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Autore: Duffy_Duck    01/12/2010    4 recensioni
"Roxas, ma noi abbiamo un cuore?" chiese Axel voltandosi verso l'amico.
"Che domanda sciocca! Mi hai sempre detto che noi un cuore non l'abbiamo! Mi hai ripetuto mille volte che noi non siamo altro che Nessuno. Perchè mi fai questa domanda?"...
"Non riuscivo a dormire"... AxelxRoxas
È la prima fic che pubblico, lasciate un commentino, così posso migliorare!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Roxas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ma noi abbiamo un cuore?

 

“ Roxas ” risuonò lieve una voce nella notte. Il ragazzo però, invece di svegliarsi, si voltò dall’altra parte e continuò a dormire tranquillo.

“Roxas!” questa volta il tono di voce di Axel salì, infatti il biondino finalmente si svegliò. Iniziò a stropicciarsi gli occhi e a stiracchiarsi, infine, quasi cosciente, si voltò verso l’amico che l’aveva svegliato.

“Uh? Axel? Che ci fai qui?” chiese sbadigliando Roxas voltandosi a guardare la sveglia sul comodino. Quando vide l’ora quasi si mise a urlare:

“E perché diavolo mi hai svegliato alle 2.30 di notte?!?” chiese seccato il più giovane.

L’altro non rispose e guardò fuori dalla finestra. Poi sussurrò:

“Hai visto Roxas? La luna ha la forma di un cuore; tutto merito tuo e del tuo keyblade …” Axel continuò a guardare ipnotizzato quel cuore gigante che illuminava la notte, pensando che la camera di Roxas era la stanza migliore di tutto il Castello: solo da lì si poteva vedere così bene il cielo. Non che poi ci fosse molto da vedere a parte l’oscurità e la luna, però quel cuore per Axel, per tutti i Nessuno, significava speranza, la possibilità di avere una nuova vita.

“Mi hai svegliato solo per dirmi questo Axel? La luna è così da un mese …” La voce di Roxas riportò di colpo l’amico alla realtà.

“No, non era solo per questo; in realtà volevo farti una domanda.” Rispose l’altro continuando a guardare la luna.

“Dimmi allora, così poi torno a dormire, domani ho una missione impegnativa e devo essere riposato!” disse Roxas che cominciava a spazientirsi.

Axel fece per aprire la bocca, ma all’improvviso un ricordò gli balenò in testa.

 

“Axel?”

“Uhm? Che c’è?”


Erano alla torre dell’orologio a mangiare un gelato. Xion non aveva potuto raggiungerli, la sua missione l’aveva completamente stremata e lei aveva preferito andare a riposarsi. Axel adorava quei momenti, quando erano solo lui e Roxas, erano gli unici in qui gli sembrava di essere completo.                                                                                                                                                Voleva bene a Xion, per quanto un nessuno potesse provare dei sentimenti, ma con Roxas era diverso, sentiva qualcosa che gli si scaldava dentro, nel petto, ogni volta che l’altro gli parlava o lo guardava. 

Nel fare la domanda si voltò verso l’amico, anche se poi se ne pentì subito. La prima cosa con cui si scontrò il suo sguardo, furono proprio gli occhi color cielo di Roxas puntati dritti nei suoi color smeraldo. Axel distolse lo sguardo e guardò verso il tramonto per non fargli vedere che stava arrossendo.

“Cos’è l’amore?” chiese Roxas curioso.

“Non so bene, è un sentimento molto forte a quanto ho sentito dire.”

“E cosa si prova quando si ama?”

“Non lo so, noi nessuno non possiamo provare dei sentimenti, ricordi?”

“Oh, giusto…”

Axel guardò di nuovo Roxas, questa volta di sottecchi, e si accorse che aveva abbassato lo sguardo; nonostante ciò il rosso poté scorgervi una  tristezza immensa. Quella visione gli fece male, gli sembrò di soffocare; l’unica cosa che voleva fare in quel momento era abbracciare il biondino e dirgli che sarebbe andato tutto bene. Non lo fece.

“È per questo che lottiamo Roxas, per raccogliere cuori e scoprire finalmente cos’è l’amore!” disse dolcemente Axel sorridendo e cercando di dare speranza all’altro.

“Allora farò del mio meglio!” Aggiunse Roxas con determinazione, sorridendo a sua volta.

“Ora mangia il gelato, altrimenti si scoglie.” Ordinò Axel ridendo mentre il sole tramontava.

 

Fu quel giorno che capì di provare qualcosa di forte per Roxas.

“Amore forse? No, non essere ridicolo Axel, i Nessuno non possono provare nulla…” pensò il rosso completamente perso nel suo ricordo.

“Axel!” il tono di Roxas adesso era decisamente seccato e fece risvegliare Axel.

“Non mi puoi svegliare nel bel mezzo della notte e poi startene qui a dormire in piedi! Allora, qual’era la domanda che volevi farmi?” continuò esausto il più piccolo.

“Roxas, noi abbiamo un cuore?” chiese finalmente Axel voltandosi verso il ragazzino.

“Che domanda sciocca Axel! Mi hai sempre detto che noi un cuore non l’abbiamo! Mi hai ripetuto mille volte che non siamo altro che dei Nessuno. Perché mi fai questa domanda?” chiese Roxas guardando l’amico e aspettando una risposta.

“Possiamo almeno provare dei sentimenti?” chiese speranzoso Axel ignorando completamente la domanda dell’altro.

“Non credo, senza cuore come si fa a provare qualcosa? Ma va tutto bene? Perché mi fai queste domande proprio ora?”

“Non riuscivo a dormire.”

Gli rispose sorridente l’altro prima di voltarsi di nuovo verso la finestra. Roxas si decise finalmente ad alzarsi dal letto e andò vicino all’amico. Restarono in silenzio per diversi minuti guardando il paesaggio che si estendeva davanti ai loro occhi: grazie alla luce della luna potevano distinguere i contorni del Castello e, più in basso, una città che si estendeva per chilometri. L’oscurità sembrava inghiottire tutto il resto.

“E anche me.” Si ritrovò a pensare Axel, “senza Roxas non c’è nessuna luce dentro di  me, e se non gli parlo stanotte non avrò mai più il coraggio di farlo.”

Passarono ancora diversi minuti e Roxas ebbe il sospetto che non sarebbe più riuscito a riprendere sonno. Con la coda del’occhio scorse i numeri sulla sua sveglia e si stupì: erano già le 3.00. Di lì a 3 ore avrebbe dovuto alzarsi e affrontare una nuova e faticosa giornata di lavoro.

Finalmente Axel ruppe il silenzio con una frase che nessuno si sarebbe mai aspettato di sentire, sicuramente non da lui.

“Io credo di provare dei sentimenti.” Lo sussurrò appena e subito si vergognò di quello che aveva detto: lui, il killer dell’organizzazione, che diceva di provare dei sentimenti? Era una cosa assurda e Roxas doveva pensarla allo stesso modo perché lo guardò stupito per alcuni secondi prima di riuscire a dire qualcosa:

“Forse provi dei sentimenti perché sono delle reazioni che ricordi di quando eri umano.”

“Già, forse…” Axel si pentì subito di essere andato da Roxas, doveva saperlo che lui non avrebbe capito, che l’avrebbe considerato pazzo o, peggio ancora, strano. Axel sentì improvvisamente il bisogno di scappare lontano da quella stanza, avrebbe voluto tornare indietro nel tempo e non dire nulla.

“Bhè Axel, non puoi,quindi smettila di fare l’idiota e di qualcosa!”

Axel continuò a guardare la luna senza più aggiungere nulla e Roxas fece lo stesso, poi all’improvviso Axel si voltò e, guardando dritto negli occhi l’altro, disse:

“Roxas, ti amo.”

 Il rosso si stupì delle parole che aveva appena detto: aveva davvero dichiarato il suo amore al biondino? Lui, il freddo Axel, numero VIII dell’organizzazione, aveva appena affermato di provare amore per qualcuno? E perché si sentiva così bene, come se si fosse tolto un peso?

“Che cosa? Ma Axel, come è possibile?”

Roxas era troppo scioccato per pensare e si limitò a guardarlo come fosse un alieno con la bocca spalancata; poi ricordò: non era forse questo che sognava tutte le notti? Che Axel dicesse di provare qualcosa per lui? Non era forse sempre per Axel che passava le sere, prima di addormentarsi, piangendo? Piangendo per un sentimento che non poteva provare, ma che ogni giorno diventava sempre più grande fino a che Roxas cominciò ad avere paura di scoppiare?

“Scusa, devo andare, scusami per averti svegliato Roxas… ci vediamo domani.”

Axel era rosso di vergogna, continuava a ripetersi che non avrebbe dovuto andare li quella sera, si sentiva così stupido e, anche se non voleva ammetterlo, rifiutato. Si voltò verso la porta e fece per andarsene, ma una mano poggiata sul suo braccio lo bloccò.

“Axel … aspetta …” Il rosso si voltò e vide che Roxas guardava il pavimento, la mano ancora poggiata sul suo braccio.

“Io … ti amo anch’io …” sussurrò l’altro senza alzare gli occhi da terra e lasciando ricadere il braccio al suo fianco.
Axel lo fissò mentre un largo sorriso prendeva spazio sul suo viso e si sentì andare a fuoco nel petto, un fuoco che però neppure lui poteva controllare.
Roxas ebbe il coraggio di alzare la testa solo quando la mano di Axel gli sfiorò il viso. In quel momento, constatò Roxas, Axel era bellissimo: la luna gli illuminava il viso pallido e gli occhi sembravano due smeraldi luccicanti, il suo sorriso poi gli tolse il fiato da tanto era luminoso. A quel punto Roxas si alzò in punta di piedi e poggiò le sue labbra su quelle di Axel. Fu un bacio delicato, ma sicuramente molto speciale per entrambi, un bacio che nessuno dei due avrebbe mai dimenticato.
Roxas prese per mano Axel e insieme si sdraiarono nel piccolo letto del più giovane.

“Amore, volevo dirti che…” iniziò Axel, ma un dito poggiato sulle sue labbra lo fermò.

“Shh… abbiamo tutto il tempo del mondo per parlare, adesso dobbiamo dormire.” E con un bacio Roxas lo convinse a rimandare la conversazione. Poi si accoccolò contro il petto di Axel e, pochi minuti dopo, si addormentò, mentre Axel, cullato dal respiro dell’altro, crollò poco dopo. In fondo era stata una nottata piena di emozioni per entrambi.

L’oscurità si rischiarò e la luna, quella sera più splendente che mai, illuminò i due ragazzi che dormivano beati uno nelle braccia dell’altro.

  
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