Ma
noi abbiamo un cuore?
“
Roxas ” risuonò lieve una voce nella notte. Il
ragazzo però, invece di svegliarsi, si voltò
dall’altra parte e continuò a
dormire tranquillo.
“Roxas!”
questa volta il tono di voce di Axel salì,
infatti il biondino finalmente si svegliò. Iniziò
a stropicciarsi gli occhi e a
stiracchiarsi, infine, quasi cosciente, si voltò verso
l’amico che l’aveva
svegliato.
“Uh?
Axel? Che ci fai qui?” chiese sbadigliando
Roxas voltandosi a guardare la sveglia sul comodino. Quando vide
l’ora quasi si
mise a urlare:
“E
perché diavolo mi hai svegliato alle 2.30 di
notte?!?” chiese seccato il più giovane.
L’altro
non rispose e guardò fuori dalla finestra. Poi
sussurrò:
“Hai
visto Roxas? La luna ha la forma di un cuore;
tutto merito tuo e del tuo keyblade …” Axel
continuò a guardare ipnotizzato
quel cuore gigante che illuminava la notte, pensando che la camera di
Roxas era
la stanza migliore di tutto il Castello: solo da lì si
poteva vedere così bene
il cielo. Non che poi ci fosse molto da vedere a parte
l’oscurità e la luna,
però quel cuore per Axel, per tutti i Nessuno, significava
speranza, la
possibilità di avere una nuova vita.
“Mi
hai svegliato solo per dirmi questo Axel? La
luna è così da un mese …” La
voce di Roxas riportò di colpo l’amico alla
realtà.
“No,
non era solo per questo; in realtà volevo farti
una domanda.” Rispose l’altro continuando a
guardare la luna.
“Dimmi
allora, così poi torno a dormire, domani ho
una missione impegnativa e devo essere riposato!” disse Roxas
che cominciava a
spazientirsi.
Axel
fece per aprire la bocca, ma all’improvviso un
ricordò
gli balenò in testa.
“Axel?”
“Uhm?
Che c’è?”
Erano alla torre dell’orologio a mangiare un gelato. Xion non
aveva potuto raggiungerli,
la sua missione l’aveva completamente stremata e lei aveva
preferito andare a
riposarsi. Axel adorava quei momenti, quando erano solo lui e Roxas,
erano gli
unici in qui gli sembrava di essere completo.
Voleva
bene a Xion, per quanto un nessuno potesse provare dei sentimenti, ma
con Roxas
era diverso, sentiva qualcosa che gli si scaldava dentro, nel petto,
ogni volta
che l’altro gli parlava o lo guardava.
Nel
fare la domanda si voltò verso l’amico, anche se
poi se ne pentì subito. La
prima cosa con cui si scontrò il suo sguardo, furono proprio
gli occhi color
cielo di Roxas puntati dritti nei suoi color smeraldo. Axel distolse lo
sguardo
e guardò verso il tramonto per non fargli vedere che stava
arrossendo.
“Cos’è
l’amore?” chiese Roxas curioso.
“Non
so bene, è un sentimento molto forte a quanto ho sentito
dire.”
“E
cosa si prova quando si ama?”
“Non
lo so, noi nessuno non possiamo provare dei sentimenti,
ricordi?”
“Oh,
giusto…”
Axel
guardò di nuovo Roxas, questa volta di sottecchi, e si
accorse che aveva abbassato
lo sguardo; nonostante ciò il rosso poté
scorgervi una tristezza
immensa. Quella visione gli fece
male, gli sembrò di soffocare; l’unica cosa che
voleva fare in quel momento era
abbracciare il biondino e dirgli che sarebbe andato tutto bene. Non lo
fece.
“È
per questo che lottiamo Roxas, per raccogliere cuori e scoprire
finalmente cos’è
l’amore!” disse dolcemente Axel sorridendo e
cercando di dare speranza all’altro.
“Allora
farò del mio meglio!” Aggiunse Roxas con
determinazione, sorridendo a sua
volta.
“Ora
mangia il gelato, altrimenti si scoglie.” Ordinò
Axel ridendo mentre il sole
tramontava.
Fu
quel giorno che capì di provare qualcosa di forte
per Roxas.
“Amore
forse? No, non essere ridicolo Axel, i Nessuno non possono provare
nulla…”
pensò il rosso completamente perso nel suo ricordo.
“Axel!”
il tono di Roxas adesso era decisamente
seccato e fece risvegliare Axel.
“Non
mi puoi svegliare nel bel mezzo della notte e
poi startene qui a dormire in piedi! Allora, qual’era la
domanda che volevi
farmi?” continuò esausto il più piccolo.
“Roxas,
noi abbiamo un cuore?” chiese finalmente
Axel voltandosi verso il ragazzino.
“Che
domanda sciocca Axel! Mi hai sempre detto che
noi un cuore non l’abbiamo! Mi hai ripetuto mille volte che
non siamo altro che
dei Nessuno. Perché mi fai questa domanda?” chiese
Roxas guardando l’amico e
aspettando una risposta.
“Possiamo
almeno provare dei sentimenti?” chiese
speranzoso Axel ignorando completamente la domanda dell’altro.
“Non
credo, senza cuore come si fa a provare qualcosa?
Ma va tutto bene? Perché mi fai queste domande proprio
ora?”
“Non
riuscivo a dormire.”
Gli
rispose sorridente l’altro prima di voltarsi di
nuovo verso la finestra. Roxas si decise finalmente ad alzarsi dal
letto e andò
vicino all’amico. Restarono in silenzio per diversi minuti
guardando il
paesaggio che si estendeva davanti ai loro occhi: grazie alla luce
della luna
potevano distinguere i contorni del Castello e, più in
basso, una città che si
estendeva per chilometri. L’oscurità sembrava
inghiottire tutto il resto.
“E
anche me.” Si
ritrovò a pensare Axel, “senza
Roxas non c’è nessuna luce dentro di me, e se non gli parlo
stanotte non avrò mai
più il coraggio di farlo.”
Passarono
ancora diversi minuti e Roxas ebbe il
sospetto che non sarebbe più riuscito a riprendere sonno.
Con la coda del’occhio
scorse i numeri sulla sua sveglia e si stupì: erano
già le 3.00. Di lì a 3 ore
avrebbe dovuto alzarsi e affrontare una nuova e faticosa giornata di
lavoro.
Finalmente
Axel ruppe il silenzio con una frase che
nessuno si sarebbe mai aspettato di sentire, sicuramente non da lui.
“Io
credo di provare dei sentimenti.” Lo sussurrò
appena e subito si vergognò di quello che aveva detto: lui,
il killer dell’organizzazione,
che diceva di provare dei sentimenti? Era una cosa assurda e Roxas
doveva
pensarla allo stesso modo perché lo guardò
stupito per alcuni secondi prima di
riuscire a dire qualcosa:
“Forse
provi dei sentimenti perché sono delle reazioni
che ricordi di quando eri umano.”
“Già,
forse…” Axel si pentì subito di essere
andato
da Roxas, doveva saperlo che lui non avrebbe capito, che
l’avrebbe considerato
pazzo o, peggio ancora, strano. Axel sentì improvvisamente
il bisogno di
scappare lontano da quella stanza, avrebbe voluto tornare indietro nel
tempo e
non dire nulla.
“Bhè
Axel, non puoi,quindi smettila di fare l’idiota e di
qualcosa!”
Axel
continuò a guardare la luna senza più
aggiungere nulla e Roxas fece lo stesso, poi all’improvviso
Axel si voltò e,
guardando dritto negli occhi l’altro, disse:
“Roxas,
ti amo.”
Il rosso si
stupì delle parole che aveva appena detto: aveva davvero
dichiarato il suo
amore al biondino? Lui, il freddo Axel, numero VIII
dell’organizzazione, aveva
appena affermato di provare amore per qualcuno? E perché si
sentiva così bene,
come se si fosse tolto un peso?
“Che
cosa? Ma Axel, come è possibile?”
Roxas
era troppo scioccato per pensare e si limitò a
guardarlo come fosse un alieno con la bocca spalancata; poi
ricordò: non era
forse questo che sognava tutte le notti? Che Axel dicesse di provare
qualcosa
per lui? Non era forse sempre per Axel che passava le sere, prima di
addormentarsi, piangendo? Piangendo per un sentimento che non poteva
provare,
ma che ogni giorno diventava sempre più grande fino a che
Roxas cominciò ad
avere paura di scoppiare?
“Scusa,
devo andare, scusami per averti svegliato
Roxas… ci vediamo domani.”
Axel
era rosso di vergogna, continuava a ripetersi
che non avrebbe dovuto andare li quella sera, si sentiva
così stupido e, anche
se non voleva ammetterlo, rifiutato. Si voltò verso la porta
e fece per andarsene,
ma una mano poggiata sul suo braccio lo bloccò.
“Axel
… aspetta …” Il rosso si
voltò e vide che
Roxas guardava il pavimento, la mano ancora poggiata sul suo braccio.
“Io
… ti amo anch’io …”
sussurrò l’altro senza alzare
gli occhi da terra e lasciando ricadere il braccio al suo fianco.
Axel lo fissò mentre un largo sorriso prendeva spazio sul
suo viso e si sentì
andare a fuoco nel petto, un fuoco che però neppure lui
poteva controllare.
Roxas ebbe il coraggio di alzare la testa solo quando la mano di Axel
gli sfiorò
il viso. In quel momento, constatò Roxas, Axel era
bellissimo: la luna gli
illuminava il viso pallido e gli occhi sembravano due smeraldi
luccicanti, il
suo sorriso poi gli tolse il fiato da tanto era luminoso. A quel punto
Roxas si
alzò in punta di piedi e poggiò le sue labbra su
quelle di Axel. Fu un bacio
delicato, ma sicuramente molto speciale per entrambi, un bacio che
nessuno dei
due avrebbe mai dimenticato.
Roxas prese per mano Axel e insieme si sdraiarono nel piccolo letto del
più
giovane.
“Amore,
volevo dirti che…” iniziò Axel, ma un
dito
poggiato sulle sue labbra lo fermò.
“Shh…
abbiamo tutto il tempo del mondo per parlare,
adesso dobbiamo dormire.” E con un bacio Roxas lo convinse a
rimandare la
conversazione. Poi si accoccolò contro il petto di Axel e,
pochi minuti dopo,
si addormentò, mentre Axel, cullato dal respiro
dell’altro, crollò poco dopo.
In fondo era stata una nottata piena di emozioni per entrambi.
L’oscurità
si rischiarò e la luna, quella sera più
splendente che mai, illuminò i due ragazzi che dormivano
beati uno nelle
braccia dell’altro.