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Autore: Kuruccha    23/11/2010    4 recensioni
Dialogo notturno. [Kataang, post finale]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aang, Katara | Coppie: Katara/Aang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Reincarnazione

Quando cercavi Aang, di sicuro potevi trovarlo in un luogo sopraelevato.
Di solito era facilmente localizzabile, perchè era davvero impossibile ignorare quella grande matassa di pelo bianco che era Appa, ben visibile anche da lontano perfino nell'oscurità più profonda, che lo accompagnava sempre, non solo nelle lunghe peregrinazioni ma anche nei momenti di riflessione o sconforto.
Proprio per questo Katara, non trovando Aang nella sua stanza, era semplicemente salita sul tetto dal terrazzo della sua camera. Sapeva bene che non avrebbe potuto essere da nessun'altra parte. Non era una semplice questione di affinità tra dominatori - dopotutto anche lei, padrona all'acqua, cercava sempre inconsciamente un posto vicino al suo elemento, fosse una spiaggia o una grondaia di scolo per la pioggia - ma quanto più il fatto che, piano piano, nel loro vivere insieme per tutto quel tempo a stretto contatto, aveva cominciato a capire e assimilare come ovvie tutte le sue abitudini.
- Aang, tutto bene?
Lui la guardò con un sorriso, come avesse pensato fin dall'inizio che prima o dopo lei sarebbe arrivata. Sesto senso davvero infallibile, per la stessa ragione di prima.
Con la gamba destra raccolta al petto e l'altra ancora allungata sulle tegole, e il mento poggiato sull'avambraccio pigramente abbandonato sul ginocchio, si limitò a farle un cenno con la testa per invitarla a sedersi, sempre sorridendo.
- Cosa stai facendo?
- Boh, pensavo... - rispose, tornando a guardare il quarto di luna che illuminava la notte. - Ti aspettavo.
- Oh, questa sembrava studiata a tavolino per fare colpo su di me - replicò con un'espressione ironica.
- No, no, ero sincero, davvero - disse lui, gesticolando con le mani davanti al viso. - Prima o poi arrivi sempre.
- Sembra che io ti dia fastidio, se lo dici così - fece lei, facendo finta di accigliarsi, incrociando le braccia al petto.
- Argh, no! Hai capito male!
- Lo so, lo so, tranquillo - lo tranquillizzò, sorridendo e distendendo la voce, appoggiandosi con la testa alla sua spalla. Sentì i suoi muscoli rilassarsi, appena sotto la sua guancia.
- Che sollievo... Pensavo di riuscire a capirti ormai, ma forse mi sbagliavo, sei davvero imprevedibile come un fiume. Ho sempre paura di fare qualcosa che ti irriti, e che ti faccia scappar via da me in un secondo.
- Non dire sciocchezze. Figurati se ti lascio andare! E poi chi altro mi vorrebbe, secondo te? - rispose, senza nemmeno alzare lo sguardo, aggrappandosi saldamente al braccio di lui, che aveva la mano poggiata a terra a sostenere il suo peso.
Le rivolse un sorriso dolce, a voler dire che era davvero troppo buona a dire una cosa del genere. Le schioccò un piccolo bacio sulla fronte, che era proprio a portata di bocca.
- Sai, pensavo... - inizio, rivolgendo nuovamente il mento alle stelle.
- Pensavi a cosa?
- A quanto era carina Suki alla festa di qualche giorno fa.
- Potrei offendermi, eh - fece lei, fingendo nuovamente di accigliarsi e lasciando ancora una volta il braccio del ragazzo.
- No, no, aspetta, tu eri la più bella di tutte, in ogni caso - e lo disse sinceramente, e Katara non ne ebbe dubbi, notando dalla sua espressione che davvero non era un'osservazione fatta per abitudine o per circostanza. - Solo, era così felice. Era raggiante, davvero. Beh, anche Sokka non era da meno, in effetti, per quanto, beh, non mi sembri adatto far questo genere di osservazione su dei maschi - si giustificò.
- Non mi scandalizzerò certo per questo - rise lei.
- No, beh, ecco, e mi chiedevo se è questo l'effetto che fa alle donne l'idea di sposarsi e di avere una casa e così via. Nel senso, non che io non voglia sposarti, anzi, se qualcuno mi dicesse "domani ti sposi" credo sarei felicissimo, cioè, è con te che voglio stare per sempre, e... - farfugliò.
- Aang, Aang - lo interruppe, - Non è tanto l'idea di sposarsi in sè, nè quella di vivere insieme, in quanto non hanno mai passato mezza giornata senza stare appiccicati negli ultimi sei mesi, quei due, mi sembra.
- No, dimentichi quella volta che Sokka è andato a comprare delle nuove foglie di tè per la Sala dello zio mentre Suki stava facendo il bagno.
- Credimi, lo ricordo benissimo. Come potrei scordare quell'orribile infuso che ci siamo sorbiti noi a casa per mesi, visto che aveva totalmente sbagliato a sceglierle? - concluse lei, tirando fuori la lingua aggrottando le sopracciglia in un'espressione davvero disgustata.
Aang fece una sonora risata che rimbombò nel silenzio della serata deserta.
- Comunque dicevo, non è tanto quello, quanto piuttosto l'idea... - disse lei, arrossendo e abbassando lo sguardo lievemente, mentre sentiva che lui si stava voltando per osservarla mentre spiegava - L'idea di stare insieme per sempre, e di farlo sapere a tutti. Nel senso, "finchè morte non ci separi" cose così, no? - concluse in fretta, arrossendo sempre più.
- Oh. - Un'altra cosa che non capiva di certo era questa capacità delle ragazze di imbarazzarsi davanti a queste cose che a lui sembravano totalmente naturali. - Quindi dici che è per quello?
- Beh, penso di sì. Poi però dovresti chiedere a lei, sai, ogni persona è diversa in queste cose.
- Mh... Katara, ma quindi, mi chiedevo - continuò, tornando a farsi serio come prima che arrivasse lei - Quando morirò...
- Non è un po' presto per pensare già a queste cose?
- No, davvero, è una cosa importante, non è affatto presto - proseguì, afferrandole la mano - Io rinascerò sotto forma del prossimo Avatar, non è vero?
- Sì, le leggende dicono così, e la tua vita stessa lo prova, no? - gli rispose lei, intrecciando le sue dita con le sue, seria ma perplessa dall'ovvietà della risposta.
- Ecco, e se sarà così, e io rinascerò ancora una volta dopo essere morto... Tu dove finirai, Katara? Io non voglio nemmeno pensare a come potrebbe essere, stare in un mondo senza di te - disse. - E poi, non è giusto, perchè io dovrei vivere ancora e tu no, invece? Perchè l'Avatar dovrebbe far parte di un ciclo infinito, ma tutte le altre vite no? Tutto questo non è karmicamente giusto, e basta - concluse, con uno sguardo accigliato.
La domanda in effetti non era prematura, e la questione non era certo facilmente risolvibile. Katara non riuscì a pensare a una risposta rassicurante, perchè non era mai riuscita a dare una risposta nemmeno a se stessa a questo riguardo. Il suo viso si fece serio.
- Scusami, non volevo rattristirti. Solo, è giorni che penso a questa cosa, e non riesco davvero a trovare una soluzione che mi dia pace - si giustificò, afferrandole anche l'altra mano, e fissandola negli occhi.
- Beh, Aang, una soluzione a questa questione non esiste, per questo non la trovi. Non so cosa risponderti, davvero - si scusò lei, abbassando gli occhi. - L'unica cosa che puoi fare è cercare di vivere quanto più felicemente puoi, senza pensare troppo a quello che verrà dopo. Cogli l'attimo, insomma. Ringrazia per tutte le cose belle che ti accadono, e vivile e basta, senza pensare a cosa potrebbe succedere tra settanta o ottant'anni. Tanto ti accadranno solo cose belle d'ora in poi, quelle brutte le hai esaurite tutte nei tuoi giorni fino a oggi - concluse lei, ridendo e abbracciandolo, come a voler risollevare l'atmosfera.
- Ah sì? Quindi saremo per sempre felici, e cavalcare l'unagi quando ci pare e piace, e usare le foche-pinguino come fossero delle piccole slitte finchè non saremo stanchi? - domandò lui, con un grande sorriso, cercando di nuovo i suoi occhi.
- Sì, più o meno - rise lei, ripensando alla vaga crudeltà insita nello scivolare sulla pancia dei poveri animaletti. - Se le foche-pinguino ce lo permetteranno ancora... Perchè no?
Risero insieme, vagamente sollevati.
- Pensi che sarà davvero così? Devo provare a essere più felice che posso, allora?
- Sì, certo. O almeno, io farò così. Poi, puoi decidere se farlo anche tu o se osservarmi tutta la vita e decidere se era la cosa giusta da fare. In fondo, ne hai un'altra per mettere in pratica i miei insegnamenti, dopo di questa, no? - lo canzonò lei, gesticolando con tono da saputella.
- No, beh, penso ci proverò anch'io, allora, Maestra Katara - la imitò, alzandosi in piedi con un unico balzo, aiutato dal dominio dell'aria. Si abbassò nuovamente per baciarla sulle labbra, poi le tese le mani per aiutarla ad alzarsi a sua volta.
- Rientriamo? - le chiese, sorridendo, tenendo stretta la sua mano.

   
 
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