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Autore: _Lilli_    27/11/2010    2 recensioni
La vita di una giovane e aspirante Assassina, verrà stravolta dall'arrivo di una lettera, ricevuta dalla madre che 20 anni fà l'aveva abbandonata......
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad , Altro personaggio, Malik Al-Sayf , Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sole del primo pomeriggio picchiava sulla sua schiena in modo implacabile, ma strinse i denti, ignorando le gocce di sudore che le imperlavano la fronte; erano 2 ore che correva ininterrottamente su e giù per i tetti di Masyaf, nella speranza di raggiungere l'uomo davanti a lei, che la canzonava per la sua lentezza: in realtà, lei era la migliore del suo corso di addestramento, e in quanto a velocità, astuzia e bravura, superava di gran lunga anche i migliori Assassini in circolazione nella Terra Santa. Non tenendo conto di quell'Assassino, ovvio.
Aveva sempre provato ammirazione per lui, lo venerava, e sperava ardentemente di diventare come lui un giorno; nonostante quell'uomo avesse circa 48 anni, era ancora agile e forte, ed era un esempio per tutti gli assassini che ogni giorno affollavano le vie di Masyaf, e partecipavano alle sue lezioni quotidiane al campo di addestramento.
Salima si sentiva orgogliosa quando quella marea di cappucci bianchi ascoltava in silenzio le sue parole profonde, calme e rilassate, mentre spiegava come affondare la lama nel punto giusto, o come contrattaccare durante uno scontro diretto con un templare o un soldato; ma quello che più di tutto amava in quei momenti, era quando si passava all'azione: sul campo Salima poteva essere se stessa, e liberare il suo istinto da guerriera che teneva represso dentro di se durante la giornata; sin da piccola, suo padre le insegnava tutto ciò che sapeva sull'arte della guerra, come aggirare un nemico, ed ucciderlo per non dare nell'occhio; suo zio, invece, le insegnava la storia del suo popolo, e passavano giornate intere immersi tra i libri vecchi e polverosi. Senza rendersene conto, era stata introdotta agli insegnamenti per diventare anch'essa un'Assassina. Non che ci fosse nulla di male, molte donne erano divenute assassine, ed alcune erano molto forti; ma il suo più grande problema era l'integrazione con gli altri Novizi che partecipavano assieme a lei alle lezioni: era emarginata dal resto del gruppo, perchè era l'unica ragazza in quel periodo di pace, a studiare e combattere per entrare a far parte dell'Ordine. Ma il vero problema erano l'nvidia che covavano gli altri nei suoi confronti, a causa del suo legame che la accomunata all'Assassino per eccellenza, colui che 20 anni fà salvò la Terra Santa da una possibile guerra contro i Templari, durante la terza crociata.


Un uomo sorridente, a cui mancava il braccio sinistro, li salutava allegramente dalla soglia di una taverna che si trovava vicino all'ingresso del villaggio; entrambi, accaldati ed affannati per la lunga corsa, si fermarono volentieri per fare due chiacchiere: erano due giorni che Salima non visitava la biblioteca a causa dei lunghi allenamenti a cui era sottoposta, e questo le dispiaceva perchè le piaceva molto leggere tutti quei libri, ed assimilare gli insegnamenti del suo mentore.
- Salute e pace Malik - disse l'uomo, con la sua voce profonda, avvicinandosi a Malik, che gli stava porgendo una ciotola di acqua fresca.
- Salute e pace a te, Altair. Come va l'allenamento della nostra Salima quest'oggi? Ho notanto che migliora di giorno in giorno; credo che presto diverrà molto più brava di te.- disse, mentre porgeva l'acqua anche alla ragazza, che era rimasta un pò indietro. Malik sorrise compiaciuto e gli strizzò l'occhio; ad Altair non sfuggì quel gesto, e rimproverò l'amico in tono scherzoso: - Malik, non diventare complice di questa ragazza indisciplinata. Le tue letture noiose dovrebbero addolcirla o almeno tenerla a freno, invece è più feroce di un esercito di Templari, non riesco a tenerla a bada; ha terrorizzato tutti i Novizi, che tremano soltanto a sentirla nominare.-
Salima notò che Altair sorrideva, mentre pronunciava quelle parole; era felice quando loro tre si riunivano per parlare insieme e discutere dei suoi progressi in campo. Aveva effettuato parecchie missioni nella città di Gerusalemme con ottimi risultati, suscitando lo stupore degli assassini più anziani, e l'invidia dei Novizi, convinti che a lei venissero assegnate missioni facili;  ma a lei questo non importava, perchè gli unici complimenti o rimproveri, li accettava solo da suo padre e suo zio.
- Altair, i miei libri sono noiosi come il tuo motto, che propini a quei poveri ragazzi che pendono dalle tue labbra.... Com'era?? Ah si, nulla è reale, tutto è lecito; un bel rompicapo, complimenti!- a quelle parole, entrambi scoppiarono a ridere di cuore, e la ragazza non potè fare a meno di provare felicità, mentre osservava quella scena così insolita: di solito non si concedevano un lusso simile, troppo presi dai loro impegni e dall'etichetta formale che regnava all'interno degli alloggi e delle stanze che componevano quell'edificio dall'aria austera che si trovava alle sue spalle, appollaiato comodamente sula cima della montagna.
Mentre osservava i due uomini, un ricordo affiorò a ricordarle la triste verità sulle sue origini e il dover vivere nella menzogna.


....Quella sera il cielo era stellato, e una brezza leggera che entrava dalla finestra aperta, scompigliava i suoi lunghi capelli; all'improvviso sentì una presenza alle sue spalle, e sentì la voce famigliare di suo zio Malik: - Salima, vieni con me al giardino, tuo padre ci sta aspettando. Dobbiamo parlarti.-
Salima si accorse del suo tono serio e teso, e decise di seguirlo senza proferire parola. Una volta varcata la soglia, la ragazza si guardò intorno, ossrvando tutto ciò che la circondava: essendo lei una Novizia, ancora non le era permesso mettere piede lì, quindi l'invito del padre la incuriosiva alquanto.
L'Assassino si trovava all'estremità del giardino, comodamente seduto su alcuni cuscini posti sotto un grande gazebo: nonostante la postura rilassata, la ragazza intuì che era molto teso e preoccupato; quella sera non portava nemmeno il solito cappuccio a coprirgli il volto, cosa che la incuriosì molto: raramente il padre si faceva vedere a capo scoperto; aveva la sensazione che usasse quel cappuccio come una sorta di difesa dagli estranei, e lo toglieva solo in presenza di persone fidate.  Una volta arrivati, lei e Malik si accomodarono a loro volta sui grandi e morbidi cuscini; davanti a loro c'erano del cibo e una brocca d'acqua, ma nessuno toccò nulla; Malik guardava fisso di fronte a se, in un punto indefinito nella notte, mentre Altair aveva iniziato a giocare nervosamente con la sua lama celata, facendola scattare avanti e indietro. Salima osservava l'Assassino con intensità, pensando che non aveva mia visto il padre in quello stato; era abituata a vederlo sempre serio, con quell'aria strafottente e il sorrisetto cinico che a volte la faceva innervosire. Quello era un lato di lui che Salima non conosceva.
- Salima, ti ho fatta chiamare perchè c'è qualcosa che devo dirti. - iniziò a dire l'Assassino in tono piatto; la ragazza capì che stava esitando, e si alzò dal suo giaciglio con grazia, guardandolo fisso nei suoi occhi scuri.
- Non so il motivo di questa chiamata, ma vedo che la mia presenza ti turba, credo sia meglio che vada a riposare; domattina potremo parlare con più calma.- fece per girarsi, ma una mano forte e abbronzata la prese per la spalla, costringendola a voltarsi: poteva leggere l'ansia e il timore nei suoi occhi, e se ne rammaricò, perchè non riusciva a capire lo "spavento" del siriano di fronte a lei.
- Ormai sei diventata una donna, abile e forte come un uomo, ma pur sempre una donna.- La ragazza non ci vedeva dalla rabbia: - E quindi cosa vorreste dirmi, che devo abbandonare il mio cammino per diventare assassina, e trovarmi uno stupido ragazzo da sposare?- disse infuriata, scacciando la sua mano dalla spalla.
Altair rimase un attimo interdetto dalle sue parole, ma poi sorrise, pensando che quella graziosa ragazza di fronte a lei aveva lo stesso carattere ribelle di sua madre.
- No Salima, non intendevo questo. Sono convinto che saresti una grave perdita per l'Ordine, ragazzi e soprattutto ragazze, abili come te ce ne sono pochi in giro.- disse Altair, sorridendo ancora. La ragazza era sempre più confusa.
- Altair, non perderti in inutili chiacchiere e parla chiaramente con lei; la stai confondendo inutilmente, solo per non affrontare il discorso.- disse Malik in tono duro; guardava l'amico in modo serio, e con lo sguardo lo incoraggiava a parlare.
- Scusa, ma purtroppo non ho mai avuto il dono della parlantina come te. Non è facile parlare di lei.- il siriano abbassò lo sguardo, dove Samina trovò solo dolore. Aveva tutta l'intenzione di arrivare fino in fondo a quella storia.
- Zio Malik, cos'è che devo sapere? Se mio padre è così turbato, allora è una cosa seria. Parlamene, te ne prego.- disse la ragazza, inginocchiandosi di fronte all'uomo, che lanciò un'occhiata ad Altair, il quale fece un cenno affermativo col capo, invitandolo a raccontare. - Vedi Salima, quello che il nostro intrepido Assassino vuole dirti, è che noi due crediamo sia arrivato il momento che tu incontri tua madre.-
Salima guardò il suo mentore a bocca aperta.....- State scherzando. Mi avete sempre detto che dovevo dimenticarmi di lei, ogni volta che vi chiedevo qualcosa sul suo conto, avete sempre evitato di rispondermi; mi avete fatta crescere in un ambiente ostile, privo di affetti. Ora che finalmente non mi interessa più conoscerla, mi proponete di incontrarla? E' uno scherzo crudele.- disse Salima tra le lacrime.
Odiava piangere, perchè quelle lacrime le facevano capire che nonostante tutti i suoi sforzi, quella sua debolezza la faceva sentire inferiore ai suoi compagni.
Malik si alzò faticosamente e la abbracciò: - Credimi, questo non è uno scherzo... Siamo convinti che incontrarla ti farebbe bene. Avete tante di quelle cose da raccontarvi; a tua madre farebbe molto piacere.-
- Mi ha inviato una lettera, e l'ho ricevuta due giorni fà tramite un messaggero; non te l'ho detto subito, perchè non ero sicuro della tua reazione. Fortunatamente l'hai presa bene.- disse Altair con un sorriso forzato, e dalla sua tunica bianca, tirò fuori una lettera che la porse alla ragazza. Salima prese quella pergamena tra le mani, e si avvicinò alla luce di una candela per leggerne il contenuto:

Mio amato Altair
Ti scrivo per chiedere il tuo consenso ad incontrare la nostra Salima. So che potrebbe sembrarti una richiesta assurda, visto che per 20 anni non mi sono fatta viva. Credimi, in questi anni non c'è stato attimo in cui non abbia pensato a lei, e a come è diventata ora che è una donna adulta; sono sicura che ti sei preso molta cura di lei, e che non le hai fatto mancare nulla. Sono appena tornata ad Acri per fare una visita al suo nuovo reggente, per alcune questioni che politiche che non è il caso di trattare in questa lettera. Credo che ci fermeremo qui a lungo ed ho pensato che forse potevo venire a Masyaf per conoscerla, visto che ho a disposizione molto tempo. Ma forse lei non è daccordo, e la capisco perfettamente; forse non sa nemmeno della mia esistenza. Aspetto con ansia una tua risposta.
                                                                                                                                                          Maria

Salima rilesse quella scrittura sinuosa e regolare un paio di volte, per assimilare bene il suo contenuto. Sua madre era ad Acri e voleva incontrarla? Era più confusa che mai.....
Altair si avvicinò, e lentamente riprese possesso della lettera. - Non ti farò pressioni, la decisione spetta a te.- disse in tono serio, guardandola negli occhi. Salima non sapeva cosa pensare: una parte di lei aveva voglia di conoscerla, dare finalmente un volto a quella figura sfocata che associava a sua madre; l'atra parte, invece, non voleva vederla, non voleva vedere negli occhi la donna che aveva avuto il coraggio di abbandonare la sua bambina, e ripresentarsi dopo 20 anni come se niente fosse.
Ma il suo istinto le diceva che doveva vedere quella donna, parlare con lei, e farsi raccontare la verità sul suo abbandono. - Si padre, voglio incontrarla. Ma non qui, sarò io ad andare ad Acri. Credo che qui a Masyaf non sarebbe la benvenuta; non voglio che rischi la sua vita per vedermi, altrimenti dovrò averla sulla coscienza.- disse in tono duro la ragazza.
Altair non si aspettava quella reazione da Salima, ma non poteva dargli torto; guardò Malik, e si scambiarono un sorriso d'intesa. L'Assassino si era sempre chiesto cosa avrebbe fatto in quegli anni, se Malik non fosse stato al suo fianco, per aiutarlo. Doveva ammettere che si sentiva perso senza i consigli del suo amico, che 20 anni fà lo aiutò a prendersi cura della sua piccola Salima, e per non far scoprire l'identità della sua vera madre. Altair sapeva che se gli altri Assassini sarebbero venuti a conoscenza della verità, avrebbero fatto vendere sua figlia al mercato degli schiavi, o peggio, l'avrebbero uccisa. Quello che avrebbero fatto a lui non gli importava; dopo tutto quello a cui aveva assisstito nel corso delle sue missioni, era arrivato al punto che non temeva più nemmeno la morte. L'unica cosa di cui si preoccupava, era l'incolumità della sua adorata figlia.


Era passato un mese da quella notte, e Salima aveva iniziato a comunicare con la madre, tramite delle lettere che si inviavano con uno dei tanti piccioni che di solito usava Altair per comunicare con i rafik delle città di Damasco, Gerusalemme ed Acri. La ragazza le raccontava la vita che conduceva al villaggio, le parlava degli estenuanti allenamenti, e tutto quello che imparava grazie a suo zio Malik; anche Maria non era da meno, e le raccontò a grandi linee della vita che aveva fatto in quei lunghi anni. Decisero di incontrarsi il giorno del solstizio d'estate, per parlare finalmente faccia a faccia. Salima era emozionata all'idea di incontrarla, ma la sua attenzione era concentrata sui suoi allenamenti; visto che sarebbe andata in una città piena di Templari, la prudenza non era mai troppa, e si impose di dare il meglio di se stessa per non deludere suo padre, che purtroppo la credeva ancora una bambina, la sua bambina. Voleva accompagnarla, ma Salima si oppose; decise di voler incontrare sua madre da sola, così Malik disse che sarebbe stato lui ad accompagnarla fino ad Acri. Padre e figlia furono subito daccordo con quella decisione, e le giornate passarono ininterrottamente fino a quel giorno.
Salima si riscosse dai suoi pensieri, vedendo i due uomini alzarsi e dirigersi lentamente sulla strada principale che portava su, al palazzo. Stavano parlando dell'imminete partenza, che sarebbe avvenuta l'indomani all'alba.
- Come mai partiremo così presto?- chiese Salima curiosa. Sapeva che Acri non era molto distante, con 3 o 4 ore sarebbero arrivati tranquillamente a destinazione.
- Preferisco prendermela comoda, la strada è molto tortuosa e i cavalli potrebbero stancarsi facilmente. E comunque, una volta arrivati ad Acri dobbiamo andare dal rafik per informarlo della nostra presenza.- Samina fu soddisfatta di quella risposta, e non parlò per il resto del tragitto.
Una volta arrivati, i due uomini andarono in biblioteca, mentre Salima andò nella sua stanza per preparare le ultime cose per il viaggio. Non era mai stata ad Acri, e di conseguenza non aveva mai visto il mare: nelle sue lettere, la madre le descriveva il paesaggio, gli scogli, le navi e il porto in maniera molto realistica, e Salima era molto curiosa di visitare quei luoghi di cui aveva sentito parlare. Dopo un pasto frugale, in compagnia di suo padre, decise di ritirarsi a dormire, in modo che alla partenza, fosse ben riposata.
   
 
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