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Autore: _ether    01/12/2010    6 recensioni
E quegli occhi? Lo stavano seducendo come nessun'altra era mai riuscita. Poteva una donna farlo innamorare solamente con uno sguardo?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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30stm Note dell'autrice: Come mi è uscita? Stavo a danza e durante l'allenamento parte questa canzone di Beyoncé, da cui la storia ha preso il titolo e l'ho vista tutta davanti agli occhi. Non so perché ma Jared Leto mi è comparso limpidamente davanti agli occhi (tanto é che mi ero perfino imbambolata e ho combinato un casino xD subito dopo ho dovuto fare l'entrata per il pezzo da solista -entro con una sforbiciata in aria- e BAM! Con il sedere a terra. Ho un'ematoma, adesso, al posto della coscia xDD) e allora anche se lo conosco da poco e da poco sto seguendo il suo gruppo, i 30STM, mi è venuta in mente questa. Spero vi piacerà! Per la prima volta non ne penso male nemmeno io, anche se sono un po' insicura :)

Broken – hearted girl.



L'uomo scese dalla sua macchina, sbattendo forte la portiera dietro di sé. Aveva percorso così tanta strada solamente per rivederla. Rivedere lei che sapeva perfettamente di aver fatto soffrire.

L'aveva vista l'ultima volta andarsene con il volto rosso dalla rabbia e le lacrime trattenute, per non scoppiare a piangere proprio lì, di fronte a tutti e di fronte, soprattutto, a lui.
Si ricordava ancora il suo sguardo pungente e affranto sul suo viso, che lo pugnalarono come un coltello in pieno petto e quel dolore era stato quasi fisico. L'aveva sputtanata davanti a suo fratello, a Tomo, i tecnici del suono e le altre ballerine come lei. L'aveva cacciata dallo studio senza pietà, con una calma disarmante che nascondeva tanto fervore.
Aveva sbagliato e lo sapeva benissimo, per questo ora si trovava inerme a fissare la porta principale di una palestra nella periferia di Chicago, aspettando il coraggio per entrare.
Respirò forte e l'aria fredda si condensò in una nuvoletta di fronte a lui. Si strinse le mani e le sfregò l'una all'altra, nervoso, poi impugnò deciso la maniglia del portone e spinse, pronto a tutto. Anche ad inginocchiarsi e supplicarla di perdonarlo. No, scherzavo, forse fino a quel punto non si sarebbe mai spinto.
Rimaneva il fatto che si era comportato da vero bastardo e nessuno era rimasto poi così sorpreso, poiché quella reazione era tipica da un tipo come lui. Solamente suo fratello, Shannon, però conosceva la vera motivazione per cui aveva reagito in quel modo, con tutta quella rabbia repressa in freddezza.
Era stato respinto e non poteva accettare che ad averlo fatto fosse stata proprio una qualunque ballerina. O almeno era quello che pensava all'inizio preso dalla foga di vendetta verso una creatura tanto fragile e sensibile. Perché era così Camille.
Le era sempre piaciuto Jared; era per lui se si era presentata a quel provino e aveva concorso per entrare a far parte delle poche ballerine che lui e il suo gruppo cercavano per il nuovo video. Provava verso di lui un'ammirazione tale che quando la prima volta le era andato a parlare neanche credeva ai suoi occhi. Era rimasta inebetita a guardarlo, tanto che lui l'aveva ripresa non capendo se lo stava seguendo o meno.
Camille aveva perfino un ragazzo ed era solo ed esclusivamente per quello se lei si era imposta di non farsi prendere troppo dall'uomo.
Aveva paura di lasciarsi andare a quell'amore forte che segretamente era nato in lei e sapeva che era sbagliato. Il suo ragazzo l'amava, sul serio. Jared? Era una celebrità che non l'avrebbe mai presa sul serio.
Si era concessa però solo un bacio sotto il portone di casa, pochi mesi prima di essere cacciata, quando per finire di montare un pezzo del video erano rimasti tutti e due, soli, in studio fino a tardi.
Lui l'aveva voluta accompagnare a casa, aveva insistito, e lei non se l'era sentita di dirgli di no. Ma come poteva pensare che lui l'avrebbe baciata? In fondo, segretamente, lo aveva sperato perché si era innamorata della sua determinazione, di come alla fine era riuscito in tutto quello che voleva, ma anche di quel naso perfetto e quelle labbra piccole e fine, che quando si aprivano in un sorriso mostravano dei denti perfetti. Amava il suo sorriso e ancora di più quando orgoglioso di lei glielo mostrava insieme ad un 'ok', che le infondeva tanta sicurezza.
Lei d'altra parte era la migliore tra le ballerine che avevano trovato; era minuta e quasi timida nel porsi, ma piena di carisma e forza quando iniziava a muoversi fluida a ritmo di qualsiasi musica. Sembrava nata per ballare e lo sapeva benissimo.
Eppure a lui cosa era importato di lei? Inizialmente niente. L'aveva accompagnata a casa, sperando che lei lo invitasse a salire; così, per passare la serata. Niente pretese, niente sentimenti. Ma non successe, anzi, subito dopo il tenero bacio Camille arrossì un poco, sorridendogli imbarazzata.
«Forse è meglio se vada», aveva detto, cercando le chiavi nella grande borsa. Non poteva cedere, anche perché era sempre stata una ragazza seria e, nonostante le emozioni forti che provocava in lei ogni singola mossa di Jared, ci teneva al suo ragazzo Karl.
«Bhé, potremmo..»
«Dobbiamo alzarci presto domani, Jared», l'aveva preceduto lei, liquidandolo.
Era rimasto interdetto, non capendo cosa c'era quella sera in lui che non andava. Tutte le ragazze gli cadevano ai piedi, bastava che sorridesse affabile e malizioso e il gioco era fatto.
Ma non era stata quella scena che aveva causato in lui tutta quella rabbia, no, perché non si era dato facilmente per vinto. A poco a poco lei era diventata per lui quasi una meta che doveva raggiungere. Era una sfida con se stesso; doveva riuscire a farla cedere.
Egoista e insensibile escogitò di tutto per farla cadere tra le sue braccia ed era sempre così compiaciuto quando lei, ogni volta, vacillava in sua presenza. Sorrideva timida, ma allo stesso tempo lo guardava con quegli occhi verdi come smeraldi e profondi che brillavano di luce propria, tanto da fargli abbandonare il suo solito sorriso da ammaliatore per lasciare spazio ad uno sincero e dolce. Lui lentamente si era affezionato a quella ragazza.
Non era un rapporto basato sul sesso il loro, come invece lo erano stati i precedenti che dipendevano soprattutto da quello; gli bastava starle attorno per essere felice e ciò lo spaventava non poco.
Rimanere a guardarla mentre ballava era una visione così ricca di.. passione. Perché era così palese che amava la danza più di se stessa, così tanto da spingersi fino al limite delle sue forze, delle sue capacità. Era una kamikaze e lui ne era affascinato.
Quante donne aveva avuto nella sua vita? Tante e tutte in qualche modo lo avevano amato, ma in nessuna aveva visto quell'elettricità che vagava nello sguardo di Camille ogni volta che si estraniava dal mondo esterno per interpretare un qualsiasi balletto. E Jared avrebbe voluto vedere proprio quello sguardo scrutare lui; inspiegabilmente desiderava sentirsi la passione di qualcuno e ancora di più la passione di Camille. Voleva essere trattato come lei trattava la sua amata danza.
Eppure continuò semplicemente a stuzzicarla, divertito quando scorgeva il nervosismo e l'imbarazzo prendere il sopravvento di quel corpo.
Tante volte erano rimasti fino a tardi in studio; lei aveva mille idee e ordinando qualche pezzo di pizza e bottiglie di birra, rimanevano lì a chiacchierare.
Camille aveva iniziato a sciogliersi, mettendo da parte i suoi sentimenti per l'uomo e trattandolo solamente come un amico, un amico con cui ultimamente stava legando tantissimo.
Jared, una volta entrato in quella palestra di Chicago e sentita una melodia venire da una stanza non molto lontana, venne in mente l'unica volta che Camille aveva ballato per lui, solamente per lui.
Avevano deciso di trattenersi un poco di più quella sera e stavano seduti in un angolo dello studio che ormai era diventato quasi la loro casa, per quante ore passavano al suo interno.
Il cantante aveva allungato una mano verso il viso di lei, scostandole una ciocca di capelli castani e arrivando ad accarezzarle il volto liscio. Aveva un neo sulla guancia destra che la caratterizzava e lui, passandoci il pollice sopra, aveva pensato che era la ragazza più bella e angelica che avesse mai visto.
Si era avvicinato lentamente per baciarle le labbra, ma improvvisamente lei si era alzata e si era avviata verso lo stereo.
«Amo Hurricane», aveva sussurrato, mentre armeggiava per accendere le grandi casse.
L'uomo si era voltato, seguendo ogni sua mossa con lo sguardo.
«Potrei chiamarti come attrice del video quando ci lavoreremo.»
Lei l'aveva guardato, illuminandosi in volto, poi aveva detto: «Sarebbe fantastico!»
Così dicendo, aveva premuto il tasto play e la traccia di Hurricane era partita, rimbombando per tutta la grande stanza.
Aveva iniziato a dondolarsi con gli occhi chiusi e le braccia abbandonate lungo il corpo, mentre lui curioso era rimasto a fissarla.
Con gesti lenti si era accarezzata il corpo, fino ad arrivare a prendersi i capelli per raccoglierli in modo sensuale, ancheggiando sinuosa.
Quando aveva aperto gli occhi era lui per la prima volta quello imbarazzato, perché era rimasto a fissarla incantato, con la bocca semi-aperta.
Gli angoli delle labbra di Camille si erano piegate in un sorriso consapevole, che le donavano un'aria da vera donna, invece della sua solita aria da ragazzina timida.
Heart beat, heart beat, i need..
Appena il ritornello era partito, la ragazza aveva iniziato a ballare con una tale intensità da fargli sbarrare gli occhi. C'era ogni emozione nel suo viso e nel suo corpo. Passione, desiderio, dolore e.. sesso!
Si era avvicinata, gattonando, a lui lentamente, e dopo avergli posto una mano, l'aveva trascinato al centro della stanza.
Aveva iniziato a ballargli intorno, facendogli girare la testa. La stanza era impregnata di elettricità.
Lui aveva voglia di prenderla, di baciarla, di farla sua, ma non aveva le forze. Si sentiva svuotato, mentre la guardava senza riuscire a fare nulla. Era stupenda e armoniosa in ogni sua mossa.
E quegli occhi? Lo stavano seducendo come nessun'altra era mai riuscita. Poteva una donna farlo innamorare solamente con uno sguardo?
Le mani di Camille lo toccavano e maliziosa stava conducendo lei il gioco, per la prima volta. La sua risata risuonava bassa al suo orecchio.
Gli si parò davanti e avvicinatasi con il volto al suo collo, aveva disegnato linee invisibili con il piccolo naso. Il buon odore di lui le avevano inondato le narici e ora il desiderio era così intenso che le sue mani si stavano muovendo da sole. Dalle spalle, erano arrivate fino ai capelli, accarezzandogli lentamente il capo.
Il suo respiro a poche spanne dalla bocca di Jared, i propri corpi a contatto e gli occhi incatenati gli uni agli altri le fecero venir voglia di baciarlo e sarebbe stato così se la musica non l'avesse richiamata. Gli diede una leggera spinta per allontanarlo e aveva iniziato a muoversi a blocchi mostrando anche la sua bravura nell'hip-hop.
Lui era rimasto inizialmente interdetto, poiché desiderava ancora ardentemente quelle labbra rosse e piene, ma appena aveva visto l'espressione dipinta sul viso della ragazza si era messo a ridere, cercando di imitarla.
«No, devi tirare i muscoli.. così», le aveva mostrato lei, scoppiando a ridere.
«La tua è solo una scusa per toccarmi i bicipiti.»
«Oh, certo, come no!» e il suo sorriso aveva illuminato la stanza agli occhi di Jared.
«You say you wrong, you wrong, i'm right, i'm right, you're wrong, we fight..», aveva iniziato a cantare mostrandogli i movimenti. Non era neanche stonata, aveva notato.
«Ok, i'm running from the light, running from the day to night..», aveva continuato il cantante, facendo ridere la ragazza.
Lei invece aveva continuato a ballare, mentre lui cantava.
Aveva fatto una piroetta su se stessa, seguita da un salto che l'aveva portata di nuovo a pochi passi da lui. Era in assoluto il pezzo più bello della canzone, a suo avviso.
Intanto si erano ritrovati nella medesima situazione di partenza; occhi negli occhi, smeraldo nell'oceano, di nuovo la carica sessuale che circolava nella stanza si era impossessata di loro.
Se solo il cantante avesse avuto la certezza che Camille non si sarebbe spostata, l'avrebbe presa per i capelli e baciata con una tale passione, da togliere loro il fiato, ma non ce l'aveva quella certezza, così, finita la canzone e caduto il silenzio nella stanza, aveva deciso di parlare per spezzare l'incantesimo.
«Presa», aveva sussurrato.
Camille l'aveva guardato interrogativa, ancora troppo scossa dal battito violento del suo cuore per riuscire a capire cosa volesse dire l'uomo.
«Per il video di Hurricane», le aveva spiegato, fingendo il suo solito sorriso malizioso.
Lei aveva sgranato gli occhi prima di scoppiare a ridere, allontanandosi dal corpo di lui.
Da quel giorno continuarono il loro rapporto di amicizia senza difficoltà, ma Jared era destinato a compiere un passo falso e così successe.
Una sera, stranamente ubriaco, si era recato sotto casa di Camille, deciso a suonarle e spiegarle ogni sentimento che provava verso di lei. Se non ci fosse riuscito quella sera, allora, non ci sarebbe più riuscito.
Le avrebbe detto che era bellissima e che non riusciva a starle lontano per troppo tempo.
Forse era così che si sentiva un innamorato, aveva pensato prima di spegnere la macchina.
Ma proprio mentre stava per scendere dall'auto si era accorto di un'altra vettura con dentro due persone. Aveva aguzzato la vista per scorgere meglio chi erano i due ragazzi e aveva sobbalzato appena aveva notato i capelli lunghi e castani e il viso tondo della ragazza.
Lui quei lineamenti li conosceva; era proprio Camille.
Si era appiattito al vetro per vedere meglio la scena, proprio quando il ragazzo vicino a lei le si era avvicinato per baciarle  le labbra. Lei non si era spostata, anzi, aveva poggiato una mano sulla guancia del ragazzo e aveva risposto al bacio.
Jared non voleva credere ai suoi occhi e lentamente aveva sentito la rabbia montare dentro di lui.
Si sentiva quasi tradito.
Camille stava preferendo quel ragazzo sconosciuto a lui? Cosa aveva di più? Lui era Jared Leto!
Ma la scena non era finita lì e la rabbia che provava stava per accrescere ancora di più. Infatti Camille era scesa dalla macchina, insieme al ragazzo, aveva aperto il portone di casa e, ridendo mentre lui l'abbracciava da dietro, era entrata chiudendosi dietro di sé il portone.
Jared si era lasciato andare sul sedile, con la testa abbandonata indietro e la nausea causata dal troppo alcool.
Camille aveva un altro!
Aveva iniziato a dare forti colpi al voltante e si era messo ad urlare dentro l'abitacolo, ferito. Solamente quando era riuscito a sfogarsi, aveva messo in moto la sua macchina ed era partito a grande velocità verso casa.
Pensava e sperava che la notte, ed altro alcool, gli avrebbero portato via tutti quei sentimenti contrastanti di odio e amore verso Camille, ma non fu così. Non gli era servito nemmeno sfogarsi con Shannon, che l'aveva soccorso appena era entrato barcollante a casa.
Il giorno dopo era arrivato nello studio accecato ancora dalla rabbia e dopo la prima prova aveva detto a Camille, con freddezza allucinante, di andarsene.
Erano passate due settimane, due settimane estenuanti per entrambi; Camille era ritornata nella sua città, Chicago, riprendendo la sua normale vita da dove l'aveva lasciata. Si era cercata un lavoro momentaneo come barista e aveva continuato a fare provini su provini.
Jared dopo i primi giorni aveva iniziato ad odiarsi per la sua reazione avventata e sbraitava contro chiunque, poiché non gli piaceva più nulla di quel video che stavano montando.
«Stop, stop, stop!» aveva urlato ad una prova, muovendo in aria le mani.
«Bridget; che diavolo stai facendo?»
La ragazza l'aveva guardato corrugando la fronte.
«Come faceva questo passo Camille?» e la ballerina provò ad imitare l'amica che se ne era andata, inutilmente, secondo Jared.
Il pezzo non aveva più la forza, la carica, l'energia che solo Camille sapeva mostrare in un unico passo.
«No! Fai pena», le aveva detto sprezzante, a pochi centimetri dal viso.
Avrebbe continuato se il fratello, Shannon, non fosse intervenuto, allontanandolo dalla ballerina.
«Che cazzo ti sta prendendo, fratello?» gli aveva chiesto preoccupato da quella reazione.
Jared era pieno di odio, ma all'improvviso sembrò tutto inutile. Trattare male le altre ballerine non avrebbe fatto ritornare Camille, non avrebbe reso la coreografia migliore e, soprattutto, non lo avrebbe fatto stare meglio.
Aveva sbuffato, «mi prendo un giorno di riposo, sono solo stressato», e detto ciò si era voltato pronto ad andarsene il più lontano possibile da quegli occhi che sapevano leggerlo dentro.
«No», aveva urlato Shannon, per richiamarlo, «tu adesso prendi il primo volo che trovi per Chicago, ci sali sopra e risolvi tutti i tuoi problemi.»
Jared si era bloccato al suono di quelle parole e si era voltato piano verso suo fratello.
«Chicago?»
«E' lì che si trova», e senza dire altro Shannon si era diretto verso alcuni tecnici del suono.
E gli fu tutto chiaro; doveva scusarsi con lei e riportarla di nuovo lì. Tutto quel casino non era di sicuro colpa di Camille, non era colpa sua se lui si era innamorato senza volerlo di lei.
Ora, seguendo la canzone che proveniva da lì vicino, si ritrovò di fronte ad una stanza vuota e poco illuminata, dove in un angolo si stava allenando proprio lei, proprio Camille.
Silenziosamente, si appoggiò allo stipite della porta e rimase a guardare mentre si allenava.
Una musica classica, che gli risuonò familiare, si levava alta dallo stereo mentre lei faceva stretching; aveva i capelli raccolti in un'alta coda che lasciava scoperto il bel volto, un body che risaltava le sue delicate curve, le gambe lunghe e affusolate nude e ai piedi degli scaldamuscoli di lana che le fasciavano i polpacci e le caviglie.
Lavorò prima i piedi, tranquillamente, poi fece esercizio di allungamento per le varie spaccate e infine si allenò un poco alla sbarra. Tutto ciò con una grazia infinita; Jared non poté fare a meno di non notare il modo elegante con cui muoveva le braccia o la linea sinuosa della sua schiena durante un cambré.
Quando la musica finì, Camille decise di iniziare ad inventarsi una coreografia che le sarebbe servita per un provino. Il suo sogno era sempre stato di far parte ai balletti dei video musicali, visto che il contemporaneo e l'hip-hop le venivano con naturalezza, ma non disdegnava le alte compagnie di danza come la Julliard o la Boston Ballet. Aveva solamente un po' di paura, paura di non essere all'altezza per quei nomi così importanti, ma in fondo aveva avuto anche paura di non essere all'altezza di un nome come Jared Leto. A quel pensiero si incupì.
Solo una nuova canzone riuscì a distoglierla da lui e trasportata dalla melodia iniziò ad improvvisare qualcosa.
Volò leggera sopra il parquet di quella palestra, dove si allenava dall'età di quattro anni e che la sentiva sua, totalmente sua. Entrò così tanto nella parte, che sentì le lacrime scenderle a solcarle le guance arrossate dallo sforzo.
Era sempre stato così; lei ballando si liberava di ogni emozione negativa che aveva all'interno di sé, a volte succedeva che riusciva a piangere solo durante un balletto. Raramente aveva pianto senza l'aiuto della danza. Poteva risultare anche una persona fredda; mille volte aveva detto di voler bene a qualcuno solamente con qualche passo di danza.
Quando la musica si concluse, lei si accasciò a terra, come una foglia caduta dall'albero, ma finalmente con un sorriso dipinto sul suo volto, un sorriso che non incurvava le sue labbra da tempo.
Aveva il fiatone e il cuore le rimbombava in gola, ma era felice. Era sempre felice alla fine di un balletto, soprattutto se le veniva bene e quando aveva qualcosa da dire, ballava sempre al meglio.
Jared intanto era rimasto immobile a fissarla, con la pelle d'oca per l'emozione che gli aveva trasmesso e non riuscì a contenersi quando iniziò a batterle forte le mani.
La vide sobbalzare e appena quegli occhi smeraldini incontrarono i lapislazzuli di lui, rimase senza fiato, quasi non credendo che fosse seriamente lì di fronte a lei.
Si era tirata su a sedere, prima di alzarsi definitivamente in piedi, e con voce roca gli chiese da quanto si trovava lì.
«Da un po'», rispose semplicemente lui.
Lei arrossì, vergognandosi un poco. In quella stanza aveva dato tutto il suo cuore, liberandosi anche del dolore che provava e che riguardava proprio Jared.
«Che ci fai qui?» continuò, cambiando però tono di voce. Si ricordò improvvisamente della scenata che gli aveva fatto e del modo in cui l'aveva cacciata via.
«Volevo scusarmi», fece un passo avanti, «e chiederti di ritornare con me a Los Angeles.»
Camille sgranò gli occhi e, chissà per quale strano motivo, sentì la rabbia crescere ancora di più al suono di quelle parole.
Si voltò, per andare a prendere il borsone, dandogli le spalle.
«E tu pensi che io accetti le tue scuse?»
«Bhé, sì.»
«Bene, allora ti sbagli», disse fredda, raccogliendo la sua roba.
Lui scrollò le spalle, «lo so che sei arrabbiata con me e ne hai tutto il diritto, ma..»
«Perché hai reagito così? Cosa ti avevo fatto? Ho sempre dato il massimo e non ti è bastato. Perché dovrei ritornare?» e le lacrime le appannarono la vista.
L'uomo fu colpito dal tono che usò la ragazza per quelle domande, sembrava seriamente tanto delusa e arrabbiata.
«Ecco perché..», e in quel momento gli morirono tutte le parole in gola. In quel preciso istante sembrò così difficile dirle tutto quello che provava per lei che quasi volle andarsene, senza tentare.
«Hai un ragazzo?» chiese subito dopo; no, andarsene senza tentare? Non era da lui.
«Che c'entra?» chiese lei, incrociando le braccia al petto.
«C'entra; rispondimi.»
«Sì, e allora?»
La sua espressione era sempre più confusa.
«E allora ti ho vista; ti ho vista la sera prima di cacciarti con il tuo ragazzo e io.. non ci ho visto più dalla rabbia», aveva iniziato a camminare avanti e indietro nervoso, mentre gli occhi di lei lo seguivano. Non gli era mai successo prima.
«Perché?» e il suo fu quasi un sussurro.
«Perché avrei voluto esserci io al posto di quel ragazzo.»
Quegli occhi così chiari, così intensi, così belli ora erano fermi su di lei, sul suo viso e Camille sentì per un attimo il pavimento cederle da sotto i piedi.
Cosa aveva appena detto? Stava sognando per caso?
«Mi stai prendendo per il culo, Jared?» e quella domanda le uscì da sola dalle labbra, senza pensarci.
Lui scoppiò a ridere, nervoso.
«Perché mai?»
«Sarebbe tipico da uno come te..»
«..Ma per la prima volta non lo sto facendo.»
Camille abbandonò le braccia che le cadde di fianco al corpo e il suo viso assunse un'espressione stralunata.
«Io non so che dire.»
Con due lunghe falcate lui le arrivò di fronte e le prese le spalle con le mani. La sua pelle prese fuoco a contatto con quelle mani.
«Mi basta anche solamente che tu dica che ritornerai con me a Los Angeles.»
«Non so..»
«Non farò nessun'altra scenata, te lo prometto.»
Anche se non sarebbe mai stata sua, gli sarebbe bastato averla attorno.
«L'ultima volta che hai pronunciato la parola 'te lo prometto', il giorno dopo hai tradito Abigail con Georgia, la ballerina», constatò Camille.
Lui alzò gli occhi al cielo, «è stato tanto tempo fa.»
«E' passato solo un mese, Jared.»
«Sono dettagli», sbuffò, levando la presa dalle spalle di lei.
Camille si allontanò, appoggiandosi al muro, con la testa abbandonata all'indietro.
«Ho lasciato Karl», bisbigliò.
Lui alzò un sopracciglio, «cosa?»
«Ho lasciato il mio ragazzo», ripeté lei.
Jared le si avvicinò, appoggiandosi anche lui al muro di fianco a lei.
«Come mai?»
Ormai poteva dirlo, anche lui si era esposto e aveva percorso così tanta strada solo per lei. Non doveva più aver paura di essere respinta o presa addirittura in giro. Ci sarebbe andata con i piedi di piombo, quello era certo, ma non ce la faceva più a tenersi tutti quei sentimenti dentro di sé.
«Il desiderio nei tuoi confronti mi stava logorando.»
Lui si voltò immediatamente a guardarla in volto, chiedendosi se aveva sentito bene. Non era possibile che proprio colei che l'aveva respinto per tutto quel tempo, ora ammetteva di provare qualcosa nei suoi confronti.
Camille, nel vedere che Jared non rispondeva, pensò di aver fatto la figura della stupida e provò ad aprire bocca per rimediare, ma lui la precedette.
«Quindi se ora ti baciassi, non ti scanseresti», lo sguardo di lui era già su quelle labbra che aveva desiderato per tanto tempo.
Lei scosse il capo, mordendosi il labbro inferiore, così Jared si accostò lentamente al suo volto e finalmente la baciò.
Le accarezzò dolcemente una guancia, mentre lei si strinse ancora di più a lui e quando sentì la lingua dell'uomo spingere per entrare, decise di accoglierla, senza troppo indugio.
A poco a poco il bacio dolce e quasi casto mutò in uno ricco di desiderio e passione, tutta quella che entrambi avevano tenuto nascosto.
Le mani di lui si mossero velocemente, arrivando ad accarezzarle i fianchi, e infine con una presa salda la sollevò da terra. Camille gli circondò la vita con le gambe, agganciandole dietro la schiena di lui che intanto era sceso a baciarle il collo, avido. L'appoggiò a muro e con mani esperte le scansò una bretella del body. Baciò la spalla nuda accarezzandole la pelle che stava bruciando al tocco di lui.
Il respiro accelerato di lei al suo orecchio, lo fece sorridere, iniziandola a baciare con ancora più foga di prima.
Si avvicinò con le labbra al suo orecchio e le sussurrò, «sarebbe dovuto succedere molto prima.»
Continuò, solleticando con la lingua in modo malizioso il lobo della ragazza e quando, scherzando, glielo morse, lei non riuscì a non trattenersi dallo scoppiare a ridere, stretta tra le sue braccia.
Intanto anche le mani di lei stavano perlustrando il corpo magro e muscoloso dell'uomo; gli tolse il giubbotto di pelle che cadde a terra con un tonfo e la maglia bianca che lanciò non molto lontano.
Velocemente cambiarono posizione, appoggiandosi ora lui con la schiena al muro, e piano scesero fino a toccare terra.
Continuarono a baciarsi, quasi famelici e lì, in quella palestra alla periferia di Chicago si amarono, per la prima volta.

«Aspetta a fare play, arrivo», urlò Camille da fuori del Tour Bus.
Si erano fermati per una sosta e lei si trovava all'esterno a chiacchierare con Shannon e Tomo, mentre Jared si stava facendo bello davanti allo specchio e gli altri si erano sparpagliati per l'aria di servizio.
«Se non la smetti di fare Cip e Ciop con mio fratello inizio il video da solo», le urlò di risposta lui, che ora si trovava sul divanetto.
«Eccomi», disse lei arrivando e facendo un balzo per mettersi seduta sul piccolo divano di fianco all'uomo. Tra i due non si sapeva mai chi aveva meno energia.
«Oh, ma quanto sei bello, tesoro», lo sfotté, guardandolo. Allungò una mano verso la sua cresta, toccando un ciuffo.
«Che ho che non va?» le rispose, fulminandola con lo sguardo.
Camille scoppiò a ridere, «niente, sei stupendo, seriamente.»
«Continua a sfottermi, la ragazza», disse innervosito al fratello che era entrato in quel momento dentro al Bus.
Shannon in risposta alzò le spalle, indifferente, e si lasciò cadere sul divanetto di fronte.
«Non corri in mio aiuto?»
«Che devo dire? Ha ragione, sei stupendo, bro.»
Lo sguardo di Jared vagò da Camille a Shannon e da Shannon a Camille.
«Vi state coalizzando contro di me voi due, questo non mi sta bene.»
«Te lo sei ingellato bene il ciuffo?» si aggiunse anche Tomo.
Bene, ora Jared aveva uno sguardo omicida, che metteva seriamente paura.
«No, perché sai, ci sei stato un'ora di fronte a quello specchio», continuò il chitarrista.
«Io vi odio, vi odio tutti», sbraitò.
Camille gli diede una spinta scherzosa, «zitto, non è vero!»
«Tu soprattutto», disse in tono truce.
Lei si sporse e gli diede un bacino sulla guancia, mentre lui socchiuse gli occhi in modo subdolo.
«Ti ci vorrà molto più di questo per farti perdonare.»
Camille gli fece gli occhioni dolci, sapeva ormai che Jared non ce l'avrebbe fatta a resisterle.
«Se non la smetti faccio lo sciopero del sesso», disse lui, non cambiando espressione.
Tomo e Shannon scoppiarono a ridere all'unisono.
«Ahi, Camille, quando dice così è serissimo.»
«Sì, ho seriamente paura.»
«Esseri infimi.»
La ragazza sfruttò il calo d'attenzione di Jared per rubargli il suo amato Blackberry.
«Vogliamo iniziare questo video? Altrimenti per cosa ti sei fatto bello, vanitoso che non sei altro?!» scherzò lei, inquadrandolo.
Lui sbuffò, alzando gli occhi al soffitto.
«Io e te facciamo i conti dopo, in hotel», disse prima di iniziare definitivamente il video.

«Buongiorno Echelon, qui è Jared e..»
«..Camille..»
«La mia stupenda ballerina..»
«..e il VOSTRO stupendo cantante», disse lei baciandogli una guancia e accoccolandosi al suo petto.
«Spero che il nuovo video vi piaccia, a me fa impazzire..Te la smetti?»
Camille scoppiò a ridere, gli stava dando fastidio come al solito.
«Non sarai più il quarto elemento dei 30 Seconds to Mars se continui.»
Fece la faccia da angioletto e gli occhi dolci, prima di iniziare a baciargli il collo maliziosa.
«Camille!», la riprese lui.
Lei continuò, mordendogli scherzosamente la pelle del collo.
«Vuoi fare un filmato porno? Ti accontento subito, sai quanto li adoro!» disse lui scherzosamente prima di montarle sopra.
Lei urlò, presa alla sprovvista, e caddero tutti e due dal divanetto, scomparendo dall'inquadratura.
«Questo pezzo lo togliamo.»
«Direi di sì, porcellino.»

Tadadààà!
Spero che non siate corse in bagno a vomitare ò-ò ci ho lavorato parecchio, diciamo, a questa one-shot e a mano a mano ho sentito Camille sempre più mia. C'è tanto di me in lei! A partire dalla danza :)
Per questo spero anche che vi sia piaciuta come personaggio. Per non parlare di Jared; alla fine l'ho fatto risultare dolce dai u_u ha capito di aver sbagliato ed è andato a riprendersela! - non potevo farlo orgoglioso, altrimenti la storia non andava più avanti xD -
Ora vi saluto; letteratura latina mi aspetta .___.
Provehito in Altum! Olè.
  
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