Quella mattina era una mattina strana... non come gli altri giorni... Il sole
era pallido... faceva fatica a sorgere, come se qualcosa da dentro glielo
impedisse, come se sapesse che quel giorno era particolare. Era un sole triste,
in un giorno triste. L'aria era cupa... la terra era tetra... il cielo sapeva...
tutti sapevano... tutta la natura sapeva che quel giorno era speciale.
Non faceva freddo... ma non era nemmeno la giornata più calda dell'anno.
C'era una sola nuvola in cielo, era piccola, sola, distante, si teneva in vita
con una forza strepitosa... lottava contro il vento che se la voleva portare
via... era una lotta continua, un incessante combattimento dal quale sarebbe
uscito un solo vincitore... o il vento... o la nuvola. Ma essa lottava...
lottava con tutte le sue forze... cercava di aggrapparsi a qualcosa che in
realtà non esisteva... un qualcosa che la fermasse, che l'aiutasse...
Analogamente alla nuvola... giù sulla terra... un ragazzo combatteva contro un
muro alto e imponente... Lottava contro di esso... e contro di esso scagliava
con forza una piccola pallina gialla che addosso al muro rimbalzava per poi
tornare indietro e colpire la racchetta nelle mani del ragazzo... così...
incessantemente... senza scopo... senza fermarsi... C'era solo il muro, la
pallina, la racchetta e il suo cuore da campione che gli batteva nel petto...
forte... sempre più forte.
Dieci anni erano trascorsi. Anni durante i quali una persona non può fare altro
che cambiare... perchè il tempo è questo che fa.... cambia le persone... muta il
loro aspetto, modifica il carattere, rende la vita più breve.... ogni giorno...
ogni minuto... ogni attimo. Una cosa sola rimane immutata: il cuore. Esso non
può cambiare, resta sempre lo stesso, fragile, emotivo, importante, e alle
volte... doloroso.
Doloroso come lo era quel giorno... doloroso per la nuvola, doloroso per la
pallina... e doloroso per il ragazzo.
Dieci anni erano trascorsi. E nella mente di quel ragazzo... una voce si faceva
sentire... una voce lontana... antica... indimenticabile.
A volte il tempo è più cattivo dell'uomo stesso... il tempo può cambiare le cose
così tanto da rendere il mondo stesso irriconoscibile. E per quel ragazzo...
quel giorno... il mondo interno... non era lo stesso... lui non era lo stesso...
non era più Gary Squib Furlong... miglior giocatore di tennis del Canada e da
più di un anno, anche del mondo. Non era più "Il re del tennis"... ora era
solamente Squib... un ragazzo timido... introverso... dolce... sensibile... e
con il cuore a pezzi.
Dieci anni erano trascorsi. Nel buio di una camera oscura per lo sviluppo delle
foto... una ragazza combatteva contro una lacrima che voleva scendere dai suoi
occhi... Ma lei glielo voleva impedire... voleva fermarla... spegnerla...
mandarla via...
Il corpo umano è una macchina. ma all'interno di questa strana ed indescrivibile
macchia c'è qualcosa che nemmeno la più forte persona al mondo riesce a
controllare. Quella cosa è il cuore. Un organo strano... un organo... non è solo
un organo... è una parte di noi... è quella parte del corpo che più di tutte ci
rende vulnerabili, sensibili ed è proprio quel piccolo organo rosso che comanda
alle lacrime di scendere.
Lei poteva anche provare a combattere contro quella lacrima... ma essa sarebbe
scesa ugualmente.
E in quel giorno lei, Cody Mayers, fotografa dello Sport Illustrated, famosa nel
campo dell'arte della fotografia... si sentiva sola... si sentiva abbandonata...
diversa... diversa da tutte le persone del mondo.
Dieci anni erano trascorsi. Nei corridoi del Chicago Hope correva, vesita di
bianco, una ragazza... abbastanza giovane. Sul suo viso... un'espressione
triste... dolorosa... stanca. Correva per il corridoio... correva verso una meta
precisa: un paziente che stava peggiorando. Lo scopo di quella ragazza era la
vita, la sua vita e la vita di tutte le persone che si mettevano nelle sue mani.
Molte volte aveva impugnato un bisturi... e molte altre volte... al posto del
bisturi... aveva impugnato una racchetta. Il tennis era il suo passato, la
medicina in suo presente.... il buio assoluto il suo futuro.
La chiamavano "Dottora", la conoscevano tutti... lei... Adena Stiles... la
Dottora del Chicago Hope... colei che aveva salvato molte vite... Si... era
lei... sapevano tutti chi era... tutti la conoscevano... ma in quel giorno...
era lei che non conosceva se stessa.
Dieci anni... Dieci lunghi anni prima...
"Forza con quelle gambe! correte più veloci! siete delle lumache! volete vincere
o volete essere sconfitti e umiliati!" urlava il coach dell'accademia di tennis
canadese Cascadia.
E i ragazzi... i suoi pupilli del tennis... correvano... senza meta... senza
scopo... correvano e basta... ubbidivano a quell'uomo... perchè sapevano che era
il loro destino, il loro compito.
Correre... correre come il vento... correre tra gli alberi.. correre da una
parte all'altra del campo... correre e basta.
"Non lo sopporto più!" urlò Adena mentre... nonostante tutto... correva ancora.
"E dai Adena corri! non puoi fermarti adesso!" le aveva risposto la sua amica
Megan.
"Siete delle schiappe!" urlarono due ragazzi da dietro... le superarono e
continuarono a correre.
"Li odio quei due!" disse Adena
"Io no..." disse Megan con un sorriso che nascondeva al suo interno mille
pensieri.
Dieci anni erano trascorsi. Nel giardino di una casa di riposo, un ragazzo
portava a spasso il nonno... su una sedia a rotelle e pensava alla sua
vecchiaia. Non voleva finire così... lui voleva solo scrivere... lui voleva solo
trasmettere al mondo le emozioni che provava ogni minuto della sua vita. Ma quel
posto... quell'atmosfera... era tutto così triste. Il "writer" lo chiamavano
tutti i suoi amici... ma in realtà lui era semplicemente Nate... un ragazzo
tranquillo, un po' testadro e con una passione per il mondo dei sogni che
nessuno al mondo riusciva a capire.
Dieci anni erano trascorsi. Non le piaceva la sua vita. Sempre di corsa...
sempre pronta a sacrificare tutto per il tennis. Era una ragazza testarda e
aggressiva, ma con un cuore tenero... un cuore che si scioglieva alla vista del
ragazzo che su quella panchina le sedeva accanto... un ragazzo alto... più
vecchio di lei di due anni... ma un ragazzo speciale. L'Inghilterra li
riconosceva quando passeggiavano per strada... loro erano "Tennis Tanis e il suo
allenatore" due icone ormai nel mondo del tennis inglese.
Seduti su quella panchina... davanti al fiume... stavano in silenzio...
respirando l'aria fresca e uggiosa di quel giorno. Si stava facendo tardi...
dovevano partire... di nuovo... ancora una volta in fretta... senza sosta...
senza riposo... mentre la vita li consumava senza che loro se ne rendessero
conto.
Dieci anni... Dieci lunghi anni prima...
"Amico?? non puoi andare avanti così!! credevo che i francesi fossero romantici
e sentimentali?! Tu mi sembri un blocco di pietra!"
"Squib ascolta, io devo giocare a tennis, non posso pensare ad altro, questo è
il mio mondo!" rispose Sebastien, il più caro amico di Squib.
"Ma quanti mondi esistono? cavoli devo mettermi a studiare!! e io che pensavo
che l'unico pianeta abitato fosse la Terra..."
"Non sei divertente"
"Nemmeno tu sai!?? è da qualche settimana che mi sembri una racchetta che
cammina!"
"Una racchetta che cammina hai detto?"
"Si perchè?"
"Squib ascolta. Io non sono come te. Tu oltre al tennis vuoi avere un sacco di
cose, ma non ti rendi conto che per ottenere una cosa sola bisogna lottare, come
fai a lottare... a combattere due battaglie diverse allo stesso tempo? come puoi
giocare a tennis, sperare di diventare un campione e nello stesso momento
perdere il tempo dell'allenamento per guardarla da lontano mentre si aggira per
il campus in cerca dell'ispirazione?"
"è una vista che mi dà l'ispirazione giusta per vincere e giocare al meglio!"
"Si... come no!!"
Nel frattempo il sole stava tramontando sulla Cascadia... un altro giorno stava
per spegnersi... gli occhi degli allievi si stavano tutti chiudendo in un sonno
profondo... tutti... tutti... tutti tranne due...
"Che cos'è per te l'amore Adena? chiese Megan all'amica. Erano tutte e due
avvolte nelle loro coperte...avvolte nell'atmosfera notturna della loro camera.
"è la cosa più bella che esista al mondo... Quando mi innamorerò per la prima
volta... voglio che sia speciale... voglio che sia un giorno particolare..."
"Si... tutto il mondo si ferma... non c'è nessun dolore... nessun pensiero...
nessuna domanda a cui dare una risposta... c'è solo il battito del tuo cuore...
e del suo cuore... battono insieme... non c'è nient'altro..."
Adena a quelle parola si alzò dal letto e corse su quello di Megan. Sapeva
benissimo che le parole dell'amica avevano un significato... uno strano
significato... non erano un'illusione... erano reali... erano... vere... erano...del
presente.
La guardò negli occhi... cercò di scrutare la sua mente...
"... emozioni che non proverò mai..." concluse Megan
"Mai? ma se le provi già adesso?!!!!!!!!" le disse Adena con un sorriso.
Dieci anni erano trascorsi. Squib, Cody, Adena, Nate, Tanis e Cameron erano in
Canada... a pochi chilometri di distanza uno dall'altro... si avvicinavano...
avevano una meta...
Dieci anni... Dieci lunghi anni prima...
"Più grinta con quelle racchette! Non hanno un'anima non gli farete male!"
gridava il coach
"Coach... devo interrompere i suoi allenamenti, ho bisogno che il signor Furlong
venga subito nel mio ufficio" disse il preside Beats arrivando al campo 4 con un
sorriso maligno sul volto.
"Squib?!!!! vai..." disse il coach
Squib seguì il preside nel suo ufficio. Non capiva... Non sapeva il perchè di
quella convocazione! Erano ben 5 lunghi giorni che non mangiava cioccolato!!!
"Si accomodi Furlong, si accomodi"
Squib si sedette davanti al preside.
"Lei conosce vero signor Furlong, la regola della scuola che vieta qualunque
tipo di relazione con un altro studente dell'accademia, non è vero?"
Squib era ancora più confuso... Relazione? era una parola che gli faceva
paura...
"Si..." disse timidamente
"Bene... allora la faccia presente anche alla signorina Mayers... Non voglio più
vedervi insieme!"
e lo cacciò dall'ufficio.
Insieme? Lui e Cody? "Forse Beats ha anche il potere di entrare nei miei sogni"
si chiese Squib.
Dieci anni erano trascorsi. Squib nel taxi giallo ricordava la Cascadia con un
senso di dolore interiore che non riusciva a placare... Che effetto gli avrebbe
fatto arrivare a destinazione? cosa avrebbe provato quando avesse visto quel...
Dieci anni... Dieci lunghi anni prima...
"Avevi detto che quel bacio era uno sbaglio... che era solo colpa
dell'atmosfera... della situazione... della barca! Cody.... Cody tu mi hai
mentito guardandomi in faccia!"
Cody non capiva... Allora era vero! Squib era completamente pazzo!!!
"Cody?? rispondimi!"
Dieci anni erano trascorsi. Cody ricordava quel periodo che era stata con Squib...
lo ricordava bene... era stata felice.
Dieci anni... Dieci lunghi anni prima...
"Cody?"
"Ciao Seb! come stai?"
"Molto bene grazie... senti... "
"Dimmi..."
"Come fai a stare con Squib? Nel senso... cioè... con Beats..."
"...ahahahah... già... una travagliata storia d'amore.... comunque ci
nascondiamo... ma Beats ci sta addosso... ma alla fine... che importa Seb? se
c'è l'amore... nessuno lo può fermare!!"
Seb corse via e Cody rimase senza parole...
Seb correva e correva... come gli aveva insegnato il coach... ma questa volta
aveva una meta... aveva una destinazione... correva con uno scopo... che non era
il tennis...
Dieci anni erano trascorsi. I sei ragazzi si stavano avvicinando. Erano sempre
più vicini... e sempre più tristi... i loro pensieri erano tutti rivolti alla
cascadia e a quello che li attendeva... in quel giorno... in quel giorno
triste... lo sapeva pure il sole.
Dieci anni... Dieci lunghi anni prima...
"Baciami" le disse Seb.
"No..." gli rispose Megan.
"Reprimerai i tuoi sentimenti a vita?"
"Non posso farlo Seb..."
"Megan... perchè? Perchè non lo puoi fare?"
"Se io cedo a questa tentazione... il mio mondo muterebbe... il mio mondo
diventeresti tu..."
Seb guardò Megan negli occhi... Una lacrima rigò il viso della ragazza... lui la
asciugò...
Si fissarono negli occhi per un tempo infinito.
Il sole brillava sopra le loro teste... non c'erano nuvole nel cielo... l'aria
soffiava dal nord e abbracciava i due ragazzi dolcemente... Il vento seguiva i
battiti del loro cuore... il sole, contento, limpido, brillante più che mai,
illuminava gli occhi della ragazza bagnati di lacrime.
L'aria soffiava tra i due... li divideva... li separava...Ma nemmeno la natura
poteva resistere al loro cuore.
E poi... il vento si placò... il sole smise di muoversi e l'aria intorno a loro
perse la capacità di separarli... le loro labbra si unirono, si sfiorarono, si
toccarono... le loro dita si intrecciarono... i loro cuori cominciarono a
battere insieme...tum tum... nello stesso modo... tum tum... per un periodo
lunghissimo...
Dieci anni erano trascorsi. Adena camminava verso il vecchio campetto della
Cascadia... e un'immensa varietà di immagini le riempì la mente. Ricordò ogni
singolo attimo, ogni singola volta che per una ragione o per un'altra lei era
stata lì. Momenti belli, momenti tristi, dolorosi, indimenticabili... tutto
lì... tutto tra quegli alberi...
E poi pianse... si fermò... cadde a terra in ginocchio... si prese il volto tra
le mani... incapace di rialzarsi... incapace di andare avanti.. ferma lì... in
quel posto... in quel momento... in quel triste giorno.
Dieci anni... Dieci lunghi anni prima...
Adena era al campetto che giocava contro Squib mentre Cody faceva loro delle
foto. Intanto sugli spalti... felici come non mai...Seb e Megan si abbracciavano
urlando e tifando per i loro amici. Erano felici come non lo erano mai stati. I
loro mondi si erano uniti in uno solo... vivevano una vita da sogno... in un
mondo felice... in un mondo nuovo.
Erano lì... tutti e cinque... vivevano una vita da sogno... erano felici...
studiavano... si divertivano... ridevano... si amavano... litigavano poco...
insomma erano perfetti.
"Ti amo" disse Seb all'orecchio di Megan
"Anche io ti amo" gli rispose lei appoggiandosi al suo corpo e facendosi
stringere tra le sue braccia.
Poi Cody gli scattò una foto.
Era una foto bellissima piena di gioia e serenità. Bella come il sole... il sole
che sapeva... sapeva e conosceva tutto.
Dieci anni erano trascorsi. Pochi passi ancora. Adena si rialzò. Andò al
campetto... gli occhi pieni di lacrime... le gambe le tremavano... la voce non
esisteva.
Il cono del silenzio.
Tutto taceva. I passi che facevano i sei ragazzi non si sentivano.
Erano lì... si stavano avvicinando uno all'altro... il sole triste gli
illuminava dall'alto... la nuvola nel cielo... stava cedendo... non riusciva più
a combattere.
Non ci furono parole pronunciate.... ne discorsi... ne niente...
C'erano solo loro sei... seduti sugli spalti del campetto, di quel vecchio
campetto che aveva ospitato i loro ricordi più belli.
Non riuscivano a guardarsi negli occhi.
Erano immobili... paralizzati... la loro vita... ogni anno... in quel giorno...
si fermava... insime al loro ricordo.
E come ogni anno da dieci anni, Cody si alzò... Prese le dieci candele che
teneva nella borsa.... si diresse al centro del campetto... le dispose a cerchio
e le accese...
Tutti fissarono quelle candele in silenzio... si stavano consumando... si
spegnevano... si dissipavano lentamente nel nulla.
Squib ricordò... Adena ricordò... Cody ricordò... era un ricordo impresso nella
loro mente come un chiodo che non può essere tolto dalla parete.
"Per sempre" disse Cody guardando prima le candele poi il cielo.
Quando le candele si spensero... se ne andarono lasciandole lì... a terra...
insieme ad una foto di Sebastien e Megan.
Insieme... uscirono da campetto e andarono a sedersi all'entrata della Cascadia.
"Nell'ultima partita che ho giocato... ho visto Seb seduto tra il pubblico..."
disse Squib mentre una lacrima gli scendeva sul viso.
"Ogni volta che sviluppo una foto mi sembra di vederli... impressi in quella
fotografia..." disse Cody.
"Non posso fare a meno di pensare a loro quando uno dei miei pazienti non ce la
fa... è come se vedessi il viso di Megan in ogni singolo paziente che ho sul
tavolo..." confessò Adena
"Seb mi diceva sempre: -Pensa al tennis Squib, solo al tennis!- aveva
ragione..."
"Megan mi appoggiava sempre in tutto quello che facevo... era disposta a
qualunque sacrificio per me..." disse Adena.
"Dieci anni... sembra solo ieri... li vedo ancora abbracciati e sorridenti
seduti sugli spalti del campetto" disse Cody.
"Si dice che il tempo guarisce tutte le ferite, ma come può il tempo guarire
questo?" chiese Squib
"Non può..." disse Cameron
I sei ragazzi fissarono il cielo.
Era un rituale, quello, che ormai facevano da 10 anni, ogni anno in quel giorno
mollavano tutto per ritrovarsi lì... sotto un sole triste... con una lacrima sul
viso e con una ferita aperta nel cuore.
Un giorno e dieci anni erano trascorsi. Un ragazzo in Canada giocava a tennis
contro un muro.
Un giorno e dieci anni erano trascorsi. Nel buio di una camera oscura per lo
sviluppo delle foto... una ragazza stampava le sue ultime creazioni.
Un giorno e dieci anni erano trascorsi. Nei corridoi del Chicago Hope correva,
vesita di bianco, una ragazza.... pronta a salvare un'altra vita
Un giorno e dieci anni erano trascorsi. Nel giardino di una casa di riposo, un
ragazzo portava a spasso il nonno... su una sedia a rotelle.
Un giorno e dieci anni erano trascorsi. In Inghilterra un ragazzo e una ragazza
seduti su una panchina, fissavano il fiume.
Un girono e dieci anni erano trascorsi. Ecco... ripartiva la vita... un
circolo... una monotonia insopportabile. Quel giorno era passato. La ferita non
era guarita. Il sole era tornato a splendere... su... nel cielo...per sempre...
ancora per un altro anno.
Un girono e dieci anni erano trascorsi da quando Sebastien e Megan erano stati
portati via dal vento.
FINE
SOLO PER VOI SEB E MEG!!! VI RICORDEREMO PER SEMPRE!!!!!R.I.P.