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Autore: marthiachan    24/11/2010    2 recensioni
Quando ti rendi conto che un'amicizia è finita? Forse quando capisci che quella persona, che sino al giorno prima giuravi e spergiuravi che era solo un amico e niente di più, improvvisamente ti fa battere il cuore. Non sai perchè, non sai quando è accaduto, ma improvvisamente non riesci a pensare ad altro.
P.S. chiedo scusa ma ho dovuto cancellare e reinserire la storia.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa:
Tutti i miei racconti nascono esclusivamente dalla mia fantasia. Non sono ispirati a fatti e/o persone reali.
Chiunque creda di avere ispirato anche solo in parte questo o altri miei racconti dimostra solo una grande immaturità e presunzione.
Non accetterò commenti che pretendano di avere qualcosa a che fare con i miei racconti e provvederò a cancellarli immediatamente.

La fine di un'amicizia.


Quando ti rendi conto che un'amicizia è finita? Forse quando capisci che quella persona, che sino al giorno prima giuravi e spergiuravi che era solo un amico e niente di più, improvvisamente ti fa battere il cuore. Non sai perchè, non sai quando è accaduto, ma improvvisamente non riesci a pensare ad altro. La ragione comincia a scontrarsi con il cuore. Una parte di te vorrebbe corrergli fra le braccia e confessargli che l'amicizia non ti basta più, ma la tua razionalità ti ricorda che, oltre al rischio di venire rifiutata, c'è anche la terribile possibilità di rovinare tutto. Perdere una persona speciale solo perchè si è stati egoisti e si è voluto più di quello che ci era concesso.
Quando mi sono trovata infognata in questa situazione senza uscita, il mio primo pensiero è stato: “Ok, fattela passare in fretta!”
E invece non passava. Giorno dopo giorno, il pensiero di lui mi entrava sotto la pelle. E non era più un pensiero affettuoso e fraterno. Era puro desiderio. Stargli accanto è diventato una tortura e ho iniziato a evitarlo. Sono diventata distaccata. Se pur dolorosamente, ho smesso di chiamarlo e di cercarlo. Ho affrontato la nostalgia di non poter parlare con lui come prima. Speravo che questo mi aiutasse a non pensarci, ma questa tattica non è servita. Anzi, sembrava acuire ciò che provavo.
Spesso mi sono ritrovata a desiderare che lui capisse e che corresse da me chiedendomi spiegazioni, ma allo stesso tempo provavo terrore all'idea di dovergli dire come stavano le cose e rassegnarmi a perderlo. Eppure, in tutta la confusione che ho provato, una sola cosa per me era certa: non potevo permettermi di perderlo. A costo di soffrire come un cane, a costo di mentire, non potevo rivelargli cosa provavo. E non potermi confidare nei momenti più duri con il mio più caro amico era già una tragedia.
A un certo punto ho avuto quasi la certezza che avesse capito. Forse non esattamente cosa provavo, ma sicuramente si era reso conto che qualcosa non andava. Anche lui ha cominciato a evitarmi. Sino a poco tempo prima mi chiamava per chiedermi se ero libera nel week end o quando potevamo vederci poi, pur sapendo che ero libera, non mi ha più chiesto nulla.
“Ok.” mi sono detta. “Forse ha solo la testa fra le nuvole. Capita. E lui non è uno molto attento ai dettagli.”
Passava il tempo e la situazione non cambiava. Ogni tanto mi contattava per chiedermi come stavo, ma lui non voleva più vedermi. Non che l'avesse detto esplicitamente, ma era chiaro visto che non me lo proponeva più. Avrei dovuto essere contenta, ero riuscita nell'intento di allontanarlo, ma in realtà soffrivo atrocemente. Lui mi mancava immensamente. Avrei voluto correre da lui ogni sera e chiedergli perdono per essere stata così fredda con lui, ma non potevo. E non era il mio orgoglio a parlare, ma il mio buon senso. Dovevo fingere che andasse tutto bene e forse, un domani, avremo potuto essere ancora amici. Forse.

Ed eccomi giunta al giorno che ha posto fine a tutto. La nostra amicizia si è sgretolata come temevo.
In un pomeriggio d'autunno ho dovuto dire addio alla persona a cui tenevo più di chiunque altro.
Tutto è cominciato con una telefonata. Mi trovavo in cucina a prepararmi un toast quando il mio cellulare ha iniziato a squillare. Come ogni volta che vedo il suo nome sul display, il cuore manca un battito, ma ho risposto cercando di essere serena.
“Ciao!” ho esclamato con tono fin troppo entusiastico.
“Ciao. Sei a casa?” domanda gentilmente ma con un tono freddo.
“Sì, perchè?”
“Sono in zona, posso passare? Vorrei parlarti.”
In quel momento un campanello d'allarme ha rimbombato nella mia testa. Quello che avevo desiderato e temuto stava accadendo. Lui sapeva.
“Certo!” esclamo fingendomi serena. “Ma è tutto ok?” continuo come sorpresa per il suo tono.
“Penso di sì, ma lo saprò dopo che avremo parlato.”
“Vuoi dire che mi riguarda?”
“Sì. Ti spiego meglio tra poco.” conclude lui prima di salutarmi e chiudere la conversazione.
Dopo un minuto di shock, mi sono resa conto di essere in pigiama. Con una velocità appresa in anni di sveglie mancate, sono corsa in bagno per una rapida doccia da due minuti e mezzo e ne ho sfruttato altri due per vestirmi.

Quando suona il campanello finisco di pettinarmi e corro ad aprire. Il lungo minuto che impiega per fare le scale è straziante. Ho lo stomaco sottosopra, l'angoscia mi attanaglia. Cerco di respirare profondamente e quando lui si presenta alla porta sono apparentemente serena.
Come sempre mi abbraccia e mi bacia sulle guance mentre io fingo che l'odore della sua pelle non mi sconvolga.
Lo faccio accomodare e gli chiedo se vuole qualcosa da bere ma lui rifiuta con un gesto del capo. Ha uno sguardo molto serio e mi spaventa un po'.
“Allora, vuoi dirmi cosa succede?” domando cercando di dimostrarmi a mio agio.
“Vorrei che me lo dicessi tu. Sono almeno due mesi che mi eviti.”
Deglutisco a fatica. Lo sapevo che prima o poi avrebbe capito. Testa fra le nuvole o no, non è uno stupido.
“Perchè credi che io ti eviti?” prendo tempo rispondendo con un'altra domanda.
“Perchè se non ti cerco io tu non lo fai mai, e quando ti chiamo sembra che non vedi l'ora di chiudere la conversazione. Rispondi a monosillabi e con tono freddo. Ti ho forse fatto qualcosa? Ti ho offeso in qualche maniera?”
Abbasso lo sguardo. Allora non ha capito. Forse è meglio così ma non posso fare a meno di provare una punta di delusione.
“Non ce l'ho con te, non è colpa tua. Sono solo un po' distratta ultimamente. Troppi pensieri.” mi giustifico restando vaga. In fondo non sto mentendo del tutto.
“Una volta ti confidavi con me.” replica lui poggiando la sua mano sulla mia.
Alzo lo sguardo e vedo i suoi occhi che esprimono affetto nei miei confronti. Affetto e nient'altro.
“Ci sono cose che non riesco a spiegare nemmeno a me stessa, non saprei come raccontarle a un'altra persona.”
Ecco ora sto mentendo davvero. Saprei benissimo come spiegargli cosa provo, ma non voglio. Con aria casuale sposto la mano in modo da eliminare il contatto fra noi.
“A me va un thè, tu ne vuoi?” domando alzandomi e dirigendomi in cucina.
“No, grazie. Non cambiare argomento però.”
Io invece vorrei davvero chiudere il discorso, ma come?
“Ti prego dimmi cosa ti prende. Voglio aiutarti, sai che ti sono amico.”
Sì, sei mio amico ed è per questo che non posso dirti nulla, penso mentre metto sul fuoco il bollitore.
“Sono solo confusa. Prima o poi mi passerà.” rispondo mentre preparo le tazze.
“E credi che isolarti ti aiuti? O stai allontanando solo me?”
Mi irrigidisco per un secondo. Non è uno sciocco. Pian piano ci arriverà.
“Ti ho già detto che non ce l'ho con te.” ripeto cercando di essere convincente.
Lui mi gira attorno e mi costringe a guardarlo in viso.
“Dimmi che non eviti solo me e fallo guardandomi negli occhi.”
Deglutisco. Accidenti, non sarà certo facile ammetterlo.
“Io evito un sacco di gente...”
“Non è questo che ti ho chiesto. Non divagare. Guardami negli occhi e ripetimi che non eviti solo me.”
Guardo i suoi occhi nocciola e tento di aprire bocca, ma non posso. Non riesco a mentirgli sino a questo punto. Mi allontano da lui ma mi blocca tenendomi per le spalle e continua a guardarmi con aria interrogativa.
“Sto aspettando.” insiste con rabbia.
“Tutto questo è ridicolo. Ti ho già risposto!”
“Ma ti rifiuti di guardarmi negli occhi quando mi rispondi! Allora mi stai mentendo.”
Volto lo sguardo cercando di non incontrare i suoi occhi ma le sue mani mi circondano il viso costringendomi a guardarlo.
“Mi costringi a credere che riguardi me. Perchè non vuoi dirmi di cosa si tratta?”
“Ci sono cose che è meglio non dire. Le parole una volta dette non si possono ritirare.”
Mi lascia il viso e si allontana da me. Io verso l'acqua nelle tazze e con la coda dell'occhio riesco a vederlo che passeggia avanti e indietro nella stanza. Poggio le tazze sul tavolo e poi mi siedo, lui mi imita qualche secondo dopo.
“Ti avevo detto che non volevo il thè,” dice con tono risentito.
“Lo so, ma magari cambi idea.”
Lui continua a guardarmi e io mi sento a disagio, è come se mi stesse leggendo dentro.
“Non siamo più amici, vero?” chiede tristemente.
“Sì che lo siamo.” replico guardandolo negli occhi. Se non fossimo più amici non mi metterei scrupoli a dirti quello che provo!
“Io credo di no. È cambiato tutto. Forse ti sei stancata di me, so di non essere una persona facile da sopportare.”
“Non dire sciocchezze. Non mi stancherei mai di te.” rispondo quasi senza pensarci.
Lui mi guarda accigliato. Forse ho detto troppo e lui ha capito?
“Dimmi che non si tratta di quello che credo.” mi implora preoccupato.
“Dipende da cosa credi.” replico con un filo di voce.
Lui si avvicina a me e mi prende le mani fra le sue, osservandomi in viso. Dopo qualche secondo abbasso lo sguardo arrossendo. Accidenti a me, è come se avessi appena confessato.
“Dimmi che sono pazzo e che tu non provi per me più di una forte amicizia.”
Non posso dirgli che non è vero, vorrei mentirgli ma non riesco. Nuovamente mi sfiora il viso costringendomi a guardarlo negli occhi.
“Allora è questo che è successo?” domanda come se avesse letto una confessione scritta nei miei occhi.
“Non è successo nulla.” rispondo alzandomi e allontanandomi da lui. Mi affaccio alla finestra dandogli le spalle. Ti prego, non chiedermi altro, imploro mentalmente.
Sento che lui si alza e mi raggiunge. È alle mie spalle.
“Senti, io...” inizia a dire con tono triste.
“No!” esclamo voltandomi a guardarlo. “Non dire nulla. Non ti sto chiedendo nulla quindi non devi darmi nessuna spiegazione. Cancella questo discorso e basta.”
“Mi spieghi come posso cancellarlo? Credi che possa dimenticare tutto, come se niente fosse?”
Lo guardo in viso. Sembra sconvolto. Più o meno come lo ero io quando mi sono accorta che lui per me non era solo un amico. Certe rivelazioni sono sempre scioccanti.
“Provaci.” dico semplicemente tornando a sedermi e a bere il mio thè.
Lui mi segue e mi si siede accanto.
“Non ti interessa sapere cosa penso al riguardo?”
“No. Non sono masochista.”
“Non ti farei mai del male, lo sai.” replica lui con tono fin troppo accondiscendente.
“E tu sai che puoi farmene anche non volendo. È meglio non dire niente, anzi credo sia meglio non vederci più per un po' di tempo.”
“Ne sei sicura? Credi che questo risolverà le cose?”
“Non lo so, ma sarebbe solo per un po', non per sempre. Non vedo altre soluzioni ora.”
Lui rimane in silenzio a osservarmi. Non ho bisogno di alzare lo sguardo per saperlo. Sento i suoi occhi su di me che mi studiano.
“Allora è meglio che vada.” conclude alzandosi in piedi. Io lo imito e lo guardo in viso. È triste.
“Promettimi solo una cosa.” aggiunge poco dopo posandomi le mani sulle spalle. “Se hai bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, non ti mettere problemi e chiamami. Io per te ci sarò sempre. Sai che tengo a te. Inoltre, io non ti cercherò più, quindi se cambi idea devi essere tu a farmelo sapere. D'accordo?”
Annuisco. Lui si avvicina a me e mi abbraccia. Chiudo gli occhi per assaporare meglio quel momento. Quando li riapro vedo i suoi occhi che fissano i miei. Siamo così vicini. Se solo volessi potrei alzare leggermente il viso e baciarlo sulle labbra. Lo sto ancora pensando quando il mio corpo decide di agire senza il mio consenso. Mi ritrovo ad assaporare quelle labbra morbide che ho tanto desiderato sfiorare negli ultimi mesi. Lui non mi rifiuta, ma sento che mi bacia senza entusiasmo. Rendermene conto è come una doccia gelata. Mi allontano da lui e mi volto dandogli le spalle.
“È meglio che tu vada.”
“D'accordo. Allora, ciao.” mi saluta uscendo di casa.
“Ciao.” ripeto con un filo di voce prima di scoppiare a piangere.

I giorni passano e continuo a sentirmi uno straccio. Non dormo e a lavoro sono sempre deconcentrata. Lui ha mantenuto la promessa, non mi ha più cercata. Il problema è che mi manca. Infinitamente. Vorrei correre da lui e pregarlo di tenermi ancora fra le braccia come quel giorno, ma ho ancora un briciolo di dignità, non posso farlo. In realtà una parte di me spera che sia lui a correre da me per dirmi che anche per lui quel bacio è stato importante e sconvolgente e che non riesce a pensare ad altro. Devo smettere di illudermi. Io non potrò mai dimenticarlo, ma non credo che per lui sia così.
Ogni sera, dopo lavoro, torno a casa e mi infilo nel mio letto, con le cuffie nelle orecchie, ascoltando musica deprimente. Rimango lì immobile, sveglia eppure intorpidita. A volte piango, ma mi riprendo subito dopo. Piangere non mi aiuta.
Sussulto ogni volta che sento squillare il cellulare. A volte è mia madre che mi chiede come sto, ma spesso sono solo i messaggi del mio gestore che mi propongono strane offerte commerciali. Lui non mi cerca. Mantiene la sua parola. E io vorrei che non lo facesse. Come posso essere così dannatamente incoerente?
Quando riesco a risollevarmi dallo stato depressivo in cui sono piombata, mi rendo conto che è passato un mese da quel giorno. Un mese in cui mi sono disintossicata dalla sua presenza. Ora posso vivere senza di lui. Posso incominciare un nuovo capitolo della mia vita, ma lui sarà sempre la mia droga proibita e rischio di ricaderci in ogni istante. È meglio continuare a non vedersi. Le ricadute sono anche peggiori.

Una lunga settimana lavorativa è appena finita. Mi dirigo stancamente a casa e mentalmente penso a cosa farò nel week end. Pulizie di casa, un po' di spesa, magari vado al cinema con qualche collega, ho voglia di cucinare un dolce, ma forse dovrei cominciare a guardarmi intorno per i regali natalizi...
Mentre penso a queste sciocchezze quasi non mi accorgo di essere arrivata a casa. Prendo le chiavi dalla tasca della borsa e le infilo nella serratura.
“Ciao.” mi saluta una voce familiare alle mie spalle. Un brivido freddo mi attraversa la schiena.
Mi volto leggermente sapendo già chi vedrò, ma allo stesso tempo sperando di sbagliarmi.
Non mi sbaglio. È lui.
“Ciao.” replico confusa.
“Come stai?” mi chiede sorridendo.
Non posso fare a meno di notare che è dimagrito e che ha il viso scavato. È stato male?
“Bene e tu?”
“Bene.” risponde continuando a fissarmi.
Rimaniamo bloccati per qualche secondo, poi un rumore mi riporta alla realtà.
“Vuoi salire? Ti offro un caffè o qualcos'altro di caldo.”
“D'accordo. Grazie.”
Con aria noncurante gli faccio strada ed è piuttosto imbarazzante quando ci troviamo insieme nell'angusto spazio dell'ascensore. Non riesco a fare a meno di fissarmi le scarpe, in silenzio. Quando finalmente entriamo in casa, posso respirare meglio. Metto sul fuoco la caffettiera e poi mi siedo nel divano accanto a lui. Non troppo vicino però.
“Allora, cosa ti porta da queste parti?” chiedo cercando di nascondere il tremolio nella voce.
“Volevo vederti.”
Mi manca il fiato per un attimo. Devo ripetere più volte nella mia testa: non illuderti!
“Davvero?” chiedo mascherando la mia speranza.
“Mi sei mancata molto.”
“Anche tu.” riesco solo a dire arrossendo.
“Non c'è nessuno che mi capisca come te. Nessuno che mi faccia ridere come solo tu sai fare. Nessuno al mondo mi fa stare tanto male da passare le notti insonni e digiunare, solo tu ci riesci.”
Confusa, nella mia testa sento ripetere le ultime frasi cercando di capirne il significato.
Lui si avvicina a me e mi accarezza il viso con una mano. Riesco a sentire un brivido fra le braccia. Ora ho la pelle d'oca. Non può essere, non può... Sicuramente sto solo sognando. Ora mi sveglio e mi rendo conto che sono sola e che lui continua a non farsi sentire come promesso.
Lui sorride e si avvicina di più a me, sino a poggiare le sue labbra sulle mie. Allora non è un sogno? È tutto vero? Quasi senza rendermene conto, gli getto le braccia al collo. Per quanto tempo ho desiderato poterlo fare? Assaporo le sue morbide labbra lasciando che lui esplori la mia bocca.
Ansimante, mi separo da lui e lo guardo in viso.
“Cosa...” cerco di chiedere ma lui mi posa un dito sulle labbra indicandomi di tacere.
“Mi sono reso conto che tu per me sei troppo importante. E dopo il bacio che mi hai dato la volta scorsa, mi sono ritrovato a desiderare di baciarti ancora e ancora. E non solo. Credo di essermi preso una sbandata per te.”
Deglutisco perplessa. Non avrei mai creduto che lui avrebbe potuto ricambiare i miei sentimenti. Mi desidera, come io desidero lui.
“Mi dispiace confermarti che non siamo più amici.” dico con tono serio. “Ora siamo molto di più.” continuo prima di baciarlo. Lui mi stringe a sé sino a fondere i nostri corpi insieme in un infinito abbraccio.

FINE.
   
 
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