Primo tentativo di scrivere qualcosa
su “Glee”. Decisamente una mini-shot senza pretese, in quanto non
so nemmeno perché finisce com’è finita. È partita
con davanti un finale totalmente diverso, ma va bene così. È molto
incentrata su quella che è la “pseudo-amicizia” tra Quinn e
Rachel. Non saranno mai davvero amiche, forse, però mi piace
pensare che hanno qualcosa che si avvicina molto a quel concetto.
Banner fatto da me, versi in rosso
tratti da “True Colors” di Cyndi Lauper.
Buona lettura (?)!
A quelle amicizie che ancora devono nascere.
True Colors ~
Sfiorò i tasti del pianoforte
con le dita, ascoltando – anzi sentendo
– la melodia che ne uscì. Chiuse gli occhi, mentre le mani
tremavano sui tasti neri e bianchi, impazienti di riversare la propria
frustrazione. Non riusciva in alcun modo a togliersi dalla testa lo sguardo
offeso e deluso di Finn. Un singhiozzo e lasciò ricadere la mano con un
tonfo, provocando un suono sgraziato che le provocò senza nessun indugio
una smorfia sul viso e un’altra crepa nel cuore.
-Non sono esperta di pianoforte, ma
credimi… faceva schifo.-
Rachel alzò appena lo
sguardo, intravedendo Quinn affaccendata nel ritirare nella borsa dei libri,
-Pensavo fossero andati via tutti.- disse, accennando a quando mezz’ora
prima era suonata la campanella, giusto in tempo per la fine della loro
performance in auditorium per festeggiare il primo posto alle competizioni
Locali. Era così presa dai suoi pensieri che non si era nemmeno accorta
che Quinn era entrata mentre tentava di suonare il pianoforte, senza ottenere
alcun risultato tra l’altro.
-Ho dimenticato qui dei libri.-
disse sbrigativamente la biondina, per poi darle le spalle per uscire
dall’aula dove si riunivano insieme al Glee Club. All’ultimo ci
ripensò e con una piccola piroetta su sé stessa si
avvicinò al pianoforte. Uno sguardo scettico in viso, -Si può
sapere cos’hai fatto a Finn?-
-Non mi sembrano affari tuoi.-
brontolò, riportando l’attenzione sui tasti.
-Lo so, ma è stato il mio
ragazzo e so quando qualcosa lo
sconvolge a tal punto da non guardarti nemmeno in faccia.- sistemò la
borsa sul pianoforte e si appoggiò con un braccio, -Quindi o gli hai
raccontato una balla o l’hai tradito. Propendo per la prima, non saresti
cap- sollevò un sopracciglio biondo, notando che Rachel aveva nascosto
ancora di più lo sguardo nei tasti. Per un momento se ne sorprese:
Rachel aveva lottato con le unghie e con i denti per avere Finn al suo fianco.
Non concepiva come aveva potuto lasciarselo scappare, -Tradimento. Complimenti, non me l’aspettavo.-
-Ti spiacerebbe non infierire?-
sbottò Rachel.
-Consolati, non sono Santana.-
scrollò le spalle, facendole capire in quel modo che al posto suo, l’amica,
avrebbe potuto dirle cose peggiori.
You with the sad
eyes don't be discouraged
Oh, I realize it's hard to take courage
Rimasero in silenzio qualche minuto,
quando Quinn sospirò e fece il giro del pianoforte, per sedersi accanto
a lei. L’altra la fissò decisamente confusa e sbalordita, mentre
lasciava scorrere le dita di una mano a formulare una scala musicale.
-Non avevi detto che non eri
capace?-
-Le scale me le ha insegnate il
signor Shuester.- rispose tranquillamente Quinn, per poi fermarsi dal suonare e
girarsi verso la compagna di corso. La fissò negli occhi, -Ti
perdonerà.-
Esibì una smorfia di
disappunto, -Come fai a dirlo?-
-Beh… ha perdonato me!-
ridacchiò Quinn, lasciando che la sua graziosa risata risuonasse
nell’aula.
Rachel sospirò affranta, non
credendo alle parole della ragazza. Perché la stava consolando? Si erano
sempre odiate, soprattutto per il modo in cui una cercava di prevalere
sull’altra, che fosse in campo scolastico o relazionale. E
l’ostilità era ancora più accesa da quando Quinn e Sam
erano diventati i nuovi Rachel e Finn.
-Ascolta…- la distolse dai
suoi pensieri, catturando nuovamente l’attenzione della brunetta, -Il
signor Shuester continua a sostenere che siamo una squadra, una famiglia… personalmente non ci
avevo creduto all’inizio dell’anno, ma… lo siamo diventati.-
la guardò nuovamente negli occhi, -Siamo diventati davvero una famiglia. E non voglio che qualcuno la disonori o la
divida.-
-Io non vado via!- spalancò
gli occhi Rachel, capendo il discorso della compagna al contrario.
Quinn sbatté un paio di volte
le palpebre, stupita che non avesse compreso il senso del suo discorso,
-Non… io…- sbuffò, -Dannazione, non intendevo questo! Non te
ne andresti nemmeno se ti offrissi un milione di dollari.- fece notare
sarcasticamente.
-Quinn…- alzarono gli sguardi
verso la porta d’ingresso dell’aula, dove Sam con un sorriso
entusiasta sorreggeva un piccolo zaino su una spalla. La solita aria stralunata
dipinta in viso, -Non volevi un passaggio?-
-Sì, arrivo.- si alzò
dalla panca e riacchiappò la borsa, per poi allacciarsi la zip della
felpa rossa sopra la divisa dei Cheerios.
Show me a smile then
don't be unhappy
Can't remember when I last saw you laughing
Diede un’ultima occhiata alla
figura tremante e triste di Rachel, -Me ne pentirò…-
bisbigliò, mentre recuperava la giacca, abbandonata su una sedia, della
compagna, -Avanti, alzati.- la incoraggiò, tirandole la giacca dietro.
Rachel la fissò confusa,
esattamente come Sam, -Che… dove…-
-Andiamo a casa mia.- decise Quinn,
voltandosi verso il suo ragazzo, per vedere se era d’accordo ad
accompagnarle da qualche parte. Quello annuì, sempre più
perplesso, -Prendiamo del gelato al cioccolato, film strappa-lacrime,
fazzoletti…- la fissò, inclinando appena il capo, -E magari…
prima passiamo dal bagno. Hai decisamente bisogno di sciacquarti il viso.-
indicò le tracce di mascara che rigavano le guance della giovane come
due scie nere, ormai sbiadite.
-Ma… perché lo stai
facendo?-
-In questo momento hai bisogno di
un’amica, ma non ne hai neanche una perché le allontani con la tua
stupida mania di protagonismo.- dichiarò, mentre raggiungeva Sam e gli
permetteva di passargli un braccio attorno alla vita.
-Ma io e te non siamo amiche.-
mormorò Rachel, raggiungendo i due compagni.
-Rachel…- prese un grosso
respiro, chiedendosi perché quella ragazza avesse così tante
domande da porre in meno di cinque minuti, -Puoi, cortesemente, piantarla di
fare domande? Te l’ho detto… siamo una famiglia.- alzò gli occhi al cielo, uscendo per prima
dall’aula con Sam al suo fianco, che la stringeva divertito, -Che hai
ridere, tu?- lo ammonì.
Sam scosse la testa, mentre Rachel
li raggiungeva asciugandosi le lacrime con un fazzolettino di carta, -Penso che
tu abbia trovato la tua prima vera
amica.-
-Semmai è il contrario.-
-Oh, no. Credimi…- vide la
mano di Rachel cercare quella di Quinn, intrecciando le loro dita saldamente.
La biondina non si sottrasse alla presa, -Non avevi mai avuto una sorella, prima di oggi.-
Quinn alzò gli occhi al
cielo, -Non è una sorella, è una palla al piede con gli occhi
gonfi e un pessimo senso della moda.- uscirono rapidamente dalla scuola. Ormai
il parcheggio era deserto, fatta eccezione per la macchina del ragazzo.
If this world makes
you crazy and you've taken all you can bear
You call me up because you know I'll be there
Mentre Rachel si sistemava nei
sedili posteriori e Sam metteva in moto, non riuscì a nascondere un
sorriso. Sam notò immediatamente il suo sorriso, così lo
tramutò subito con la solita espressione annoiata, come se
quell’incontro fosse stato deciso da qualcun altro. Il ragazzo
scoppiò a ridere, guadagnandosi un’occhiataccia dalla fidanzata, e
uscì dal parcheggio della scuola sussurrando un, -Donne.-
Quinn si mise la cintura di
sicurezza e guardò dallo specchietto retrovisore se Rachel si era decisa
a smettere di piangere: si stupì, perché non solo non aveva
più lacrime, ma stava anche sorridendo. Sospirò e si voltò
appena, sfoderando un piccolo sorriso, -Decidi tu il film?-
Rachel annuì vigorosamente,
senza più chiedersi perché Quinn si stesse dimostrando
così comprensiva o socievole nei suoi confronti. Probabilmente il giorno
dopo si sarebbe persino scordata di quel pomeriggio e avrebbe giurato di non averle
neanche parlato.
Si appoggiò al sedile,
osservando al di là del finestrino il profilo della scuola allontanarsi.
Sospirò, -Quinn…-
-Cosa?-
-Grazie.-
Quinn non rispose, ma Rachel sapeva
che in quel silenzio l’ombra di un “di niente” aleggiava sincero e miracoloso, come un arcobaleno
in mezzo ad un temporale.
So don't be afraid
to let them show your true colors
True colors are beautiful like a rainbow