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Autore: Gondolin    06/12/2010    4 recensioni
- Come ti chiami? - domandò Ikki alzandosi in piedi.
- Ilias. E tu?
- Ikki.
- E' un nome strano.
- Non sono di queste parti. Quanti anni hai?
- Cinque-quasi-sei. - rispose con la velocità tipica dei bambini, abituati a sentirsi domandare l'età - E tu?
- Quindici.
La conversazione si interruppe. Dopo tutto non c'era molto che un guerriero di quindici anni e un bambino di cinque potessero dirsi.

...o forse sì?
Fra graditi ritorni, cittadine sperdute in Macedonia e addestramenti massacranti, si svolge la storia di Ilias.
Genere: Azione, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nuovo Personaggio, Phoenix Ikki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Soundtrack: Bon Jovi - It's My Life; Gotthard - Everything Can Change

 

 

04. Dell'eventualità...

 

- Zia Penelope! Zia Penelope! - trillò Ilias, correndo nelle cucine del Tredicesimo Tempio e sgusciando fra le gonne delle ancelle.

- Che succede, Ilias? Perché sei così agitato? - gli chiese una di loro che lo conosceva da sempre, posando una cesta e chinandosi per guardarlo negli occhi.

- Dov'è zia Penelope? Voglio parlare con lei.

- E' di là che riordina le stanze del Grande Sacerdote. - si arrese la fanciulla scuotendo il capo.

Il bambino trotterellò verso quelle stanze precluse persino ai Cavalieri d'Oro -salvo uno, ma questo Ilias non poteva saperlo- ma alle quali lui, dall'alto dei suoi cinque anni e delle sue umili origini, poteva accedere senza problemi.

Trovò Penelope che rifaceva il letto del Pontefice, stando bene attenta a stendervi le lenzuola senza una sola grinza, anche se poi il cavaliere di cui sopra avrebbe provveduto insieme a Shion a scombinarle a dovere.

- Ciao, Ilias. Che ci fai qui? Non vedi che la zia sta lavorando adesso?

- Devo parlarti, è importante. - rispose lui, imitando il tono pomposo degli adulti.

- Va bene, siediti tranquillo sul tappeto e dimmi.

- Il signor Ikki mi ha portato dal Grande Sacerdote. Hanno detto che posso diventare un Saint! Che sarei potenzialm... - volendosi dare delle arie con il parolone appena imparato ci inciampò.

La vecchia Penelope però era troppo stupita dalla prima frase per prestare orecchio alla seconda. - Un Saint? - ripeté, per prendere tempo.

Aveva sempre ammirato i difensori della giustizia, ovviamente, o non sarebbe stata lì. Ma non si era mai lasciata abbagliare dalla gloria. Aveva lavato troppe bende sporche di sangue per potersi permettere di essere ancora ingenua. Ora che le guerre erano, almeno apparentemente, terminate avrebbero dovuto esserci meno rischi. Allora perché addestrare un nuovo Cavaliere? Senza saperlo, stava facendo all'incirca le stesse riflessioni di Ikki.

Ilias le raccontò tutto e le chiese consiglio. Ma Penelope era una donna saggia e non amava dispensare consigli. Quando lo faceva, non era mai a cuor leggero, poiché conosceva l'imprevedibilità della vita.

- Non lo so, Ilias. Tu cosa vuoi fare?

- Io voglio diventare forte come il signor Virgo per proteggere te e tutte le amiche della mamma. I cattivi non metteranno più piede qui!

Zia Penelope sorrise dolcemente mentre sprimacciava un cuscino di morbide piume. Sembrava che il pargolo avesse già deciso. - Pensaci attentamente. Ikki ha detto bene: l'addestramento è durissimo. Sono qui da tanti, tanti anni e ho visto anche molti giovani fallire a pochi passi dalla conquista dell'armatura. Se ti succederà, avrai abbastanza coraggio? La sconfitta è da sempre il nemico che più spaventa voi uomini.

- Non ci avevo pensato. - ammise Ilias abbassando lo sguardo - Grazie! - esclamò poi alzandosi in piedi - Vado a riflettere.

Mentre correva giù per le scale rischiando di rompersi l'osso del collo fu acchiappato per la collottola.

- Rallenta, piccoletto.

Ilias alzò gli occhi sul suo catturatore. - Mettimi giù, Galan! E non chiamarmi 'piccoletto'!

L'uomo lo rimise a terra. - Ma è quello che sei. - lo stuzzicò, guardandolo dall'alto in basso con le mani sui fianchi.

- Non è vero! Io sono un futuro cavaliere di Atena. - rispose lui indispettito.

- Cosa?

- Ikki di Phoenix mi ha portato dal Grande Sacerdote e hanno parlato. Però mi hanno detto che devo pensarci. Dicono che è difficile. Però io voglio!

Galan si sedette su un gradino e lo guardò negli occhi. Gli fece cenno di sedersi sulle sue ginocchia e lo incoraggiò a raccontargli tutto con ordine. Quando lo sentì accalorarsi nel progettare le imprese eroiche che avrebbe compiuto una volta ottenuta l'armatura, Galan si sentì trasportato indietro nel tempo e contagiato da quell'entusiasmo. - Alla tua età io ero proprio come te. - sorrise.

- E... ci pensi ancora qualche volta?

- Vuoi sapere se sento di aver fallito? - con un adulto non sarebbe mai stato così diretto, ma gli occhioni verdi e curiosi di Ilias non sembravano ansiosi di giudicare, solo di ascoltare e capire - No, Ilias. Se non sono divenuto cavaliere, evidentemente non ero adatto. Il destino ha provveduto in maniera diversa a me, e sebbene io sia fiero di aver tentato, ora so che servendo il signor Aiolos e poi suo fratello Aiolia ho fatto meglio di quanto non avrei fatto come Saint. Capisci? Ognuno di noi è destinato a qualcosa... - esitò per un istante, sentendosi sfuggire le parole più adatte. Voleva spronare Ilias a credere nei suoi sogni, ma nello stesso tempo temeva di fornirgli false speranze - Bisogna scegliere per cosa combattere. Ma se scopri di trovarti sul sentiero sbagliato, non avere paura di ammetterlo, non lottare contro il tuo fato. Non sentirti sminuito da questo.

 

Nel frattempo, Ikki aveva continuato a lavorare, tenere il muso a Shaka e rimuginare sulle possibili interpretazioni della sua conversazione col Sommo Shion. Magari era stato lui ad immaginarsi tutto. Magari il Pontefice non pensava davvero che lui sarebbe potuto diventare maestro di qualcuno. Ma certo, era ridicolo. Lui, col suo passato, star dietro ad un bambino? Vero, si era preso cura di Shun un tempo, ma quello era diverso, lui era suo fratello...

Doveva essere stata una pura casualità. Il Pontefice di certo sapeva già a chi affidare un futuro cavaliere, era ridicolo pensare che decidesse in base a... già, in base a cosa assegnava maestri e allievi?

Giunse la sera senza che Ikki avesse raggiunto una conclusione sensata. Ma la fatica fisica aveva avuto come sempre un effetto calmante, e l'immediato futuro non gli pareva più così irto di pericoli. O almeno, così fu finché, dopo un lungo bagno, non si fu infilato nel letto accanto a Shaka.

- Allora, novità da parte del tuo eventuale allievo? - si informò l'indiano con una risatina detestabile.

Ikki grugnì e si girò dall'altra parte, tirandosi le lenzuola quasi fin sopra la testa. Avrebbe passato la notte a fissare il soffitto con gli occhi sbarrati in preda all'angoscia, se non fosse stato distrutto dal lavoro. Neppure il sonno però gli fu di conforto: sognò di essere di nuovo scagliato da Shaka attraverso i sei mondi, solo che uno di questi era pieno di bambini con dei bizzarri cartellini attaccati alle magliette, con i loro nomi e sotto l'inquietante scritta “Eventuale Allievo”. Si svegliò prima delle cinque con le mani strette a pugno e le unghie conficcate nei palmi. Si alzò, si vestì silenziosamente e andò giù all'arena con l'intenzione di sfogare la tensione con un po' di moto.

Vi trovò invece una sorpresa, che se da una parte intralciò i suoi piani ebbe però il potere di distrarlo completamente dalle sue preoccupazioni: Aphrodite dei Pesci.

Ora, in sé un Gold Saint in un qualunque punto del Santuario non sarebbe uno spettacolo così insolito, nonostante l'ora antelucana. Ma torniamo alla scena in questione: Aphrodite. Fuori dalla sua Casa. Nell'arena. In pantaloncini corti. E basta. Che, incredibile ma vero, si allenava.

Ikki decise di non avere le energie per avere a che fare con un altro biondo isterico e alzò i tacchi. La voce del Cavaliere dell'ultima casa però lo gelò sul posto.

- Non credere che non mi sia accorto di te.

Fece per voltarsi, esasperato, quando notò una sottile voluta di fumo dalla parte opposta dell'arena. Non era a lui che Aphrodite si era appena rivolto, ma a qualcun altro, che Ikki non riuscì a distinguere a causa del buio ma che suppose essere Death Mask, o meglio, a quanto pareva, Angelo. Mentre l'interpellato rispondeva con degli apprezzamenti chiaramente non adatti ad orecchie esterne sull'avvenenza del giovane svedese sudato e semi spogliato, Ikki tirò un sospiro di sollievo e, col cosmo azzerato per non farsi scoprire, si allontanò pensando che forse non era l'ora adatta per andarsene in giro. Non ci teneva particolarmente a scoprire cosa il resto del Santuario facesse prima dell'alba.

 

Qualche ora dopo, Ikki stava scendendo le scale, diretto verso Atene e un bar. Se nel suo corpo fosse entrata ancora una sola goccia di tè o carcadè, era certo che sarebbe morto. Caffeina, aveva bisogno di caffeina e Shaka apparentemente aveva dato ordine alle sue ancelle di ignorare questo fatto. O forse le aveva scelte apposta incapaci per costituzione di preparare caffè decenti. Ma Ikki non si sarebbe comprato una moka, oh no. Era una sistemazione provvisoria, quella. Finiti i lavori, se ne sarebbe andato, ne era convinto. Intanto però, continuava ad aver bisogno di un caffè.

Era in questo infelice stato di privazione quando incrociò Aiolia. Il Gold Saint gli rivolse un sorriso radioso. Ikki si sforzò di articolare un saluto umano, ma a quanto pareva non era sufficiente: Aiolia sembrava in vena di fare conversazione.

- Ho parlato con Shaka, prima.

- Ah. - il giovane Bronze ce la stava davvero mettendo tutta per sembrare almeno vagamente interessato. Dopo tutto non aveva mai avuto motivi per dimostrarsi scorbutico col Saint di Leo. Almeno fino a quel momento.

- Mi ha parlato del tuo eventuale... - Aiolia fu interrotto dal peggior sguardo omicida che avesse mai visto -e lui era vicino di casa di Death Mask.

- Perché non se lo prende qualcuno di voialtri, un allievo? - sbottò Ikki, cedendo alla voglia di lamentarsi, e pazienza se Aiolia non aveva voce in capitolo - Di solito sono 'solo un adolescente', ma quando vi fa comodo sono maturo abbastanza!

- Ma no, è che tu sei giovane e forte, mentre noi iniziamo ad essere stanchi... Siamo quasi pronti per la casa di riposo! - cercò di sdrammatizzare Leo. E se da una parte si sentiva decisamente troppo giovane per la pensione, dall'altra si sentiva pesare sulle spalle molti più dei suoi vent'anni.

- Allora a questo punto appioppatelo a Seiya un allievo. - borbottò il ragazzo.

- Su, non fare così. Dopo tutto non è ancora sicuro, no? E anche fosse, non può essere così male. Mio fratello dice sempre che per lui il mio addestramento è stato persino più faticoso del suo. Ero una piccola peste, cercavo sempre di strafare. “E poi mi guardavi dal basso verso l'alto, spalancavi gli occhioni e mi dicevi qualcosa di molto carino. Cosa potevo fare, punirti? Ah, che disastro...!” - concluse con un sospiro l'imitazione, evidentemente esagerata, di Aiolos - Ma mi racconta anche che riuscire a trasmettere ad un altro tutto quello che si è in grado di fare è il dono più bello. Veder maturare una persona, oltre che un Cavaliere, ed accompagnarla nel cammino è un modo meraviglioso per servire la dea. - in altre situazioni non avrebbe rivelato certe preziose confidenze tanto alla leggera, ma Ikki gli era sembrato veramente abbattuto. - E anche Marin, a cui è toccato insegnare al tuo compare, - sogghignò - dice che non è poi tanto male fare da maestra. - Gli batté una mano su una spalla, concludendo con un: - Se hai bisogno, ricordati comunque che non sei solo. - che sapeva di amaro e di speranza insieme per entrambi, che soli lo erano stati davvero e che non lo sarebbero stati mai più.

 

Nonostante si sfinisse di lavoro per riportare i preziosi templi al loro antico splendore, Ikki non riusciva a togliersi dalla testa il fatto che presto la sua vita avrebbe potuto essere sconvolta. E lui non avrebbe avuto voce in capitolo. Come durante l'infanzia. Come all'orfanotrofio. La sola idea lo riempiva di una furia cieca che non trovava vie di sfogo. Certo, avrebbe potuto andarsene, ma aveva affermato che sarebbe rimasto fino alla fine della ricostruzione, e la sua sarebbe parsa una fuga. Lo sarebbe stata, in effetti, e non era da Ikki fuggire davanti al pericolo. Tanto più che non era neppure una certezza, ma solo un'eventualità.

Rimestando distrattamente l'insalata nel piatto, ripensò al dialogo con Aiolia. Avrebbe dovuto essere rassicurante? Forse lo era stato, sulle prime. Ma più ci pensava e più l'addestrare qualcuno gli pareva un'impresa titanica, adatta a persone come Aiolos, il salvatore della dea, o Camus, il puro, cristallino Camus dalla virtù adamantina, o come la paziente e indomabile Marin. Era un compito quasi sovrumano, rifletté, masticando lentamente, gli occhi fissi sul piatto.

- Ikki?

Alzò la testa di scatto. Si era praticamente dimenticato della presenza di Shaka, silenziosissimo fino a quel momento.

- Si può sapere cosa ti succede? Che fossi strano lo sapevo, ma stasera sembri davvero in un altro mondo.

Il ragazzo avrebbe voluto ribattere con una battuta tagliente, ma era distratto, come appena svegliato, e non trovò di meglio che rispondere con la verità.

Shaka chiuse gli occhi e si accarezzò pensieroso una ciocca di capelli. Ad Ikki venne voglia di immergerci le mani, in quell'onda di oro puro, ma restò in attesa, mentre finiva l'insalata, di un discorso serio che non avrebbe incluso i soliti punzecchiamenti.

- Cosa vorresti sentirti dire, Ikki? Che lasciarsi turbare così da qualcosa che non è ancora avvenuto, non è certo che avvenga e che comunque non potresti evitare è da sciocchi? Mi pare che tu lo sappia già. Non ho perle di saggezza per te, stavolta. - sulle sue labbra scivolò un sorriso furtivo per aver sorpreso il compagno, ma subito scomparve, sostituito da un'espressione distante e quasi affaticata - Sai, - si passò la lingua sulle labbra - che per te mi metterei anche a pronunciare sciocche parole di conforto e “andrà tutto bene”. Ma so anche che sei troppo intelligente per apprezzarle, e... in fondo non mi sembra che tu corra rischi così gravi. Se non ti hanno placato le parole di Aiolia, forse solo affrontare i fatto può farlo. Pensala così: se non sarai maestro di Ilias, ne avrai paura per tutta la vita. Se invece lo sarai, sarai un ottimo maestro. E adesso smetti di ostentare quell'espressione funerea, per favore. - si alzò in piedi senza aprire gli occhi e gli porse una mano - Vieni.

Ikki lo seguì fuori dall'alloggio che condividevano, poi su, lungo i gradini consumati dal tempo. Non avrebbe seguito nessun altro con quella fiducia tranquilla, senza domande.

Giunsero in breve alla Sesta Casa, che ricominciava lentamente ad assumere l'antico aspetto. Senza lasciare la sua mano, Shaka gli aprì il portale dello Sharasojo. Erano pochi coloro che potevano vantare di averne veduta la bellezza, poiché Shaka della Vergine ammetteva di rado visitatori all'interno di quel luogo, sacro nel sacro.

Scalzi per non rovinare l'erba fresca ancora in germogli, camminarono in quel paesaggio dolcissimo.

- Cosa pensi, Ikki?

Non gli chiese “a cosa pensi?”. Diede per scontato che il suo fosse un pensiero attivo, e che non stesse semplicemente accarezzando un ricordo o un'impressione.

- Penso di capirti un po' meglio, quando sono qui.

- Potrai tornarci, se lo vorrai.

- Grazie, Shaka.

Il biondo sollevò le loro mani intrecciate e depose un bacio silenzioso su quella di Ikki.

  
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