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Autore: Lord Ace    27/11/2010    2 recensioni
Questa storia parla di un assassino reclutato da Ezio, destinato ad essere liberato dalla sua debolezza e dall'oppressione dagli altri. E' una storia di come un comune ragazzo, se condotto sulla via giusta, può dventare strumento di un grande bene.
Quando il padre, affermando che un figlio bastardo non può vivere all'ombra dei suoi fratelli, decide di mandarlo a Roma, Simone non sa che il destino ha in serbo per lui qualcosa di molto speciale, qualcosa che gli cambierà la vita dandogli un senso e uno scopo.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ezio Auditore, Niccolò Machiavelli, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non è facile essere un assassino. Io lo so, io lo sono. Sono Simone da Milano e sono entrato a far parte dei servitori di Ezio Auditore quando avevo venti anni. All'epoca ero solo un figlio bastardo di un ricco signore della possente Milano, quindi non potevo crescere all’ombra dei suoi figli senza destare voci e sospetti. Per ovviare al problema fui spedito a Roma il giorno del mio diciassettesimo compleanno, da uno zio che avrebbe dovuto trovarmi lavoro in qualche bottega, probabilmente da un fabbro, visto il mio naturale interesse per quella professione. Il fato aveva altri piani per me e, come tutti sanno, al destino non si sfugge. Quando entrai nella città dei papi, la prima cosa che notai non furono gli archi, gli acquedotti dell’antica Roma oppure le rovine, notai invece che, proprio alle porte della città, dei soldati stavano importunando una ragazza. Aveva lunghi capelli castani e appariva molto bella all'occhio maschile, quindi credetti che stessero cercando di abusare di lei. Le davano della ladra e della puttana, considerai che quello non si addiceva al comportamento consono da tenere nei confronti di una ragazza e anche un bastardo come me poteva capirlo. Notai con un certo sospetto che nessuno accorreva ad aiutarla, nonostante gridasse aiuto e cercasse di schivare i colpi di spada, che fendevano l’aria alla ricerca della docile e indifesa preda. Non avevo sulle spalle un bagaglio pesante e quindi corsi ad aiutarla, certo di stare per cacciarmi nei guai ma speranzoso riguardo ad un primo attacco a sorpresa. In realtà la mia strategia era basata sulla fortuna e speravo enormemente di farli scappare. Riuscii, per mia fortuna, a colpire un soldato colpendolo alle spalle, o meglio, gli saltai addosso senza avere la più pallida idea di quello che facevo.

-Cane rognoso! Sei un amico di questa donna eh? Morirete entrambi!-

Disse il soldato rialzandosi mentre veniva contro di me a spada tratta, pronto a infilzarmi. Un sasso che mi fece cadere a terra, sbattendo la testa, in questo modo riuscii per fortuna a schivare il fendente orizzontale che mi avrebbe sicuamente colpito. Ero stordito e avevo la certezza che non sarei sopravvissuto al prossimo attacco. Così chiusi gli occhi e e provai a prepararmi alla morte

“Nonostante la mia sia stata una vita molto breve, non posso dire di aver vissuto male. Al diavolo! Io non voglio morire!”

Mi dissi mentre aprivo gli occhi pronto a cercare di salvarmi la vita. Il tempo parve fermarsi per qualche secondo. Fu allora che lo vidi per la prima volta. Era un uomo incappucciato, comparso non si sapeva come in mezzo alla battaglia. Con due mani, grazie all’ausilio di due lame che sembravano uscirgli dalle braccia, aveva ucciso due guardie in un secondo, colpendole in faccia e salvandomi così la vita. Non avevo mai visto a Milano qualcuno capace di fare qualcosa di simile e non ne avevo mai letto niente neanche nei libri che ogni tanto, molto raramente anzi, riuscivo a leggere. Non vi sto neanche a dire con quale maestria, entro un paio di minuti, anche le altre due guardie furono morte. Ero spaventato da quell'individuo, così come lo era anche la ragazza che avevo salvato, temevo di poter fare la fine di quelle guardie con la stessa inquietante facilità. Invece il nostro salvatore tese la mano e, aiutandoci ad alzarci, disse

-Ho osservato tutto quello che è accaduto. Tu-

Disse guardando la ragazza

-Hai rubato del pane per darlo ad un bambino affamato. Invece tu-

Continuò guardando me

-Ti sei lanciato ad aiutarla senza pensare alle conseguenze-

Poi tacque in quello che fu sicuramente un silenzio ricco di tensione e di paura

-Queste sono le qualità che cerco. Unitevi a me e diventate assassini. Insieme libereremo Roma dall'influenza dei Borgia-

Assassini? Che cosa voleva dire diventare un assassino? Non lo sapevo e sicuramente non avrei voluto scoprirlo, io dovevo ancora andare da mio zio ed ero già in ritardo. Però la cosa mi incuriosiva, non conoscevo nessuno che andava in giro affermando di essere un assassino, specialmente con fierezza. Mentre la ragazza espresse animatamente quanto fosse onorata della richiesta, io risposi molto semplicemente

-Perdonatemi Messere ma temo di essere in ritardo-

Mi girai e feci per andarmene ma l’uomo mi afferrò per una spalla e disse

-Non sei stanco di non poter aiutare le persone? Non sei stanco di non poter mettere fine ai soprusi?-

Bastarono quelle parole a convincermi, a nessun altro sarebbe servito di più. Giratomi, gli strinsi il braccio in segno di assenso e poi ci incamminammo per le vie di Roma. Attraverso un intricato sistema di gallerie sotterranee giungemmo in quell’edificio che da quel momento cominciai a chiamare casa. Scoprii in seguito che si trattava di un magazzino sull'isola Tiberina, riadattato dal mio salvatore a covo per gli assassini. Ezio, così disse di chiamarsi la persona a cui dovevo la vita, affermò di potermi insegnare come proteggere i deboli, come essere invisibile e come fare il giusto. Dalle sue parole scaturivano sicurezza e coraggio che sarebbero bastati a farlo seguire da chiunque. Per questo motivo continuai a seguirlo. Immediatamente venni spogliato dei miei abiti e mi vennero donate le vesti dell’apprendista, che erano assai diverse da quelle di Messer Ezio. Da quel momento decisi di chiudere definitivamente con la mia vita passata e mi dedicai anima e corpo agli insegnamenti che i miei maestri potevano offrirmi. Secondo quanto mi spiegò un uomo che si faceva chiamare Niccolò Machiavelli, anche lui assassino, il mio addestramento sarebbe stato suddiviso in cinque parti: per prima cosa avrei imparato bene l’utilizzo della lama nascosta, più antica e grande arma degli assassini; poi sarei andato nella Gilda dei Ladri e avrei imparato a scappare, arrampicarmi e saltare da un tetto all’altro; avrei proseguito andando nel più famoso bordello della città, dove avrei imparato a essere invisibile e a rubare; avrei proseguito andando alla gilda dei mercenari dove avrei imparato l’arte della spada; per terminare il mio addestramento avrei dovuto svolgere una missione in solitario, dove tutte le mie capacità sarebbero state messe alla prova. Desideroso di imparare, cominciai dal primo masso, la lama nascosta.

  
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