno prima le parti erano inverse e Sammy fosse riuscito a trattenere Lucifero prima di sferrare il colpo finale su di lui, di come l’amore che li legava avesse superato ogni forma di Bene o Male superiore, ogni cosa “scritta e prestabilita” da un Destino infame. Tutto intorno a loro sembrava essersi nuovamente fermato… il tempo, le parole, le persone. C’erano solo loro, faccia a faccia. Dean iniziò a singhiozzare quasi come un bambino indifeso che mette a nudo ciò che realmente è. Fu allora che, stremato da una notte che non avrebbe mai dimenticato, si abbandonò nell’abbraccio del fratello ritornato, troppo sconvolto per poter notare il suo silenzio ancora perpetuo, e lo sguardo privo di intensità, volto a fissare il vuoto.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: Frandrea