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Autore: RoyLightGin    22/11/2010    1 recensioni
Gin Ichimaru ha rinunciato al futuro che si è creato in anni e anni di lavoro con Aizen, sa benissimo di non poter scappare per sempre: nella sua vita non ha stretto legami tranne che con una persona. Rivedere quella persona è adesso il suo ultimo desiderio, l'ultima volontà per cui lotterà prima di abbandonarsi al destino.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gin Ichimaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Correva. Correva sotto la pioggia cercando di evitare i rami fitti che gli laceravano i vestiti. Era proprio un’immagine da film, che brutta cosa, non se lo sarebbe mai immaginato. Aveva buttato tutto via, aveva abbandonato tutto. E ora poteva soltanto correre in un bosco cercando di nascondere il suo reiatsu. Lui che era stato ad un passo dal potente signore di Las Noches… aveva tradito la sua fiducia.
Era l’unica persona di cui Aizen si fidava, ed era anche certamente ricambiato, ma nonostante questo, nonostante il potere, il lusso, la vendetta sui vecchi “colleghi”, nonostante potesse realizzare tutti i suoi sogni, aveva deciso diversamente. –Ichimaru, sei caduto veramente in basso.
-Non soltanto hai tradito i tuoi vecchi compagni, ma ora anche il grande Aizen che aveva intrapreso la via della giustizia. Io lo sapevo comunque, lo avevo avvertito. Tante volte. Non ci si può fidare di te Ichimaru!-
Accidenti, lo aveva quasi raggiunto. Ma ovviamente il caro, vecchio Tosen invece di correre semplicemente continuava a fargli la predica. “Non ci si può fidare di me eh…” Gliel’avevano detto in tanti e gli faceva piacere sentirselo dire. Perché avrebbe dovuto prendere in braccio le difficoltà altrui? Se qualcuno si fosse fidato di lui, gli avrebbe rivelato tutti i suoi segreti, i suoi scheletri nell’armadio. E lui non aveva voglia di pensare a problemi che non lo riguardassero.

Era ancora piccolo quando aveva incontrato Aizen. Gli era piaciuto subito soprattutto perché gli faceva richieste semplici da soddisfare: -Uccidi questo, uccidi quello, prova a fare questo e prova a fare quello. – Tutto diverso da ciò che aveva fatto i primi anni della sua vita da shinigami.
Era stato allevato da una “brava persona”, un anziano che aveva preso il bambino sotto la sua protezione ed aveva in tutti i modi cercato di cambiare il carattere ormai già definito del piccolo Gin. Un giorno il corpo del vecchio era stato trovato nel giardinetto sul dietro della casa e del bambino era sparita ogni traccia. Aveva ottenuto con facilità l’ammissione alla scuola per shinigami e.. aveva fatto carriera. Non si sarebbe mai scordato il giorno in cui aveva incontrato Sosuke Aizen.

Ripensando al passato però aveva cominciato a  perdere terreno, Tosen lo stava raggiungendo e Ichimaru si chiese per l’ennesima volta per quale ragione non fosse venuto Aizen in persona a recuperare il suo ex luogotenete. Aizen sapeva bene che Tosen non sarebbe mai riuscito a batterlo. O forse pensava che si fosse rammollito davvero? Certo, aveva abbandonato Las Noches per un motivo così… insulso. Non avrebbe mai creduto di poterlo fare. Ma c’era riuscito, aveva tradito Aizen per amore. Questo però non cambiava niente. Assolutamente. L’unica cosa che lo faceva stare bene era comunque uccidere o far soffrire gli altri: Tosen non aveva possibilità ma sarebbe comunque stato meglio non avere uno scontro aperto così vicino a Las Noches. Potevano arrivare nemici troppo velocemente. Alla fine raggiunse la sua meta: un portale che lo avrebbe portato nella Soul Society, diritto nelle fauci degli Shinigami. “Proprio un bel suicidio…”    
Sorrise guardando arrancare in lontananza Tosen. Mentre spariva attraverso il portale non gli venne nemmeno lo stimolo di prendersi gioco di Kaname ma non importava. Doveva farlo comunque. –Bye Byeeeee caro Kanameeee! – Un sorrisetto ironico che soltanto chi lo conosceva bene poteva interpretare come segno di stanchezza e disperazione. Cioè nessuno. Nessuno sapeva veramente interpretare i suoi gesti e il suo carattere: nemmeno Aizen. O almeno non completamente.
 Tosen lo guardò con rabbia, poi girò le spalle e tornò dal suo capitano che aveva già saputo l’esito della missione. –Accidenti… l’unico degno della mia fiducia se n’è andato. Non pensavo che sarebbe arrivato a questo per lei. Ma così mi toglie un compito spiacevole. Lo uccideranno loro e io non dovrò alzare nemmeno un dito contro Gin.- Gli piaceva. Gli piaceva veramente, era stato il suo unico luogotenente. – Peccato.-

Ichimaru si avvicinò furtivamente alle mura della Seireitei… come poteva fare per entrare senza essere notato? Non poteva scatenare un putiferio, non voleva morire inutilmente prima di aver raggiunto il suo scopo. Doveva vederla. Assolutamente. E si sa, il bisogno aguzza l’ingegno. Sperò che le abitudini non fossero cambiate all’interno del Gotei 13, era proprio per quello che era scappato quel giorno, sapeva che soltanto una persona non l’avrebbe denunciato al comandante Yamamoto. O almeno non subito. Appena individuato il reiatsu lo seguì dall’esterno delle mura e cercò di farsi individuare, aveva una paura tremenda di venir scoperto da qualcun altro. Fortunatamente il suo piano funzionò, uno dei cancelli si alzò e Jidambo salutò con reverenza il luogotenente della terza compagnia Izuru Kira. –Capi…tano Ichimaru…? – Gin si nascose sempre di più nel boschetto poco più in là. Non poteva farsi vedere da Jidambo. Lui non sarebbe rimasto zitto. Figuriamoci. Kira procedette. –Capitano.. cioè… ehm… venga subito fuori. So che è qui. Non so cosa vuole da me ma non l’avrà.-
-Izuru… ciao. -   Kira rimase per qualche attimo senza parole. Aveva avvertito il reiatsu del suo ex-capitano ma in fondo la sua testa gli diceva che non ci sarebbe stato motivo di trovare davvero Ichimaru lì, appena fuori dalla Seireitei. E invece ora se lo ritrovava davanti. –Che … cosa ci fa qui? – Appoggiò una mano sulla sua zampakuto. –Non agitarti Izuru. Non voglio farti del male e nemmeno combattere contro qualcuno. Io…-  Non aveva mai sentito il suo capitano titubare. – Io… ho tradito Aizen, me ne sono andato. – Kira esplose: -E io dovrei crederle??? Ma cosa pensa di fare? Cosa pensa che faccia io? Eh? La porterò davanti al comandante Yamamoto e lei non farà nemmeno in tempo a dire “Io”. Ha tradito la Soul Society e fatto del male a molti di noi.  Non starò qui ad ascoltare quello che ha da dire. E la conosco. Non avrebbe alcun motivo di tradire Aizen. E poi comunque sia perché si sarebbe buttato dalla padella nella brace?-
“Mi conosce… certo…” un altro sorrisetto interpretato male. Ichimaru soffriva, ma sembrava comunque prendere in giro il mondo intero.  –Izuru fammi passare da quel cancello. Per favore.-  Non l’aveva mai detto. Mai. –Tieni- Un oggetto cadde ai piedi di Kira che lo raccolse velocemente. I suoi occhi rimasero fissi sull’oggetto mentre nella mente del luogotenente si mischiavano pensieri contrastanti. Continuava a fissare Shinso. “Mi ha dato la sua zampakuto… questa è senza dubbio Shinso. Ma se… non vuole combattere, che cosa è venuto a fare? Perché è qui? Per cosa sta rischiando? Anzi… forse è per… chi…?”
Mentre un lampo passava negli occhi di Kira, Ichimaru capì che forse avrebbe avuto una speranza.      –Voglio soltanto vederla… voglio vedere Rangiku. Poi me ne andrò, davvero. Devo vederla.-

Kira lo guardò per un po’. –La signorina Matsumoto è ferita. E’ stata colpita da uno dei vostri arrancar. Perché dovrei crederti? – Era passato al tu. Non l’aveva mai fatto.–Izuru ti prego, ti lascio Shinso, me la ridarai soltanto quando sarò uscito dalla Seireitei. Che cosa posso fare secondo te?  Niente. Sono qui soltanto per vederla. Io e Aizen abbiamo ordito questo complotto da anni e anni e sto abbandonando tutto. Tutto, proprio ora che eravamo riusciti ad avere il potere sullo Hueco Mundo. Ho tradito Aizen, mi farà inseguire e uccidere. Devo scappare, ma prima devo vedere Rangiku. Se vuoi puoi chiamare qualcuno per accompagnarci alla caserma della quarta compagnia. Basta che non riveli la mia posizione a tutti e non cerchi di uccidermi. –
-Chiunque?-       -No, te l’ho detto… dubito ad esempio che la piccola Hinamori riesca a vedermi senza buttarsi contro di me… pensa ancora che le abbia portato via Aizen?-    Kira si rabbuiò: -Se vuole un aiuto da parte mia è meglio che la smetta.- Era tornato al lei. –E comunque, anche se è ferita, la signorina Matsumoto si trova nella sua caserma. Visto che il capitano Hitsugaya stava giorno e notte vicino a lei, il capitano Unohana ha insistito perché alcuni membri della quarta compagnia accompagnassero la paziente nella sua caserma e stessero lì con lei in modo da non distogliere il capitano Hitsugaya dai suoi doveri. -   Ichimaru si era rabbuiato: -E.. quindi il piccolo capitano dieci sta sempre al suo capezzale?- -Si-  “E’ protetta, è al sicuro, ha trovato un capitano che si è affezionato a lei e che non la abbandonerà mai. Lei odia gli abbandoni. Già…” –Quindi.. visto che dovrà incontrarlo di sicuro… mi farò accompagnare dal capitano Hitsugaya. -  Le parole di Kira lo raggiunsero con qualche secondo di ritardo. –Che cosa? Ma sei impazzito? Lui mi odia! Mi odia!

Kira ci pensò qualche minuto poi decise di rischiare. Per qualche strana motivazione si fidava ancora del suo capitano. Tornò sui suoi passi correndo e raggiunse Jidambo cercando di sembrare agitato: -Jidambo! – Il gigante lo guardò preoccupato – Jidambo! Ho avvertito un reiatsu da quella parte. E’ strano.. sembra.. non importa devi andare a vedere! Io corro ad avvertire il capitano Kurotsuchi! Vai! Corri! – Il gigante non se lo fece ripetere due volte, lasciò andare il pesante carico e corse nella direzione indicata dal luogotenente. Ichimaru ne approfittò immediatamente e si tuffò sotto il portone appena in tempo. Era entrato nella Seireitei.
 Mentre Ichimaru si muoveva nell’ombra, Kira era costretto a camminare per le stradine: quando era partito dalla sua caserma non aveva nascosto il reiatsu e se adesso fosse sparito qualcuno avrebbe potuto notarlo. Non doveva dare nell’occhio. Semplicemente non riusciva a dormire ed era andato a fare una passeggiata. La scusa non reggeva ma in caso di pericolo si sarebbe inventato qualcosa; fortunatamente tutto sembrava calmo.
 Cinque capitani si trovavano infatti nel mondo reale pronti per difendere Karakura in caso di attacco da parte di Aizen e nella Soul Society erano rimasti soltanto il capitano Hitsugaya, il capitano Unohana, il capitano comandante, il capitano Ukitake e il capitano Kurotsuchi. Dopo aver attraversato tutta la città con un’ansia costante Kira e Ichimaru raggiunsero la caserma della decima compagnia. Kira camminò verso le guardie che gironzolavano lì intorno. –Luogotenente Kira! Non riesce a dormire?-   -Eh.. si. E’ una notte tranquilla vero? Guardate che bel cielo…-  -Eh… tutte le notti sono traquille, è il giorno che mi preoccupa- Rispose uno dei due shinigami. Mentre i tre continuavano a parlare, Ichimaru raggiunse l’alloggio del luogotenente numero dieci. Rangiku Matsumoto.
All’esterno sedevano due shinigami appartenenti alla quarta compagnia incaricati di sorvegliare la paziente, stavano dormendo. Ichimaru passò accanto a loro senza svegliarli ed entrò nella stanza. Matsumoto era distesa nel suo letto. Il suo volto era contratto in una smorfia di dolore e avvicinandosi, Ichimaru capì immediatamente il perché. La ferita ricevuta dalla ragazza era veramente brutta e Gin si ritrovò a ringraziare mentalmente il capitano Unohana per essere intervenuta immediatamente. Era così preso dalle sue riflessioni che non si accorse che la porta dietro di lui si era aperta di scatto.

Kira sorrise. E non solo per l’ennesima battuta raccontata dai due shinigami di guardia . C’erano riusciti! Ma aveva parlato troppo presto. Una porta poco più in là si aprì. I due shinigami che erano stati così divertenti e festaioli fino a quel momento, si zittirono e fecero un inchino: -Capitano.-  Kira rabbrividì. –Capitano Hitsugaya. -     -Kira cosa sta succedendo?-  -…Niente capitano! Non riuscivo a dormire così sono uscito per una passeggiata e mi sono fermato a fare due chiacchiere con loro…-       -No. C’è qualcosa che non va. C’è qualcosa in te che non mi piace. Anzi.. qualcosa accanto a te. Cosa hai nascosto lì? – Kira indietreggiò per un riflesso condizionato. Sembrava proprio una confessione di colpevolezza. Con uno scatto invisibile agli occhi dei due shinigami di scarso livello, Hitsugaya raggiunse Kira e prese qualcosa attaccato alla sua cintura per poi tornare nell’esatto punto in cui si trovava prima. Sapeva cosa aveva tra le mani: quella zampakuto era stata puntata contro di lui, era stata puntata contro Hinamori.Immediatamente corse verso l’alloggio di Matsumoto ed aprì la porta di scatto.
Ichimaru non si era accorto di niente. Era troppo occupato a… ad essere felice. Quando finalmente alzò il capo si trovò di fronte il capitano della decima compagnia, Toshiro Hitsugaya.
  
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