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Autore: Jinxed Ink    01/12/2010    5 recensioni
*Spoilers per Città di Vetro*
La scena del bacio nella sala degli accordi dal punto di vista di Magnus.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E il naufragar m’è dolce in questo mare*
 
Magnus lasciò gli occhi da gatto vagare sulla sala. A pochi passi, Cacciatori e Nascosti avevano abbandonato le antiche rivalità, e si sfioravano cauti, lenti, quasi vivessero un sogno. Ma il tempo passava, veloce, e la battaglia era vicina. Ogni cautela venne abbandonata, e ora essi si chiamavano, si urtavano, si sceglievano, mente i marchi sbocciavano sulle carni. Vi erano tante emozioni, in quella sala. che per quanto magnifica e austera essa impallidiva, incapace di contenerle tutte. Odio, diffidenza, indifferenza, sospetto, rabbia, dolore, angoscia, speranza, fiducia. Amore.  
Dov’è Alec? Perché non sei ancora andato a sceglierlo come compagno?Anche Magnus se lo era chiesto. Davvero non si sarebbe mai permesso di avvicinarlo davanti ai suoi genitori? O forse temeva semplicemente un rifiuto, che Alec fingesse ancora di non conoscerlo.
O forse non riusciva a sopportare di ferirlo. Forse era bastato un singolo lampo d’azzurro a fargli dimenticare il dolore, la delusione e le lacrime. Forse lo amava troppo per ignorare i suoi desideri. Forse. 
Magnus non conosceva la risposta. E ciò lo spaventava. Lo spaventava quasi quanto ciò che invece sapeva.
Che sguardo nelle iridi blu che adorava cancellava ogni suo pensiero. Che per Alec avrebbe dato ogni cosa: la sua magia, il sangue di demonio che gli scorreva nelle vene, la sua stessa vita. Che vivere senza la sua timida presenza al suo fianco, senza poterlo stringere tra le braccia, era l’inferno peggiore che Magnus potesse immaginare. Che ogni secondo passato lontano da Alec, la voragine nel suo petto si allargava, ancora e ancora, sino a sprofondare il suo cuore in un abisso di giaietto. Che per quanto si imponesse di non pensarci, il viso di Alexander era sempre nei suoi pensieri. Le labbra morbide e piene, la zazzera scura e arruffata, che nascondeva i suoi occhi. I suoi meravigliosi occhi, di un blu più intenso del mare, ammalianti come un canto di sirena. Il suo sorriso, tanto esitante quanto dolce.
Il ricordo che Magnus aveva di lui era così nitido, così vivo, che non si rese conto della presenza del giovane cacciatore sino a quando questi non gli afferrò un braccio, scuotendolo. “Magnus? Magnus? Mi stai ascoltando?”
Lo stregone deglutì, incredulo. Il sangue gli pulsava nelle vene. Pareva che il suo cuore dovesse  esplodere nel suo petto.
Ma si impose di sorridere con affettazione, il viso privo di tutte le emozioni che sentiva destarsi in lui. Speranza e disperazione, felicità e dolore, rabbia e perdono. Amore…
“Cacciatore, i tuoi genitori sono proprio qui. Cosa farai quando avranno delle domande?”
Alec alzò lo sguardo su di lui, e sorrise. Non la solita smorfia insicura, ma un sorriso ampio, felice, sereno. “Farò in modo di avere delle risposte.” Gli tese la mano. “Combatti con me?”
Magnus annuì, accettando il palmo teso. Seguì Alec tra la folla, chiedendosi quale fosse il doppio senso nelle parole del cacciatore, se ci fosse un doppio senso.
Alec gli prese la mano, tracciando con delicatezza il marchio sul suo palmo. Lo stilo pizzicava la pelle, la bruciava, mentre la runa si delineava lentamente, elegante e sinuosa. Alec ritrasse poi lo stilo, poggiandolo sulla sua stessa carne, sottili segni neri a formare la gemella della runa dell’Alleanza.
Alec spinse via i capelli dal viso, il mento sollevato, gli occhi fissi in quelli dello stregone. Pareva così sicuro di sé. Ma gli tremavano le mani. “C’è una cosa che vorrei fare, prima di morire.”, mormorò.
E, prima che Magnus potesse reagire, aveva premuto le labbra sulle sue.  Il Nascosto lo respinse con delicatezza, quasi temesse di fargli del male. Fisso lo sguardo in quello dell’altro. Occhi blu ricambiarono l’occhiata, colmi d’amore. Erano pozze di mare, quegli occhi, e Magnus poteva solo annegarvi. Ma era una bella morte, quella. Magnus aveva sempre sognato di morire così. Dolcemente.
E così strinse un braccio attorno alla vita del suo Cacciatore, l’altra mano affondata nella chioma scura, e si chinò a baciarlo sulle labbra. Erano delicate e dolci, come petali di rosa.  
 
*tratto dall’Infinito di Leopardi
 
       
    
  
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