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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    03/12/2010    4 recensioni
[Neil/Todd]
“Ehi,” dico debolmente, “Puk non può piangere…” e dalla mia gola esce una risata stentata e nervosa, “Shakespeare potrebbe offendersi.” Concludo, sfregandogli le spalle per scaldarlo; lui si stringe maggiormente a me, singhiozzando e ridendo allo stesso tempo: “Oberon perdonerà il suo servo, Oberon perdonerà il suo Puk…” sussurra, alzando il viso solcato di lacrime."
Ho controllato attentamente nella sezione se qualcuno per caso non avesse già scritto una cosa del genere, ma non ho trovato nulla. Nel caso però mi sia sbagliata fatemelo notare e provvederò a cancellare la fic in questione. Si tratta di una What If che volevo scrivere da secoli! So che è un’idea fondamentalmente stupida perché, comunque sia, il film finisce come finisce… Ma mettiamo caso che Todd…
Genere: Drammatico, Erotico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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HOW TO SAVE A LIFE

AUTORE: SHUN DI ANDROMEDA
TITOLO: HOW TO SAVE A LIFE
SERIE: DPS (DEAD POETS SOCIETY – L’ATTIMO FUGGENTE)
TIPO: What If, Slash
GENERE: Triste, Introspettivo, Drammatico, Erotico
RATING: Arancione
PERSONAGGI: Neil Perry, Todd Anderson

NOTE: Ho controllato attentamente nella sezione se qualcuno per caso non avesse già scritto una cosa del genere, ma non ho trovato nulla. Nel caso però mi sia sbagliata fatemelo notare e provvederò a cancellare la fic in questione. Si tratta di una What If che volevo scrivere da secoli! So che è un’idea fondamentalmente stupida perché, comunque sia, il film finisce come finisce… Ma mettiamo caso che Todd …

DISCLAIMER: DPS e i relativi personaggi non mi appartengono, il mio unico scopo è divertirmi e far divertire, se possibile.

 

CAPITOLO 1

§§§

POV TODD

Corro nella neve, ansimando, malgrado il vento forte non mi fermo anche se addosso ho solo un semplice cappotto, nessuna sciarpa né cappello, ma non sarà questo a fermarmi; il cuore sembra quasi esplodermi nel petto per lo sforzo ma proseguo.

All’improvviso, inciampo e cado, sbatto dolorosamente le ginocchia sulla strada ma mi rialzo, senza pensarci su un secondo mentre la mia mente è con Neil, il suo sguardo triste e rassegnato al di là del vetro continua a lampeggiare nella mia memoria, assieme a una bruttissima sensazione.

Non so cosa diavolo mi sia preso, ricordo solo quello, forse ho borbottato qualcosa a Charlie, fatto sta che ora sono qui, a spezzarmi le gambe sulla statale nel tentativo di raggiungere il più presto possibile il mio amico…

Laggiù! Finalmente vedo la casa, è vicinissima, e tiro un sospiro di sollievo.

Una folata di vento più forte delle altre mi schiaffeggia, sento la pelle bruciare per il freddo e mi devo rannicchiare un attimo dietro un covone di fieno in mezzo al campo che corre alla mia sinistra per riprendere fiato; coperto da questo provvidenziale rifugio, mi concedo di respirare profondamente, sfregandomi le mani sui calzoni per scaldarle almeno un poco.

Con le ginocchia che tremano per il gelo, mi rialzo e, protetto dall’oscurità, mi avvicino alla casa: sembra tutto tranquillo, non c’è la minima luce accesa… Forse la mia sensazione era sbagliata, forse mi sono congelato per niente.

Mi avvicino ancora, ormai sono nel giardino; sento i miei passi scricchiolare sulla neve ghiacciata, guardandomi con circospezione attorno: non vorrei che ci fosse qualche cane nei paraggi pronto ad aggredire eventuali ladri… Altrimenti sarei in guai grossi!

All’improvviso, sento un rumore, come di un cigolio, provenire da un punto imprecisato sopra la mia testa; alzo lo sguardo e il mio cuore perde un battito: “Neil…” sussurro mentre attorno a me il vento sembra quasi smettere di soffiare.

Ma che diavolo ci fa alla finestra?

Sotto i miei occhi, lo vedo poggiare la sua corona sul davanzale ingombro di neve e andarsene, il vetro però resta aperto e quella corona sembra quasi…

Non mi piace, non mi piace per niente!

“NEIL!” urlo senza riflettere, ma lui non riappare, non accade niente di niente; resto lì, a fissare come un ebete la sua finestra, sotto la neve che mi ricopre a poco a poco.

Tremando di freddo, comincio a girare attorno alla casa, osservando attentamente le facciate e cercando febbrilmente un passaggio che mi permetta di entrare all’interno…

Eccola!

C’è una porticina sul retro della casa che è rimasta socchiusa, un vero colpo di fortuna! Leggermente più fiducioso, entro da lì, ritrovandomi nella cucina; piano e con attenzione, muovendomi a tentoni nel buio, raggiungo finalmente il corridoio; ma un rumore di passi mi fa balzare il cuore in gola.

Mi tuffo sotto la scala e, dalla mia posizione privilegiata, vedo Neil scendere dal piano superiore, il busto nudo appena illuminato dalla luce dei lampioni della strada che penetra da una sorta di lucernario sulla parete, in alto.

Trattengo il fiato, sembra l’apparizione di un Dio…

Con lo sguardo, ne seguo i movimenti, lo vedo a pochi centimetri da me che sarebbe così semplice allungare una mano e sfiorarlo, ma sono bloccato sul posto, come un serpente davanti alla mangusta e non posso fare altro che osservarlo sparire dietro una porta.

L’incantesimo si spezza.

Frastornato, mi alzo in piedi, avvicinandomi a passo spedito, e sbircio all’interno della stanza; la prima cosa che mi balza agli occhi nella debole luce proveniente da fuori, è uno scaffale immenso pieno di libri.

Ma subito la mia attenzione viene catturata da altro.

Il cuore mi si ferma nel petto alla vista della schiena sussultante di Neil…

Mio Dio..

Ha una pistola!

“NEIL!” gridò, lanciandomi all’interno, ruzzolo a terra, inciampando in qualcosa, ma lui per un attimo si ferma, voltandosi verso di me, ha ancora quell’odioso oggetto in mano; balzo in piedi e gli afferro il polso, torcendoglielo con forza, e finalmente molla la presa e l’arma cade con un tonfo soffice sul tappeto.

Il mio amico scoppia in un pianto a dirotto, attutito appena dal mio maglione; lo abbraccio stretto, cercando a mia volta di calmarmi…

“Neil stava per uccidersi…” penso col cuore in gola.

Le mie braccia si avvolgono con forza attorno alla sua vita e lui poggia la sua testa sulla mia spalla; così inginocchiati a terra, leggermente illuminati dalla luce che filtra dalle persiane semichiuse, cerchiamo a vicenda di consolarci, lo sento aggrapparsi a me come a un salvagente…

Non l’ho mai visto così a pezzi.

“Ehi,” dico debolmente, “Puk non può piangere…” e dalla mia gola esce una risata stentata e nervosa, “Shakespeare potrebbe offendersi.” Concludo, sfregandogli le spalle per scaldarlo; lui si stringe maggiormente a me, singhiozzando e ridendo allo stesso tempo: “Oberon perdonerà il suo servo, Oberon perdonerà il suo Puk…” sussurra, alzando il viso solcato di lacrime.

Sorrido piano e lo aiuto ad alzarsi, gli cingo le spalle con un braccio senza mollarlo un attimo: “Tu stanotte non resti qui!” esclamo convinto, tendendo l’orecchio se per caso qualcuno si fosse svegliato, “Torniamo a Welton,” dichiaro, spingendolo verso il corridoio per riguadagnare la salvezza attraverso la porticina sul retro.

Ci ritroviamo assieme, uno accanto all’altro, nello spazio ristretto tra le due pareti, lo sento accanto a me, emana calore e una grande tristezza: gli afferro una mano, guidandolo nell’oscurità; una volta in cucina, gli faccio cenno di stare fermo, “Vado a prenderti i vestiti, aspettami qui.”.

Un minuto dopo, sono di ritorno e ho i vestiti, le scarpe e…

“Ecco, Puk non può stare senza la sua corona.” gli mormoro, poggiandogliela in testa.

§§§

Arriviamo in vista di Welton che ormai è l’alba e quando finalmente siamo davanti al portone manca pochissimo al sorgere del Sole; intirizziti dal freddo e dal lungo cammino nella tormenta, ci guardiamo negli occhi, incerti su cosa fare.

“Ragazzi! Finalmente!”

La voce allegra di Charlie ci fa sobbalzare e lo vediamo affacciato a una delle aule del piano terra, agitando le mani per farsi vedere; Meeks e Pitt si gettano fuori e ci afferrano per le braccia, portandoci dentro, il tepore che emana questo posto è bellissimo!

Cameron sbuca dal buio, guardandoci con preoccupazione: “Siamo stati svegli tutta la notte ad aspettarvi, che è successo? Eravamo preoccupati!” esclama il nostro rosso, qualcuno ci mette addosso le vestaglie e nella semioscurità vedo il sorriso gioviale di Overstreet, ci sono tutti.

I nostri amici ci scortano su per le scale sino al salottino comune dove di solito studiamo; è ancora ingombro di cose, fogli e libri ma non mi è mai sembrato così bello, la stanza è calda e nel caminetto c’e ancora un tizzone che arde; Charlie armeggia per qualche istante con gli attizzatoi e la fiamma risplende, viva e rovente.

Neil sprofonda letteralmente nella poltrona più vicina al fuoco e crolla subito addormentato, ha gli occhi segnati e il viso pallido; Knox mi poggia la mano sulla spalla e mi accompagna sino al divanetto, mi siedo e mi sento improvvisamente stanchissimo, gli avvenimenti della notte si fanno sentire…

Mi sfrego gli occhi mentre tutti si assiepano attorno a me: “Cosa è successo?” chiede Gerry, accomodandosi sul bracciolo; sono esausto ma hanno diritto di sapere, “Stava per spararsi…” sussurro, osservando il viso stravolto del mio migliore amico e un brivido di terrore serpeggia tra tutti noi, Richie sbianca in volto e Charlie… Beh, mi fissa come se fossi un verme particolarmente grosso.

“Sono riuscito a disarmarlo,” proseguo con voce tremolante e roca, ho bisogno di piangere ma cerco di trattenermi, “Ma era scosso… Ho paura che ci riproverà! Ragazzi, dobbiamo fare qualcosa!” esclamo, scattando in piedi coi pugni stretti.

Stevie mi è subito vicino, bloccandomi per le braccia: “Datti una calmata!” mi rimprovera severo, “Andrà tutto bene, penseremo noi ad aiutarlo, ma devi calmarti!” mi dice con tono fermo e posato, “Non gli permetteremo di fare pazzie, non finché ci saremo noi accanto a lui, non è vero ragazzi?”.

Le sue parole suscitano un moto d’approvazione tra i nostri compagni: “Vado ad avvertire Keating, lui saprà di certo cosa fare!” si offre Cameron e lo vediamo scattare con la rapidità di una lepre fuori dalla sala.

Sbadiglio esausto, accoccolandomi sul morbido cuscino e reclino la testa sulla mia spalla; voglio solo dormire e nient’altro…

§§§

POV KNOX

Il professor Keating è appena uscito e sembrava molto in pensiero anche lui per i nostri amici…

Gli abbiamo spiegato quel poco che Todd ha spiegato a noi ma non ha battuto ciglio, si è solo raccomandato di star loro vicino…

Raccomandazione stupida, era ovvio che l’avremmo fatto.

“E ora?” mi chiede Richie, ravvolto nella sua vestaglia; sospiro, guardando l’ora sull’orologio a muro, ormai sono le sei: “Riportiamoli in camera, oggi è domenica e possono dormire un po’ di più. Poi decideremo il da farsi assieme.” Dichiaro, prendendo in braccio Todd; Gerry, Charlie e Stevie si occupano di Neil mentre Cameron esce fuori a controllare.

Nessuno in vista per fortuna.

Ci infiliamo nella loro stanza come razzi e ne usciamo pochi istanti dopo, eclissandoci a nostra volta nelle camere.

Per ora, voglio solo stare tranquillo e riflettere sul da farsi.

   
 
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