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Autore: Mikhi    22/11/2010    2 recensioni
Posso io amare la tua anima?
Posso io guardare il cielo e non disperdermi nei tuoi occhi?
Posso io amarti così tanto, e non averti?
-Lo prometto Sora.- sussurrò. -Riuscirò a trovarti, torneremo a casa, questa volta tutti insieme.-
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kairi, Sora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Kingdom Hearts, Kingdom Hearts II
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Because i like you.
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Si pregano i gentili lettori di osservare le note finali, per il resto buona lettura! :)













La felicità...
Un parola così piccola che racchiude un significato pressocchè enorme, una parola che nessun essere umano può immaginare per quanto lei sia grande e sconfinata.
Per Kairi, la felicità era un concetto soggettivo, senza alcun dubbio. Sempre e solo punti di vista condizionati dal nostro essere, dal nostro raziocinio, dal nostro cuore, dalla nostra anima, dal nostro umore, dal tempo, da dove siamo nati, dove viviamo, dalle persone che ci circondano ma, nonostante tutto, siamo noi i muratori della casa della felicità.
Siamo noi a riscaldarla, a difenderla, a farla durare a lungo... e se qualche vento calamitoso si accanisce bisogna rimboccarsi le maniche, rifondarla, ricostruirla meglio di prima altrimenti, tutto crolla.
La sua dimora, costruita accuratamente e nei minimi particolari, era rovinata al suolo e la felicità, era appassita insieme a lei.
Detestava quando le lacrime solcavano il suo viso e le svuotavano il cuore da ogni pensiero, la mente vagava e si ritrovava nella disperata ricerca di qualcosa che pur in parte possa colmare quella mancanza. Detestava quelle giornate dove la solitudine era l'unica padrona, dove non si riusciva a scorgere il sole anche se esso splendeva alto nel cielo, dove l'unica cosa che riesce a tenere compagnia è solo quella dolce tristezza.
Eppure sin da piccola aveva sempre creduto che la vita era ricca di fantasie, principesse e favole a lieto fine dove malinconia e malvagità erano soltanto una debole e pallida utopia; e solo adesso era in grado di comprendere quanto fossero sciocchi e infantili i pensieri di una ragazzina.
Le mancava, necessitava della luce dei suoi giovani occhi azzurri come il mare, desiderava che con il suo amore innaffiasse quel deserto arido in cui si era tramutato il suo cuore. Forse non le restava altro che indossare una maschera sopra quella inconsolabile tristezza, fingere che non sia altro che un momento che passa leggero fra le fiabe del suo destino, sperando che prima o poi la rassegnazione colga il suo cuore.
Vorrebbe urlare, ma la gente è troppo sorda per ascoltare i suoi lamenti.
Vorrebbe piangere, ma la gente è troppo stupida per accorgersi della sue lacrime.
Vorrebbe amarlo, ma il destino è troppo avverso per concederle tale felicità.
Quel grande falò ormai era ridotto ad un esile e fioca fiammella, il fato protrà soffiarci anche su, ormai nel suo cuore rimarrà solo il buio.
Spesso sembra stupido piangere, ma a volte le parole non sanno esprimere ciò che le lacrime mostrano.
Posso io amare la tua anima?
Posso io guardare il cielo e non disperdermi nei tuoi occhi?
Posso io amarti così tanto, e non averti?
Le hanno insegnato a sorridere, sempre, anche nei momenti più avversi, ma la sua anima senza quella Sora, era morta. I suoi sogni senza di Sora, erano svaniti.
Adesso era seduta lì, le gambe congiunte al petto ed i piedi nudi che giocherellavano con la sabbia riscaldata dal sole mattutino, il mento poggiato sulle ginocchia ed un paio di iridi rivolte verso una piccola busta che conteneva quella che sembrava una lettera ingiallita e consumata dal tempo.
Come riuscire a non farsi sfuggire un breve sorriso dinnanzi quel complesso di amore, dolcezza e serenità? Il suo cuore palpitava al solo pensiero, il suoi occhi si inumidivano al solo sguardo e la sua pelle fremeva di impazienza ad ogni minimo contatto con il cereo della carta.
Eppure, ancora adesso, non riusciva a credere come il suo dolce carattere si fosse tramutato dentro un maschera di dolore, agognava urlare con tutta la sua forza il nome di Sora, dirlo al mare cristallino che inumidiva le sue caviglie, al vento che scompigliava la sua chioma rossastra ed al tramonto che si specchiava nelle sue iridi azzurre; e poi, quando non avrà più la forza di gridare, non le resterà altro che alscoltare la voce del suo cuore.
Con flemma si accinse ad aprire la busta, estraendo con innaturale calma il contenuto fino ad avere una chiara visione di que che vi era dentro mentre le labbra rosee e leggermente screpolate dal sole si distendevano in un malinconico e debole sorriso:


Ciao, mi piaci.
Te lo dico subito perchè così non pensi che te lo scrivo per altre cose. Mi piaci da quando ti ho visto, non prima che non ti conoscevo e non lo so se mi piacevi! Però sa che mi piaci, io penso che ti amo anche, e lo so, perchè sei bella!
E poi neanch'io sono tanto brutto, ma un po' anche bello! Se ti piaccio anchi'io poi ci sposiamo, ma non oggi che ho nuoto.
Io ti prometto che quando torno a casa ti porto tutti i fiori del mondo, ti compro un fioraio e te lo porto, perchè mi piaci.
Ti porterò a cena fuori, ma non un posto brutto, ma il più bello dei belli!
Per te mi farò sempre bello, così che neanche li guardi agli altri, ma solo a me!
Se vuoi, quando ci vediamo ti do i baci se ti piacciono, io li schifo... ma se ti piacciono te ne darò tantissimi! Come quelli dei film!
Perchè tu mi piaci.


Sora.



E' nell'aria ancora il suo profumo, dolce, caldo, morbido come questo tramonto, mentre lui non c'è più.
Rimembrava alla perfezione quando Sora gli diede quella lettera, esattamente dieci anni fa, accanto all'albero di Paopu; come dimenticare il momento più bello della sua vita? Esso è l'unica speranza che ha, l'unica speranza che le permette di alzarsi dal letto ed andare a scorgere l'orizzonte nella speranza di vederlo ancora lì, un giorno.
-Lo prometto Sora.- sussurrò al vento la giovane ragazza scostandosi un ciuffo ribelle dal viso. -Riuscirò a trovarti, torneremo a casa, questa volta tutti insieme.- sorrise stringendo anch'essa fra le mani una bottiglia di vetro sigillata da un semplice tappo di sughero.
Sorridi, anche se è un sorriso triste, perchè più triste di un sorriso triste, c'è la tristezza di non saper sorridere.


Ti amo, Sora.












Note dell'Autrice:

Salve! :3 Sono ritornata all'attacco con una SoraxKairi, posso dire che è la prima volta che scrivo una FanFiction su entrambi, e spero vivamente che sia uscita bene xD Voglio aggiungere anche un'altra cosa, la lettera che ha scritto Sora a Kairi esiste veramente, dentro una pubblicità assolutamente magnifica che credo meriterebbe davvero degli applausi il creatore. (Cercate su Youtube "Perchè tu mi piaci" è un spot con un bambino.)
Detto questo, posso finire col dire che la storia è ambientata nel mezzo di Kingdom Hearts II, prima che Kairi immerga la bottiglia nel mare.
Questa FanFiction non è stata creata a scopo di lucro e tutti i diritti riguardanti la lettera sono riservati.
Bene, con questo spero di aver chiarito, nella speranza che vi soddisfi! :3
Alla prossima! :3 Sayonara!
Mikhi. 





   
 
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