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Autore: Jales    03/12/2010    2 recensioni
La spada le ferì lievemente la gola ed un rivolo di sangue le colò giù sulla pelle.
- Giuralo allora, sul tuo sangue e in nome dell'angelo. -
Clary non aveva vie d'uscita: era stata sciocca a dire quelle parole senza pensare. Ma d'altronde, se voleva vivere, non poteva far altrimenti.
- Lo giuro. -
- Giuri di perseguire la mia causa fino alla morte, senza indugio alcuno? -
- Lo giuro. -
Un attimo di pausa, poi le parole che l'avrebbero legata a quel giuramento in modo strettamente vincolante.
- In nome dell'Angelo? -
Clary respirò profondamente, prima di rispondere.
- In nome dell'Angelo. -
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood, Valentine Morgenstern
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Shadowhunters - The city of the broken mirror
Capitolo 1 - Terra e mare
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- Credi davvero di poter vincere questa battaglia? Anche se tu hai una spada angelica e io sono disarmato? Non solo sono più forte di te, ma credo anche che tu non abbia il fegato per uccidermi. E dovrai uccidermi, Jonathan, prima che io ti dia la Coppa.
Jace strinse più forte la spada angelica. - Io posso...
- No, non puoi. - Valentine allungò la mano attraverso il portale, afferrò il polso di Jace e lo tirò verso di sé, finché la punta della spada angelica non gli toccò il petto. Nel punto in cui erano passati attraverso il portale, la mano e il polso di Jace scintillarono come se fossero coperti d'acqua.
- Fallo, allora - Disse Valentine. -Infilami dentro quella lama. Dieci centimetri, o anche di più...- Strattonò la lama in avanti e la punta tagliò il tessuto della sua camicia. Un cerchio rosso come un papavero sbocciò appena sopra il suo cuore. Jace sussultò, si liberò il braccio e barcollò indietro.
- Come pensavo - disse Valentine - Troppo debole. - con una velocità sconvolgente tirò un pugno in direzione di Jace. Clary urlò, ma il colpo non prese il ragazzo: colpì la superficie del Portale fra di loro e produsse un suono come di mille oggetti fragili che vanno in pezzi.
[Shadowhunters - Città di Ossa; © Cassandra Clare]

Clary non volle chiudere gli occhi: si impose di tenerli spalancati nonostante il suo istinto le dicesse di fare il contrario. Le miriadi di schegge volarono tutto intorno a lei come pioggia di cristallo, mentre la figura di Valentine svaniva lentamente come fumo: corse avanti, la mano tesa verso Jace nel vano tentativo di difenderlo dal Cacciatore. Valentine rise, sarcastico, mentre con un ultimo guizzo del polso lanciava un ago bianco; che Valentine volesse attaccare, Clary l'aveva già capito, ma quello che non aveva afferrato era che l'uomo non voleva colpire Jace.
Voleva colpire lei.
L'ago la colpì e Valentine scomparve, mentre avvertiva una lieve puntura sull'avambraccio che aveva alzato per difendersi: alzò lo sguardo e non vide altro che la figura di Jace, immobile davanti alla cornice vuota con lo sguardo fisso su di lei. Sembra preoccupato, pensò distrattamente Clary mentre si lasciava cadere a terra, esausta.
Sul pavimento freddo, la guancia a contatto contro la pietra, Clary respirava piano mentre intravedeva con la coda dell'occhio Jace venire verso di lei; aggrottò la fronte, confusa, mentre il tempo sembrava rallentare fino quasi a fermarsi e Jace correva verso di lei muovendo le labbra.
Ma che cosa sta dicendo? Si chiese la ragazza, le palpebre che diventavano pesanti e si chiudevano oscurandole la vista.
Jace...
E tutto diventò buio, lasciandole solo una piccola luce a illuminarle il cammino.

Luce.
Clary seguiva quel puntino lontano da ore, o forse secoli: sentiva solo il battito del suo cuore che accompagnava il rumore dei suoi passi, lo sguardo fisso su quella stella. E le sembrava sempre più lontana, sempre più lontana...
Senza accorgersene cominciò a correre, fino a quando non iniziarono a cederle le gambe e il pensiero vagò libero per sfuggire al dolore; ma quello che Clary non aveva messo in conto era che ci sono ferite che solo la mente può trovare, che fanno ancora più male di quelle fisiche.
Il mezzo sorriso di Isabelle.
Lo sguardo serio e fiero di Alec.
La voce calda di Simon.

Ogni ricordo era una pugnalata, una stoccata inflitta nella parte più debole di un umano: il cuore.
Il profumo della pelle di Jace.
La sua voce ironica.
Il suo sorriso.
Lui...

Si accasciò a terra, le mani premute sugli occhi e la testa che dondolava avanti e indietro come a voler scacciare quei pensieri, fastidiosi come mosche. Fastidiosi perché lontani, fastidiosi perché cari, fastidiosi perché la loro presenza le faceva male dentro.
E urlò, urlò per chiedere aiuto: ma quello che ebbe indietro fu solo il freddo eco della sua voce che le rinfacciava la sua debolezza, mentre la luce si spegneva in lontananza.

Clary avvertiva le morbide coperte pesarle sul corpo, avvolgendola in un caldo e piacevole tepore.
Mosse lentamente un braccio, trattenendo un gemito: si sentiva indolenzita e debole, come se avesse avuto la febbre per giorni e giorni di seguito.
Si mise a sedere, strofinandosi gli occhi e aprendoli per scrutare la stanza intorno a sé: ma, quando sollevò le palpebre, quello che vedeva non cambiò.
Nero, sempre nero era quello davanti a lei.
Il cuore prese a battere veloce, le dita strinsero convulsamente le coperte mentre apriva e chiudeva gli occhi più volte nella vana speranza che succedesse qualcosa, che la situazione cambiasse.
Ma il buio opprimente, cupo e profondo rimaneva lì.
Sentì un rumore acuto e continuo, denso di terrore, ma non vi fece caso: si portò le mani al viso, sperando che tutto ciò fosse solo un brutto incubo da cui si sarebbe svegliata presto.
- Clary... Clary! -
Due mani l'afferrarono saldamente per le spalle e la scossero bruscamente, mentre la ragazza udiva ancora quel suono fastidioso, pieno di paura: le stava spaccando al testa, ma non riusciva a farlo smettere. Più cercava di mandarlo via, più questo aumentava di volume alla stessa velocità della sua paura.
- Basta, smettila! -
D'improvviso tutto si fermò, perché Clary aveva riconosciuto quella voce.
Jace.
Questo, al contrario di calmarla, fu come una martellata sul petto: si agitò freneticamente, il rumore che aumentava ancora, ancora, ancora fino a farle temere di perdere davvero la ragione.
- Clary, per l'Angelo, fermati! -
Il buio sembrò stringersi attorno a lei, impedendole di vedere Jace: il suono acuto cresceva d'intensità, fino a quando l'oscurità non la schiacciò, togliendole il respiro e facendole perdere i sensi.
E Clary, di nuovo nel buio, si raggomitolò su sé stessa.

Un rumore di onde.
Aveva freddo, tanto freddo.
L'acqua -che era scura come pece, ne era sicura- lambiva le sue caviglie rubandole calore: il vento gelido che sentiva sulla pelle segnava l'inizio della tempesta, Clary lo sapeva anche se non vedeva nulla. Il buio sembrava essersi avvolto attorno a lei, togliendole la speranza di vedere il Sole.
Perché sì, Clary avrebbe guardato dritto il Sole se avesse potuto: poter saggiare appieno la luminosità dei suoi raggi era un sogno, talmente lontano da sembrare utopia.
Clary sospirò, spostandosi dietro l'orecchio una ciocca di capelli che, ribelle, continuava a cadere sulla fronte.
E rimase ad ascoltare il rumore del mare.

Il caldo che le coperte le provocavano le dava fastidio.
Le spostò con uno scatto del braccio, ansimando e passandosi il braccio sulla fronte sudata per asciugarla; sfregò gli occhi con la mano, mettendosi a sedere e prendendo un respiro il più profondo possibile.
Le mani tremavano incontrollate.
Aprì gli occhi, ma non cambiò nulla: buio era e buio rimaneva, quello intorno a lei.
Strinse i pugni, il battito che accelerava e -di nuovo- quel rumore penetrante che sapeva di terrore e disperazione si alzava.
La porta sbatté, probabilmente contro il muro, spinta dalla foga di quel qualcuno che era entrato nella stanza di corsa.
- Clary!-
Due mani calde sul volto, la fronte posata su quella di qualcun altro, il respiro sul viso.
- Jace - Rantolò Clary, con la voce rotta. - Accendi la luce. -
Lo sentì muoversi, come a disagio.
- Clary... -
- Ora! - Ribatté, ansiosa, come fosse un ordine.
-Non posso. -
Clary aggrottò la fronte, allontanandolo e scuotendo la testa confusa.
- Cosa vuol dire...? -
Un sospiro, non suo ma di Jace.
- Non posso perché è già accesa. -
Clary si sentì come un marinaio condannato a vivere in mare, senza poter più vedere la terraferma; e il rumore penetrante che riempì la stanza ora sapeva bene da cosa era causato.
Erano le sue urla.
  
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