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Autore: nottebrava    04/12/2010    0 recensioni
Ho immaginato Robert nel periodo che precede Twilight, quando gironzolava volentieri per i locali di Soho con la chitarra e cantava alle serate a microfono aperto, una delle sue passioni.
Mi piace pensare che prima o poi inciderà un disco, lo deve al suo talento.
Incontrerà una pianista che ama la musica almeno quanto lui...
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Soho. Il solito pub. Il vociare dei ragazzi che tengono in mano le birre e scherzano tra loro, che si incontrano e fanno casino. Io sono solo, ancorato alla mia bottiglietta di Heineken, mentre aspetto il turno per suonare sul palco. Sam e Bobby sono già dentro a fare non so cosa...sono impaziente, voglio suonare. Torno dentro, mi faccio spazio tra la gente e vado in quella specie di camerino dove abbiamo posato le chitarre. Li trovo appoggiati al muro, in silenzio.

-Ma quand'è il nostro turno?

-Non appena avrà finito quella ragazza – mi risponde Sam al volo. Sembra che non abbia voglia di parlare, è troppo intento ad ascoltare.

-Cavolo ma quanto ci mette questa, è già da un'ora che sta la sopra! - dico piano, con stizza, ma sento delle belle note al pianoforte...mmh...non è male. Ma vorrei suonare anch'io stasera.

-Non dipende da lei, Rob, è il pubblico che non vuole che vada via. Dovresti ascoltarla, ci sa fare davvero.

Lo ascolto stralunato. È il pubblico che la trattiene sul palco? La sento fraseggiare col pianoforte, un brano soul, ci fantastica sopra con una straordinaria padronanza della tastiera e della melodia. Poi la sua voce.

Salgo quei pochi gradini e sporgo la testa dalle quinte, scorgo una cascata di boccoli scuri su delle spalle sinuose. È vestita di nero, muove la testa a ritmo, mentre interpreta quello che resta della canzone...di Tory Amos, se non ricordo male. La sua voce...com'è profonda e possente nelle note più gravi e così soave e leggera in quelle più acute....sembra che stia registrando un disco per quanto è perfetta la sua esecuzione. Cosa cazzo ho fatto fuori per quasi un'ora e mezzo? Che coglione che sono. Mi sono perso questa voce magnifica. Il pubblico è ipnotizzato, ci credo che non abbia voluto che lasciasse il palco...e io dovrei cantare dopo di lei?

Torno con la coda tra le gambe verso Sam e Bobby e ci scambiamo un'occhiata. Stanno pensando la stessa cosa che penso io. Rimettiamo che chitarre nel fodero e facciamo per uscire.

Quella ragazza lascia il palco tra applausi scroscianti, passa tra di noi in fretta, prende la borsa e va via. Non abbiamo neanche il tempo di fermarla per farle i complimenti e per dirle che ce ne andiamo.

Non ho neanche la possibilità di vederla in faccia.

 

Sono passati due giorni e non faccio altre che pensare che non era mai successo che abbandonassimo un'esibizione ad una serata a microfoni aperti per un motivo del genere. E suono, suono, affondo le dita nelle corde della chitarra e pesto sul pianoforte. Si, pesto. Rispetto a Jane pesto sui tasti.

Jane, è così che si chiama quella pianista. Tutto il pub aveva il suo nome stampato sulla faccia e lo urlava a più non posso.

E io ho in testa la sua voce, le sue mani – aveva degli anelli – scorrevano eleganti e capaci sulla tastiera. Mi fermo per un attimo a pensarle...il mio sguardo si perde...assente, le mie mani si fermano. Poi torno ad improvvisare al piano, mi è sempre piaciuto. Mi sento pienamente me stesso quando posso farlo, nella mia stanzetta-appartamento di Soho...nel non dover chiedere nulla ai miei genitori, nella pace e nel silenzio che c'è qui sopra quando suono, anche se le lattine di birra sul divano non metteranno i piedi per togliersi da lì.

Se penso ai boccoli di Jane le mie dita scivolano sui tasti più a destra della tastiera...le note più acute...melodiose...sembra Listz...beh..con molta fantasia.

 

È di nuovo venerdì e io Sam e Bobby fasciamo le nostre chitarre nelle fodere e andiamo al pub irlandese. E di nuovo c'è Jane. Sam e Bobby si lasciano andare a qualche imprecazione.

- Cazzo no...di nuovo...

Continuo a camminare verso le quinte e loro mi seguono svogliatamente. Questa volta non me ne andrò. Questa volta non lascerò il palco perchè Jane è una cantante fantastica e una musicista brillante. Anche io amo la musica e voglio suonare. Prenderò pomodori in faccia? E sia. Ma li prenderò con onore, senza andarmene alla chetichella. Io amo cantare...e quando lo faccio la mia voce non mi dispiace poi così tanto...tranne quando comincio a tergiversare senza capire dove sto andando...Stasera non devi fare troppi ghirigori con la voce, Rob. Le sperimentazioni sono rimandate. Stasera si suona e si canta come si deve, diamine.

Mi giro verso i miei compagni. Merda. Sulle loro facce vedo rassegnazione.

Ammutinamento! - vorrei urlare.

-Tante grazie eh! -dico incazzato mentre scateno le loro idiote risate – prendo la mia chitarra ed esco sul palco come una furia. Somiglio proprio ad uno scaricatore di porto a cui hanno strofinato una piuma sotto il naso.

Cavolo.

Non mi ero accorto che Jane fosse ancora lì, a mettere insieme i suoi spartiti, mentre la gente continuava ad urlare il suo nome, ergo, dopo un'entrata degna di un orango, rimango come un cretino ad aspettare, con l'eleganza di un carciofo.

Forse finalmente la vedrò in viso, però.

Aspetto. Il cuore mi batte come un folle, sarà l'emozione di cantare in pubblico o la curiosità di vederla?...non lo so.

Jane accenna un inchino aggraziato e si volta verso di me. Tiene gli spartiti abbracciati al petto, non posso fare a meno di notare i suoi braccialetti, gli anelli di argento e onice nelle sue dita. Poi sollevo lo sguardo e vedo due grandi occhi azzurri che mi cercano per sorridere.

-In bocca al lupo – mi dice con quella voce stupenda. È velluto anche quando non canta.

Perfetto. Jane è bravissima, suona con la grazia di un gatto, canta come un angelo ed è pure bella da mozzare il fiato. Ora si che mi sento una merda, come cacchio farò ad intrattenere questi sfigati senza farmi urlare contro?

Okay, ormai è tardi per tornare indietro, devo cantare.

Imbraccio la chitarra e regolo il microfono: sono più alto di Jane...ma non di molto, a dire il vero. Non so se sono più scosso dall'idea di cantare dopo di lei o da quei suoi occhi azzurri così belli e magnetici, orlati da una linea sottile di matita nera molto sensuale. Ha le ciglia lunghe, Jane...

Comincio con "Broken"... per forza. Mi dà la carica e mi permette di buttar fuori un po' di nervosismo, così se mi trema la voce non se ne accorgerà nessuno...a tratti quel brano va urlato. Cerco di concentrarmi sulla melodia della canzone, senza esagerare coi ricami improvvisati. Il pubblico sembra imbalsamato. Secondo me stanno valutando l'ipotesi di lanciarmi contro le olive dei cocktail.

Appena dopo un acuto lancio uno sguardo al bar e...dannazione! Quei due stronzi di Sam e Bobby stanno parlando con Jane davanti a dei boccali di birra! Io sono qui a metterci la faccia e loro rimorchiano l'unica ragazza interessante che abbia visto da circa un anno a questa parte...non è giusto.

Metto troppa foga nel concludere la canzone...come se volessi attirare l'attenzione di Jane..e di tutti i suoi boccoli scuri. Il pubblico applaude svogliato, a parte un gruppetto di quattro persone proprio sotto al palco. Sono ragazzine...forse mi hanno visto in Harry Potter...mi scattano qualche foto.

Attacco Never think.

La mia voce è più calda, ma sono sempre nervoso. Mi devo concentrare. Bobby e Sam sorridono e fanno i buffoni con lei. Chiudo gli occhi e penso solo alla mia voce, al ritmo. Non devo correre e non devo essere troppo lento altrimenti qui si addormentano. Ecco...la mia voce ha preso la piega giusta, perché evito di pensare a quei tre che si divertono alla mia faccia. Devo godermi il momento. Era tanto che desideravo salire qui sopra e ora sono qui. Voglio lasciare qualcosa a chi mi sta ascoltando, voglio suonare anche per me.

Quando riapro gli occhi per non sbagliare l'accordo più difficile vedo che Jane sta raccontando qualcosa ai miei amici. Gesticola, tiene le mani a mezz'aria tra loro, con gli anelli e i braccialetti che tintinnano, ne sono sicuro, sembra accalorata nel suo racconto..e quei due sembrano stupiti...piacevolmente stupiti. Cosa darei per essere lì ad ascoltarla parlare...a sentire cosa dice.

Al pubblico è piaciuta la mia Never Think. Applaudono più convinti.

 

Suono I'll be you're lover too di Van Morrison.

Ascoltami Jane, ascolta anche solo questa canzone. Voglio che tu mi ascolti cantare, senti un po' queste parole...sono bellissime. È una canzone d'amore straordinaria, per questo la canto sempre. È una promessa. È un uomo che parla alla sua donna, che chiama regina...le promette che si prenderà cura di lei, perché l'ama...e le promette che sarà anche il suo amante. Capisci? Non solo un uomo cui affidarsi, ma anche un tenero amante o passionale. Non è mica semplice. Le promette di adorarla nell'anima, ma anche nel corpo. È straordinario. Di solito il sesso lo si dà per scontato, si dà più spazio ai sentimenti. Ma è importante dimostrare il proprio amore a qualcuno anche quando ci si fa sesso. In un rapporto duraturo può diventare molto difficile.

La mia voce è roca, su queste note, ma mi piace. Immagino sempre di cantarla per qualcuna che prima o poi arriverà...penso che sia da qualche parte a fare chissà cosa. Ma prima o poi verrà da me.

Il risultato di questi pensieri è un'interpretazione molto sentita, partecipata, intensa, questa sera. La sala è in silenzio...che succede? Riapro gli occhi e vedo tutti fermi a guardarmi. La cameriera ha appoggiato il mento sul vassoio che tiene contro il petto, i baristi asciugano lentamente i boccali senza fare rumore e mi guardano interessati; la gente seduta al bancone è girata verso di me...e anche Jane! Con il corpo mi dà quasi le spalle...ricche dei suoi capelli, ma il viso è completamente girato dalla mia parte, mi osserva da sopra la spalla, con quei suoi occhi così chiari e lo sguardo intenso, rapito. Sam e Bobby mimano delle urla di incitamento e sorrido divertito abbassando lo sguardo verso le mie dita. Quando lo rialzo, Jane mi fissa ancora.

E basta così per stasera. Non vorrei mandare a puttane il clima figo che ho saputo creare con quest'ultimo brano. Scendo dal palco tra gli applausi e raggiungo i miei amici con la chitarra avvolta nel fodero.

-E bravo – fa Bobby.

-Grazie – stronzone. Lo penso ma non lo dico. Gli occhi di Jane mi puntano ancora, il suo sguardo è come un pizzicore sulla pelle: non si può ignorare.

-Lei è Jane – dice Sam.

-Bello quest'ultimo pezzo – non toglie gli occhi dai miei, sembra gentile – Van Morrison, eh?

-Esatto – sospiro e cerco di sorridere, poi tiro fuori la mano dalla tasca dei jeans in cui l'avevo rifugiata – io sono...

-Cedric, giusto? - guarda i miei amici per essere rassicurata, loro se la ridono.

-Beh, in un certo senso si, ma il mio nome è Robert – dico, però ora sono decisamente in imbarazzo.

-Robert? - sembra confusa – ma non avevate detto che...da dove salta fuori Cedric?

Sembra sveglia la ragazza. Non vuole essere presa in giro, giustamente. Ma davvero non conosce Harry Potter?

-Ehm...ho recitato in un film di Harry Potter tempo fa...il mio personaggio si chiamava Cedric. Poverino, è morto...- dico mentre quei due si sganasciano dalle risate.

-Oh.... - sembra aver capito – Scusami ma non ne ho visto neanche uno – sorride – quindi non avrei potuto cogliere il riferimento.

Fantastico...l'unico film decente che ho fatto...praticamente...

-Uhm...e quali film ti piacciono? - Sam e Bobby si voltano disgustati. Detestano quando cerco di fare il tipo interessante...in breve quando cerco di rimorchiare.

-Preferisco il cinema indipendente...e anche impegnato.

Ecco...se dico che quello piace pure a me sembro condiscendente..e anche un po' idiota...oltre che incoerente. Cazzone, ti piace il cinema impegnato e fai Harry Potter?

 

Nonostante il mio imbarazzo e il mio comportamento impacciato, Jane sembra attratta da me. Incredibile ma vero. Parliamo a lungo dei film che preferiamo (anche a lei piace Jack Nicholson, wow!), ma sopratutto parliamo di musica. Studia pianoforte da quasi dieci anni e si diverte a suonare in giro per i locali. Ma dov'è stata per tutta la mia vita??

I miei amici ci mollano abbastanza presto, perché ci siamo isolati per tutta la serata parlottando tra noi.

 

Fantastico...per una volta i miei desideri si realizzano nell'esatto momento in cui voglio che siano realtà. Io e Jane siamo seduti qui da almeno tre ore, parliamo di cose un po' personali ma non ci sognamo di lasciare questo pub. Io starò qui finché lo vorrà, se uscissimo fuori non ci sarebbe più ragione di parlarmi da così vicino per farsi sentire meglio, come fa adesso. Non avrebbe motivo di avvicinarsi per parlare al mio orecchio. A tratti me lo sfiora con le labbra e col suo alito caldo. Ho la pelle d'oca. Vorrei che mi parlasse così per tutta la notte. Le sorrido, sono felice, completamente ebbro, anche se ho bevuto solo tre birre. Trova interessante quello che dico e spesso ci si rispecchia completamente. Ama la musica da sempre e vuole fare questo nella sua vita. Sono appoggiato alla spalliera della panca di legno su cui siamo seduti, mentre lei è seduta di lato, col corpo rivolto verso di me. A volte la sua mano si posa sul mio braccio, quando si avvicina per parlarmi all'orecchio e io posso osservare una per una le sue dita affusolate e lo splendido anello nero che porta all'indice. E i braccialetti...come diamine fa a suonare così bene con tutti quei cosi? A me dà fastidio perfino un elastico al polso!

Ad un tratto intreccia il suo braccio al mio e poggia la guancia sulla mia spalla. Per la miseria. Profuma di vaniglia...mi gira la testa. Le poggio il mento sulla fronte e le lascio un bacio. Mi sento un po' uno stupido per quel gesto...chissà se le è sembrato insolito. Jane solleva lentamente lo sguardo verso di me. Mi fissa negli occhi...e io non ce la faccio a sostenerli, guardo un po' qui e un po' là. Le sue labbra si schiudono. Oddio, non ce la posso fare...quelle sono un vero miracolo...due fragole rosse...le fisso ancora...mi avvicino...e senza neanche rendermene conto mi ritrovo a baciarla. Assaporo quelle fragole, prima soltanto accarezzandole con le mie labbra, poi cercando la sua lingua con la mia. Lei mi poggia la mano sulla barbetta che non faccio da due giorni e mi bacia con trasporto. Oddio...sto baciando Jane. E non un bacio qualsiasi...è parecchio appassionato...non è un bacio da scambiarsi in pubblico...no. Quando riapro gli occhi ha la stessa espressione stralunata ed eccitata che credo di avere anch'io. I miei jeans sono improvvisamente stretti.

Mi tira il braccio e mi fa cenno di andare via.

-Usciamo?

Oh no...senza il tavolo a coprirmi si vedrà la mia erezione...ma non mi lascia il tempo di dire nulla trascinandomi tra la gente, verso l'uscita. Cacchio, devo sembrare un maniaco.

Bobby sta giù!!

Che nome deprimente, lo so.

 

-Posso restare da te stanotte?

Jane mi ha portato dietro un angolo buio di Soho, tanto che ho paura anch'io. Tiene ancora il mio braccio intrecciato al suo e non ha smesso di parlarmi ad un centimetro dalle labbra. In più mi inchioda coi suoi occhi blu. Posso dire di no?? Come potrei farlo??

Santa Lucia, fa che i suoi occhi non vedano il disordine indecente che c'è il quel monolocale! Ma si, col buio della notte ce la posso fare. Mentre sprofondo nelle mie seghe mentali, storiche compagne di una vita, le ho già detto di si. Con il bonus di un bacio in omaggio. Stavolta ho affondato le dita tra i suoi capelli...morbidi, ovvio. Non c'erano dubbi.

Per tutto il tragitto io e Jane restiamo in silenzio. La parlantina che ci ha assistiti per tutta la serata è sfumata via come la nebbia di questa città e ha lasciato spazio ad un silenzio carico di desiderio. Lei mi stringe la mano mentre camminiamo ed io a tratti la fermo per baciarla. Lei ricambia, sorride e mi trascina via, tirandomi per il braccio, coi capelli che le circondano il viso, ribelli al vento.

Siamo arrivati. Tiro fuori le chiavi, le mani mi tremano, fa che riesca a centrare il buco della serratura...e magari non solo quello...

Fatto. Appena entro sento odore di bucato. Mamma!! Emetto una specie di squittio. Ho quasi le lacrime agli occhi! È passata a pulire! Io avevo già tolto le lattine...ma era solo la punta dell'iceberg....cavolo..quando la sentirò me ne dirà di tutti i colori...ma non sa che le devo un favore gigante. Le porterò un mazzo di rose rosse, crepi l'avarizia!

Appena richiudo la porta il buio ci avvolge. Jane mi stringe teneramente a sé, poi si tende sulle punte e mi bacia, facendomi passare le braccia intorno al collo. Aderisce al mio corpo col suo, a cominciare dal bacino. Si struscia...mmh...le mie mani ora sono libere di vagare per le sue curve, soprattutto sui suoi bellissimi fianchi. Ha la vita stretta ed è un piacere percorrerla con le dita. Allungo una mano e accendo una lampada...pure la luce soffusa! Adoro questo monolocale e la vita non mi è mai sembrata così bella. Adesso è bella esattamente come Jane, ossia una figata. Mentre facciamo quei tre passi che ci separano dal mio letto profumato, mi ha già tolto la felpa e la maglietta. Ora sono davanti a lei e la osservo con orgoglio. È bellissima, ma ancor di più è affascinante, magnetica. Le sfilo la giacchetta e la maglia scura che aderisce alla sua pelle, così scopro il reggiseno nero e lucido, forse di seta. La spoglio come se avessi aperto uno scrigno antico e delicato e ne stessi uscendo fuori ogni pezzo che custodisce. La mia delicatezza la eccita e coi suoi movimenti mi fa capire che vuole che la percorra in tutto il corpo con le mie mani. Mentre si gira, affinché possa slacciarle il reggiseno, si trova di fronte il palco rialzato col mio pianoforte.

Si gira di scatto.

-Tu suoni anche il piano?

-Uhm..si – dico imbarazzato passandomi una mano tra i capelli.

Per un attimo mi sembra indecisa. I suoi occhi si spostano da me al pianoforte. Per me è già una vittoria. Se sono sullo stesso piano dello strumento che ama con tutta sé stessa posso morire in pace!

Alla fine la tiro a me e la stringo tra le braccia, sono quasi geloso del mio piano, non voglio che mi molli qui per andare a suonarlo. È il secondo gesto davvero deciso di quella serata (il primo è stato il bacio) e sembra che le piaccia molto. Non si fa pregare e guida le mie mani verso i gancetti del suo reggiseno.

Il suo corpo è la cosa più morbida che abbia mai toccato. Affondo dentro di lei come un coltello caldo nel burro e ogni volta mi accoglie gemendo e muovendo il bacino verso di me, con un tale...piacere e con un desiderio, che mi fa andare fuori di testa. Riesco a godere del suo stesso godimento, che mi rimbalza contro come un afrodisiaco potentissimo. Far godere una donna è il massimo. Meglio che suonare il mio piano senza una melodia precisa, come faccio quando non mi ascolta nessuno. Eppure anche con lui divento una cosa sola.

Dopo averla fatta ansimare – la sua voce declinata in gemiti è un'altra musica – Jane ascolta i miei gemiti, a sua volta, mentre mi stringe a sé. Poi si accuccia sul mio petto e ricomincia a parlare di musica. Sta studiando come una pazza per entrare a far parte di una famosa orchestra, è il sogno della sua vita.

-Voglio fare la musicista. Voglio vivere e mantenermi solo con le mie note e le mie esecuzioni. Non c'è nient'altro che voglia così tanto.

Poi guarda il mio basso ventre e scoppia in una risata. Tra le mie gambe ha scoperto qualcosa che desidera come la carriera musicale? Troppa grazia!

La matita nera adesso è uno scarabocchio sbavato attorno al blu dei suoi occhi...i capelli riccioluti sono senza un ordine preciso, si sono gonfiati e la fanno assomigliare ad un'indigena selvaggia...e maledettamente sensuale. Ricomincerei a fare l'amore con lei anche subito...ehm... tra un quarto d'ora più o meno...

La adoro per la sua passione e perchè sa ciò che vuole. E mentre parla del suo amore per la musica sembra che stia descrivendo anche le mie emozioni. Parla la mia stessa lingua.

 

E io? Cosa sono io? Un attore? Nah, un solo film importante non basterà fare di me un attore e neanche questi film per la televisione che mi sono intestardito a fare. Voglio davvero essere un attore? Non lo so. Un modello? No, non voglio vivere facendo il modello...va bene per studiare, per mantenere questo buco in cui essere libero, ma non è la mia aspirazione. Il mio desiderio più grande è quello che condivido in tutto e per tutto con Jane. Voglio fare il musicista. Anche io voglio essere un pianista. Voglio cantare, voglio scrivere musica, voglio esibirmi davanti ad un pubblico che apprezzi quello che suono. Tutti quelle ore passate al piano...non è un semplice hobby, è il mio sogno. Lo sto trattando davvero male il mio sogno, però.

Jane si stringe al mio corpo e si addormenta così, nuda vicino a me. Mentre le accarezzo quella nuvola scura di capelli fisso le ciocche ma penso a tutt'altro. Non ho mai conosciuto qualcuno più deciso di lei. Ha le idee chiare. Io non ho questa fortuna e mi odio per questo. Cosa voglio fare della mia vita? Devo avere un obiettivo, non posso vivere per sempre alla giornata. Mi piace recitare...e forse vale davvero la pena di tentarci. Ma non voglio mai perdere la musica di vista. Qualunque cosa farò devo promettere a me stesso che un giorno o l'altro inciderò qualcosa di mio, me lo devo. Non posso soffocare in questo modo il mio sogno più grande.

E mentre cingo la vita di Jane col mio braccio scivolo nel sonno più serenamente. Ho fatto un patto con me stesso. Non abbandonerò mai la musica.

  
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