Nota: i
personaggi di Sailor Moon, detenuti da Naoko Takeuchi, non mi
appartengono.
Le Quattro Pietre del Destino,
Il Destino delle Quattro Pietre.
La disprezzava.
Anzi, no… la odiava. Con tutta l’anima.
Anima mutilata e corrosa dall’amore che provava per
lei.
E quel sentimento tanto intenso quanto malsano si
era trasformato in sdegno, finché il risentimento causato dal di lei rifiuto
non era sfociato che in una devastante ostilità distruttiva.
Perchè? Perché non lo aveva scelto?
Stupida.
Lei avrebbe potuto sedersi accanto a lui come
sovrana se fosse rimasta al suo fianco. Già la vedeva compagna fedele nel suo
piano di dominazione della galassia. Avrebbe potuto elevarsi al di sopra di
tutti gli altri. E invece… si era accontentata del ruolo di guida per la sua
gente.
Sporca
traditrice.
Aveva preferito lui. Un misero lunare. E nemmeno
nobile.
Ma per lei lo era.
Com’è che l’aveva chiamata? Ah, sì… Nobiltà d’animo.
Nient’altro che debolezza, secondo lui.
Come aveva potuto non scegliere la potenza e la
superiorità che aleggiavano come un’aura intorno a lui? Aveva creduto che lei, maestosa
regina, fosse affascinata da uomini di pari lignaggio.
Falsa.
Aveva anelato ardentemente di essere l’oggetto dei
suoi sguardi luminosi.
Glielo aveva detto durante la serata del Ballo
d’Inverno, approfittando della momentanea assenza del suo cavaliere. L’aveva
trascinata in una saletta, arso dal desiderio violento di dimostrarle i suoi
sentimenti.
Ma la freddezza dei suoi occhi celesti lo avevano
raggelato all’istante. E seppe, ancor prima di parlare, ciò che il suo cuore si
rifiutava di ammettere.
Non sarebbe mai stata sua.
Le aveva concesso l’altissimo onore di essere la
sua compagna e lei aveva osato respingerlo!
Morta.
La voleva morta.
Così non sarebbe stata di nessun
altro.
Ma proprio nel momento in cui stava per attuare il
suo piano, quel maledetto cristallo aveva reagito, scaraventandolo dall’altra
parte della stanza.
Il dolore delle ferite non era stato nulla in
confronto all’umiliazione di essere stato sconfitto da una donna.
Aveva accolto quasi con piacere le sue parole che
gli annunciavano il bando dal Silver Kingdom. Per lui, equivalsero a una sfida.
Che non avrebbe perso.
Un giorno, lui sarebbe ritornato. E se lei non
voleva fargli compagnia da alleata, allora l’avrebbe affiancato da schiava.
Sedici anni.
Sedici lunghissimi anni erano passati da quel
giorno.
Interminabile lasso di tempo
durante il quale si era preparato.
Aveva organizzato tutto,
pianificato ogni dettaglio. In quanto Re, era stato facile comandare le menti
del suo popolo.
La vendetta è un piatto che va consumato freddo.
Se voleva abbatterla,
schiacciarla, – Dio, quanto voleva farlo! – doveva cominciare dai bordi, per
poi puntare dritto verso il centro. E così avrebbe fatto.
Lei si sarebbe ritrovata
privata di tutti i suoi amici e alleati.
Il suo regno sarebbe andato
distrutto così come i suoi cari.
E avrebbe chiesto sicuramente
pietà.
Un ghigno malefico attraversò
repentino il suo volto.
Non l’avrebbe risparmiata.
E nemmeno sua figlia l’avrebbe
scampata.
Sì, lo aveva saputo. All’epoca,
le notizie del matrimonio con l’insulso lunare e la nascita della bambina
avevano trasceso i confini del sistema solare ed erano giunte fin lì a
Tsuguria, piccolo pianeta ai margini della galassia.
Ricordava bene quel periodo:
l’harem era stato un ottimo posto per dare sfogo ai suoi impulsi. La rabbia
famelica si acquietava solamente al calar della notte quando, soddisfatto e
rigenerato, lasciava quel luogo per ritirarsi nelle sue stanze.
Dall’alto del suo scranno,
egli si riscosse dai suoi pensieri e si alzò fulmineo, bramoso di raggiungere
la sala attigua.
Varcata la soglia, si fermò un
istante ad ammirare il grezzo bacile di ossidiana che troneggiava al centro
della stanza.
Appena si avvicinò, il liquido
putrido contenuto in esso gli restituì l’immagine della Regina e di una ragazza
più giovane. Non l’aveva mai vista ma non poteva sbagliarsi sulla sua identità.
La futura erede le somigliava come una goccia d’acqua. Questo bastò per odiarla
ancora di più.
La vista, però, si concentrò
sulla figura esile della Regina. Straordinario come non fosse cambiata nel
corso degli anni. Non sapeva se lo eccitavano di più quegli occhi magnetici
capaci di ipnotizzarlo o le curve sinuose del suo corpo perfetto e immutabile.
Lentamente, si mosse in avanti
fin quasi a toccare con le labbra l’orecchio delicato che la superficie liquida
gli mostrava.
L’oscurità asfissiante della
stanza fu il solo testimone che accolse il suo sussurro carico d’odio.
-“E’ giunta la tua ora,
Selene.”- mormorò Chaos.
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“È giunta la tua ora, Selene...”
Si
svegliò di soprassalto, scattando a sedere.
Realizzando
di essere nel suo letto, tentò di calmare il respiro accelerato e la corsa
impazzita del suo cuore.
I suoi
occhi misero a fuoco a poco a poco i mobili della sua camera appena rischiarata
dai deboli raggi lunari. Non c’era anima viva in quella stanza a parte lei.
Eppure,
qualche istante prima, avrebbe giurato di trovarsi al cospetto di una presenza
malefica all’interno di un palazzo oscuro.
Era solo un incubo, rifletté per calmarsi.
Ma il
pensiero le causò un’altra fitta d’inquietudine e le strinse il cuore in una
morsa: erano passati anni dall’ultima volta che lei aveva avuto incubi.
Quel
sogno significava forse qualcosa? Era forse un presagio?
Si
rimise stesa, cercando di recuperare il tepore delle lenzuola di seta azzurra
che le avevano offerto riparo fino a pochi attimi prima.
Ma il
gelo del suo giaciglio le procurò un brivido che scosse il suo intero corpo.
Non è certo il freddo che mi fa
reagire così,
pensò con amarezza.
Provò a
ricordare come era arrivata a fare quel sogno. Il brusco risveglio non aveva
ancora cancellato dalla sua mente l’immagine indistinta dell’entità maligna.
Raggiungendola di soppiatto, l’aveva presa proprio mentre lei attraversava la
sala del trono. Un fremito di disgusto attraversò il suo corpo al pensiero
delle sue forti mani che l’avevano afferrata per i fianchi e avevano
accarezzato la sua pelle diafana, tentando di violarla. Prigioniera delle sue
rudi carezze, lei aveva provato inutilmente a liberarsi. Si era risvegliata
solamente dopo aver sentito quelle parole di condanna.
La sua
voce fredda e tagliente le rimbombava ancora nella testa. Era certa che
appartenesse a qualcuno del passato ma non riusciva a collegarla a un volto
specifico.
La
visione che aveva avuto lasciava intendere che qualcosa di grave era in arrivo.
Dopotutto,
anche la sua defunta madre le diceva sempre di credere nei sogni, sia quelli
belli che quelli brutti. I sogni sono la
manifestazione dei sentimenti del cuore – affermava – ma i tuoi, figlia mia, sono speciali: hanno il potere di rivelare ciò
che accadrà.
Decise
di verificare all’istante le sue ipotesi. Se prima aveva sperato di
riaddormentarsi, ora un compito urgente la teneva ben sveglia e lucida.
Si alzò,
prese la sua vestaglia di raso bianco e uscì.
Con
passo veloce, percorse sicura i corridoi del suo palazzo, addentrandosi nelle
sue profondità. Solo quando giunse davanti a un portone di legno bianco
intarsiato con fili d’argento, si concedette un momento di indecisione.
Forse
stava sbagliando. Forse il suo sogno non significava nulla. Non c’era ragione
di accedere a quella stanza se non per una sua stupida paura che poteva
risultare ingiustificata.
Ancora
una volta, le parole di sua madre la guidarono.
Segui il tuo cuore.
Avanzò
di un passo e le ante del portone si aprirono, avvertendo la sua regale
presenza.
E lei
entrò.
Quella
stanza dal soffitto alto e candido custodiva il Cristallo d’Argento, sua
essenza e fonte inesauribile di potere. Non era certo un caso se l’accesso era
riservato solo alle discendenti della stirpe lunare, le più idonee ad attingere
l’energia contenuta e a fondersi con essa. Al centro, una teca trasparente
proteggeva la pietra lunare che risplendeva fulgida, illuminando l’intera sala
con i suoi bagliori iridescenti.
Rincuorata
dalla piena potenza della pietra,
Era
arrivata lì ma non sapeva ancora cosa fare.
Il suo
sguardo volò in ciascuna direzione intorno alla teca, sperando che qualcosa
fuori posto la inducesse a pensare a un indizio da seguire.
Tutto
era immacolato e in ordine.
Scoraggiata
e affranta,
Illuminata
da riverberi argentati, una pergamena arrotolata fluttuava in aria a pochi
metri da lei. Con mani tremanti, la afferrò e lesse:
Un antico nemico tra
le pieghe dello spazio è celato,
il tempo della pace
è ormai terminato.
Il regno per mano
sua cadere dovrà,
inevitabile la fine
giungerà.
Ma rifiorisce della
sopravvivenza la speranza
se accordi e
amicizie rinsalderan l’Alleanza.
Il potente
avversario dall’odio feroce si prepara,
colpirà con violenza
la progenie cara.
Sono quattro
guardiane la di lei salvezza
e quattro pietre la
loro certezza.
Discendenti dai
pianeti esse sono,
di regale stirpe il
loro trono.
Combattiva è una, e
orgogliosa,
consulta il fuoco
senza posa.
In colei dovrete
riporre la vostra fede
poiché è
dell’agguerrito Marte l’erede.
Un’altra ha la
sapienza dalla sua parte
e la fredda logica
è la sua arte.
Derivato da
Mercurio è il suo regno,
sulla principessa
lascerà sicuramente un segno.
La terza ha del
fulmine la potenza,
nella di lei forza
vedrai di Giove la presenza.
Alta e snella,
romantica e delicata,
in cucina le sue
mani son di fata.
L’ultima ha di
Venere la beltà,
ma dietro una
superficiale vanità
si nasconde una
leader perfetta e pronta
a non subir
dell’affronto l’onta.
Ecco, dunque, la
strada è segnata:
irta e di oscuri pericoli
sarà costellata.
Incerto è
l’assicurarsi di un futuro,
affrettatevi, se
volete il regno duraturo.
Ecco il
segno che cercava!
Piena di
riconoscenza,
Ora
sapeva.
Certo, la
profezia aveva molti punti non chiari ma almeno il primo passo era tracciato:
doveva ristabilire i contatti con gli altri pianeti.
E
l’unica persona che poteva aiutarla era sua figlia, Serenity.
Si
volse, pronta per tornare nelle sue stanze, ma un sonoro scatto proveniente
dalle quattro colonne posizionate agli angoli della stanza la fece fermare. Si
ricordava di averle distrattamente guardate nel momento del suo ingresso della
stanza: il marmo bianco di cui erano fatte si presentava uniformemente liscio
al suo tocco. Ora, invece, le mostravano il loro segreto: cavità che avevano
aspettato quel momento per essere scoperte.
Se il
vano della colonna alla sua destra conteneva un lucente zaffiro, il
nascondiglio del pilastro di sinistra ospitava un brillante topazio. I due
gioielli rimanenti si rivelarono essere il rubino di Marte e lo smeraldo di
Giove.
Selene
si diresse verso il Cristallo. Aprì la teca e, come ebbe in mano il Cristallo,
lo assorbì all’interno del suo corpo. Poi fu la volta delle pietre. Dopo averle
delicatamente avvolte nella pergamena, lasciò la stanza.
Aveva
scoperto facilmente tutto ciò che c’era da trovare.
Ma la
parte più difficile doveva ancora presentarsi, se lo sentiva.
A metà
del corridoio, si arrestò improvvisamente e prese una direzione opposta a
quella pensata poco prima. Percorse tutto il palazzo fino ad arrivare nell’ala
est.
Spinse
la porta davanti a lei che si aprì silenziosa, dandole l’accesso agli
appartamenti della principessa.
Non si
stupì nel trovare la figura dormiente di Serenity nel suo letto a baldacchino.
Sedendosi
sul bordo, Selene si soffermò a osservare il volto placido della figlia,
illuminato da un piccolo sorriso.
Chissà cosa starà sognando.
Serenity
aveva l’innato potere di rallegrare le persone semplicemente con la sua
presenza. Qualità che le sarebbe servita
molto presto, pensò con dolore.
Guardando
sua figlia immersa beatamente nel mondo dei sogni, Selene si rammaricò di non
poter proteggerla da un percorso già predestinato. Sapeva che il fato l’aveva
scelta per compiere grandi imprese e lei non poteva opporsi. In gioco c’era la
vita del suo popolo e di quelli che abitavano la galassia.
Sperò
solo che gli eventi che la attendevano non le facessero perdere la
spensieratezza che la caratterizzava.
Dopo aver
depositato un lieve bacio sulla fronte di Serenity,
-“D’ora
in avanti, il mondo non sarà più come lo abbiamo conosciuto.”- mormorò prima di
scomparire nell’oscurità del corridoio.
Note dell’Autrice
Salve a tutti!! Come avevo già annunciato, sono ritornata con questo
mio primo esperimento di long-fic a più capitoli. Questo, ovviamente, è solo il
prologo.
Sinceramente parlando, non mi sento molto soddisfatta di questo
capitolo. Ci ho messo tre giorni per scriverlo in mancanza della mia solita
ispirazione e mi sa che ci sono parecchie imperfezioni. Cmq, che ne dite?
L’idea di questa storia ambientata nel passato Silver Kingdom è
partita da una domanda: com’è nata l’amicizia tra le Sailor e Serenity? Se
non sbaglio, sia nel manga che nell’anime non viene approfondita questa parte
della storia (oppure me la sono proprio persa!) e così mi è venuta l’idea di
svilupparla io, cercando di restare il più fedele possibile agli elementi del
passato ma inventando comunque la storia dietro e le circostanze. Spero che
questa storia sia di vostro gradimento e che vi piaccia.
Altra cosa: la trama della storia è interamente delineata nella mia mente (c’è giusto da limare qualche
dettaglio!) quindi non c’è pericolo che io sospenda il mio lavoro. L’unico
fatto è che gli aggiornamenti non saranno rapidi (e di questo, mi scuso già con
voi lettori…^^'). Se tutto va come deve andare, aggiornerò una volta al mese
probabilmente verso la prima settimana. Devo prendere del tempo per scrivere,
rileggere, correggere, perché sono un po’ perfezionista. E poi perché i
capitoli li scrivo durante questo lasso di tempo. Se invece mi accorgerò di
essere indietro, cercherò comunque di sbrigarmi. Questo allungamento dei tempi
sarà “in vigore” solo fino a marzo 2011, mese che per me sarà molto speciale. Dopo
sarà più semplice per me rispettare le scadenze e magari accorciare i tempi di
pubblicazione.
Se volete, fatemi sapere cosa ne pensate di questo inizio. Come
scrivo sempre, tutti i commenti, sia positivi che negativi, sono ben accetti e
graditi. Ovviamente, quelli positivi fanno più piacere ma anche le critiche
costruttive servono a migliorare… e vi assicuro che ne ho tanta di strada da
percorrere!! (^^)
A questo proposito, vorrei ringraziare di cuore le persone che
hanno recensito la mia fic precedente “Emergenza!... C’è un mostro in casa mia!”:
pingui79, Enid, Garth Herzog, ShessomaruJunior, maryusa, lagadema e luciadom.
Tantissimi grazie li rivolgo anche a chi l’ha inserita tra le
preferite (Agnese94, LadyMars, ShessomaruJunior), a chi l’ha inserita tra le ricordate (ShessomaruJunior) e a chi l’ha inserita
tra le seguite (ShessomaruJunior).
Dopo queste mie interminabili chiacchiere, vi saluto sperando di
risentirci per fine dicembre/inizio gennaio.
A presto!