Più di mille..

Ho ucciso più di mille persone,

nessuno me ne ha mai fatto una colpa, 

né un peso.

Loro erano i miei nemici 

ed il mio unico compito era quello di ucciderli per sopravvivere.

Un semplice, 

spietato,

gioco di sopravvivenza.

Sopra a questi morti io sono cresciuto,

sopra a questi morti io sono divenuto sergente.


Mi meraviglio ancora come sia stato facile per me dimenticare i volti delle persone che ho ammazzato, prima di commettere il mio primo omicidio temevo che le voci e gli occhi delle persone che avrei ucciso mi avrebbero perseguitato per tutta la vita, ma ad oggi non ho mai avuto problemi di sonno né a continuare a svolgere i miei compiti regolarmente.

Ho ucciso più di mille persone

e non ho mai avuto un rimorso.


Si, il peso delle loro morti mi fa comprendere quanto importante sia la vita, 

quanto sia importante non sprecarla,

ma non temo l'inferno una volta morto 

né di essere perseguitato dai loro fantasmi una volta morto.

Io sono un soldato, 

il mio compito è quello di eseguire gli ordini che mi vengono impartiti dai miei superiori senza proferir una sola rimostranza.

Non mi pagano né per pensare né per avere una mia iniziativa.

Io sono solo soldato.

Non ho mai provato nessuna emozione lesiva come l'amore, il piacere o qualsiasi altro genere di frivolezza che infiacchisse l'animo.

Il mio compito era sempre stato quello di mantenermi vigile e quindi non potevo di certo lasciarmi andare a sentimenti che alterassero la mia capacità di rispettare gli ordini.

Un giorno però tutto cambiò e per il cambiamento bastò una semplice ragazza.

Il mio compito era semplice,

osservarla 

e proteggerla..

Nulla di più semplice per un'agente della Mithril addestrato a portare a termine missioni ben più pericolose.

Mi cambiò..

Un anno a contatto con ragazzi della mia età totalmente estranei alle guerra e che, nella loro ignoranza, idolatravano robot, che avrebbero potuto distruggerli in un istanti, in combattimenti amatoriali mi resi conto dell'enorme differenza che c'era tra me e loro.

Io avevo visto la guerra,

avevo ucciso persone

e visto miei compagni morire tra le mie braccia.

Loro conoscevano solo la pace

e per loro “uccidere” era un termine usato solo durante una partita ai videogiochi

e, perdere un compagno, non era altro che un modo di dire che un'amicizia era finita..

Io ero totalmente incompreso all'interno di quell'edificio scolastico in cui non c'era la benchè minima ombra di un'educazione marziale.

La tristezza e la frustrazione per la mia incapacità di adeguarmi a quella nuova situazione che risultava completamente fuori dai miei canoni di missione lasciò presto posto al desiderio di vivere, almeno per poco, come un normale ragazzo della mai età.

Cambiai..

Imparai ad apprezzare un'uscita al cinema o un semplice pomeriggio a fare i compiti con i miei compagni.

Cominciai ad assaporare una vita priva di campi di battaglia ed a sperare, quasi, di poterla vivere per sempre.

Mi chiamo Sosuke Sagara,

ho diciassette anni,

sono un sergente della Mithril,

unico agente in grado di pilotare l'Arbalest,

e sto morendo.

Non so per quanto ancora resisterò dato il sangue che ha già lasciato le mie vene, 

ma date le scarse possibilità di essere soccorso,

credo poche..

Mi chiamo Sosuke Sagara

ho ucciso più di mille persone

e, 

ironia della sorte,

sto per morire

ucciso dalla mano

dell'unica donna che ho amato.