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Autore: Rick_Holden    23/11/2010    0 recensioni
"I nostri occhi si incontrano e allora l'indefinibile succede: dentro di me un intero mondo comincia a girare mentre osservo i suoi meravigliosi occhi così brillanti e così azzurri. Ogni volta che si gira un nuovo sole si accende, una nuova luce che non riesco a controllare ma che mi accende e spaventa allo stesso tempo. Mi ravviva ed ogni volta è sempre primavera. Ogni volta rifiorisco. Ogni volta che la guardo..."
(Ho cominciato a ricorreggere ogni cosa, dopo che una mia santa amica mi ha fatto notare innumerevoli errori idioti...)
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sto per morire. Ne sono certo.

Sono dieci minuti che corro senza sosta lungo questo immenso corridoio dai deprimenti muri giallastri che sembra non finire più. Non ho mai corso così tanto ad una simile velocità. Un po’ perché non sono un amante degli sport, un po’ perché, ammettiamolo, non sono mai stato il più atletico di tutti.

Ogni volta che ho paura corro sempre molto più veloce del solito. Ora più che mai, quindi, come potrete capire, sono terrorizzato. Non ho neanche idea del perché, ma ho una paura tremenda.

Qualcuno, o qualcosa, mi sta inseguendo. Un’enorme, angosciosa oscurità è dietro di me e mano a mano che si avvicina sento sempre più forte questo orribile suono, queste urla così angoscianti. Non voglio morire. Ho solo diciotto anni, perché devo morire così giovane? Perché così?

Sto correndo e non so neanche perché. Non so dove mi trovo. Non so chi mi insegue. Come sono arrivato qui? Cosa sta succedendo?

Sento le mie gambe cedere lentamente e, ad ogni nuovo passo, mi provocano un dolore sempre maggiore. Ormai manca poco: fra qualche istante cadrò a terra e finirà tutto.

Sapete, non ho mai temuto la morte in sé, perché non ho paura del dolore, ma quello che temo è quello che c’è dopo: ci sarà forse una distinzione tra paradiso e inferno? Tra “buoni” e “cattivi”? E io? Non ho idea di cosa sono. Mi sono sempre reputato uno dei “buoni”, ma numerose volte ho temuto di essere un “cattivo”. Chissà, forse lo sono veramente, e allora è questo che mi aspetta? Eterna sofferenza? E se invece non ci fosse nulla? Se, lasciando questo mondo, mi ritrovassi nel vuoto più estremo? Non sarei nemmeno cosciente di trovarmi lì, cioè quello che sono, tutto quello che sono, non ci sarebbe. E non esisterebbero più nemmeno le persone a cui tengo di più, né questo mondo che ci ospita, né niente di tutto quello che conosco. Rick Holden scomparirebbe. Capite? E’ questo che mi terrorizza di più: perdere tutto quello a cui tengo e non poterne nemmeno essere cosciente. Se ci penso è come se non fossi mai nato. Come mi sentivo prima di nascere? Semplicemente niente, non sapevo di esistere. E così sarà. Cosa sarò allora? Epicuro diceva che non ci sarà preoccupazione, perché tanto non saremo nemmeno coscienti del fatto di non esserci più. Ma è proprio questo quello che non voglio. Vorrei riuscire a pensare ancora. Semplicemente chiudere tutto mi sembra così irreale.

Continuo a correre con più forza, terrorizzato dal pensiero che questa cosa che mi insegue arrivi a me.

Dietro di me le urla aumentano sempre di più il loro volume. Vorrei tanto fermarle, vorrei tanto poter evitare di sentirle, infilarmi delle cuffiette, magari ascoltare delle buona musica che mi dia un po’ di forza e coraggio, qualcosa di felice che mi aiuti in questo momento, ma purtroppo non posso: sono qui senza saperne il motivo, correndo per la mia vita: che triste morte.

No. Se devo morire, voglio almeno sapere chi o cosa mi ucciderà. Non sarebbe troppo neanche chiedere il perché.

Con una sferzata di coraggio mi volto qualche secondo: la nube avanza sempre più e le urla si fanno più forti, più agghiaccianti, il terreno sotto i miei piedi sembra farsi sempre più freddo e i muri restringersi. Non ho mai sofferto di claustrofobia, ma questo aumenta, se possibile, ancora di più la mia paura. Perché deve succedere? Perché a me?

Sono immobile, soffocato da queste urla che risuonano come in grandi spazi in cui l'eco si diffonde.

Sobbalzo appena vedo due piccole fessure rossastre che si aprono improvvisamente in mezzo all’oscurità illuminando quel poco che serve per farmi sentire, se possibile, ancora più spaventato. Ora la vedo: un'enorme testa cadaverica, nel cui centro vi sono due piccoli buchi che credo rappresentino il suo naso, decisamente sproporzionato rispetto al resto del volto; al posto delle orecchie questo essere ( Creatura? Mostro?) ha due corna spiraliformi; sotto al “naso” si delinea un enorme ghigno senza labbra che mostra i lunghi denti aguzzi all'interno della bocca. Il resto del corpo è immerso ancora nell'oscurità. Fortunatamente.

Da quando mi sono girato una voce ha cominciato a sussurrare una parola in continuazione, ma il sussurro è divenuto sempre più forte ed ora la sento che urla: “SCAPPA! SCAPPA! SCAPPA!” Sì, credo che seguirò il suo consiglio.

Mi rigiro e ricomincio a correre, senza pensare al dolore alle mie gambe che naturalmente torna subito puntuale al suo lavoro.

Ora finalmente me ne accorgo: io conosco questo posto, credo. Mi è familiare. Sento di esserci già stato, ma, in questo momento, non mi torna in mente. Un altro tassello al puzzle della mia morte.

Sul terreno sembra essersi svolta una lunga guerra, perché è decisamente devastato: le mattonelle grigie sono assenti in alcuni punti e spaccate in altri, ci sono delle macchie di quello che giurerei essere del sangue a terra come crudeli pitture.

Il mio piede sbatte bruscamente contro qualcosa e rovino a terra graffiandomi il ginocchio. Ci mancava solo questa. Ormai devo morire, è deciso.

Mi giro per vedere contro cosa il mio piede abbia sbattuto e sento il mio stomaco contorcersi violentemente: un ragazzo della mia età giace a terra qui, davanti a me. E' morto. Il suo volto è coperto di macchie rosse e presenta un’espressione ancora piena di un'angoscia impareggiabile, il suo braccio sinistro gli è stato tagliato via da una qualche sorta di lama, il muro alla sua destra è pieno degli schizzi del suo stesso sangue che si alzano dal corpo fino al soffitto. Anche i suoi vestiti sono color carmine, imbrattati dal liquido che continua a scorrere da una ferita profonda sul suo petto. Dove una volta si trovava il cuore di quel ragazzo ora c’è solo un buco dal quale esso gli è stato strappato via violentemente.

Quanto sangue!

Mi sento svenire davanti ad una simile visione. Trattengo a stento un conato di vomito.

Ma io conosco questo ragazzo: il suo nome è Tom Myers ed è uno dei miei due migliori amici. Come è successo? Perché? Anche lui è coinvolto in questa storia? Sto per fare la stessa fine? Non ci credo. Non può essere vero. No. No, per favore.

Mi stendo a terra: - Tom - Lo chiamo –Come è potuto succedere? Tom, ti prego, rispondimi!- Le mie parole diventano sempre più dei singhiozzi mentre le lacrime scendono calde dai miei occhi. Mi butto a terra devastato e comincio a prendere a pugni il pavimento. Al terzo pugno colpisco qualcosa. Alzo la testa e apro gli occhi: una piccola pietruzza bluastra con incisi degli strani segni comincia a rotolare lungo il corridoio.

Con un piccolo slancio tento di prenderla, ma quella mi sfugge di mano e scivola. E’ in questo momento che mi accorgo che l’alone di oscurità è ormai a pochi metri da me e che si sta lentamente dissolvendo. La creatura al suo interno sta uscendo allo scoperto: un enorme braccio eccessivamente muscoloso si sviluppa dalla parte destra del suo bianchissimo petto scoperto, la grande e possente mano mostra così le lunghe e affilate unghie. Mi fanno rabbrividire al solo pensiero che mi possano raggiungere. L’altro braccio ed il resto del corpo del mostro sono ancora un mistero per me e, sinceramente, spero rimangano tale.

Sembra quasi che il ghigno della creatura non voglia smetterla di allargarsi. Potrebbe arrivare a tagliarsi in due da un orecchio all’altro. Incrociamo le dita, forse succederà.

Abbasso nuovamente lo sguardo e vedo il volto di Tom straziato dal dolore.

Mi rialzo, afferro il braccio del mio amico e comincio a trascinarlo: non posso lasciarlo qui. Voglio almeno che abbia una degna sepoltura, non lascerò che il suo corpo venga distrutto in questo modo. Lo porterò via. Fuggirò. Scapperemo tutti e due. Ce la farò!

Continuo con fatica a portare questo peso inerme lungo questo corridoio che vorrei tanto scomparisse all’improvviso.

All’improvviso vengo strattonato da dietro e cado nuovamente su queste odiosissime mattonelle grigie. La creatura ha preso il corpo di Tom e lo sta tirando indietro per la maglietta, portando via anche me. Non glielo lascerò! Lui è il mio amico.

Tiro a me con tutte le forze, ma non ho gli enormi bicipiti che ha questo stupido mostro, così rovino nuovamente a terra e vengo trascinato per qualche metro fino a finire sotto di lui, quasi immerso dall’oscurità. Sento arrivare in me un’ondata di gelo e di terrore, così una forza maggiore della mia mi costringe a lasciare il mio amico.

-NO!- Urlo con quanto fiato ho in gola.

In quel momento il mostro si accorge di me, come se non fossi stato di alcun intralcio nel tentativo di trascinare via il corpo di Tom; mi guarda e comincia a sghignazzare, poi alza la sua enorme mano e tenta di schiacciarmi, ma mi sposto abbastanza velocemente da evitarlo.

Tenta di afferrarmi, ma io mi giro e ricomincio a correre per l’ennesima volta.

Sento le lacrime rigarmi lentamente il volto e scivolare dietro di me: cosa aveva fatto Tom? Non lo vedrò più, il mio migliore amico.

Non ho idea di come io stia riuscendo ancora a resistere a non cadere a terra perché mi sento veramente distrutto. Ogni volta che sto per fare un passo ho il timore che sia l’ultimo, ogni volta che la mia scarpa, rovinata da tutte le mie cadute, è sul punto di toccare terra penso che la mia morte sia arrivata. Non deve succedere.

Improvvisamente, senza neanche che me ne accorga, arrivo alla fine di questo maledettissimo corridoio: di fronte a me un muro dalle pareti perfette mi blocca la strada. Come per gioco mi ritrovo davanti a tre porte dorate, con i pomelli finemente lavorati. Erano perfette in quel luogo imperfetto. Erano la mia salvezza.

Cosa faccio? E se dietro queste porte ci fosse quel nulla che tanto temo? E se, invece, solo una fosse in grado di salvarmi? No. Sono troppo pessimista. O no? Essere pessimisti è meglio a volte, perché così se qualcosa va storto te lo aspettavi, mentre se qualcosa va per il verso giusto la sorpresa ti farà stare meglio. Dovrei pensare che dietro queste porte c’è la morte? Oh, bene. Questo si che mi aiuta. E allora che faccio? Rimango qui e aspetto che quella cosa venga qui e mi uccida? Che la mia voce si unisca a tutte quelle urla terrificanti? No, grazie.

Mi lancio contro la prima porta che mi capita e la spingo con tutta la mia forza rimasta. Quella si apre appena la tocco e io volo dentro. Comincio a cadere.

Sono un inguaribile ottimista!

Non appena varco la porta il corridoio, il mostro e tutto quanto scompaiono; le urla si fermano di colpo e mi ritrovo nell’oscurità, precipitando verso il vuoto. Sento il vento che mi schiaffeggia come per farmi desistere dallo svenire e dall'abbattermi a terra, mettendo così finalmente fine a tutto questo?

E così alla fine ho trovato veramente la morte: sto cadendo ormai da qualche minuto, e sicuramente quando, e se, arriverò a terra, non sarò più un pezzo solo.

Eccolo, finalmente vedo il terreno: sto per atterrare su un prato verde. Come ci è finito oltre quella porta? Come fa a tirare vento qui dentro? Domande a cui non potrò rispondere più. Ormai è finita. Addio.

Tocco il suolo e mi distendo. Eccomi qui, ecco il mio corpo, ora che tutto è finito non mi servirà più. Ora saprò cosa mi aspetta.

Ma qualcosa non va: non provo alcun dolore. I miei occhi sono ancora aperti. Sto fissando un cielo stellato o è questo ciò che ci sarà dopo? No, non è così. Sento l’erba tra le mie mani. Sono vivo. Com’è possibile?

E c’è di più: Il dolore per l'affaticamento delle gambe è improvvisamente scomparso. Sono come nuovo!

Incredulo mi rialzo con un salto e mi guardo intorno: mi trovo in un parco, uno di quelli per i bambini piccoli pieni di giochi tra cui il classico scivolo e le tipiche altalene affollate di bambini che saltano felici, il paesaggio è illuminato da una debole luce proveniente da un lampione mezzo rotto che si trova a qualche metro di distanza da me.

Sono così teso che sobbalzo persino quando un piccolo bambino dai capelli scuri mi viene vicino e mi saluta agitando la mano. Ci sono bambini che sono timidissimi e atri che parlano con tutti i passanti. Per caso questo non mi ha visto cadere da chissà quanti metri? Ah, dimenticavo, un ragazzo che si schianta a terra e che si rialza è cosa da tutti i giorni.

-Come ti chiami?- Mi chiede poi, curioso come tutti i bambini.

Ma dai, davvero non mi hai visto cadere da lassù? Non ti chiedi come abbia fatto a resistere? Perché io me lo sto chiedendo. Un bambino, che si chiede sempre il perché di tutto, dovrebbe farlo anche ora.

-Ehm… ciao bambino – gli faccio io incredulo e speranzoso che da un momento all’altro mi blocchi per chiedermi qualcosa riguardo al mio atterraggio, ma non succede – Dove… dove siamo?-

Dai, è un primo passo. Rispondi a questa e vedrai che forse ti chiedi come mai un pazzo cade dal cielo.

Però, mi somiglia abbastanza: anche io da piccolo avrei creduto in qualsiasi cosa ci fosse di soprannaturale, che avrebbe potuto abbattere la normalità.

-Siamo sui giochi!- Esclama indicandomi lo scivolo e le altalene dove altri due bambini stanno giocando – di solito mamma non mi ci porta la sera, ma oggi ci siamo messi d’accordo con Nick e Tom per venirci tutti insieme.-

Questi due nomi mi fanno sobbalzare: - Chi?- Gli faccio perplesso.

-Nick e Tom!- Esclama il bambino leggermente spaventato dal mio cambiamento –Sono i miei migliori amici, sai?-.

- Rick…vieni qui- fa una voce di donna pochi metri dietro al piccolo. Sia io che quest’ultimo ci giriamo contemporaneamente, e allora sento le mie budella rivoltarsi: davanti a me c’è Marta Holden, mia madre, solo un po’ più giovane e, a fianco a lei (e qui mi sento ancora peggio) mio padre, morto davanti ai miei occhi anni fa. No, non è stato ucciso, se state pensando questo. Aveva un tumore generatosi a causa del fumo che è andato sempre più peggiorando, nonostante inizialmente i medici dicessero che sembrasse benigno. Alla fine, loro non se ne sono curati ed il cancro è peggiorato sempre più fino ad ucciderlo.

E' allora, guardando nuovamente il bambino che realizzo: quello sono io. Sto parlando con me stesso.

Bé, in questo momento sarebbe fico andare la da lui e fargli una di quelle frasi fatte del tipo: “Sono te dal futuro, e sono qui per impedirti di…”, o “Il destino del mondo dipende da te, sono qui per evitare che tu…”. Ma cosa dovrei impedirgli? Non ho molti rimpianti, tranne uno. Potrei evitarlo. Potrei tentare di avvertire i medici di mio padre e chiedere loro di fare qualcosa. Basterebbe solo che io parlassi con me stesso e mi avvertissi (suona alquanto strano). Posso cambiare la mia vita? Ci posso provare.

Il bambino, cioè me, si avvicina saltellando ai genitori. Tento di seguirlo per parlargli, ma, appena lo sfioro, prende inaspettatamente fuoco davanti a me.

Nuovamente terrorizzato mi stropiccio gli occhi incredulo.

Quando li riapro tutte le persone sono scomparse e tutti i lampioni sono spenti: l’unica luce che illumina il posto è quella proveniente dalla luna piena, che mostra una piccola bambina di fronte a me, la quale mi da le spalle è inginocchiata e piegata a terra, con le mani sul volto, coinvolta in un pianto disperato.

Okay, sono quasi sicuro che questo è un sogno. Un incubo, più che altro, considerando tutto quello che sto provando. E’ l’unica spiegazione per quello che mi sta succedendo.

Mi avvicino lentamente a questa bambina e mi piego: - Ehi- comincio con tono tenero –va tutto bene?- le chiedo tendendole la mano. Cioè, lo so che non va tutto bene. Altrimenti perché starebbe piangendo? Con quel “va tutto bene” spero di ottenere una spiegazione del perché sta così e, magari, tentare di aiutarla.

A queste parole la bambina si volta all’istante mostrando la profonda ferita che le apre il petto nel punto esatto dove, un tempo, giaceva il suo cuore. Non è difficile trovare questo. Infatti la piccola lo tiene in mano ancora pulsante. Il sangue le scivola giù dalla ferita e dalla mano senza fermarsi.

Trattengo a stento un urlo.

Allora lei comincia a parlarmi con una voce estremamente spaventosa e potente, recitando una specie di orribile canzoncina:

 

Sette sono coloro che verranno,

cento i cuori che a lui andranno,

venti di questi cuori saranno dotati di poteri:

Dieci di essi verranno dalla luce,

dieci dall'oscurità,

perché solo così lui risorgere potrà

e la fine sulla terra porterà”.

 

Indietreggio colpito dal terrore e, così facendo, scivolo su una delle tante pozzanghere di sangue e nuovamente tutto scompare e ritorna il buio più totale. Ricomincio a cadere.

Stavolta, però, la caduta è più e breve e tocco il pavimento dopo poco. Allora mi accorgo che avrei preferito continuare a cadere: sono ancora nel lungo corridoio dalle stramaledettissime pareti giallastre. Dietro di me sono l'eco delle urla strazianti ritorna sempre maggiore, come lo stridere violento di un gesso sulla lavagna.

Se questo è un incubo, voglio risvegliarmi, e subito. Non ce la faccio più. Mi sento mancare per quanto ho paura ed ogni volta una nuova angoscia mi colpisce. Il mio cuore non può reggere tutto questo.

Appena riesco a rialzarmi mi giro subito e lui è sempre lì: il mostro è uscito quasi completamente dall’oscurità e quello che vedo mi lascia a dir poco perplesso: mentre il braccio destro è eccessivamente grande e muscoloso, il sinistro è il completo opposto, ovvero piccolo e scheletrico. E' talmente fino che somiglia quasi ad una lunga lama.

Come sempre la creatura sghignazza guardandomi.

Mi rigiro subito e ricomincio a correre come un pazzo.

Sento sempre più forte questo terrore salirmi e bloccarmi come un terribile nodo alla gola. Stento a respirare. Spero solo che se deve succedere sia veloce ed indolore.

Non ho mai pensato di morire prima d'ora, né stamattina alzandomi, avrei mai detto che sarebbe successo proprio questo giorno. Sinceramente vorrei solo che il mio ultimo pensiero fosse qualcosa di piacevole. Vorrei potermene andare con un sorriso, dopo tanto tempo di musi lunghi e depressione. Vorrei che l'ultima immagine dentro la mia testa fosse una sola, l'unica in grado di farmi sempre tornare il buon umore, l'unica capace di rigirare anche la peggiore delle giornate: il sorriso di Jennifer Armstrong, quello che definirei l'amore della mia vita, ma probabilmente penserete che io stia esagerando. Sono pazzo di lei dalla prima volta in cui sono riuscito a balbettarle qualcosa in prima media ed ho incontrato i suoi splendidi occhi come diamanti piazzati in un quadro di impossibile bellezza. Darei qualsiasi cosa per averlo qui, ora, con me.

Ma la realtà devasta i miei sogni e li dilania con crudeltà quando le drammatiche urla raggiungono le mie orecchie.

Finalmente arrivo per la seconda volta alla fine del corridoio e ritrovo le porte perfette, solo che stavolta non sono tre, bensì due.

Non ci penso neanche per un momento: mi butto contro la prima che vedo e ancora una volta cado.

Finisco a terra dopo qualche secondo e sento decisamente la differenza tra il prato morbido e piacevole e queste rocce ruvide e frantumate su cui atterro. Non sento alcun dolore.

Il cielo è indecifrabile, coperto da nuvole grigio scuro, quasi nero.

Mi trovo in un luogo a me sconosciuto: a pochi metri da me c'è un'enorme voragine di forma circolare che sprofonda chissà dove. Tutta la natura intorno, che, immagino, un tempo sia stata rigogliosa, ora è completamente bruciata, distrutta, per presentare questo spettacolo terribile: tutto è cupo e nero. Ciò che un tempo era vivo ora non lo è più e ogni cosa ha perso la propria anima.

Un uccello scheletrico mi sovrasta: gli occhi rossi intrisi di sangue, la pelle bruciata viene a mancare in alcune parti del corpo, alcune minuscole ossa si mostrano alla debole luce della luna e le piccole zampette hanno vari tagli e manca di alcune delle sue dita.

Vicino a me si erge una figura stranamente familiare, ma che, di fatto, non ho mai visto prima. Indossa un costume ed una maschera, e diversi da quelli che vedo nei fumetti o nei film: il primo è rosso e nero con fiamme sul petto; sui fianchi porta una cintura gialla con una piccola fiamma nel centro ed ha dei guanti e degli stivaletti rossi. La seconda, quasi completamente rossa con una fiamma sulla fronte dove ha incisa una “H”, ha due lenti nere di forma triangolare che si incontrano in un vertice e si allungano fino all’esterno del volto.

Senza neanche darmi il tempo di ammirare questo soggetto, qualcosa di appuntito gli trapassa il corpo violentemente: il sangue esplode dalla profonda ferita e sento le sue fredde gocce bagnarmi il viso. Allora avverto quasi uno strano vuoto dentro di me che non riesco a spiegare.

Colpito, l'uomo comincia a contorcersi in modo orrendo, come preso da strani attacchi epilettici: sento le sue ossa emettere orribili suoni ad ogni movimento. Sembra come se tutte quelle si stessero rompendo contemporaneamente. Lo spettacolo è orribile. Una nube nera si crea improvvisamente e lo ricopre completamente, oscurandolo alla mia vista.

Lo sento soffrire da qui e arrivo quasi a provare il suo dolore immergendomi in quei suoni così terribili.

Pochi minuti dopo le urla si interrompono bruscamente e io rimango lì a fissare questa massa informe tremando. Si susseguono degli strani grugniti uno dopo l'altro in lunghi istanti in cui non riesco a distogliere lo sguardo dall'oscurità. L’uomo mascherato esce improvvisamente dalla nube che si era formata intorno a lui e mi si lancia contro, ma ora è diverso: quello che una volta era rosso, ora è diventato nero, le lenti sono viola, la “H” si è trasformata nel simbolo dell’infinito ed è molto più muscoloso di quanto già fosse. E' inquietante e mostruoso. Anche la sua vita, come per il resto del paesaggio, sembra essergli stata estirpata.

Indietreggio e cado nuovamente.

Atterro nel corridoio giallo per la terza volta.

Non di nuovo!

Mi giro e comincio a pregare con tutto me stesso che il mio sospetto non sia realtà, ma purtroppo il peggio si avvera: lui è sempre lì, ma ora riesco a vederlo completamente. Qualcosa non va: sotto al suo petto non ci sono, come mi aspettavo di trovare, delle gambe, ma solo una nuova nube completamente nera. Non riesco a scorgere nulla al di la di essa.

Nella possente mano destra ora, però, il mostro porta una persona: la sua lunga chioma bionda è rovinata e disordinata, il volto devastato da vari graffi, i suoi chiari occhi celesti sono gonfi di tristi lacrime ed i suoi vestiti sgualciti e rovinati.

Sento il mio cuore saltare quando riesco finalmente a riconoscerla: la ragazza è Jennifer.

Alla sua vista sento un enorme coraggio crescere in me, come se tutta la paura che ho provato finora non sia mai esistita. Ora ho qualcosa per cui combattere: devo salvarla, non lascerò che questa creatura le faccia del male. E’ già ferita e non permetterò mai né a lui né a nessuno di portarla via.

Il mostro ride. Cammina e ride. Ma ora non lo temo più, ora lo combatterò. Non scapperò. Non ora. Avanzo minaccioso.

Quando questo mi vede avanzare allarga il suo ghigno, se possibile, più del solito: -La vuoi?- mi fa con voce minacciosa e spaventosamente cupa, ma stranamente familiare – Tu l’hai tolta a me…- comincia – e io ora la toglierò a te.-

-NO!- Urlo con quanto fiato ho in gola perché intuisco le sue intenzioni, ma ormai è troppo tardi.

Tutto quello che conosco sembra rompersi, i momenti di vita sembrano affievolirsi, spegnersi lentamente sotto una pioggia oscura. Nulla sembra più avere colore quando sento il suono eccessivamente forte dell’esile collo della ragazza che si spezza tra le dita muscolose del mostro. Ogni centimetro del mio corpo inizia a tremare e cado sulle mie ginocchia, gli occhi sbarrati di fronte ad una tale crudeltà. Non può essere vero.

Sento il dolce corpo di Jennifer cadere pesantemente a qualche passo da me. Alzo lo sguardo e mi lancio subito, come per strapparla via dalla morte, per salvarla da quel destino crudele che le è toccato. La afferro e la stringo più forte che posso. Il suo caldo corpo si ripiega su se stesso e lo sento perdere ogni calore. Ogni filo di vita scorre nel suo ultimo respiro, qualcosa che non riesco bene a comprendere, qualcosa che sussurra nel mio orecchio. No. L'ultima parola. Voglio saperla. Fai tornare indietro il tempo. Non può, non deve finire così.

Calde lacrime scendono lungo il mio volto come lunghi tagli. Ognuno di questi mi provoca un dolore più grande di qualsiasi altra ferita possa essermi inferta. Prima Tom, ed ora Jennifer. Non sono riuscito a salvare nessuno dei due. Quello che mi sta succedendo è forse solo un sogno? O sono veramente così debole da non riuscire a proteggere i miei amici? Ho perso due persone a me molto care, perché non ho avuto il coraggio di combattere. Loro se ne sono andate per sempre, e questo mostro è ancora qui a ridere, con questo suo sorriso idiota. Le ha uccise lui. Lui me le ha portate via.

Sento la rabbia bruciare dentro me come non l’ho mai provata. Mi alzo in piedi e guardo negli occhi il mio nemico. Lui mi ricambia lo sguardo e tra di noi sale la tensione. Ci affrontiamo a colpi di sguardo, ma ora la mia furia è incontenibile. L’enorme creatura mi fissa dai suoi occhi rossi come fosse una formica. Non ha capito. Sarò io a vincere.

All’improvviso prendo fuoco.

  
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