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Autore: OneLastLullaby    03/12/2010    0 recensioni
" Le sue speranze, così come i suoi sogni, si erano infranti quella notte. Quella notte osservava, impotente, i carri armati tedeschi avanzare decisi sulla sua bella terra, rompendo quel paesaggio fragile, fatto di ghiaccio e neve silenziosa. "
L'assedio di Leningrado, visto dai punti di vista di Russia e Germania (in due capitoli alquanto brevi). Mi è uscita di getto, dopo aver visto il film "attacco a Leningrado" che, tra parentesi, consiglierei a tutti, ed è alquanto introspettiva. Spero vi piaccia ! x)
Genere: Dark, Introspettivo, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Germania/Ludwig, Russia/Ivan Braginski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Leningrad's Tears






 

Ormai non era che l'ombra di sé stesso. 

Dire che si faceva pietà da solo sarebbe stato minimizzare.
 

 

Per anni aveva sopportato in silenzio. Per anni il sangue della sua gente -il suo stesso sangue- aveva macchiato la sua terra, ed il suo corpo martoriato. Ma mai, prima d'ora, si era lamentato. Perché mai, prima d'ora, si era sentito così impotente. Ciò che era, ciò che rappresentava, era semplicemente scomparso. Le sue speranze, così come i suoi sogni, si erano infranti quella notte. Quella notte osservava, impotente,  i carri armati tedeschi avanzare decisi sulla sua bella terra, rompendo quel paesaggio fragile, fatto di ghiaccio e neve silenziosa.  Da quel giorno, non era stato più niente. Così come i suoi sogni, che non avevano più ragione di essere: in fondo, erano solo i sogni di un bambino un pò' egoista. Destinati all'oblio, ed alle lacrime degli innocenti.


 

Eppure non sapeva che il peggio doveva ancora arrivare. 

Mai avrebbe pensato che il nemico si sarebbe spinto a tanto.


 

Esplosioni vermiglie squarciavano il cielo, quella notte. La neve, così candida nella sua purezza bianca, si era pian piano tinta di rosso; all'indomani, la città era irriconoscibile. Eppure non si arresero. Da tutti i fronti, la lotta sembrava non finire mai. Civili e soldati, mogli e bambini che combattevano, ognuno a modo suo, ed ognuno con i metodi che possedeva. 

A pensarci bene, forse, fu proprio questo loro attaccamento alla vita e alla terra che li fece sprofondare.  Ed ora erano rinchiusi, confinati sotto quel cielo immenso troppo spesso invaso da forze aeree nemiche. E la gente, la sua gente, pregava in silenzio. Alcuni imprecavano, invocavano il suo nome, impotenti di fronte ad una madre allo stremo, o ad un figlio che la fame, poco a poco, stava portando via. Quante volte  lo avevano maledetto ed odiato, e quante volte lo avevano glorificato, innalzato a ruolo di Dio onnipotente? Non sapevano che lui, ormai, non poteva fare nulla. 

Non sapevano che era confinato anche lui, alle prese con un male che non riusciva più a contrastare.  

 

Ormai non gli restava nulla, nulla. 

 

Eppure, quel tedesco continuava a tornare, reclamando la sua parte del bottino, urlandogli contro quanto più odio poteva, martoriando il suo corpo già troppo debole. Quando ne aveva il coraggio e la forza, Ivan alzava gli occhi stanchi sull'imponente figura che troppo spesso si teneva dinnanzi a lui. 

E non capiva. Semplicemente non capiva. Colpa di quei pochi resti d'ingenuità infantile dei quali non si era mai liberato. Non capiva: quell'odio era troppo forte persino per essere provato verso un nemico. E quel velo di follia che ricopriva come una sottile patina quegli occhi azzurri che, altrimenti, avrebbero quasi potuto essere gradevoli. Ogni volta che l'uomo si presentava, Ivan sapeva benissimo che cosa volesse. Sapeva che l'unico scopo di quelle visite frequenti era di trovare la più grande nazione del mondo prostrata ai suoi piedi, stremata, supplichevole. Pronta a piegarsi al suo volere folle. Ma lui non si lasciava fare. Non era così stupido. Non voleva dargli quell'unica soddisfazione. Finché sarebbe stato in grado di negargliela, sarebbe rimasto in vita.  

 

Perché la sua frustrazione, i suoi gemiti ed il suo dolore appartenevano a lui, a lui soltanto. 
 

Perché se la sua gente era così forte e determinata, lui non poteva certo arrendersi.

  
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