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Autore: Suzette    29/11/2005    1 recensioni
Da un mio dolcissimo sogno. dico sul serio. ma dentro spiego meglio come mai. a volte allegro, a volte forse sconfinerà nell'intospettivo, sicuramente molto romantico e mieloso. non so che dire... oggi va così... è un po' la storia che vorrei io, ma non tutta (voi non avete idea del sogno...ma io lo so...). con dei personaggi un po' stani, uno dolce l'altro più sbrigativo ma alla fine...non so...la devo ancora scrivere...ciaociao!!!
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Ciao a tutti, questa è la prima fanfiction che pubblico nella sezione “originali” ma ho fatto un sogno particolare che mi ha f

 

Ciao a tutti, questa è la prima fanfiction che pubblico nella sezione “originali” ma ho fatto un sogno particolare che mi ha fatto venire una voglia pazza di pubblicare storie qui, soprattutto una. Questa, appunto. Che includerà il sogno. Francamente credo sia frutto di una vaga pazzia.

Io non ho la certezza che verrà finita, anzi tutto altro. Ma in un momento così non ho saputo trattenermi.

Sono nuova a questo tipo di esperienze, non sono mai stata innamorata e credo che ne passerà di acqua sotto i ponti prima che io possa dire con certezza che sia innamorata. Però ora come ora potrei dire che finalmente c’è qualcuno che mi piace veramente. Anzi non è che mi piaccia proprio…cioè...non è che il lo trovi bello o chissà cos’altro ma semplicemente rivedendo nel sogno un suo particolare sguardo mi ha fatto andare in tilt. Per almeno uno o due giorni non sono stata capace da togliermi quei momenti dalla testa. Poi l’ho rivisto e tutto è tornato alla normalità… quasi…mi vengono i brividi immaginando anche solo di essere sfiorata da lui, per caso….sono impazzita probabilmente…

Non so perché io senta necessario spiegare tutto questo ma l’ho fatto, forse perché così capirete vagamente come mi sento mentre scrivo e come si sentono i miei personaggi, anche se la loro storia non assomiglia molto alla mia…anzi…però mi piacciono, però è un bel sogno…

 

 

Quando avevo sbattuto, il primo giorno di scuola, contro qualcosa di duro non avrei mai pensato che questo avrebbe potuto significare quello che poi è diventato. Ma procediamo con ordine.

Io gli avevo sbattuto addosso, sentendo un vago odore non ben identificato, questo campo non è mai stato il mio forte. Lasciamo perdere questi particolari che non importano a nessuno e procediamo oltre. Avevo borbottato uno –scusa- e mi ero avviata verso le mie amiche che mi aspettavano all’entrata. Liceo Classico, quarto anno di corso, che è chiamato (per la storia del ginnasio…che confusione) secondo liceo. Quando avevo quattordici anni in Chat mi divertivo un mondo a dire che facevo il quarto, tutti stupivano collegando la mia età all’anno e poi io precisavo ridendo. Che stupida. Va beh, sto divagando un po’ troppo, vero? Okay, smetto. Scorsi vagamente un essere con la maglia larga e bianca e un paio di jeans semplice. Non faceva così freddo, anzi i primi giorni di scuola erano decisamente caldi.

In pratica entrai in classe, mi sedetti vicino alla mia amica Licia in seconda fila, un posto rimaneva vuoto, questo non era normale. Mi guardai intorno per individuare chi mancasse ma mi resi conto che a parte Filippo che era stato bocciato eravamo tutti. Qualcuno che era stato bocciato l’anno scorso , pensai subito. E infatti avevo ragione. Un ragazzo alto magro con i capelli neri un po’ incollati dal gel come miliardi di altri ragazzi che si credono chissà chi. Infatti lo etichettai subito come no di quei fighetti che vanno dietro ai bei sederi femminili. Lo riconobbi subito, era il ragazzo che avevo urtato quella mattina. O era stato lui a farmi quasi cadere?

Non ne avevo la minima idea ma di lì a qualche ora ero un po’ confusa dal fatto che quello che doveva essere un ragazzo di quelli di cui sopra ho già parlato ancora non aveva rivolto la parola a nessuno, nonostante parecchie persone lo salutassero.

Io non avevo mai avuto un “vita sociale” molto intensa infatti conoscevo molte persone più piccole di me, abbastanza della mia età ma molte poche più grandi. Mentre parecchi compagni o comunque coetanei avevano molti amici in quella fascia. In effetti per la mia età e per le mie amiche ero un po’ atipica. Prima di tutto non sbavavo dietro a nessun ragazzo semplicemente perché ero una ragazzina, ancora, e soprattutto ero una ragazzina all’antica. Avevo sempre amato le favole e aspettavo di viverne una. Che però tardava ad arrivare.

Ogni anno mi convincevo che questa sarebbe stata la volta buona. Ma invece non succedeva niente. Certo, qualche straccio di ragazzo lo avevo pure avuto ma non è che io mi ci trovassi poi molto bene.

L’ho già detto che ero atipica? Si probabile.

Fatto sta che il mio orrendo carattere era costituito da tre costanti (si vede che oggi ho fatto due ore di matematica?) :timidezza estrema con chi non conosco o comunque paura di fare figure indicibili (che ho già fatto ma che non rivelerò mai e poi mai a nessuno) ,riflessività (penso penso penso…sono un caso patologico credo), pigrizia. Tutte queste cose aggiunte a un chilo di sale danno un risultato: me. Attenti mettere in frigo per qualche ora e poi tagliare per verticale se volete un aspetto più grazioso. Aggiungere della cioccolata sopra.

Ah, già…io ero una ragazzina bassa, con delle guance che potevano entrare nel Guinness dei primati per la loro superficie amplia, occhi non tanto grandi (perché sopraffatti dalle guance) ma di un bel colore, dopotutto, blu scuro tendente al grigio ma anche al verde (non l’ho mai capito e giuro che questa è la verità), capelli poco più giù delle spalle, da piccina erano biondo ma con l’avanzare inesorabile dell’età erano diventati castani chiari, specialmente d’estate (quando tra l’altro si arricciano tutti facendomi prendere un colpo), per il resto di fisico non sono un granché, lo ammetto. Ho dei fianchi che non sono esattamente da Miss Mondo, ma comunque meglio del sedere di Licia, non sono grassa, questo è vero. Ma ho delle cosce che...bleah! ma lasciamo perdere i discorsi su come sono che non servono a niente (se non a capire la pazzia di qualcuno).

Il problema si presentò quando al consiglio di classe decisero di cambiarci tutti di posto, come d’altronde all’inizio degli altri anni. Dopo almeno due o tre mesi decidevano che la disposizione che ci eravamo dati non andava così la cambiavano a piacimento loro.

Io (e dire...le coincidenze della vita) finii accanto a lui ,che avevo scoperto chiamarsi Daniele, brutti ricordi suscitati in me da questo nome furono prontamente scacciati dalla sottoscritta armata d’ascia. Probabilmente il mio carattere silenzioso si rispecchiava nel mio atteggiamento ed evidentemente questo qui aveva molta attitudine alla chiacchiera…fin dalle medie a me toccava questo compito spiacevole…a volte.

Lo conobbi meglio ma con me diventava stranamente silenzioso. Ma ora entriamo nella storia vera…forse.

 

 

  
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