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Autore: JoJo    23/11/2010    4 recensioni
Non c'è niente di peggio che vedere la propria vita rubata, pezzo dopo pezzo. Sapere che qualcuno osserva tutto ciò che fai, che punta costantemente i suoi occhi malati osservando ogni minimo particolare. La sua ossessione si trasmette anche alla sua vittima, e gli agenti del BAU questo non possono permetterlo.
Genere: Generale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '49 ways to live'
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Io sono fatto per combattere il crimine, non per governarlo.

Non è ancora giunto il tempo in cui gli uomini onesti possono servire impunemente la patria.

I difensori della libertà saranno sempre dei proscritti finchè la masnada dei furfanti dominerà.

- Maximilien de Robespierre

 

Reparto di terapia intensiva, George Washington University Hospital. Washington, DC.

 

Le dita bianche di Alaska si muovevano leggere fra i corti capelli di Crowford. Doveva esserci qualcosa di ipnotico nel ritmo calmo che seguiva, perchè Reid non riusciva a staccarle gli occhi di dosso.

Sentiva la sua voce sottile sussurrare qualcosa piano vicino al volto dell'amico: ce la stava mettendo tutta per mettere nei propri discorsi la propria solita vitalità.

Ti ricordi che cos'è successo dopo, Nate? Tu hai cercato di cacciarmi via dalla scena del crimine e mi hai caricato in spalla come un sacco di patate!- Alaska rise, mentre le sue dita continuavano ad accarezzare la testa dell'agente- Fortuna che Gordon ha ritrovato il mio tesserino altrimenti credo proprio che mi avresti fatto arrestare per intralcio alle indagini...”

Da quando era entrata in quell'ospedale, la vita intorno alla sua ragazza aveva iniziato a scorrere senza essere percepita completamente. Era, per lei, come il fastidioso ronzio di un'ape che continua a sbattere inesorabilmente contro il vetro chiuso di una finestra: un rumore di sottofondo, che cercava di ignorare con tutte le sue forze. Reid non l'aveva persa di vista un solo attimo. L'aveva trattenuta quando un medico del pronto soccorso cercava di visitarla, mentre lei continuava a ripetere febbrilmente che doveva andare a vedere come stava Crowford. Più tardi, le aveva stretto la mano fredda mentre, fuori dalla sala operatoria, aspettavano che il chirurgo uscisse a dar loro notizie. Infine, l'aveva accolta fra le proprie braccia per lunghissimi minuti dopo che il medico le aveva riferito che gli avevano dovuto asportare la milza e un rene e che, dato che aveva perso tanto – troppo- sangue, avevano dovuto metterlo in coma farmacologico. Erano passati ormai cinque giorni da quando Crowford era stato trasferito in una stanza singola del quinto piano, al reparto di terapia intensiva, e da allora Alaska non si era mai allontanata dal suo capezzale, continuando a chiacchierare con lui come se davvero potesse sentirla.

Dall'uscio aperto sul corridoio silenzioso, Spencer la osservava accigliato.

Era certo al cento per cento che quel comportamento non fosse salutare per Alaska, eppure non aveva il cuore di dirle di tornare a casa e prendersi un attimo di pausa, come invece lui aveva dovuto fare. Il resto del team gli era stato molto vicino, prendendo il suo posto ogniqualvolta Reid sentisse il bisogno di lasciare l'ospedale, e di conseguenza Ross, giusto per il tempo di tornare a casa per una doccia e cambiarsi d'abito. Quel pomeriggio si era offerto Rossi.

L'uomo gli si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla per rivelargli la sua presenza. Era andato a prendersi un caffè proprio nel momento in cui Spencer aveva fatto il suo ingresso nel reparto.

Non so quanto potrà andare avanti così.” mormorò Dave, puntando i propri occhi scuri su Alaska che in quel momento stava sprimacciando il cuscino di Crowford mentre lanciava un'occhiata attenta ai valori trasmessi dal monitor cui il suo partner era collegato.

Reid annuì concorde “Lo so, Al non è una roccia, non dovrebbe fare così...”

Il ragazzo sospirò pesantemente mentre osservava il volto impassibile e per una volta rilassato dell'agente FBI che aveva salvato Alaska. Crowford non era rimasto con le mani in mano, si era gettato nella mischia, aveva agito anche se sapeva che non aspettare i rinforzi sarebbe potuto essere rischioso.

Dovrei essere io, su quel letto.” disse a mezza voce.

David fece roteare gli occhi platealmente, anche se sapeva che il senso di colpa che provava il giovane profiler prima o poi sarebbe uscito in superficie “Reid...”

Dico sul serio.- sbottò Reid voltandosi verso di lui- Non ti fa pensare che sia stato il suo collega a rischiare il tutto per tutto per salvarla e non io, il suo ragazzo, che dico di amarla più di ogni altra cosa?”

Sei stato tu a scoprire la possibile posizione di Zann.- gli ricordò- E' grazie a te se Crowford è stato in grado di agire in tempo.”

Spencer strinse i pugni lungo i fianchi “Ciò significa che se fosse dipeso da me ora Alaska sarebbe...”

Le parole gli morirono in gola e rabbrividì al solo pensiero. Scosse la testa, come se in quel modo potesse scacciarlo via anche fisicamente, e si infilò una mano nella tasca interna del cappotto che ancora indossava nonostante all'interno dell'ospedale facesse piuttosto caldo.

Mi è arrivata questa lettera oggi.” mormorò lapidario mentre consegnava a Rossi quella che aveva tutta l'aria di essere una busta da corrispondenza.

Che cos'è?”

Reid non rispose ma il collega più anziano notò che le mani gli tremavano prima che le nascondesse incrociando le braccia. La mente del giovane genio vorticava ancora a causa del turbinio di emozioni che quel semplice foglio, e le parole che vi erano scritte, gli aveva portato.

E' la lettera d'addio di Alaska. Zann ha ricreato completamente lo scenario della morte di Foller: prima di suicidarsi aveva spedito una lettera a Sanchez.”

David sbattè le palpebre confuso quando ritornò a guardarlo, dopo aver letto sommariamente qualche riga scritta a mano “Che cosa dovrei farci?”

Non lo so.- ribattè Reid scrollando le spalle esili e facendo una smorfia- Buttala, leggila, fai quello che vuoi. Io non voglio vederla mai più.”

Sospirò, rassegnato. Ormai ciascuna delle parole scritte su quel foglio di carta spiegazzato, inclusa la punteggiatura incerta, erano marchiati a fuoco nella sua mente e non se ne sarebbero mai andati.

Rossi gli posò una mano sulla spalla “Capisco quello che stai provando.”

Non credo.” lo contraddisse immediatamente Reid, con convinzione.

L'uomo fece un vago cenno col capo, mentre si metteva una mano in tasca per recuperare il proprio portafoglio dal quale sfilò un foglio accuratamente piegato. Si poteva dire che era piuttosto vecchio perchè la carta era ormai diventata morbida e il bianco non era più così brillante.

Quando glielo consegnò, Spencer lo aprì lentamente. Era un foglio in formato A4, un comunissimo foglio da fax piegato a metà, la cui pagina di copertina era decorata da un disegno molto colorato fatto da un bambino. Era un paesaggio, un campo di fiori sorvolato da farfalle gigantesche dai colori sgargianti che volavano in un cielo attraversato da nuvole bianche e un sole abbagliante e sorridente. Nella pagina interna in stampatello c'era scritto Grazie per avermi trovata. Il cuore gli sobbalzò quando lesse la firma. Alaska.

Ci sono state un mucchio di cose che sono andate per il verso sbagliato in quel caso a Denver, ma tutte le volte che ci ripenso le metto da parte e leggo questo biglietto, perchè è questo quello che conta davvero. L'ho trovata.- spiegò Rossi con voce calma e sicura- Ed è questo quello a cui devi pensare, Reid: l'hai trovata. L'hai salvata.”

Crowford l'ha fatto.” puntualizzò, scuotendo piano la testa.

Può essere stato lui a farlo concretamente ma sei stato tu a intuire dove Zann poteva essersi rifugiato. Continuare a pensare a quanto sarebbe potuto succedere non ti sarà d'aiuto, anzi. Farà male a te, ad Alaska e alla vostra relazione.”

Reid si mordicchiò il labbro inferiore mentre pensava a quanto gli era appena stato detto e Dave approfittò di quel silenzio per continuare a parlare.

So che sei un genio e tendi a razionalizzare tutto, ma ci sono delle situazioni in cui non puoi farlo e questa è una di quelle. Sei anche un essere umano, ricordatelo.”

L'uomo gli rivolse un sorriso incoraggiante e, dopo aver chiamato Alaska per salutarla se ne andò, sperando che il giovane avesse capito il significato delle sue parole.

 

 

 

Non era propriamente uscita dalla stanza, quando si era alzata per salutare Rossi con un caldo abbraccio. In effetti, erano giorni ormai che non ne varcava l'uscio, se non per lo stretto necessario che comunque la faceva assentare per non più di cinque minuti di fila, tuttavia aveva perlomeno abbandonato il capezzale di Crowford e Reid ne approfittò immediatamente.

Quando Alaska fece l'atto di sciogliere l'abbraccio che aveva seguito il dolce bacio di saluto che si erano scambiati, il ragazzo mantenne la stretta intorno al suo braccio sottile, trattenendola.

Ross lo guardò interrogativa “Che c'è, Spencer?”

Lui sospirò e si schiarì la gola “Al, dobbiamo parlare.”

La giovane antropologa spalancò gli occhi stupita “Oh. Ok.”

Sono cinque giorni che non esci da questa stanza e...” cominciò a parlare, incerto, per poi interrompersi immediatamente.

Non era sicuro al cento per cento che la ragazza lo stesse davvero ascoltando. Ad ogni venti secondi girava la testa di lato per lanciare uno sguardo a Nate da sopra la spalla. Deglutì a vuoto un paio di volte mentre osservava il livido scuro che le circondava il collo come un'orrenda collana viola.

Le era stato diagnosticato un trauma cervicale, dovuto al colpo ricevuto quando è stata sollevata dalla corda, e tecnicamente avrebbe dovuto indossare il collarino, ma se lo toglieva spesso, perchè la sensazione di quel corpo estraneo intorno al proprio collo la rendeva inquieta, ricordandole l'effetto che le aveva fatto quella fune ruvida.

Alaska?” la richiamò, attirando di nuovo su di sé la sua attenzione.

Ross si voltò verso di lui di scatto, cosa che le provocò una fitta di dolore “Sì?” domandò, cercando di nascondere una piccola smorfia.

Spencer le prese le mani e gliele strinse “Al, sono cinque giorni che non esci di qui. So che tu vuoi stare accanto a Crowford perchè è un tuo buon amico, ma fare così non lo aiuterà.- buttò fuori tutto d'un fiato- Anzi, credo che continuare così non faccia bene nemmeno a te.”

Alaska aggrottò le sopracciglia e gli lanciò uno sguardo interrogativo.

Vieni a casa con me, Alaska.- le propose quindi Reid- I medici hanno detto che non si sveglierà ancora per un po', puoi tornare a casa, cambiarti, farti una doccia, mangiare qualcosa e poi torneremo qui. Non si accorgerà che non sei con lui.”

Me ne accorgerò io, però.” mormorò la ragazza, mordendosi l'interno della guancia.

Alaska, ti prego.- la supplicò Spencer cercando di farla ragionare- Sei esausta e quello che hai passato in questi giorni...”

Alaska lo interruppe con voce debole ma disperata “Lo so, Spencer, lo so. Ma lui è Nate, ed è in quello stato per colpa mia!”

Non è colpa tua.” ribattè immediatamente, spalancando gli occhi per lo stupore.

Sì, invece.- ribadì cocciuta- Devo stare con lui finchè non si sveglia, e dirgli che mi dispiace per essere stata così stupida...”

Alaska...”

...E se lui mi perdonerà, o mi dirà che non vuole più avere a che fare con me, insomma, quando mi avrà parlato, tornerò a casa.- continuò abbassando lo sguardo, la voce rotta- E se ti va potrai anche assistere a un'imbarazzante crisi emotiva, dato che sento che appena mi lascerò un po' andare esploderò...”

Reid l'abbracciò di slancio, stringendola forte a sé “D'accordo, Al.” soffiò, prima di darle un bacio sui capelli e cullarla pigramente fra le proprie braccia.

 

 

 

La prima cosa che Nate percepì furono i suoni, anche i più sommessi. C'era un bip ripetuto e basso, che seguiva lo stesso ritmo del suo cuore e poi un respiro pesante, come se qualcuno stesse dormendo non troppo lontano da lui. La seconda cosa che sentì fu un piacevole calore che gli scaldava la mano destra. Era avvolta da dita sottili e immediatamente volle sapere a chi appartenessero. Prese un grosso respiro, scoprendo immediatamente che ogni singola parte del proprio corpo era dolorante e cercò di sollevare le palpebre. Il primo tentativo andò a vuoto, ma non si arrese minimamente. Si prese qualche attimo per concentrarsi meglio e, alla fine, aprì gli occhi.

Il profilo che riconobbe accanto a sé gli era estremamente familiare, perciò non impiegò molto a riconoscere Alaska. Aveva lo sguardo basso, fisso sulla mano che stava accarezzando piano e con dolcezza e l'aria di non aver chiuso occhio da giorni.

Crowford schiuse la labbra per parlare e scoprì in quell'istante che la propria gola era estremamente secca e che desiderava con tutto il cuore un po' d'acqua. Tuttavia cercò di schiarirsi la voce e di cominciare a parlare per attirare finalmente su di sé quegli occhi chiari che aveva sognato così spesso durante il suo sonno forzato.

Tu...tu parli troppo.- disse con voce roca- Mi hai stordito con le tue chiacchiere!”

Alaska alzò la testa di scatto, per poi voltarsi in fretta verso di lui “Hey.” lo salutò, mentre un sorriso le si allargava sul volto.

Nate strinse leggermente gli occhi mentre la scrutava “Sei un disastro.”

Lo so.” rise Alaska, passandosi una mano fra i capelli arruffati.

Saresti potuta tornare a casa, per renderti presentabile almeno.- riuscì a dire, prima di bere un sorso dell'acqua che la ragazza le stava porgendo come se avesse intuito immediatamente le sue necessità- Sono il tuo salvatore, avrei dovuto vedere qualcosa di estremamente bello appena ho aperto gli occhi.”

Ross gli rivolse un sorriso luminoso: era felice che fosse in grado di parlare e scherzare come sempre “Beh, non hai ancora conosciuto la tua infermiera. È davvero carina e simpatica, se non fai il burbero come al solito potresti rimediare un appuntamento.”

Era il mio piano iniziale quando mi sono beccato una pallottola, in effetti.- stette al gioco l'uomo, pur fallendo nel tentativo di far roteare gli occhi platealmente- Sapevo che quelle più carine si trovano al reparto rianimazione.”

Al sentire quella frase l'espressione sul volto di Alaska cambiò repentinamente, diventando dispiaciuta e triste. Per quanto Crowford scherzasse senza problemi non poteva non pensare di essere lei stessa la causa principale della sua condizione.

Mi dispiace, Nate.” sussurrò, la voce più sottile del solito.

Perchè?- cercò di scherzare l'uomo- Sei anche riuscita a trovarmi una papabile fidanzata.”

Ross puntò su di lui i suoi grandi occhi lucidi “Nate, davvero: mi dispiace.”

Sul volto di Crowford comparve un sorriso appena accennato, ma comunque dolce “Lo so, Al.”

Sei stato così stupido!Perchè non hai aspettato i rinforzi?Avresti potuto...avresti potuto...” la voce gli morì in gola. Non riusciva neanche a considerare come ipotesi la morte del proprio partner.

Il passato è passato, me lo dici sempre tu.- sbottò Nate con tono di rimprovero- Perchè non la smetti di pensarci e ti prendi un po' cura di me?Sono un povero moribondo.”

Alaska non potè fare a meno di scoppiare in una risata cristallina al sentirlo dire una cosa del genere “Il magnifico Nate Crowford che si definisce un povero moribondo?Chiamo l'infermiera e le chiedo di metterti in lista per una tac, perchè evidentemente devi aver riportato anche un danno cerebrale per dire una cosa del genere. Magari ne potremmo approfittare anche per farvi conoscere: sareste una bella coppia.”

Crowford fece roteare gli occhi “Oh, sì, non vedo l'ora. Magari potremmo fare un'uscita a quattro col tuo bello.”

Sarebbe carino.” confermò l'antropologa, non cogliendo l'ironia nella frase dell'amico.

Nate fece una smorfia mentre lanciava uno sguardo fulmineo al dottor Reid, appisolato sul divanetto della stanza.

Siete rimasti qui per tutto il tempo?” si informò.

Io sì, gli altri si danno il cambio per farmi da baby-sitter.- spiegò Alaska scrollando le spalle- Si aspettano il crollo emotivo.”

L'uomo le rivolse un ghigno “Hai intenzione di darglielo?”

Forse quando starai meglio. Voglio che sia tu la star, ora: non voglio toglierti le luci della ribalta.”

Nate provò a stringere leggermente le dita, che già erano avvolte dolcemente dalle mani dell'antropologa, ma la sua stretta risultò incerta e debole.

Io ti amo, lo sai, vero?” disse, fissando i propri occhi grigi e seri in quelli di Alaska.

Lei sostenne il suo sguardo per un po', accennando un sorriso, ma poi voltò leggermente la testa, per guardare il volto rilassato di Reid, che dormiva tranquillamente sul divanetto addossato alla parete.

Lo so, Nate.” sospirò, tornando a guardare il proprio interlocutore.

Crowford sapeva già di non essere ricambiato, ma lì, su quel letto di ospedale, con la consapevolezza che Ross era rimasta lì per lui tutto il tempo, non aveva potuto fare a meno di dirglielo.

Non avrei mai creduto che sarei stato battuto da un dottorino con insufficienza toracica...” borbottò, scuotendo leggermente la testa.

Lui è davvero una persona straordinaria e io lo amo.” ribattè Alaska, con un tono tanto tranquillo e sicuro che sembrava stesse semplicemente rivelando una verità indiscutibile.

Già, l'avevo capito.- sbuffò Nate, prima di fissarla gravemente- È per lui che ti sei comportata come un'idiota, giusto?”

Ross spalancò le labbra, confusa “C-come?E tu come...”

Senti, Al, so che non sono un fottuto profiler che riesce a capire come fa tic-toc la mente degli assassini più malati e, sinceramente, credo che la cosa sia meglio per me.- spiegò Crowford- Ma ti conosco e mi sono fatto un'idea di come sei: tu ami le persone che ti stanno intorno e so che faresti qualsiasi cosa per loro.”

Sono così trasparente?” sospirò la ragazza, abbozzando a un sorriso colpevole.

Decisamente. Quindi, anche quello psicopatico deve averlo capito: ti avrà fatto credere che poteva arrivare alla tua famiglia in Kansas o in Alaska e tu gli hai creduto...”

Alaska si mordicchiò il labbro inferiore, sentendosi un'ingenua irrecuperabile “Io...”

Ma tu non sei stupida, anche se passi la maggior parte del tuo tempo con la testa fra le nuvole.- continuò a parlare l'uomo, facendo il punto della situazione- Sapevi che quelli del Bau potevano rintracciarlo prima che andasse da loro, quindi, probabilmente, a preoccuparti era qualcuno che stava qui.”

Nate, mi dispiace io...- si scusò la ragazza, affondando il viso fra le mani, esausta- Non è che non mi fidassi di voi, lo sai, solo che...”

Solo che il dottor Reid non aveva una scorta e di certo non è il primo della classe quando si parla di difesa personale, giusto?”

Alaska abbassò lo sguardo e annuì, mordicchiandosi il labbro inferiore. Ripensare a quanto era successo quelli che in realtà erano solo pochi giorni prima, ma che nella sua mente sembravano anni, le faceva ancora girare la testa.

Quando aveva aperto la busta si era ritrovata in mano delle foto che la avevano fatto perdere percezione della realtà per qualche secondo. Erano identiche a quelle che aveva ricevuto qualche tempo prima, solo che i soggetti erano diversi. Alcune ritraevano i suoi fratelli minori durante le loro lezioni di calcio e baseball, altre sua madre mentre dipingeva nel parco, oppure suo padre mentre spaccava legna in giardino, altre ancora sua sorella adolescente mentre faceva shopping con le amiche. Se si era sentita gelare il sangue nelle vene quando aveva visto quelle immagini, non appena le sue dita avevano sfiorato le foto che ritraevano Spencer circondato dal mirino di un fucile di precisione aveva perso qualsiasi cognizione riguardo ciò che la circondava.

Il Kansas era lontano, aveva pensato, e l'Alaska ancora di più, ma Reid si trovava a DC esattamente come Zann. Non ci aveva messo nemmeno un secondo per decidere che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di evitare che quell'uomo si avvicinasse a lui.

La voce di Crowford la strappò dai propri pensieri “Allora, quali danni ho riportato?”

Ti hanno dovuto asportare la milza e il rene sinistro dato che entrambi sono stati compromessi dallo sparo.” spiegò Alaska.

Mi sentivo più leggero, in effetti.” ghignò l'uomo, cercando di alleggerire quella conversazione.

La giovane antropologa scosse la testa “Senti, mi dispiace tantissimo, è tutta colpa mia.”

Nate fece roteare gli occhi e poi le rivolse un'occhiata severa “Ross, non costringermi a cacciarti fuori di qui.”
“Scusa.- ripetè la ragazza, con tono più leggero e un sorriso sulle labbra- Almeno sono riuscita a donarti il sangue...”

Fammi indovinare, sei uno zero negativo, donatrice universale?” domandò Crowford, pensando che sarebbe decisamente stato nella sua natura.

Alaska scosse la testa con foga, mentre iniziava a parlare velocemente “No: abbiamo lo stesso gruppo sanguigno!B negativo! Certo, non avrei mai voluto scoprirlo in questo modo, ma non trovi che sia fantastico? Ho anche fatto fare dei test e, apparentemente, saremmo compatibili come donatori, quindi ho deciso: quando avrai bisogno di un organo che ti posso donare te lo darò, come segno di gratitudine per avermi salvata, ok?”

Nate aggrottò la fronte, stordito da quel fiume di parole e dal loro significato “Io...credo che tu abbia davvero bisogno urgente di farti una dormita, Ross.”

La ragazza sembrò ignorare apertamente il suo commento, mentre continuava a ciarlare “Oh!Sai che cosa dovrei fare adesso?Andare a dire all'infermiera che ti sei svegliato e andare a chiamare i tuoi genitori!”

I...i miei genitori?” balbettò Crowford scioccato.

Certo!- confermò Alaska con un sorriso radioso- Sono delle persone adorabili, tua mamma è così simpatica e tuo papà dolcissimo.”

L'uomo la scrutò interrogativo “Sei sicura di parlare dei miei genitori?”

Ross gli diede un buffetto sul braccio “Certo, di Phyllis e Frank.”

Ti permettono di chiamarli per nome?” si informò ancora Nate, alzando un sopracciglio.

Sì. Che c'è di strano?” ribattè Alaska, aggrottando la fronte.

Crowford fece l'atto di scrollare le spalle, fallendo nel tentativo “Niente, a parte il fatto che di solito sono calorosi come un cubetto di ghiaccio in un freezer del Polo Nord.”

Non credo che al Polo Nord abbiano la necessità di usare il freezer...” gli spiegò la giovane pazientemente. Come al solito non aveva percepito affatto il sarcasmo che il suo partner aveva messo in quella frase.

Credo sia meglio che tu vada.” sospirò Crowford rassegnato, facendo sprofondare meglio la testa sul morbido cuscino.

Alaska annuì sorridendo e si mosse verso la porta, scattante come una molla e vivace come una palla di gomma.

Ross?” la richiamò l'agente FBI quando lei stava già per schizzare fuori dalla stanza.

La ragazza si immobilizzò all'istante e tornò a fissarlo intensamente “Sì, Nate?”

Il collarino sul mio comodino è tuo?” chiese Crowford indicando l'oggetto con un dito.

Sissignore.” confermò Ross, sorridendo.

Allora indossalo.” le ordinò con voce ferma.

Alaska annuì,tornando a prendere il collarino e mettendoselo intorno al collo senza riuscire a trattenere una smorfia di dolore e fastidio. Fece un breve saluto militare come congedo e poi saltellando uscì dalla stanza, pronta a svolgere le mansioni che aveva elencato poco prima.

 

 

 

Spencer sospirò pesantemente prima di azzardarsi ad aprire gli occhi. Aveva il collo un po' intorpidito, ma ormai poteva dire di aver fatto il callo a quel piccolo divanetto d'ospedale tanto che dormirci sopra, notte dopo notte, non era più un problema per lui.

Alzò le braccia sopra la testa e si concesse un profondo sbadiglio. Si aspettava un commento di Alaska seguito dal suo melodico “buongiorno” ma quella mattina non trovò la sua solita accoglienza.

Era ora che ti svegliassi.- berciò una voce maschile- Credevo fossi caduto in coma anche tu.”

Come se fosse stato punto da uno spillo, il profiler si alzò di scatto, ritrovandosi in piedi ed impacciato in mezzo alla stanza con gli occhi seri di Crowford puntati addosso.

Sei sveglio.” constatò Reid, incerto su cosa dire.

Evidentemente.” ribattè piatto l'uomo.

Il ragazzo annuì piano prima di parlare di nuovo, anche solo per riempire quel silenzio pesante “Alaska...”
“E' andata a chiamare l'infermiera e i miei genitori.” lo informò.

Giusto.” Spencer sospirò e si sedette infine sulla sedia vicino al letto di Crowford.

Le ho fatto mettere quello stupido collarino.- gli disse quindi l'uomo- A quanto pare il regime sotto cui si trovava mentre ero incosciente non era abbastanza rigido da farle rispettare gli ordini più elementari...”

Reid strinse le labbra, incerto su come cominciare “Io...io devo ringraziarti.- iniziò quindi a dire, balbettando- Per aver salvato Alaska, intendo. Per aver ignorato la procedura, non aver aspettato i rinforzi e per aver rischiato la vita pur di salvarla. Grazie.”

Non l'ho certo fatto per te.” ribattè immediatamente Crowford, con tono vagamente ostile.

Spencer sospirò e si scrollò leggermente le spalle “Giusto. Ma ti ringrazio comunque.”

Nella stanza cadde un silenzio profondo, ma Nate si accorse presto di non poter sopportare oltre gli occhi scuri del profiler fissi su di sé “E così Alaska è rimasta qui per tutto il tempo?” domandò, giusto per fare conversazione.

Infatti.” confermò Reid, annuendo piano.

Credevo che in posti come questo ci fosse un orario delle visite.” commentò Crowford.

C'è, infatti.- il ragazzo non potè che ridere sommessamente al pensiero- Ma Alaska sa essere molto convincente quando vuole...”

Posso immaginare.- borbottò Nate, con un sorriso appena accennato sulle labbra- Lei sta bene davvero, uh?”

Spencer aprì la bocca per parlare e in quel preciso momento si accorse che non aveva una risposta a quella domanda. Come poteva esprimere a parole il fatto che non sapeva davvero cosa passasse per la testa alla sua ragazza?Che, nonostante fosse un profiler con una discreta esperienza alle spalle, non era nemmeno in grado di andare oltre al sorriso dolce che lei gli rivolgeva e allo “sto bene” che gli rifilava di tanto in tanto per calmarlo?Come poteva anche solo ammettere con Crowford, l'uomo che non aveva esitato a rischiare la propria vita per salvare quella di Ross, che aveva una tremenda paura di sapere che in realtà le cose non andavano affatto bene?

Ecco, io...” balbettò incerto.

Nate fece roteare gli occhi “Non mi sembra una domanda tanto difficile, dottor Reid.”

Lo so, lo so, solo che...- continuò a parlare il ragazzo, torturandosi le mani-...che non è così facile capire che cosa sia passato per la testa ad Alaska in questo periodo...”

Crowford si sistemò meglio fra i cuscini “Certo che per essere un tizio con un quoziente intellettivo di 190...”

187.” precisò immediatamente Reid.

Quello che è!- sbottò Nate prima di continuare il proprio discorso- In ogni caso per avere un QI così dannatamente alto sei piuttosto stupido!”

Spencer sbattè gli occhi, allibito: nessuno l'aveva mai chiamato in quel modo.

Sì, stupido.- confermò Crowford, in risposta all'espressione interrogativa del giovane- Se continui a comportarti in questo modo, guardandola come se fosse un puzzle che non sei in grado di capire e di risolvere, rischiando così di farla sentire ancora più in colpa di quello che si sente già per ciò che ha fatto...beh, allora sei uno stupido.”

Non posso farne a meno.- mormorò il profiler stringendosi nelle spalle- Vorrei sapere perchè l'ha fatto.”

Alaska ti ha mai mentito?” gli domandò quindi Crowford.

Reid aggrottò le sopracciglia, spiazzato da quella domanda “Come?No, lei...”

Hai avuto modo di credere che abbia mai mentito a qualcuno?” chiese di nuovo l'uomo.

Direi di no.”

Appunto. Se tu glielo chiedessi, quindi, avrai ottime probabilità di sapere la verità, giusto?”

Spencer chiuse gli occhi, riflettendo sulle parole dell'agente FBI. Quando li riaprì, aveva ancora gli occhi grigi e seri di Crowford puntati su di sé.

“Credo che tu abbia ragione.-capitolò, prima di mordicchiarsi il labbro inferiore- C'è...uhm, c'è una cosa di cui vorrei parlarti, prima...”

Nate lo guardò interrogativo mentre sembrava stesse soppesando bene le parole prima di continuare a parlare.

Reid si schiarì la voce “Senti, io...io l'ho capito, sai?Quello che provi per Alaska. Posso capirlo. Insomma, lei è...un arcobaleno dopo un uragano, fa sembrare tutto migliore e io capisco che stando in contatto con lei non si possa fare a meno di provare qualcosa per lei ma...io non la lascerò mai e...”

Credo che lei abbia già fatto la sua scelta, dottorino.- lo interruppe Crowford con tono annoiato- Puoi anche evitare di sfidarmi a duello.”

Il profiler arrossì imbarazzato “I-io...non intendevo quello, io...”

Spencer!Ti sei svegliato!- trillò la voce di Alaska dalla porta e in meno di un secondo saltellava per la stanza chiacchierando allegra, mentre rassettava qua e là- Finalmente posso aprire un po' le tende, sai Nate, sono riuscita a farti avere una camera con la vista sul parco, è più rilassante. I tuoi stanno per arrivare, gli ho detto di finire la colazione con calma dato che prima dovrai essere visitato. Ah, e domani ti porterò qualcosa da leggere, che ne dici?Riviste, libri, tutto quello che vuoi. Garcia mi presterà il suo lettore di dvd portatile se vuoi, anche se credo che troverai comunque qualcosa da guardare, hai la tv via cavo. I cuscini vanno bene?Ne vuoi altri?Senti freddo?Caldo?Vuoi qualcosa da mangiare?Hai pensato a come...

Ross!” tuonò Crowford, interrompendo quel fiume di parole.

La testa di Alaska scattò immediatamente verso di lui, le mani ancora appoggiate al davanzale della finestra “Che c'è?”

Nate scrollò le spalle “Niente, stavi diventando blu.”

Questo non è vero.” lo contraddisse Ross con un sorriso.

Infatti, volevo semplicemente farti tacere.” spiegò Crowford, mentre lei si avvicinava al suo letto e posava una mano sulla spalla di Reid e gliela strizzava con dolcezza.

Tra un po' l'infermiera sarà qui, è andata a chiamare il dottore.” spiegò la giovane.

Crowford alzò un sopracciglio “Ti prego, dimmi che non rimarrai qui a tenermi la mano durante la visita.”

Ecco, io...”

Ti prego, lasciami un po' di dignità. Avanti!Vai a casa, ora, fatti una doccia e renderti presentabile per la prossima volta che passi di qua!” la esortò, facendo roteare gli occhi come se fosse stanco della sua presenza.

Spencer aveva già recuperato la propria giacca e quella della ragazza e si stava avviando alla porta, una mano posata sul braccio di lei per guidarla.

Non vedevi l'ora di liberarti di me, vero?” Alaska sorrise e si avvicinò di nuovo a Nate in fretta, per dargli un bacio sulla fronte come saluto “Comportati bene con le infermiere, o finirai in castigo.”

Nate sorrise mentre la giovane antropologa gli strizzava l'occhio prima di sparire oltre la porta. Una volta rimasto solo abbassò lo sguardo verso la propria mano dove Alaska aveva fatto scivolare la medaglietta militare che le aveva prestato. Se gliela aveva restituita significava che non aveva più paura e Crowford pensò che se aveva dovuto perdere un rene e la milza perchè ciò fosse possibile era ben contento che fosse successo.

E, dottor Reid?” chiamò di nuovo l'agente FBI, facendo riapparire Spencer nel quadro della porta.

Sì?” domandò il giovane confuso.

La nostra chiacchierata di prima non cambia niente, lo sai?Credo ancora che tu sia un ragazzino con troppa materia grigia dentro la scatola cranica.”

Per me cambia tutto, invece.- sorrise Reid imbarazzato- Da ora tu sei l'eroe che ha salvato la donna che amo.”

Il ragazzo gli rivolse un nuovo sorriso timido, che Crowford non ricambiò, ma mentre seguiva Alaska lungo il corridoio e ripensava allo sguardo del burbero agente FBI, Spencer non potè fare a meno di pensare che in fondo anche lui sapeva che qualcosa era cambiato.

 

 

 

Non appena mossero qualche passo fuori dalle porte a vetri dell'ospedale, Alaska e Spencer vennero colpiti in pieno viso dall'aria fresca e frizzante di inizio ottobre. La ragazza spalancò le braccia immediatamente e prese un grosso respiro: erano giorni che non usciva all'aria aperta e fino a quel momento non si era nemmeno accorta di quanto le fosse mancata.

Reid non potè fare a meno di sorridere quando poi la giovane gli si aggrappò al braccio, mentre procedevano piano verso il parcheggio dei taxi.

Sarà un disastro trovare un taxi in zona.- commentò, prima di snocciolare qualche informazione aggiuntiva come suo solito- Sai, gli ospedali sono uno dei luoghi pubblici con il maggior flusso di taxi, eppure sono anche uno dei luoghi in cui è più difficile accaparrarsene uno e...”

Mi piacerebbe fare una passeggiata.- disse Ross, interrompendolo e alzando lo sguardo verso di lui- Che ne dici?”

Una passeggiata?- ripetè Spencer- Certo, perchè no?”

Perfetto!” Alaska sorrise, stringendosi ancora di più al suo braccio e iniziando a incamminarsi lungo il marciapiede con lui a suo fianco.

Il silenzio che si era creato fra loro non era un problema, non per Reid. Il silenzio può essere confortante. Non ti comunica brutte notizie, non piange di tristezza, non ti accusa. Il silenzio è neutrale. Quello che si nasconde dietro il silenzio, però...Quello rappresenta un mondo a parte.

Il giovane profiler stava ripensando alle parole che gli avevano rivolto Rossi e Crowford poco prima e stava per aprire bocca per cercare finalmente di mettere fine ai propri dubbi e alle proprie insicurezze. Fu la voce di Alaska, però, la prima a farsi sentire.

Spencer, posso dirti una cosa?” pigolò piano, come se fosse una bambina che a scuola chiede il permesso di parlare.

Il ragazzo sbattè le palpebre “Certo, Al. Tutto quello che vuoi.”

Le spalle esili della giovane antropologa si alzarono vistosamente, mentre prendeva un grosso respiro prima di iniziare a parlare “Mi dispiace tanto, Spencer...” mormorò infine, i grandi occhi cerulei velati da uno strato di sincero dispiacere.

Reid aggrottò la fronte. Sapeva che sarebbe arrivato il momento in cui lui e Alaska avrebbero dovuto parlare di quanto era successo e lo aveva aspettato con crescente angoscia, eppure, sebbene fosse finalmente arrivato e nella propria testa avesse già immaginato ogni scenario e argomento possibile, non sapeva cosa dire. Continuò a camminare appoggiando la propria mano su quella che lei teneva stretta attorno al suo braccio.

Mi dispiace di averti trascurato in questi giorni. Non sono stata il massimo della compagnia, anzi, devo essere stata piuttosto insopportabile...”

Spencer si fermò di colpo, obbligando Alaska, che ancora lo teneva per un braccio, a fare altrettanto.

Che cosa hai detto?” domandò allibito.

Ross lo guardò stranita “Che mi dispiace e...”

Ho sentito cosa hai detto.- la interruppe Spencer- Solo che non posso credere che tu l'abbia detto.”

Non ti seguo.”

Al, io lo capisco benissimo che è stato un periodo duro per te. Crowford è tuo amico e dopo quello che è successo...io credo che tu ti sia comportata come un'ottima amica. La migliore.”

Sul volto della giovane si aprì un sorriso incerto “Ah, sì?”

Certo.” confermò Reid, senza riuscire a nascondere quanto si sentisse orgoglioso di lei.

Oh. Ok.- rise quindi Alaska, riprendendolo a braccetto e continuando a camminare- Grazie, allora.”

Reid si morse il labbro inferiore. Non era questo quello che si aspettava dicesse, ma era pur sempre un inizio. Decise che avrebbe aspettato ancora qualche passo prima di fare la fatidica domanda, e chiederle finalmente per quale motivo avesse deciso di assecondare l'SI.

Nate mi ha detto che mi ama.” disse Alaska con voce calma, interrompendo i suoi pensieri.

Spencer ignorò l'irrigidimento che lo aveva preso alla mascella “Lo so.”

Eri sveglio, quindi?” chiese la ragazza, lanciandogli un'occhiata interrogativa.

No, ma sono un profiler.- ribattè con una scrollata di spalle Reid- L'avevo capito da un po'.”

Non si può nascondere niente a voi, uh?- rise Alaska, dandogli un buffetto sul braccio- Quando Nate scoprirà di non essere così imperscrutabile come crede si arrabbierà un sacco.”

Forse tu avresti bisogno di un uomo come lui.” mormorò il ragazzo, gli occhi bassi.

Ross si fermò di colpo, obbligandolo a fare altrettanto “Cosa?”

Insomma, Crowford ti ha salvato. Ha rischiato la vita per te.- spiegò imbronciato- E' questo che dovrebbe fare il ragazzo che ti ama, giusto?Difenderti e proteggerti ed evitare che una cosa del genere ti possa accadere e...”

Alaska scosse piano la testa e posò un dito sulle sue labbra per farlo smettere di parlare.

Ma io non ho bisogno di questo, Spencer.- disse semplicemente, accarezzandogli leggermente una guancia- Non mi serve uno scudo che mi difenda dai mali del mondo. Io ho bisogno di te. Io voglio solo te.”

Spencer spalancò occhi e bocca. Sapeva che Alaska lo amava, certo, eppure...Eppure aveva sempre pensato che non appena fosse spuntato un ragazzo più in gamba e atletico di lui, uno che non avesse problemi di iper-razionalità e goffaggine, i suoi sentimenti sarebbero potuti cambiare. Crowford era quel ragazzo, ma ad Alaska non importava. Se da una parte il suo cervello gli continuava a dire che tutto ciò andava completamente contro ogni logica, il suo cuore stava esplodendo per la felicità e, ne era certo, se avesse continuato a battere in quel modo gli sarebbe schizzato presto fuori dal petto.

Ross rise spensierata, probabilmente per via della sua reazione a quella dichiarazione d'amore incondizionato, e si alzò sulle punte dei piedi per sfiorargli le labbra con un soffice bacio.

Lo sentiva rigido nel suo abbraccio, quindi si scostò, guardandolo preoccupata con i grandi occhi blu sgranati.

Che c'è?” pigolò incerta.

Reid non mollò la presa gentile intorno alle sue spalle, mentre si mordicchiava il labbro inferiore. Dopo quello che aveva appena sentito, aveva deciso di togliersi l'ultimo peso che gli era rimasto sul petto “Alaska stamattina mi è arrivata una lettera.”

Ah, sì?Di tua madre?Come sta?” domandò incalzante la giovane antropologa.

Spencer scosse piano la testa “No, era...Era una tua lettera.”

Ah, capisco.- commentò Ross stringendosi nelle spalle- Probabilmente è quella che mi ha fatto scrivere quel tizio prima di...”

Il profiler non potè fare a meno di interromperla, nonostante il suo tono fosse colloquiale come al solito “Alaska quella lettera mi ha lasciato perplesso.”

Perchè?- chiese Alaska, inarcando un sopracciglio- Ho fatto errori ortografici?”

No, è per via di ciò che vi era scritto e di come era scritto: la tua scrittura era ferma e siura e poi... Beh, erano tutte le cose che hai scritto erano sensate. Assurde, considerando la situazione in cui ti trovavi, avresti dovuto essere spaventata e in panico.”

Alaska gli rivolse un mezzo sorriso “E lo ero, all'inizio. Ma poi mi sono ricordata che ero lì per salvare le persone che amo e mi sono detta che se davvero quelli sarebbero stati i miei ultimi momenti, non volevo sprecarli con la paura.”

Tu sei...tu sei davvero incredibile!” la frase gli uscì dalle labbra stiracchiata e incerta, e anche lui non sapeva se fosse un complimento o meno.

Volevo che fossi fiero di me...” spiegò la ragazza, strizzandogli la mano.

Spencer spalancò gli occhi “Ma io lo sono, Al!- si affrettò a dire- Io sono orgoglioso di te, di tutto quello che fai, di come sei...”

E poi sapevo che sareste arrivati.- continuò a parlare la giovane sorridendogli dolcemente- Mi fido di voi.”

E allora perchè non ci hai lasciato fare il nostro lavoro?Perchè l'hai assecondato?” domandò Reid esasperato.

Perchè non potevo neanche pensare che per colpa mia potesse in qualche modo arrivare alla mia famiglia.- spiegò Alaska tranquillamente- Era già stato da loro e voi sembravate non avere ancora in mano niente così...Ho semplicemente pensato che fosse giusto così e...mi aveva fatto capire che sarebbe arrivato da te e...”

Spencer sgranò gli occhi, scioccato “L'hai fatto per proteggere me?!”

Non era solo quello, Spencer.- continuò a spiegare Ross- Tu, la mia famiglia: siete le persone a cui tengo di più al mondo e...io lo so di non essere una persona particolarmente combattiva, non lo sono per niente, ma...Farei qualsiasi cosa per proteggere le persone che amo. Qualsiasi cosa, davvero. I miei fratelli hanno otto anni, la stessa età che avevo io quando sono stata rapita, mia sorella ne ha quindici e l'unica cosa di cui si dovrebbe preoccupare sono i compiti in classe e trovare un modo per attirare l'attenzione del ragazzo che le piace, i miei genitori sono già passati da una situazione del genere e la cosa li ha devastati e tu...so che tu vivi questo genere di cose spesso, ma non potevo permettere di aggiungere dell'altro ai pesi che ti porti già sulle spalle. Non per colpa mia...”

Reid non la fece continuare oltre, la abbracciò di slancio stringendola più che poteva. Alaska alzò lo sguardo verso di lui e gli sorrise dolcemente.

Non devi preoccuparti, tesoro.- gli disse sfiorandogli una guancia con le dita infreddolite- Non devi struggerti pensando a quello che mi sarebbe potuto accadere e al fatto che avresti dovuto impedirmi di fare una cosa del genere. Io sto bene, tu stai bene. È tutto quello che conta...”

Lo so, ma...” Spencer sospirò e prima di andare avanti a parlare afferrò la mano della giovane, avvicinandosela alle labbra e lasciando un bacio leggero e dolce sulla punta delle dita che prima lo avevano accarezzato.

Non riesco a credere a quello che hai fatto.” concluse, fissandola intensamente.

Con me non ci si annoia, mai,uh?- sdrammatizzò Alaska, strizzandogli l'occhio- Ed ora Nate starà bene e noi andremo a vivere insieme. Sarà tutto perfetto, vero?D'ora in poi tutto andrà bene...”

Certo.” confermò Reid annuendo.

Lo so.” sorrise la ragazza, appoggiando docilmente la testa sul suo petto.

Spencer chinò il capo, per lasciarle un bacio leggero fra i capelli e in fondo sapeva che aveva perfettamente ragione, che da quel momento in poi tutto sarebbe andato per il verso giusto.

 

Ciao Spencer.

Non sono mai stata brava negli addii. Anzi, che io ricordi, non credo di aver mai detto addio a nessuno. In questo momento, non vorrei farlo. Vorrei vivere e rivedere te e tutti gli altri.

So che probabilmente questo non sarà possibile e voglio che tu sappia che non è colpa tua, o del resto del team, o di Nate: è stata una mia scelta e anche se avrà delle conseguenze drastiche so che la rifarei, quindi ti prego di accettarla.

Ok, quindi, ecco le regole di sopravvivenza a cui ti dovrai rivolgere in mia assenza: ama, incessantemente, e lasciati amare perchè io so quanto lo meriti; goditi la vita perchè è bella e piena di cose stupende, so che a te spesso sfugge, perchè cerchi nell'oscurità troppo a lungo, ma in giro ci sono un mucchio di cose fantastiche e tu non devi perdertele; e lasciati andare, ridi, scherza, gioca!

E per favore, non dimenticarmi. Mai, mai, mai. Ma non fare che il mio ricordo ti impedisca di vivere. Ricorda quello che ha scritto Dorothy Thompson: Il coraggio, sembrerebbe, non è altro che il potere di affrontare il pericolo, le avversità, la paura, le ingiustizie, mentre si continua ad affermare che una vita pur con tutte le sue amarezze è giusta...Che ogni cosa ha un significato, anche se è al di là della nostra comprensione...e che ci sarà sempre un domani.

Ricordatelo, Spencer, ci sarà sempre un domani. Potrai piangere e essere triste per me, ma non dimenticarti di andare avanti, di continuare a vivere. So che lo farai, perchè tu sei una delle persone più coraggiose che io conosca, nonostante tu non lo creda affatto.

Voglio che tu sappia, infine, che non ho avuto paura. Non ho paura della sofferenza, o della morte o di quello che sta succedendo, quindi non pensare troppo, come fai spesso, a quello che potrei aver pensato. L'unica cosa che devi sapere è che sono triste che la nostra vita insieme sia durata così poco.

Non ne sono più così sicura, ora, ma spero davvero che il paradiso esista e che un giorno possa rivedere te e tutti gli altri. So che ricorderai ogni sillaba di questa lettera, perciò voglio che tu sappia che le due parole più importanti di tutte e che dovrai tenere in considerazione più di ogni altra cosa sono quelle che scrivo ora.

Ti amo.

Per sempre tua, Alaska Prudence Ross.

 

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Ok, ora potete dire di non aver niente da rimproverarmi, giusto?E' passata solo una settimana e due giorni dall'ultimo aggiornamento, direi che sto ritornando ai miei standard originali riguardo il tempo di pubblicazione!Eheheh, devo ammettere che mi sento piuttosto fiera di me per questo traguardo.

Orbene, la storia giunge al termine...Nate è sulla via della guarigione e pare abbia addirittura riposto l'ascia di guerra, Alaska e Spencer sono ritornati nella loro bolla di amore e tenerezza...Quasi un happy ending se non fosse per il gusto un po' agrodolce che si è creato nell'ultima parte, ma non disperate, c'è ancora un capitolo, giusto?; ) E vi assicuro che sarà decisamente più leggero.

Annuncio qui che la settimana prossima (se tutto va bene e non incappo in ulteriori ritardi cybernetici riguardo la pubblicazione) ci sarà quindi on line l'ultimo capitolo di “Do not follow me” e in contemporanea anche il primo di “Just for a week, right?”. Spero che, se vi è piaciuta questa storia e volete sapere che cosa succede alla coppia Alaska/Spencer in contesti meno drammatici, continuerete a leggere anche quel piccolo sequel (che doveva essere inizialmente di nove capitoli ma che sto meditando di portare fino a dieci).

Bon, bando alle ciance, ora: fatemi sapere che ne pensate di questo capitolo e passate una buona settimana!: ) Baci, JoJo

 

Antu_ :Eheheh, hey io ho la sindrome della fata madrina, rispondo sempre alle richieste accorate! Sono contenta che il capitolo precedente, spero che sia così anche con questo :) Eh, Nate doveva per forza farci la figura dell'eroe e, anche se è uno tosto, trovo che dopo quello che gli è successo sia diventato più umano, quindi è un bene...In questa sede giuro solennemente che non farò accadere più niente di male ne ad Alaska ne a Spencer, direi che dopo quello che gli ho fatto passare fino ad ora possano godersi un po' la vita, poveracci pure loro!eheheh! Eh,sì, dopo “Just for a week, right?” metterò fine alla serie dedicata ad Alaska e Spencer, però ho già in cantiere un'altra storia, su Morgan questa volta e probabilmente ne riprenderò in mano un'altra che avevo cominciato a pubblicare tempo fa ma che ho abbandonato. Ok, fammi sapere che pensi di questo capitolo, kisses

 

Dreamer_girl :Heylà!Eh, sì ormai sto preparando un contratto da manager, eheheh...Visto?Nate si è ripreso e ha accettato Spencer (anche se credo che dentro di sé lo detesti ancora un po',eheh): una sorta di miracolo di Natale un bel po' in anticipo!Non preoccuparti, ho già intenzione di pubblicare una nuova storia (9 o 10 capitoli) su Alaska e Reid, credo che pubblicherò il primo capitolo non appena finirà questa storia quindi...ce ne vorrà ancora un po' prima di liberarsi di me, eheheh. Al prossimo capitolo, besos

 

Maggie_Lullaby : Ahah, eccellente!La mia buona sorte (ma dove?) mi ha fatto risparmiare la tua ramanzina per il ritardo!Son contenta, eheh :D Ho postato abbastanza presto, stavolta, vero?Direi che non ti ho lasciato in ansia per molto sulle condizioni di Nate...Sai, un po' mi aspettavo una domanda del genere da te,eheh, e in effetti è una buona domanda, anche per visualizzare un po' i personaggi su cui non mi soffermo troppo nelle descrizioni perchè son quelli già conosciuti. Dunque, nella prima storia su Alaska ad un certo punto le avevo fatto fare un commento sul fatto che Reid non camminasse ancora normalmente sul ginocchio a cui avevano sparato quindi quella era ambientata nella 5 stagione, stando ai fatti. Nel primo sequel avevo detto che da quel momento erano passati un paio di mesi e all'inizio di questa storia che Alaska si è trasferita a DC da circa un anno (inoltre quando parlo di Penelope la descrivo come rossa di capelli). Indi ragion per cui oserei affermare che questa storia è ambientata nella sesta serie, prima dell'abbandono di JJ, e il Reid di cui disponiamo è quello coi capelli corti. Che ne dici? Al prossimo capitolo, kisses

 

TrueLife : Heylà!Guarda, non me lo dire, io sto diventando campionessa mondiale in “scarsa capacità di gestione di se stessa”, quindi ti capisco benissimo...In quanto a Zann, io sono per il “ciò che semini, raccogli” quindi non potevo fare altro che lasciarlo morire così, ecco!Come ho fatto con Maggie, glisso abilmente sulla domanda sullo sviluppo futuro della relazione Alaska/Reid. Son contenta che già il titolo della prossima storia ti ispiri, spero che sia divertente come sembra a me mentre la sto scrivendo :) Per gli errori di battitura, o le sviste, a volte mi capita e purtroppo è solo per mera pigrizia, dato che spesso non ho tempo di rileggere bene tutto il capitolo. Al prossimo e ultimo capitolo, quindi. Baci

   
 
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