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Autore: Erisachan    26/11/2010    4 recensioni
Ci sono momenti malati in ogni epoca.
Capitarci in mezzo o meno è solo questione di un calcolo delle probabilità.
Io in matematica faccio schifo, ma è abbastanza palese che le mie probabilità di non finirci in mezzo con le chiappe all'aria e le ginocchia infangate sono state meno di zero.
Genere: Drammatico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Muse, Nuovo personaggio, Placebo | Coppie: Brian.M/Matthew.B
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Killjoys Make Some Noise!



Ci sono momenti malati in ogni epoca.
Capitarci in mezzo o meno è solo questione di un calcolo delle probabilità. Io in matematica faccio schifo, ma è abbastanza palese che le mie probabilità di non finirci in mezzo con le chiappe all'aria e le ginocchia infangate sono state meno di zero.
Un po' perché sono nata testa calda, mamma lo diceva sempre che col mio temperamento erano solo due le possibilità per il mio futuro.
Avrei potuto diventare una delle migliori menti del mondo o una delle più grandi casiniste mai viste in giro.
Io ho optato per una pacifica unificazione delle due cose, ovvero una casinista intelligente, cosa che devo dire mi ha portato a risultati niente male finora.
Dico finora perché non ho ancora finito, manca ancora un passo.
Ma come è giusto che sia, prima di raccontare una fine, bisogna partire dall'inizio, o come in questo caso, da giù di lì.

Nell'epoca malata in cui sono capitata io, il mondo è in subbuglio.
Gli attentati terroristici sono aumentati e non si riesce più a localizzarne un capro espiatorio a cui farla pagare per tutto.
Il governo non sa come reagire alla paura scatenata dal caos e ha autonomamente deciso che la miglior forma di reazione è una dittatura interna.
I primi a subirne le conseguenze sono state le scuole, ricordo ancora gli slogan "Forma l'uomo di domani dal bambino di oggi" e non sono neanche la parte più drammatica, quella, è che ci stavano riuscendo. Ai ragazzi non era più concesso leggere libri scelti da altri che non fossero gli insegnanti, non era più permesso guardare una tv che non fosse conforme alle regole del governo, non era più permesso neppure di ascoltare la musica che si preferiva.
Ci avevano rinchiusi in un'ampolla di vetro, senza neppure preoccuparsi che fosse quantomeno confortevole ai lati.
Le case editrici erano responsabili di redigere i manoscritti secondo il volere dello stato e bruciare quelli che si ritenevano irrecuperabili.
I programmi televisivi erano solo un susseguirsi di propagande a favore di un governo che non aveva il coraggio di definirsi per la dittatura che in realtà era. La musica, beh quella era bandita.
Ogni forma di espressione personale o di libero pensiero era vista come atto rivoluzionario, a contrario di ogni diritto costituzionale ottenuto fino a quel tempo.

Dal canto mio avevo storto il naso di fronte ai cartelloni, avevo spento la televisione e rotto la radio dopo l'ennesimo aggiornamento governativo.
Solo, per mia sorella era più difficile.
Sara non era un tipo esibizionista, non aveva aspirazioni di fama e ricchezza, non aveva vizi che le sarebbero mancati con le nuove riforme, ad ucciderla è stata un'altra cosa.

Sara era una cantante.
Sara scriveva le sue canzoni da sola.
Sara cantava nei bar e se ne fotteva degli ubriachi che urlavano cercando di sovrastare la sua voce.
Sara era musica.

La mia sorellina è stata uccisa per aver cantato le sue idee ad un governo che non le accettava.

Ho sempre pensato che se Sara se ne fosse andata, mi sarei spenta anche io, più lentamente certo, ma sarei arrivata alla stessa conclusione, un ammasso di carne e sangue senza più una voce da far uscire dalle labbra.
Invece ho sbattuto i pugni al muro, preso a calci le porte, ho pianto e alla fine ho gridato con tutta la voce che avevo in corpo.
Ho gridato disperazione.
Ho gridato dolore.
Ho gridato odio.

Ho gridato vendetta.

Mi tinsi i capelli di rosa perché sapessero che non mi sarei conformata, stracciai i miei vestiti perché sapessero che non avevo rispetto per la divisa che volevano imporci, indossai una maschera perché se non erano disposti a guardarmi in faccia e ascoltare quello che avevo da dire, avrei fatto in modo che non si dimenticassero mai della mia maschera e di quello che portava con sé.

Conobbi Steve pochi giorni dopo, mi raccontò della resistenza, della radio pirata che avevano fondato per far sapere a tutti come stavano davvero le cose, gli dissi che volevo partecipare e lui mi chiese se anche io come mia sorella avessi una voce così bella, io tirai fuori la mia pistola e gli risposi che a cantare ci avrebbe pensato lei.

Facendo parte della resistenza ho potuto conoscere altre persone come me, gente che non poteva accettare quello che stava succedendo e che era pronta a fare tutto il casino necessario per ottenere la libertà, avessimo dovuto riconquistarcela con le unghie e i denti, ma avremmo lottato. Se credevano che ci saremmo adattati a un paradiso fatto su misura da chi si credeva un Dio infallibile, allora noi gli avremmo fatto assaggiare un inferno ricolmo delle parole che avevano cercato così ostinatamente di cancellare e della musica che credevano di poter spegnere.

Killjoys make some noise!


Note dell'autrice… Storia parallela a "Anno Zero" di nainai, con protagonista Eliza A.K.A. Urban Symphony.
Si ringraziano tutti quelli che leggeranno! *-*/
Alla prossima!
Ery
   
 
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