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Autore: Abby_da_Edoras    02/12/2010    1 recensioni
Autrice: Lady Arien. Trama: la mia storia segue le vicende del film "King Arthur" di Antoine Fuqua, ma nella mia versione i cavalieri non muoiono nella missione contro i Sassoni e restano uniti a creare un nuovo Paese, la Britannia. Ho introdotto anche un amore omosessuale (senza scene hard) fra Tristano e Galahad, che sono i miei personaggi preferiti. Spero che la ff vi piaccia.
Genere: Drammatico, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Artù volle sincerarsi subito delle reali condizioni della ragazza e dei compagni che avevano condiviso con lui quell’ultima, terribile battaglia

Artù volle sincerarsi subito delle reali condizioni della ragazza e dei compagni che avevano condiviso con lui quell’ultima, terribile battaglia.

“State tutti bene?” domandò. “Ginevra, sei ferita? E Tristano se la caverà?”

“Solo qualche graffio: il sangue che vedi è soprattutto dei miei nemici e non mio” rispose con orgoglio la giovane Woad.

Artù la guardò ammirato e poi si avvicinò a Lancillotto, che teneva Tristano sulle spalle, per esaminare le ferite dello sfortunato arciere. Era preoccupato soprattutto per lui, dopo aver assistito alle sofferenze che il crudele Cerdic gli aveva inflitto.

“Ha perduto molto sangue e adesso è svenuto, ma un po’ di riposo e cure adeguate ce lo restituiranno come nuovo” lo tranquillizzò il cavaliere.

“Mi occuperò io di curare lui e gli altri tuoi compagni che sono rimasti feriti, è il minimo che possa fare dopo tutto l’aiuto che ci avete dato” fece una voce alle spalle di Artù. “E tu ora hai altri doveri da compiere, non meno importanti di questo: perciò ti serviranno ancora la lealtà e il coraggio dei tuoi uomini.”

L’uomo si voltò e vide Merlino.

“Ti ringrazio per esserti offerto di guarire Tristano, ma temo che ti stia ingannando. La mia missione è terminata e non ho più alcun dovere da compiere” rispose tristemente il comandante sarmata.

Merlino fissò lungamente la figlia Ginevra, che si era messa al fianco di Artù e lo guardava con occhi scintillanti.

“Sei tu che t’inganni, Artù: la tua missione e quella dei tuoi uomini è appena cominciata” replicò. “In te si assommano l’ultima grandezza della Roma che fu, il valore dei guerrieri sarmati e l’ardore dei Britanni. Da te, da voi tutti prenderà origine un nuovo popolo che renderà forte e gloriosa la Britannia che sarà!”

Artù non disse più nulla, ma nel suo cuore sentì nascere una nuova speranza: sì, forse Merlino aveva ragione e la sua missione più gloriosa era appena iniziata. Si incamminò verso la fortezza e gli altri lo seguirono. Ginevra lo prese per mano e lui gliela strinse, godendo di quel contatto che gli riscaldava l’anima: ora sapeva che in quell’impresa, nella costruzione del nuovo popolo, avrebbe avuto al fianco non solo gli amici di sempre, ma anche la donna che aveva imparato ad amare.

Galahad e Gawain camminavano vicini e il ragazzo sosteneva l’amico ferito tenendogli un braccio attorno alla vita, ma nel suo cuore si agitavano oscuri presentimenti e la preoccupazione per la sorte di Tristano minacciava di sopraffarlo. Gawain se ne accorse e cercò di calmarlo.

“Non tormentarti così, Galahad” gli disse. “Hai sentito cosa ha detto Merlino, no? Penserà lui a curarci tutti e Tristano se la caverà sicuramente.”

Il giovane si riscosse, stupito che il compagno gli avesse letto nel pensiero e, soprattutto, che fosse a conoscenza del legame che lo univa all’arciere sarmata. 

“Non fare quella faccia sconvolta, so tutto da molto tempo e non voglio intromettermi nei vostri affari” continuò scherzosamente Gawain. “Volevo solo tranquillizzarti e assicurarti che non lo perderai. Ginevra ha salvato la vita a Dagonet, che era in condizioni più gravi e in una situazione di estremo pericolo, in mezzo alla foresta e ai ghiacci e con i Sassoni poco distanti. Per Merlino sarà una passeggiata rimettere in piedi Tristano qui alla fortezza con tutti i rimedi a disposizione!”

Galahad si sforzò di annuire.

“Sì, forse hai ragione, comunque sarò più sereno quando lo vedrò riposare nel suo giaciglio sotto le cure di Merlino.”

“Allora manca poco” concluse Gawain. “Guarda, stanno già aprendo le porte della fortezza e tra poco saremo nei nostri alloggi.”

 

Alcuni minuti più tardi, nello stanzone che fungeva da alloggio per i cavalieri di Artù, Merlino e Ginevra si adoperavano per curare le ferite che i guerrieri avevano riportato in combattimento. Artù, Dagonet, Lancillotto e Galahad avevano solo qualche graffio, escoriazione e livido, perciò furono medicati da altri Woad istruiti da Merlino; il comandante sarmata, però, non si fermò a lungo e, appena curato, si recò subito nella fortezza per riorganizzare i turni di guardia, elogiare i legionari ed i civili che avevano combattuto con lui e parlare con i servitori affinché preparassero alloggi sufficienti per tutti e un lauto banchetto per ristorare soldati e civili, Romani, Britanni o Woad che fossero.

Anche Galahad non volle allontanarsi da Tristano, perciò restò nell’alloggio ad attendere preoccupato che Merlino si occupasse di lui. Bors e Gawain avevano ricevuto ferite più serie, l’uno al fianco e l’altro alla schiena; furono curati con molta premura da Ginevra e anche Bors, non appena si sentì in grado di farlo, lasciò l’alloggio per recarsi dalla compagna Vanora e dai suoi figli, che sicuramente erano molto in ansia per lui.

Fu il sacerdote supremo degli Woad in persona a fornire le cure necessarie a Tristano, che era il più grave di tutti: la lotta con il crudele e fortissimo Cerdic lo aveva stremato, inoltre il Sassone lo aveva colpito più volte provocandogli numerose ferite: nessuna di esse era mortale, ma ognuna era molto dolorosa e aveva causato copiose perdite di sangue. Merlino le medicò con cura e precisione una per una con le erbe medicamentose che conosceva così bene, poi chiese a Ginevra di preparare un tonico che avrebbe consentito all’arciere sarmata di riacquistare le forze perdute. Galahad, in silenzio e pallido come un morto, osservava i due che si davano da fare attorno a Tristano, mentre il suo cuore era oppresso da oscuri presentimenti. E se fosse stato troppo tardi? Se avesse perso tanto sangue da rendere inutile ogni cura? Oppure, pensò mentre un brivido gelido gli attraversava la schiena, se si fosse salvato, ma fosse rimasto debole e impossibilitato a combattere? Il ragazzo sapeva bene che, per un guerriero come Tristano, vivere da civile sarebbe stato addirittura peggiore della morte!

Dopo quelli che a Galahad sembrarono secoli, Merlino e Ginevra terminarono il loro compito e si avvicinarono per parlare con il giovane.

“Le ferite di Tristano erano molte, ma non erano gravi e con le medicazioni che gli ho fatto si rimargineranno presto” iniziò a dire il sacerdote Woad. “Ciò che mi preoccupava maggiormente era la perdita di sangue, ma il tonico che mia figlia ha preparato serve proprio per aiutare il corpo a riprendere le forze.”

“Ne ho preparato a sufficienza per tre giorni” spiegò poi Ginevra, “e gliene ho somministrato una prima dose proprio ora. Dovrà prenderlo cinque volte al giorno, almeno nei primi tempi, poi, quando si sarà ripreso abbastanza, basteranno due dosi, una al mattino e una alla sera. Ti occuperai tu di controllare che beva la medicina nelle quantità necessarie?”

“Certamente!” rispose subito il giovane. “Resterò con lui giorno e notte e farò tutto ciò che posso per aiutarlo!”

“Ne ero sicura” commentò con un sorriso la ragazza. L’attaccamento di Galahad verso Tristano non era passato inosservato nemmeno a lei, che si era unita da poco tempo al gruppo.

“Ma perché non riprende i sensi? Ditemi la verità, Merlino, tornerà davvero quello di prima? Io… so che voi siete un abile guaritore e sono certo che Tristano guarirà, ma potrà combattere ancora? Sarà il guerriero agile e imbattibile che è sempre stato? Perché, vedete, per lui… insomma… se non potesse più…”

Merlino comprese perfettamente le paure del ragazzo.

“Il suo corpo si rimetterà presto e le ferite infertegli non lasceranno alcuna conseguenza: le erbe che io e mia figlia usiamo servono proprio a questo e, nella foresta, mi è capitato più volte di occuparmi di alcuni dei miei uomini ridotti in condizioni di gran lunga peggiori delle sue e ognuno di loro è tornato in piedi in pochi giorni” lo tranquillizzò l’uomo. “Quello che io non posso curare è lo spirito. Tu dici che Tristano era abituato ad essere il guerriero più forte e invincibile e non ho difficoltà a crederti. L’unica cosa che resta da verificare è come vivrà la sua prima sconfitta, come reagirà alla consapevolezza di non essere invincibile.”

“Cosa volete dire?” domandò Galahad preoccupato. Le parole di Merlino erano così oscure ed enigmatiche…

“Non è il caso di pensarci adesso. La cosa importante, per ora, è aiutare Tristano a rimettersi completamente e di questo so che ti occuperai tu. Ora devo recarmi da Artù, abbiamo molte cose di cui parlare” concluse l’uomo, tranquillizzando il giovane guerriero solo in parte.

Ginevra si affrettò a seguire il padre, mentre Galahad si sedette accanto al giaciglio del compagno. Erano rimasti solo loro due nell’alloggio. Il ragazzo osservava il volto pallido e affilato di Tristano, che sembrava sprofondato in un sonno ristoratore, ma continuava a ripensare alle strane parole di Merlino e cercava inutilmente di comprendere che cosa il sacerdote Woad avesse voluto dirgli. Da una parte era contento nel vedere che il compagno riposava tranquillo, sapendo quanto ne avesse bisogno, ma dall’altra avrebbe tanto voluto parlare con lui e sapere direttamente dalla sua voce come si sentiva. L’angoscia continuava a tormentarlo e sarebbe stato così finché Tristano non fosse perfettamente guarito.

 

           

   
 
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