Questa piccola e modesta poesia è dedicata a un gruppo che amo, i Bring Me The Horinzon, e che da anni ormai mi accompagna con la sua musica nel tragitto casa-scuola.
Prima di lasciarvi alla lettura aggiungo solo che si tratta di un dialogo tra due ragazzi, e che mi sono presa la libertà di coniugare in italiano il verbo inglese "bring", il significato, comunque, rimane lo stesso.
Bring me
Alla fine, quando sarà mio, metterò l’orizzonte al fine di tutto — sempre il tutto che sei riuscito a portarmi — e nulla avrà più termine, ma eterna rinascita. Bringami il tuo cardio sanguinante, lo conserverò con cura, e quando sarà guarito, lo poggerei con estrema delicatezza sulla linea dell’orizzonte.
L’amore non avrà mai fine… Lo puoi vedere al di là dell’orizzonte che è infinito?”
“Come desideri. Prima ti bringherò il tutto — il tutto che le mie mani distrutte dalla fatica riusciranno a portare —. Poi ti bringherò il miocardio, ti dico, piange sangue, rischieresti di sporcarti.
Ma me l’hai chiesto, perciò te lo porterò ugualmente. Infine, mia dolce principessa, avrò conto di bringarti l’orizzonte, è una linea logora, levigata dal mare e dagli oceani, ma ancora è, abbastanza morbida, da poter su di lei poggiare qualcosa di così delicato come il nostro amore.
Brava, ricuci con cura e fil di ferro ogni piaga di quel cardio martoriato che desideravi. Si ti dico, lo vedo l’amore, sta battendo forte spinto dai cuori, lì, sull’orizzonte.”