Hurt
Niente di
vero tranne gli occhi ~ Connor Slave
Non dovrebbe essere la canna di
una pistola, l’ultima cosa a riempirgli gli occhi.
Non si tratta del discorso delirante dell’albanese, della follia che gli vede turbinare negli occhi spiritati, di quanto vani sono quegli ideali di vendetta che va agitando al vento come una bandiera rossa di sangue. Non gli importa neppure di dover morire, forse. La vita in fondo è un’effimera cosa. La musica basta a dimostrarlo: la musica non la tocchi, non la vedi, non la puoi definire, eppure è ciò che di più vivo esista al mondo.
No, non è questo a fargli male. Ciò che fa soffrire Connor Slave è solo la consapevolezza di star abbandonando lei. Di essere sul punto di farsi saltare il cervello proprio sotto i suoi occhi, di non poterla nemmeno sentire urlare di paura e orrore, di non poterle sorridere un’ultima volta e di non poter mai più suonare per lei.
Non dovrebbe essere la canna di una pistola, l’ultima cosa a riempirgli gli occhi. Dovrebbe essere Maureen.
Connor è
indubbiamente il personaggio più positivo del secondo thriller di
Faletti: è atroce la sua morte, il motivo di un tale gesto da parte di Gallani, e soprattutto il fatto che gli sparino davanti a
Maureen senza dare a lei la possibilità di salvarlo e a lui quella di
dirle almeno addio. No, il saluto di Connor alla sua
donna avviene solo molto tempo dopo, quando un fratello senza volto le fa
pervenire l’ultima canzone che il musicista aveva composto per lei. E devo
dire che con questa raccolta ho dovuto
dedicare un pensiero a Connor Slave, in quel momento
in cui a lui non ne viene concesso nessuno.
Il prossimo
capitolo sarà l’ultimo: spero continuiate a seguirmi :)
Aya ~