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Autore: Scarlett Sakura    29/11/2010    0 recensioni
Ambientata dopo un’ipotetica fine del manga in cui la razza umana è riuscita a sopravvivere. E' una specie di epilogo sul futuro di Subaru e della sua famiglia.
- E’ passato molto tempo dall’ultima volta che ci siamo visti, Subaru. - l’uomo in questione si voltò trovandosi di fronte una bellissima donna.
[Nuovo personaggio]
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Subaru Sumeragi
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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X1999 - (Future)

 

 

 

 

<< E’ passato molto tempo dall’ultima volta che ci siamo visti, Subaru. >> l’uomo in questione si voltò trovandosi di fronte una bellissima donna. Capotto nero lungo, stivali e minigonna dello stesso colore. Camicia bianca. Capelli color della pece, lunghi e lisci, occhi azzurri e un tempo luminosi ma tuttora tristi. Pelle chiara e viso delicato.

Gli ricordava molto Arashi.

<< Infatti. >> rispose atono quest’ultimo.

<< Grazie per essere venuto all’appuntamento. >> la sconosciuta era chiaramente in pena per lui. Da quando Seishiro Sakurazuka era morto non provava più alcun tipo di sentimento, avevo smesso persino di desiderare qualunque cosa. L’unico motivo per il quale continuava a vivere era per non cancellare l’unica traccia del suo amato da questo mondo. Avrebbe dato qualunque cosa per riportare indietro il tempo e restituirgli la persona che lui amava.

Ma ciò non era possibile.

<< Se sono qui è solo per mettere la parola fine a qualunque mio contatto con la famiglia Sumeragi, ora io sono il nuovo Sakurazukamori. >> non vi era alcuna inflessione nella voce ne mostrava uno sguardo particolare, Subaru Sumeragi era sparito insieme a quell’uomo. Più che addolorata, l’altra distolse lo sguardo osservando il parco che li circondava, il luogo del loro incontro.

<< Io invece sono qui per due motivi: il primo è scusarmi per non aver saputo aiutarti. >>

<< Non devi. >> le rispose sempre atono lui. << Non avresti potuto aiutarmi in alcuna maniera. Tu sei Tsubaki Suzaku, l’attuale capostipite della famiglia che da sempre serve il clan Sumeragi. >> fece una breve pausa alzando lo sguardo verso il cielo terso. << Nonché la donna che mia nonna aveva scelto per me. >>

<< Già. >> Tsubaki ripensava alla sua infanzia e a tutti i momenti trascorsi con i due gemelli. Quanto le mancava Hokuto, se lei fosse stata ancora in vita ora non sarebbero ridotti così.

<< Tu >> cercò di attirare la sua attenzione lui vedendo che era persa in chissà quali pensieri. << hai detto che sei venuta qui per due motivi. Il primo l’ho capito, il secondo? >> lei sorrise e la luce che da sempre le apparteneva riprese a brillare come un tempo.

<< Per farti rivedere una persona. >> e si fece da parte per mostrargli qualcuno di particolare. Subaru seguii il suo sguardo e capì a chi si stesse riferendo.

<< Lei? >> niente sorpresa, niente gioia o dolore. Niente. I suoi occhi non dicevano nulla e lei si senti nuovamente abbattuta.

<< Proprio così. >> guardò dolcemente verso una panchina.

<< Hokuto… >>

<< Tua figlia. >> gli disse con gentilezza prima di correggersi da sola. << anzi, nostra figlia. >>

<< Il figlio che concepimmo quella notte. >> Tsubaki, rricordando gli eventi precedenti a quei cinque anni, iniziò a raccontare.

<< Tua nonna era disposta a cederti la tua libertà e a lasciarti vivere come un Drago del Cielo a patto che tu lasciassi un erede. Avevamo entrambi vent’anni e per il bene della famiglia accettammo. Quella fu la prima e l’ultima volta che ci toccammo. Fortunatamente rimasi subito incinta e dopo nove mesi diventammo genitori. Tuttavia… >> non riuscì a continuare e Subaru lo fece per lei.

<< Tuttavia, io mi sono interessato pochissimo alla bambina ed è cresciuta praticamente senza padre. >>

<< Esatto. >> sospirò per nulla intenzionata a rinfacciargli quella storia. Sapeva a cosa andava incontro quando aveva accettato di mettere al mondo suo figlio. Non era giusto fargliene una colpa. Entrambi osservavano la piccola creatura di cinque anni che giocava al parco insieme ad un cane. Era praticamente identica ai gemelli quando erano piccoli.

<< Le somiglia molto? >> chiese Subaru senza un vero interesse.

<< Assomiglia a entrambi. Ha la tua stessa dolcezza ma possiede anche la forza di tua sorella, e la mia pazienza. >> rise appena senza allegria. Ormai il tempo dei giochi era finito per tutti e due.

<< Dunque, Tsubaki, perché sei qui? Per quale vero motivo? >> la donna divenne improvvisamente seria, gli occhi puntati su quello che è stato e che sempre sarà il suo grande amore. Un amore che non sarà mai ricambiato. In questo erano uguali.

<< Ora che tu sei diventato Sakurazukamori, toccherà ad Hokuto portare avanti la tradizione di famiglia come quattordicesima capostipite. Un giorno, forse tra una decina d’anni, lei verrà a cercarti. Sappilo. >> un forte vento si alzò come a voler testimoniare la gravità di quelle parole e la promessa implicita nascosta in esse.

<< Questo lo sapevo già. Sarebbe stato impossibile per te o per mia nonna uccidermi. >>

<< E comunque sia mai l’avremmo fatto. >> osservò ancora una volta la sua piccola giocare felice e spensierata prima di tornare a lui. << Questa è l’ultima volta che ci vediamo. >>

<< So anche questo. >> Subaru ormai non riusciva a provare più niente. Voleva dispiacersi per ciò che aveva fatto a Tsubaki ed a Hokuto ma era inutile, non ci riusciva. Lui era solo un automa che uccideva le persone per tenera in vita un albero e così il suo amato. Niente di più.

<< Mammina! >> la bambina si avvicinò di corsa verso la donna e aprì le mani facendo vedere un uccellino ferito. << L’ho trovato vicino ad un albero, posso curarlo? >> domandò speranzosa di ricevere risposta positiva, cosa che avvenne.

<< Ma certo tesoro, lo porteremo a casa con noi. >> dal suo sorriso traspariva tutto il suo amore di madre. Sua figlia era la persona che per lei era più importante e avrebbe fatto qualsiasi cosa per il bene, anche andare contro alla persona che amava di più.

<< Evviva! >> esultò felice alzando le mani contenenti il volatile. D’un tratto i suoi occhi si posarono sulla figura dell’uomo vestito anch’essi di nero. << Chi è questo signore, mamma? >> era una domanda totalmente innocente eppure era quanto di peggio potesse chiederle. Subaru rimase in perfetto silenzio lasciando a lei il compito di rispondere. Non poteva dirle la verità, era fuori discussione.

Forse, un giorno capirà…

<< E’ un mio vecchio amico. E’ venuto qui per salutarmi perché lui deve partire e quindi non ci rivedremo per molto, molto tempo. >> concluse con una vena di tristezza che però era ben lontana dall’essere percepita dalla figlia.

<< Capisco, allora buon viaggio signore. >> lo salutò piena di allegria e con un bellissimo sorriso che assomigliava in maniera spaventosa a quello della persona da cui prendeva il nome. << Mamma, andiamo a prenderci un gelato? >>

<< Certo tesoro, tu torna a giocare con Inu, io vengo subito. >>

<< Va bene. >> si girò pronta per tornare indietro quando si ricordò di una cosa importante. Ritornò a guardare l’amico della mamma. << Ciao signore, ci rivedremo prima o poi. >> quello era forse il sorriso più bello che avesse mai rivolto a qualcuno. Chissà che non avesse inconsciamente capito la verità.

<< Spero che nel momento in cui scoprirà tutto sarà disposta a perdonarmi. >>

<< Lo farà sicuramente, dopotutto è mia figlia. Un giorno saremo costretti a combattere l’uno contro l’altra. >>

<< Questo non è detto. >> fece una breve pausa prima di proseguire. << sappi che da parte mia farò di tutto perché diventi una perfetta onmyoji. >> vi era la massima serietà nella sua voce, come seri erano i suoi occhi.

<< Non mi sarei aspettato nulla di meno da te. >> fissò un punto imprecisato davanti a lui per alcuni istanti prima di voltarle le spalle. << Ora devo andare. >>

<< Addio, Subaru. >>

<< Addio, Tsubaki. >> lo guardò allontanarsi lentamente, senza alcuna fretta, come se del tempo non gli importasse nulla. E probabilmente era così.

<< Subaru. >> si fermò sentendosi chiamare ma non si voltò.

<< Non è detto che tu e Hokuto siate destinati a battervi. >> abbasso il voltò sempre sorridendo << Dopotutto, il futuro non è ancora stato deciso. >> una piccola pioggia di petali li avvolse, mossi dal piacevole venticello che si era nuovamente alzato. << Non sono forse i nostri desideri a decidere il nostro futuro? >> senza darle alcuna risposta e, così com’era arrivato, Sakurazukamori scomparve. Senza preavviso un lacrima scese solitaria sul volto della donna. << Addio, amore mio. >>

<< Mamma? >> sentendo la voce della piccola si asciugò subito la guancia e si voltò a guardarla.

<< Si? >>

<< Sei triste. >> non era una domanda ma un’affermazione, era sempre stata brava a capire certe cose. Era preoccupata, non voleva vedere la sua mammina piangere.

<< Un po’ tesoro, ma ora è tutto passato. Andiamo? >> le allungò la mano, mano che Hokuto afferrò subito.

<< Sì! >> insieme si avviarono fuori dal parco, mano nella mano e sorriso nel sorriso. Più in alto, su un palazzo che affacciava sul quel frammento di terra, Subaru le osservava impassibile.

<< Hai ragione tu, Tsubaki. Sono i nostri desideri a decretare il nostro futuro… ed è per questo che un giorno sarà proprio mia figlia, il capo della famiglia Sumeragi, ad uccidermi. Così che io possa raggiungere Seishiro e mia sorella. >> diede loro un ultima occhiata prima di indossare i guanti neri. << E’ ora di mettersi al lavoro. >>

 

Per quanto cerchino di separarle, le strade dei Sumeragi e dei Sakurazuka sono destinate a incrociarsi per sempre. La prima salvando vite umane mentre la seconda togliendo le vite agli altri. Si dice che i Sakurasukamori possano essere uccisi solo dall’unica persona che ameranno al mondo. Potrà, allora, Hokuto riuscire a uccidere suo padre? E lei vorrà ucciderlo veramente?

 

Questo solo il destino può dirlo… ma, in fondo, è tutta una questione di desideri.

 

 

 

 

 

 

Fine.

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti, cari lettori. ^^

Se ho deciso di scrivere questa roba è perché ci sono degli interrogativi che mi sono rimasti.

Primo: che en sarà di Subaru? Chi lo avrebbe ucciso/salvato? Ecco la riposta. Secondo: cosa ne sarebbe stata della famiglia Sumeragi ora che il suo erede ha dato buca? Ci pensa la bambina.

Suzaku Tsubaki: è un personaggio che da sempre esiste nella mia testa e che da sempre ho associato a Subaru. Suzaku è la “fenice vermiglia” ed è il simbolo associato all’imperatrice. Tsubaki significa “camelia” ed è fiore senza profumo. Shizuka, la madre di Seishiro, prima di morire stava curando delle camelie. Questo per far capire che non è una scelta tirata a caso ma ben precisa.

 

Grazie a chiunque leggerà, recensirà e inserirà la fiction da qualche parte, anche nel forno. XD

 

 

Saluti da Koishan la folle. ^^

   
 
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