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Autore: Yu_Kanda    05/12/2010    5 recensioni
Kanda si accorge che i suoi sentimenti per Lavi sono cambiati, e cerca disperatamente di soffocarli, e quando si rende conto di non poterci riuscire, inizia con Lavi una partita straziante che porterà entrambi a gettare le rispettive maschere ed accettare – per quanto possibile – il loro legame. *BUON LAVIYU DAY a TUTTI!!!*
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Rabi/Lavi, Yu Kanda | Coppie: Rabi/Kanda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER: non possiedo alcun diritto su D. Gray-man, PURTROPPO è tutto in mano a quella pazza della Hoshino... Perchè, se fosse stato altrimenti... Il manga non sarebbe diventato un'accozzaglia informe di assurdità, e Lavi sarebbe insieme a Kanda da un bel pezzo!

ATTENZIONE YAOI - se non sapete cosa questa parola voglia dire, o se non gradite le relazioni uomo/uomo questa storia non fa per voi, siete avvisati! Come si dice, se non vi piace NON LEGGETE!




– 4 – Through True Depression



Un lieve bussare riscosse Lenalee dal sonno che lentamente si stava impadronendo di lei; si alzò mormorando un 'arrivo' un po' impastato, raggiungendo la porta. Quando l'aprì però quasi sobbalzò vedendosi davanti Allen nello stato in cui era.

- Allen-kun... Che è successo? - esclamò preoccupata.

- Kanda... Kanda piangeva... - balbettò Allen rivolgendole uno sguardo genuinamente atterrito. La ragazza ridacchiò, sollevata di apprendere che era solo una sciocchezza.

- Hai sicuramente visto male, - rassicurò il giovane con un sorriso comprensivo - Kanda non ha mai pianto una sola volta da che lo conosco, e siamo praticamente cresciuti insieme...

- Ma... Sembrava... - obiettò Allen per nulla convinto della cosa, gesticolando agitato.

- Ti sbagli certamente. - insistette Lenalee, afferrandolo per una mano e trascinandolo per il corridoio deserto. - Vieni con me, te lo proverò.

Si affacciarono con cautela nella stanza attualmente occupata dai due Esorcisti, e videro la sagoma di Kanda distesa su uno dei letti, il respiro regolare, l'espressione appena sofferente.

- A me sembra tutto normale. - sussurrò la ragazza Cinese.

- Ma... E' impossibile, poco fa era steso in terra, sconvolto... - ribatté Allen sottovoce, confuso.

Lenalee gli sorrise di nuovo, gettando un'altra occhiata a Kanda e poi tornando a rivolgersi al compagno.

- Come vedi dorme relativamente tranquillo per le ferite che ha. - disse piano, timorosa di disturbare il sonno di Kanda.

- Però... non voglio restare con lui. - Allen era certo di ciò che aveva visto, anche se lei non gli credeva; assunse un'espressione lacrimosa, e Lenalee sospirò.

- D'accordo, puoi dormire in camera mia, ma starai sul pavimento. - concesse rassegnata tornando sui suoi passi per godersi il meritato riposo.

Allen annuì seguendola prontamente: qualunque cosa, ma non restare in stanza con Kanda.

 

 

Il giovane Inglese non si capacitava di quello cui aveva assistito e anche se Kanda si comportava come se nulla fosse mai accaduto, appena dopo il loro rientro alla sede dell'Ordine Oscuro si recò a parlare con Lavi.

- Ehi, Allen. Bentornato. - Bookman Junior lo accolse col suo perenne sorriso, e lui ricambiò il saluto. - Mi cercavi? - disse quindi, notando l'espressione seria dell'altro Esorcista. Questi annuì.

- Lavi... Se è successo qualcosa tra te e Kanda, dovresti fare in modo di chiarire, perché... - esordì serio, ma l'apprendista Bookman non lo lasciò finire la frase.

- Non è successo proprio niente Allen, credimi. - gli assicurò con fare controllato.

- Ma si comporta in modo strano... - cercò di spiegare Allen, la preoccupazione evidente sul viso fanciullesco. - Non aveva mai... - Lavi l'interruppe ancora.

- Allen, se è davvero così, non so cos'abbia ma io non c'entro. Sarà solo più irritato del solito. - affermò come se detenesse la verità assoluta su Kanda, e Allen roteò gli occhi incredulo.

- Lavi, l'ho visto piangere! - esclamò fissando dritto nell'unico occhio il suo interlocutore; per un attimo la maschera di Lavi vacillò, ma il giovane continuò a sorridere, nonostante sentisse uno strano gelo impadronirsi di lui.

- Sicuramente ti sei sbagliato. E anche se fosse, come puoi essere così sicuro che sia a causa mia? - replicò quindi in tono calmo, sostenendo lo sguardo dell'altro giovane con espressione neutra.

A quel punto Allen esplose, sbattendo le mani sulla scrivania.

- Dannazione Lavi, si è fatto quasi ammazzare per salvare un ragazzo con i capelli rossi, non venirmi a dire che le due cose non sono collegate! Non sono stupido come sembrate credere! - esclamò, gli occhi dilatati per la foga.

Questa volta Lavi mostrò tutto il suo stupore, ma lo sostituì prontamente con un sorriso compiacente.

- Mi dispiace Allen, ma è una cosa che non mi riguarda. - dichiarò con voce priva di emozione, la mano che apriva uno dei libri di fronte a lui con studiata indifferenza. - Ora se vuoi scusarmi, ho del lavoro da fare.

Allen lo guardò incredulo.

- Come puoi essere così insensibile? Dov'è finito il Lavi che conoscevo? - l'accusò allargando le braccia in un gesto sconsolato,

L'apprendista Bookman non rispose, ed Allen lasciò la Biblioteca amareggiato.

Lavi lo guardò uscire, impassibile. Non è mai esistito, Allen.

L'Esorcista Inglese non riusciva a credere a quel che le sue orecchie avevano appena udito. Era quello dunque il vero volto di Bookman Junior? Credeva davvero che dopo gli avvenimenti dell'Arca il giovane avesse capito il valore dell'amicizia, si era convinto che provasse affetto per tutti loro, e invece... Evidentemente sbagliava, e Road aveva ragione: allora come ora, Lavi non aveva un cuore.

 


Bookman Junior si sentiva sottosopra.

Yuu ha...

Non poteva essere vero. Allen aveva certamente preso un abbaglio.

Chi voglio prendere in giro?

Decise di provare a parlargli per farlo ragionare, sempre che Yuu si facesse trovare... E difatti non riuscì a vederlo.

Scoprì solo diversi giorni più tardi che si era fatto affidare un'altra missione, questa volta in solitario. Quella notizia lo sconvolse, nello stato in cui era non poteva gestire una battaglia tutta da solo, si sarebbe fatto ammazzare! Lo sfiorò il pensiero che forse era quello che stava cercando di ottenere...

La cosa lo fece star male, si sentiva terribilmente in colpa, anche se in realtà lui non aveva avuto parte alcuna in quello che era successo.

E poi c'era anche qualcos'altro. Ogni volta che pensava a Yuu avvertiva un dolore sordo dentro il petto, e la paura di perderlo si faceva di giorno in giorno più forte. Iniziò a sognarne la morte, e ogni notte divenne una tortura indicibile, il sonno una prospettiva raccapricciante.

Il vecchio Bookman sembrava non notare il suo stato di prostrazione, ma lui iniziava ad essere pericolosamente vicino al limite di sopportazione, e sentiva che presto sarebbe crollato sotto il peso di quella tensione emotiva.

In più, erano trascorsi già quindici giorni e Yuu non tornava, né si era fatto sentire con Komui, e Lavi non sapeva più che pensare; e nemmeno aveva qualcuno con cui condividere i suoi timori, perché Allen non gli rivolgeva la parola da quel giorno in Biblioteca...

 


Una porta. Grande. Massiccia. Vecchia e consunta. Di fronte a lui.

Non gli era parsa così mal messa quando era giunto in quella locanda. Non aveva maniglie e un paio di assi erano sollevate proprio a mezza altezza; il pezzo di una catena arrugginita dagli anelli piuttosto larghi penzolava da un gancio sul lato sinistro, mentre all'angolo destro della cornice era appesa una piccola treccia di peperoncini.

Che stranezza.

Gli stipiti erano scrostati, stinti e scheggiati, la vernice azzurra sulle pareti slavata e mal data, frettolosa e parziale, come se avesse dovuto coprire un qualcosa di disdicevole cui quelle mura avevano assistito.

Mattoni nudi spiccavano da una certa altezza in su, e diversi colori di pittura erano stati utilizzati per la parte sottostante, dove all'azzurro si intervallava un giallino dorato, a sostenere l'ipotesi che il tutto fosse stato fatto in gran fretta con quel che era a disposizione.

Sangue... Guardò la soglia macchiata per intero di un rosso vermiglio, gli schizzi sul legno delle ante e sul muro adiacente. Cos'era accaduto? Loro alloggiavano lì, non ricordava di aver visto quelle tracce prima...

La sua mente andò immediatamente indietro nel tempo, ricordando la persona con la quale divideva la stanza in quel luogo, ed il cuore gli si fermò nel petto: Lavi...

Aveva... Sì, in quella locanda lui aveva confessato al giovane i propri sentimenti... ed era stato respinto.

Lavi si era fatto beffe di lui, chiedendogli se stesse scherzando. Come se Yuu Kanda potesse mai scherzare su una cosa del genere...

Il dolore che l'aveva trafitto allora si ripresentò vivido e possente a squarciargli il petto, e non poté evitare di appoggiare una mano sulla porta, ansimando, gli occhi sbarrati e fissi. Sotto il peso della sua spinta questa si aprì di colpo, facendolo quasi rovinare in terra colto alla sprovvista dal cambiamento improvviso.

Tutto era silenzio, eppure quel posto avrebbe dovuto essere abitato, i loro Finder si trovavano lì... Lavi era lì. La scia di sangue proseguiva all'interno e Kanda sentì una fitta al cuore ricordando che il giovane Bookman era rimasto fuori sulla veranda dopo la loro piccola discussione riguardo i suoi sentimenti...

Perché allora era lui all'esterno adesso? Come mai non ricordava cos'era successo dopo?

Corse su per le scale, l'ansia che gli pulsava nelle tempie con il rombo del tuono, augurandosi che mentre lui era assente per chissà quale maledetta ragione gli Akuma non avessero attaccato la gente nella locanda.

Anche se una parte di lui odiava Lavi per quel che gli aveva fatto, l'altra continuava ad amarlo disperatamente, e non voleva perderlo.

Spalancò la porta con un calcio, irrompendo all'interno della camera come una furia e guardando con trepidazione tutt'attorno: la traccia rossa conduceva al letto sistemato contro la parete, e qualcuno vi giaceva sopra.

Accantonando il proprio orgoglio Kanda corse verso la figura immersa nella penombra, chinandosi su di essa ed afferrandola con braccia tremanti per voltarla.

- Lavi... - mormorò con voce roca e malferma, ma ciò che vide lo lasciò sconvolto, e le sue mani persero la presa sul corpo che stringevano.

Quella persona era lui. Il volto cinereo, freddo ed inespressivo, era incrostato di sangue; il suo torace era bendato con strisce di stoffa lisa ed intrise completamente della sua linfa vitale ormai rappresa. Toccò il collo dell'altro sé stesso, non trovando alcuna pulsazione.

Era morto.

Solo allora si accorse che, seduto sull'altro letto, qualcuno lo stava fissando divertito.




Kanda si svegliò di soprassalto, le labbra disposte per urlare il nome di Lavi che invece produssero un suono strozzato più simile ad un lamento. Ansimante, ringraziò la propria debolezza per avergli impedito di rendersi ridicolo agli occhi del Finder che lo accompagnava, facendo sì che il suo corpo sussultasse appena invece che lasciarlo scattare seduto gridando.

- Kanda-san? - chiamò l'uomo che dormiva in terra accanto al letto ove l'Esorcista giaceva, sollevandosi a sedere assonnato. - Come vi sentite?

- Bene. - rispose Kanda in tono piatto, mentendo anche a sé stesso. Ultimamente la sua capacità di mantenere la maschera impassibile dietro la quale celava ogni emozione stupiva anche lui.

Provò a spostarsi. Era febbricitante, le sue ferite si erano infettate e la guarigione ne risultava rallentata. L'Akuma che l'aveva trapassato evidentemente aveva qualcos'altro sulla sua arma oltre al solito maledetto virus cui lui era immune.

Se solo non si fosse distratto di nuovo, tutto ciò non sarebbe mai successo e ora non si troverebbe immobilizzato a letto come un qualunque invalido. Si maledisse per la stupidità dimostrata, e soprattutto per l'estrema emotività che l'aveva portato a quel passo falso.

Il costante pensiero di Lavi lo prostrava a tal punto che si gettava a capofitto in ogni scontro, colpendo alla cieca con l'immagine del giovane dinanzi agli occhi anziché quella del bersaglio.

Oh, sì, avevano recuperato l'Innocence, ma il posto pullulava ancora di Akuma ed in quelle condizioni lui non era in grado di difenderla se li avessero scovati, cosa che non avrebbe tardato ad accadere se non si spostavano al più presto.

Cercò di alzarsi, incurante del dolore che lo dilaniava, anzi assaporandolo e quasi godendone, poiché finché c'era quello non avrebbe più sentito l'altro straziargli il petto ed ottenebrargli la mente. Riuscì a malapena a mettersi a sedere, riaprendo con quel movimento forzato lo squarcio che aveva sul torace ed afflosciandosi da un lato premendo la mano libera contro il bendaggio.

Il Finder lo sorresse prontamente, costringendolo ad adagiarsi di nuovo sul suo giaciglio.

- Avete ancora la febbre alta, non dovete muovervi. - osservò quest'ultimo avvicinando una bacinella colma d'acqua. - Vi cambio la fasciatura, cercate di stare immobile.

- Domattina ci spostiamo. - annunciò Kanda mentre il Finder gli puliva la ferita ed applicava un unguento.

L'uomo lo fissò allarmato, fermandosi a metà del lavoro.

- Ma... non riuscite nemmeno ad alzarvi! - protestò sperando di farlo ragionare. - Dobbiamo aspettare qualche altro giorno, non siete in grado di combattere in questo stato.

Kanda s'irrigidì sotto il tocco dell'infermiere improvvisato; odiava che gli si dicesse cosa poteva o non poteva fare, che si mettesse in dubbio la sua abilità o si contestasse la sua capacità di giudizio.

- Sta zitto! - ruggì scansandolo malamente da sé, gli occhi due pozze nere ardenti di rabbia e per la febbre. - Per domani starò bene abbastanza da camminare.

Il Finder sospirò, sperando che la portentosa abilità di guarigione di Kanda fosse davvero rapida come si vociferava all'interno dell'Ordine Oscuro. Terminò il bendaggio tra le rimostranze del suo paziente e si accucciò nuovamente in terra accanto al letto dell'Esorcista Giapponese, lasciando quest'ultimo in un apparente stato di dormiveglia.

 


La mattina seguente il Finder lo trovò in piedi che si chiudeva con difficoltà la Divisa, sostenendosi alla parete su cui era accostato il letto, il volto pallido lucido per il sudore, i capelli scarmigliati liberi sulle spalle, la bocca piegata in una smorfia sofferente.

Non gli disse nulla, semplicemente incontrò lo sguardo di Kanda scambiando un cenno d'intesa e leggendo in quegli occhi scuri tutta la determinazione dell'Esorcista, ma anche quanto ancora stesse male e quanto grande fosse la sua spossatezza. Il leggero rossore sulle guance gli diceva che la febbre era ancora alta, così come i suoi occhi smorti dallo sguardo appannato ed il respiro pesante.

Kanda lo precedette sforzandosi caparbiamente di non barcollare, l'amata Mugen stretta in pugno pronta ad essere estratta al minimo accenno di pericolo. Percorsero le stradine deserte attorno alla locanda procedendo guardinghi verso la periferia della città, cercando un posto isolato dove nascondersi finché Kanda non fosse stato in grado di ripulirla dagli Akuma ancora presenti.

La fortuna però non li accompagnava. Un Level 2 li sorvolò individuandoli e subito planò su di loro a velocità folle.

- Esssorcisssta! Ti ho trovaaato! - gracchiò con voce metallica il mostro assumendo sembianze umanoidi per meglio combattere il nemico.

Kanda estrasse la sua Innocence più velocemente che poté, attivandola e preparandosi all'impatto, che lo scagliò contro il muro alle sue spalle con violenza inaudita.

Il Finder gridò riparandosi dentro un vicolo quando vide Kanda sputare sangue e piegarsi in due sotto l'assalto dell'Akuma. Freneticamente, armeggiò col dispositivo di barriera sperando di farlo funzionare abbastanza da proteggere l'Esorcista Giapponese, ma senza successo; quindi si affacciò timoroso fuori del suo rifugio giusto in tempo per vedere Kanda trapassare la creatura con Mugen e poi fenderla in quattro senza pietà, crollando al suolo subito dopo.

- Kanda-san! - gridò l'uomo correndogli accanto e facendo per sollevarlo, ma il samurai gli rivolse uno sguardo tagliente quanto la spada che maneggiava con tanta perizia, puntellandosi con essa per rimettersi in piedi, ed il povero Finder si fece da parte rinunciando a qualunque altro commento.

Trascinandosi a fatica, di nuovo sanguinante e sul punto di svenire da un momento all'altro, Kanda precedette il suo accompagnatore nel vicolo più vicino; la nota positiva era che, finché era impegnato ad impedirsi di crollare al suolo, la sua mente non avrebbe pensato a Lavi.

Dovevano allontanarsi al più presto, prima che sbucassero altri Akuma attratti dall'esplosione del compagno.

Raggiunto un magazzino isolato ne forzarono la porta, scivolando all'interno. Kanda si appoggiò subito al muro accanto l'ingresso, accasciandosi a terra privo di sensi sotto lo sguardo allarmato del Finder.



Il mondo di fronte a lui era completamente bianco. Una cortina sottile e candida ammantava ogni cosa fin dove il suo sguardo poteva giungere, eppure non percepiva alcun gelo nell'aria.

Si trovava nel bel mezzo di un sentiero fra alberi dal fusto altissimo, i cui rami fitti e lussureggianti di foglie erano anch'essi completamente ricoperti di neve.

Tutto era insolitamente immobile, non un filo di vento a scompigliargli i capelli, non un suono proveniente dalla boscaglia, nessun movimento fra i rami; il giovane scrutò intorno a sé con interesse, rapito dalla bellezza del luogo, ma soprattutto dal suo pathos.

Bookman gli aveva sempre raccomandato di osservare con maniacale attenzione ogni più insignificante dettaglio, ogni oggetto, particolare, persino l'essenza delle cose, e quel luogo sprigionava un'aura quasi mistica.

Le colonnine di pietra che costeggiavano ambo i lati della strada variavano di dimensione ed altezza, a volte sormontate da decorazioni a forma di pagoda, quasi fossero case per i defunti che riposavano in quei luoghi; piccole statue di varie fogge inframezzavano le steli, mescolate con riproduzioni dei Torii (1) a simboleggiare la sacralità del suolo e delle sue tombe.

Era sempre stato affascinato dal modo di vedere la morte del credo Shintoista, con i doni lasciati sul terreno accanto a ciotole in cui i pellegrini lanciavano monete, spesso sparse direttamente davanti le pietre votive.

Il cimitero era strutturato su diversi livelli, senza uno schema apparente, con gruppi di lapidi più grandi e massicce e colonnine alte e sottili, tutte con la loro immancabile iscrizione in kanji su un lato, a volte su due o su tutti.

Preghiere e nomi, invocazioni agli Dèi, frammenti di saggezza, molte erano le cose incise su quelle colonne in miniatura. Lavi si spostò di un passo inciampando su qualcosa di inaspettato e cadde a faccia avanti sulla stradina, scoprendo che essa era in realtà una lunghissima scalinata; i gradini larghi ma così sottili da essere seminascosti dal manto nevoso l'avevano tratto in inganno.

Si rialzò lentamente, stupito di non essersi bagnato, e si scrollò di dosso il ghiaccio che avevano raccolto i suoi abiti, proseguendo a salire fra gli alberi verso il tempio Buddista che era sicuro essere in cima alle scale.

Una luce innaturale filtrava fra i tronchi fitti, alcuni imponenti e massicci, altri esili e dall'apparenza fragile; seppure le loro foglie fossero quasi completamente nascoste dalla coltre bianca che le sommergeva il giovane riconobbe che si trattava di cedri.

La sensazione che gli dava essere circondato da quella foresta silenziosa era opprimente, così come il candore abbagliante della neve: nemmeno i suoi passi producevano un qualche rumore.

Gettando occhiate rapite a destra ed a sinistra della scalinata procedette guardingo in mezzo al cimitero, e d'un tratto vide dei segni sulla neve: orme di stivali come i suoi. Allarmato, si voltò indietro e poi scrutò di nuovo fra le tombe, il cuore che gli batteva all'impazzata mentre la sua mente si interrogava d'improvviso sul perché fosse in quel luogo, solo.

Bookman? No, le tracce erano troppo grandi perché fossero stati i piedi del suo mentore a lasciarle. Si avvicinò al bordo del sentiero, ansimando, eppure il suo fiato non produsse alcuna nuvoletta di vapore nell'aria.

Allungò una mano a toccare la sommità di una tomba, come ipnotizzato, ed il suo sguardo cadde su quella immediatamente dietro leggendone l'iscrizione: Kanda Yuu.

Lavi si bloccò, pietrificato. Le orme terminavano proprio lì davanti. Sconvolto, si afferrò con ambo le mani alla colonna di pietra, strofinando con le dita sui kanji come se con quel gesto avesse potuto cancellarli dalla superficie fredda della lapide. Un grido gli sfuggì suo malgrado dalle labbra, tremanti di concentrazione nonostante i movimenti frenetici con cui violava la pace di quella tomba.

- Noooo! - le sue parole si persero nel nulla; non ci fu eco alcuna, come se il suono della sua voce fosse stato assorbito dall'ambiente circostante.

Cadde in ginocchio, artigliando la neve sotto di lui, lo sguardo fisso e la mente in completo black out emozionale. Che fallimento di Bookman era, se si lasciava andare così per l'inchiostro in una delle sue registrazioni. Ma Yuu non era solo una scritta insignificante nel suo riportare la storia, lui era importante.

Non avrebbe dovuto, ma lo considerava il suo migliore amico, nonostante ciò che era successo di recente in quella locanda, a dispetto del fatto che Yuu gli aveva confessato di amarlo. Non poteva accettare la sua morte, no, non voleva. Non doveva essere vero!

Un suono lo riscosse dallo stato di shock in cui versava, e Lavi si alzò di scatto girandosi verso la fonte dell'unico rumore che avesse udito fino a quel momento; più avanti, sulle scale.

Veniva da lì.

Riprese a salire, questa volta con foga, un brivido che gli attraversava il corpo come l'adrenalina saturava i suoi sensi. Le scale iniziarono ad essere sormontate dai Torii che annunciavano l'avvicinarsi del Tempio ed il rumore si ripeté, più forte. Sembrava il cozzare di qualcosa contro la nuda pietra.

Lavi oltrepassò l'arco rosso che annunciava una svolta nel sentiero, e si trovò davanti un ragazzino scalzo, accovacciato nella neve; stringeva in mano qualcosa e lo stava sbattendo contro il bordo di uno dei gradini.

L'apparizione si voltò a guardarlo. Occhietti scuri dall'aria furba si fissarono nel suo e mani esili mostrarono ciò che in apparenza stava tentando di distruggere: una maschera bianca dai lineamenti anonimi.

Gli sorrise malevolo, i corti capelli neri appiccicati ai lati del viso come se fossero bagnati, e si posò quell'oggetto bizzarro sulla faccia.

Quando il moccioso tolse la mano, Lavi si trovò di fronte al proprio volto, ghignante di un riso cattivo, e sgranò il suo unico occhio quando il giovanetto si alzò dal posto in cui era acquattato rivelando di essere alto quanto lui...

No, non era esatto: ora l'altro era lui.

Rise, sardonico, avvicinandoglisi, gli abiti improvvisamente differenti da quelli del ragazzino mezzo nudo, più simili a... quelli che indossava prima di giungere all'Ordine Oscuro.

- Che c'è, Bookman Junior? Non ti piace più la maschera che indossi? - disse l'altro giovane divertito dall'espressione scossa sul viso del sosia, arrivando a pochi centimetri da lui. - Se non ti decidi, prenderò il tuo posto.

Lavi si aspettava di essere colpito e tuttavia non riusciva a sottrarsi al pericolo, pietrificato da quella visione di sé stesso dallo sguardo tanto cattivo, ma la sua copia gli passò attraverso, facendogli bloccare il respiro in gola.

Cercò di seguirne i movimenti con la coda dell'occhio, forzandosi a girare lentamente la testa, vedendo fra le mani del sosia un pugnale dalla lama ondulata. Non fece in tempo a gridargli di fermarsi che avvertì una fitta terribile alla schiena e si accasciò al suolo, colorando di rosso il candore della neve sui gradini.

Se la sua copia l'aveva attraversato come se non fosse reale, altrettanto non era accaduto per l'arma che brandiva contro di lui. Si sforzò di rimanere cosciente, aspettandosi che Road Kamelot gli comparisse davanti da un momento all'altro, ma non accadde nulla, anzi. L'altro Lavi si portò ancora di fronte a lui, e gli sferrò un calcio contro un fianco.

Cercò di convincersi che non poteva essere altro che uno degli incubi che di recente avevano preso a tormentarlo da quando Yuu era partito da solo in missione, ma il dolore era così reale...

La sua mente ne era sopraffatta, la visione gli si offuscava...

Riaprì gli occhi ritrovandosi scaraventato con la sedia contro il muro alle sue spalle, Bookman in piedi sulla scrivania che lo fissava furente. Dopo il primo attimo di sgomento Lavi rise quasi in modo isterico, un'espressione idiota stampata in faccia, così incredibilmente felice questa volta che il vecchio panda l'avesse colpito strappandolo alle spire di quel sogno terribile.

- Ehi vecchiaccio, perché mi picchi senza ragione? - esclamò quando Bookman rincarò la dose con uno schiaffone.

- Dormi invece di fare il tuo dovere, ridi come uno scemo quando ti rimprovero, e mi chiedi perché ti prendo a sberle? - lo rimbrottò l'anziano Esorcista in tono grave, il volto severo che esprimeva tutta la sua disapprovazione per il comportamento trascurato dell'allievo.

- M-Mi dispiace, davvero. - Lavi sorrise fingendo imbarazzo. - E' che mi hai affibbiato troppo lavoro! Non ho avuto un attimo di tregua ultimamente, sono un po' stanco. - si giustificò ostentando un'aria affranta e massaggiandosi le zone offese.

Bookman parve accettare le scuse, annuendo bonariamente mentre saltava giù dal piano dello scrittoio, lo sguardo sempre fisso su Lavi. Prese in mano i resoconti che il giovane stava redigendo, scorrendo con velocità impressionante gli scritti. Quindi tornò a rivolgere l'attenzione sull'allievo, apparentemente soddisfatto.

- Stai facendo un buon lavoro, finisci questa parte e poi prenditi un giorno di riposo. - concesse senza tradire la minima emozione nel tono della voce. - Se hai bisogno di me sono da Komui.

Lavi diede cenno di aver capito perfettamente e riprese in consegna il manoscritto, seguendo Bookman con sguardo pensoso mentre questi usciva dalla Biblioteca.

Sospirò, fissando il libro che l'uomo aveva fatto leggere a Yuu ancora appoggiato sulla scrivania in cima ad una pila di altri volumi. Si domandava se il vecchio sapesse che anche lui ci aveva messo le mani, ben conscio che se l'aveva lasciato lì sopra tutti quei giorni da che Yuu era venuto a restituirlo non era stato certo per dimenticanza od incuria.

Davvero, avrebbe voluto ubbidire al maestro... ma la curiosità era stata troppo forte (sì, certo, la curiosità, non la preoccupazione per Kanda). Si rimise a scrivere cercando di scacciare l'immagine di Yuu dalla mente.

Tuttavia, non avere alcuna notizia di lui gli provocava un'ansia tale da consumarlo dentro e anche se faceva di tutto per chiudere quel sentimento in un cassetto recondito della sua mente questo rispuntava fuori alla minima distrazione, più intenso di prima.

Risolse di chiamare Yuu non appena avesse terminato con quel resoconto.

 




NOTE:

(1) I Torii sono gli archi rossi disposti lungo le vie d'accesso ai Templi Buddisti e agli ingressi dell'area antistante ciascuno di essi.





 

@Ermellino: Probabilmente ormai anche tu come molte altre avrai abbandonato il fandom, ed attualmente non posso che darti ragione. Nel caso tu segua ancora le mie storie, ti ringrazio per il supporto che dai a questa Fanfiction - ma soprattutto a Kanda e Lavi come coppia - e per le parole di apprezzamento che rivolgi sempre all'autrice XD

Mi piacerebbe che Bookman fosse più comprensivo, ma ho paura che messo di fronte ad una cosa del genere si opporrebbe con assoluta fermezza. Chissà se potrebbe essere possibile fare un compromesso...

E Kanda... Bè, lui per quanto si sforzi, col fatto che ha passato tutta la vita a cercare di cancellare i sentimenti indotti che si era trovato a provare ha finito per rinunciare anche ad averne di propri... Quindi perdere d'improvviso il controllo assoluto che ha sempre avuto sulle sue emozioni per lui è stato devastante.


@redseapearl: XD quando ho letto di cosa parlava quel libro, ho riso mezz'ora... Non credevo potesse esistere davvero una cosa del genere XD

Kanda non è insensibile come vuole far credere, è vero, ed è altrettanto vero che è molto incline ai colpi di testa. Ma soprattutto a perdere completamente la testa quando gli viene meno il controllo esasperato che esercita su sé stesso e sulle proprie emozioni. (Tu sai bene cosa intendo...)

Le lacrime... bé. Posso dire che ODIO avere ragione?

Non so che effetto farà questo nuovo capitolo visto che alcune parti le ho aggiunte a distanza di molto tempo e risentono abbastanza della situazione attuale. Ad ogni modo già si capisce che qualcosa si sta muovendo nel corso degli eventi.


@Ocatarinetabelasciscix: ^^"" Ci è voluto un po' di tempo, ma alla fine ecco il capitolo nuovo. Spero che tu sia ancora lì a leggere. >_<

Eh, povero Kanda davvero... Attualmente, poichè Kanda è anche il mio personaggio preferito, sono più sconvolta di lui per quello che gli ha fatto la pazza =_= Stendiamo un velo pietoso.

Comunque, le acque iniziano a smuoversi e si intravede qualche cambiamento nel modo di comportarsi di Lavi. Non sia mai che una delle mie trame finisca in tragedia u_u


@NonnaPapera: Già, odio questa cosa ma proprio il fatto che Kanda si sia imposto di eradicare ogni singola emozione da sé ha fatto sì che fosse completamente indifeso nel momento in cui ha perso il controllo del suo "scudo". Essendosi adoperato unicamente per sopprimere i sentimenti in lui, non è in grado di gestirli e ne viene immancabilmente travolto.

Il vecchio Bookman, è inutile illudersi, è sempre pronto a rimettere in riga il suo allievo. Poi il suo grado di durezza varia a seconda della supposta gravità della supposta "infrazione" alle regole del Clan. Sarò pessimista io, ma il coinvolgimento sentimentale serio con qualcuno produrrebbe una delle reazioni più dure in assoluto in Bookman. Poi, come dicevo anche alle altre, voglio sperare che si possa raggiungere un compromesso col vecchio a questo proposito u_u

Sono contenta che la storia ti sia piaciuta, ed immagino avrai capito perché ho scelto di farti leggere proprio questa XD

Ad ogni modo, si inizia ad intravedere uno spiraglio, pare che qualcosa si stia svegliando anche in Lavi...

   
 
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