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Autore: Bibismarty    06/12/2010    3 recensioni
Lie, una ragazza senza padre e in fuga da una madre drogata, si imbatte in un quartetto piuttosto speciale. Come un fulmine si ritrova a vivere con i Tokio Hotel, conosce la loro amica Erika e comincia a provare un affetto particolare che non aveva mai provato prima. Riuscirà a sentirsi in famiglia tra un Bill romanticone, un Tom innamorato, un gustav silenzioso, un georg allegro e Erika orfana di madre e padre? Cosa potrebbe succedere se Lie si accorgesse di amare Bill, per il quale prima provava solo indifferenza e potrebbe essere corrisposta? E se si trovassero a dormire nello stesso letto per mancanza di una camera doppia? E se molte verità venissero nascoste? Come potrebbero vivere nascondendosi dietro un muro di silenzio?
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ciao :) lo sapete che quello che state per leggere è il penultimo capitolo di questa storia?? Mi dispiace dovervi informare che questa avventura sia finita, ma vi prometto che varrà la pena arrivare fino alla fine di questa storia, che sarete troppo contenti per pensare che la fine è già arrivata! Bando alle ciance! Gelatoooooooooooooooo (la demenza senile non è curabile scusate XD)

Risposte alle mie care e assidue lettrici!

Kyara Agatha Mainlander: 1)Kyara Agatha Mainlander2)Kyara Agatha Mainlander3)Kyara Agatha Mainlander4)Kyara Agatha Mainlander5)Kyara Agatha Mainlander6)Kyara Agatha Mainlander7)Kyara Agatha Mainlander8)Kyara Agatha Mainlander9)Kyara Agatha Mainlander
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20)Kyara Agatha Mainlander21)Kyara Agatha Mainlander22)Kyara Agatha Mainlander23)Kyara Agatha Mainlander24)Kyara Agatha Mainlander25)Kyara Agatha Mainlander K brava che sono stata no? :) (ma imbecille secondo te non se ne accorge che hai fatto copia incolla??) Ma no figurati, ci sono anche i numerini! (Cretina!). Che cattivona che sei! Insomma devi sempre inveire, perchè non ti fai gli affari tuoi?? Ah ciao mia cara :) ho scritto qui il tuo nome 25 volte e ho fatto la mia punizione (tze) Invidiosa! 'me che sgrido la mia coscienza' XD Eccole il suo gelato servito XD se le piace faccia un fischio mi raccomando :) PS: il gollum è arrivato?? Se non è arrivato farò reclamo alle poste! XD

Layla: In questo capitolino Lie ha deciso di gettare ogni chiusura mia cara, attenditi una vera sorpresa :) La statua di Bill la voglio per me ok? :) Il commesso mi stava proprio sui coglions! Si Tom e Erika ormai sono navigati :) indovina un po' cosa sta tramando Tom!!!!! segretuccio segretuccio ^_^ a presto :)

Marty483: Ehi quando arriverai a leggere questo commento sarà forse troppo tardi, comunque sappi che sei ben accetta :) mi fa piacere che tu abbia scoperto questa storia anche se in ritardo :) Un caloroso benvenuto!! PS: grazie dei complimenti :) 'me arrossisce'.



Capitolo 23: Dichiarazione tardiva

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Lie. Nei pressi di Roma.

Si aprì una vastissima pozza senza fine, dalle svariate tonalità dell’azzurro, alla nostra destra. Diedi una pacca sulla spalla a Bill per chiedergli di fermarsi. Lui diresse la moto verso una fermata di emergenza e saltai giù appoggiandomi al parapetto per fissare all’orizzonte il mare che si estendeva placido a qualche chilometro da dove ci trovavamo.
Inspirai l’aria pulita ed espirai chiudendo gli occhi. I polmoni mi si riempirono di aria salmastra e mi pervase una strana sensazione di malinconia. Il ricordo dei giorno che passavo con mio padre al mare erano ben impiantati nel mio cervello.
A me il mare ricorda i giorni che passavamo con mio papà, quando ancora era sposato con mia mamma. Ti capisco sai…Non deve essere facile…”
Abbassai lo sguardo ferita da quelle parole. “I tuoi sono ancora vivi, però”
Colpito e affondato. I suoi occhi correvano frenetici alla ricerca nella sua mente di un qualcosa da dire. “Già. Ma non vuol dire che non ci siano più. Li porterai sempre con te…”
Afferrai il parapetto per via di un mancamento. “E secondo te sono nel mio cuore? Ma fammi il piacere! Me l’aveva promesso che sarebbe rimasto sempre nel mio cuore e poi se n’è andato. Come tutti dopotutto…”
Tuo padre aveva ragione. Non potrà andarsene, perché tu sei lui. Carne della sua carne. Nel tuo sangue scorre il suo sangue. Le persone che ami non se ne vanno mai. Resteranno sempre…vivranno per l’eternità in te”
Sulle labbra di Bill apparve un sorriso dolcissimo per invitarmi a credergli.
Fece un passo avanti. Mi prese una mano, la chiuse a pugno e l’accostò al petto. “Qui vicino al cuore, così che tu le possa sentire vicine”.
Il mio sguardo passò dalla mia mano ai suoi occhioni color mandorla. Ecco perché lo amavo! Mi stava vicino, quando ne avevo bisogno!
Sospirai e sfiorai la mano di Bill e gli risposi sorridendo. “Grazie…” poi abbassai lo sguardo stringendomi nelle spalle. “Però non li vedo fisicamente ed non sono qui per abbracciarmi…”
Le lunghe braccia affusolate del cantante mi avvolsero e il mio petto aderì al suo perfettamente. “Per questo ci sono i vivi…” commentò lui piano.
E che razza di vivi, no?” commentai sapendo che si sarebbe inalberato.
Già…che vivi…!”
Scoppiò a ridere e mi prese in braccio portandomi via come un grosso sacco pesante.
Bill…!” urlai con quanto avevo in gola mollandogli pugni innocenti sulla schiena.
Lui rise e mi fece sedere sulla moto. Mi infilò il casco e lo allacciò sotto il mio mento. Mi abbassò la visiera e rimase a fissarmi un attimo come se stesse decidendo se fare una cosa o meno.
Mi sorrise e si infilò a sua volta il casco e si sedette davanti di me. Appena il tempo di afferrare la sua giacca che partì con una sgommata e ci infilammo nel traffico dell’autostrada.
La strada che accostava il mare era sotto il sole e incolonnati tra il serpentone di macchine ferme mi dava l’impressione che ci avremmo messo un’eternità prima di raggiungere la nostra uscita, tanto che quando vidi l’insegna che indicava il lido di Ostia mi sembrava un miracolo.
La moto prese dolcemente la curva e ci ritrovammo al casello. Con l’eleganza di una star Bill pagò, la sbarra si alzò e sgommò per l’ennesima volta facendo scuotere la testa al casellante che lo credette un gran esibizionista.
Imboccò la strada che portava al lido e una strana sensazione di beatitudine mi pervase il cuore.
La moto affiancò la costa, prese dolcemente la curva e si fermò sul ciglio. Bill spense il motore e si levò il casco. “Ci siamo”.
Lo imitai e scesi saltellando sulla sabbia. Il moro mi prese per mano e mi strattonò verso il mare.
Ci fermammo a pochi metri dall’acqua e si tolse la giacca per gettarla a terra e sedersi sopra. Io mi accoccolai al suo fianco e rimasi a fissare assorta l’orizzonte. “È bellissimo qui! Grazie di avermici portato”
È un onore…”
Quanto sei cretino!” esclamai dandogli una spinta.
Le braccia del kaiser sventolarono in aria come bandiere per poi soffocarmi in una stretta mortale. “Ora attenta prigioniera, potrei essere l’ultimo angelo che vedrai nella tua vita!”
Sorrisi beffarda. Gli baciai la guancia. Lui si pietrificò. “Ma dovresti vederti allo specchio! Sei così bellino!”
Ti ricordo che posso baciarti ancora se volessi” mi ammonì lui, come se mi stesse dicendo di essere un vampiro che uccide le sue vittime.
Fui io, ora, a pietrificarmi. “Non ci provare!” sussurrai a fior di labbra.
Bill mi spettinò i capelli e sorrise. “Non te lo meriti pulce…” e mi lasciò come un salame sulla sua giacca.
Ehi Bill aspetta!” urlai recuperando la giacca al volo per rincorrerlo sulla battigia.
Si fermò d’improvviso e rimase a fissare un punto fermo davanti a se con espressione vuota. “Bill?” lo chiamai una volta raggiunto. “Che hai?”
Ho voglia…ho voglia…Ho voglia di un GELATO!”
Scemo! I negozi sono chiusi!”
Bill scosse la testa, sempre più euforico. “No di un microfono!”
Ah, e che te ne fai del microfono, mister So tutto io??” chiesi accigliandomi.
Ci canto…” disse voltandosi e cominciando a intonare An deiner seite.
Oddio! Non quella canzone!” protestai.
Il moro mi prese una mano. “Canta con me…” E come un animatore da villaggio turistico mi trascinò al suo ritmo. Resistessi con audacia, fino al ritornello, poi non riuscendo a trattenermi, le parole mi sfuggirono dalle labbra prima di riuscire a fermarle. Sulle labbra del cantante apparve un enorme sorriso e cantò più forte riempiendomi di felicità il cuore.

Erika. Germania.
Tom! Ma cos’è quella faccia da deficiente?” chiese Georg seduto sul divano di casa Kaulitz.
La amo” sussurrò il ragazzo con i rasta fissando il salone, perso.
Si accese una lampadina sulla testa castana del bassista. “Ah! Dovrei dire a Erika di farlo ogni giorno così ti posso prendere per il culo senza problemi” disse allegramente cominciando a inveire con una carrellata di insulti.
Tom alzò il pugno e Georg se lo trovò sotto il naso senza rendersene conto. “Ma non sono diventato sordo” disse il biondo senza voltare lo sguardo.
Il bassista alzò le mani in segno di innocenza. “Ok ok non prendertela…!”
Si amore…ma certo…si tanto Tom è più morto che vivo quindi dirà di si…anche Erika si…alle otto ok? Dopo Tom…si, se si sveglia…prendiamo la sua auto…si si…ma no tanto dorme…ah ah…poverino…be’ a dopo amore…ti amo…” Gustav chiuse la chiamata tutto pimpante. “Hai ospiti vecchio citrullo” avvertì senza ricevere risposta. Gustav, in occasioni normali, non sfotteva i suoi amici.
Chi tace acconsente!” urlò Georg componendo il numero della pizzeria per ordinare.
Tom strabuzzò gli occhi. Il suo cervello aveva fatto una revisione della situazione. Allora due amici sul divano di casa, mezzi nudi (le mutande erano considerate solo un obbligo per la presenza di donne in casa), ognuno telefonava a chi voleva con il suo telefono, il disordine sul pavimento cominciava a farsi notare, riceveva molti più insulti del normale, ma la cosa che lo stupiva di più di tutto, era che gli veniva da ridere. “Fate come a casa vostra” disse Tom stringendosi nelle spalle.
Grazie sei un amico” bisbigliò Georg dandogli una manata sulla spalla, mentre qualcuno rispose oltre la cornetta.
Pronto…Pizzeria da Gianni…desidera?”
Ehm 6 pizze a domicilio” ordinò il ragazzo.
Uno strano ronzio acuto traforò l'orecchio a Tom. “Sei pizze?? VOI SIETE FUORI!!!!!!!!!” strillò Tom, inacidito.
Gustav lo placcò. “Calma! Vengono anche Karin e Klarissa” spiegò lentamente come se stesse parlando a una persona con l'encefalogramma piatto.
Annnn…Cosa??”
Dalla porta della cugina apparve Erika, assonnata che galleggiava in un pigiamone il triplo di lei.
Ciao ragazzi che ci fate qui?” chiese prima di sbadigliare.
Tom rimase a fissarla rapito e lei deambulò fino al divano per sedersi vicino a lui raccogliendo le ginocchia vicino al petto. “E' proprio comodo il tuo pigiama…” commentò appoggiando la testa sulla spalla del biondo.
Tom sorrise e la baciò dolcemente sulle labbra. “Abbiamo ospiti, non ti dispiace vero?”
Si illuminò di gioia in un baleno. “Tornano Bill e Lie????”
No no, solo le due K”
Annnn…!” sospirò Erika.
E ma che noia! Tu e questo bipede taglia XXL dite sempre le stesse cose!!!!” protestò Georg dopo essere stato considerato alla cornetta dalla ragazza della pizzeria un maniaco del sesso e dopo che le aveva riattaccato la linea.
Allora? Le pizze?” chiese Gustav.
La tipa ha detto che sono un maniaco…Ma le pizze ce le porta comunque il fattorino il prima possibile” farfugliò il castano mogio mogio.
Povero piccolo” commentò Erika, abbracciandolo.
Tom passò tutte le tonalità dal viola al verde e poi scoppiò a ridere.
E si beccò una ciabatta in fronte.

Bill. Roma
Una camera” bisbigliai piano al ragazzo oltre il bancone, per non svegliare Lie.
Matrimoniale?” domandò guardando Lie che era abbandonata tra le mie braccia crollata in un profondo sonno.
La mia mente ripercorse la scorsa lite e la mia risposta uscì spontanea. “No, singole. È mia sorella. Poverina è crollata”
Certamente. Avete con voi dei bagagli da sistemare?”
No. Non era prevista un pernottamento così lungo. Credevo saremmo potuti tornare a casa prima del tramonto ma non mi fido a guidare di notte”.
Ok signore. Allora vuole una camera fornita del necessario per la notte?”
Rialzai Lie che stava scivolando sul pavimento. “Ehm, si direi che sarebbe ideale”.
Il ragazzo mi consegnò la chiave e alzai in braccio la mia “nuova sorella”. Mi diressi verso l’ascensore.
Bill? Bill?? Sei così billino…” farfugliò Lie nel sonno facendomi arrossire d’improvviso.
Il ragazzo della hall aveva sentito tutto e mi fissava accigliato. Si chinò in avanti e urlò: “Vuole una mano?”
Uh no, faccio da solo. Bill è il suo ragazzo, l’ha mollata e lei ne è rimasta sconvolta. Cosa non fanno i fratelli per le proprie sorelle!” strillai sperando che non mi credesse un pervertito.
Si strinse nelle spalle. “Come vuole”.
Affrettai il passo e pigiai nervoso il pulsante per chiamare l’ascensore. Le porte si chiusero e rimasi da solo con Lie. “Mi farai impazzire prima o poi” le sussurrai piano cingendole la vita. Sorrisi. Era la creatura che amavo e l’avrei protetta per sempre.
Piano piano la stesi tra le lenzuola profumate di lavanda, la coprii per bene e le stampai un bacio sulla fronte. Mi voltai e mi diressi al mio letto. Mi sbottonai lentamente la camicia nera e la lasciai cadere a terra. Portai una mano al petto e sentii il battito del cuore molto movimentato. Tipico effetto Lie. Così lo avevo chiamato il battito. Sospirai esausto e mi tolsi le scarpe.
Mi sedetti con un vuoto sempre più ampio, mi stesi a fissare il soffitto. Si stava aprendo uno squarcio nel cuore, che faceva male. Voltai la testa per non vedere Lie che dormiva, poi crollai in un sonno tormentato.

Erika. Germania.
Il campanello suonò alle otto precise. Andai ad aprire la porta e mi si appollaiarono addosso le due K. “Tesoro sei un figurino!” “Ha ragione. Stai benissimo così, Erika! E io me ne intendo!” disse Klarissa ammiccando. “Dove sono i nostri mostri??” chiese l’altra tirando il collo per vedere oltre le mie spalle.
Klarissa era una stilista, o per lo meno stava studiando per diventarlo.
Arriviamo!!!!!!!!” urlò Georg con un ruggito da scimmione inferocito. Per un soffio Tom mi prese per la vita e mi portò in salvo.
Così le sfortunate ad essere travolte dalla furia del bassista furono le due K e con l’arrivo di Gustav seguirono una serie di baci infiniti.
Tom mi prese per mano e mi condusse in cucina. “Lasciamoli amoreggiare un pochino”
Già” sospirai schiacciata tra il petto di Tom e lo stipite della porta.
Non mi baciò. Non voleva farlo. Mi abbracciò e chiuse gli occhi. Non c’era altro che desiderasse se non stare con me e sentirmi vicino. Afferrai la sua camicia (l’avevo convinto a metterla ;) ) e chiusi i palmi. Appoggiai il mio viso contro il suo e mi investì una scia del suo profumo. Entrai in Paradiso tutt’ un tratto. E ci volevo rimanere almeno il più a lungo possibile.
Quel momento durò una manciata di minuti perché poi suonò il campanello il ragazzo della pizzeria con le nostre ordinazioni, o meglio quelle di Georg perché mi ritrovai una cosa indefinita nel piatto e mi passò la voglia di mangiare solo a guardarla.
Poi d’improvviso il mio piatto scomparve e apparve una gustosa prosciutto e funghi. Alzai lo sguardo e Tom mi sorrise appoggiando il mio ex piatto davanti a se. “So che ti piace quella…Io mangio questa che mi ispira”
Rimasi sconcertata. “Ma è lo stesso! Non voglio che ti sacrifichi per me.”
Infatti non mi sto sacrificando. Mi ispira. Sul serio!” snocciolò sorridendomi.
Mi imbronciai. “Sei un bugiardo innamorato!”
Lui tagliò la sua pizza a metà. “Allora metà per ciascuno!”
Io tagliai la mia e scambiammo le pizze. “Ora va molto meglio. Ti amo Tom!”
Anch’io piccola!”
Nel frattempo gli altri avevano già divorato metà pizza. Scossi la testa esasperata. “Ingordi!!!” siete degli ingordi schifosi!”
Finito di mangiare Gustav attirò l’attenzione “Sentite, ora che facciamo?”
Andiamo a festeggiare perché poi Karin e Klarissa dovranno tornare a Berlino…”sentenziò Georg mettendo tutti d’accordo.
Si alzò un urlo che fece impallidire il volto di Tom e lo fece tremare come una foglia. “Sulla Cadillac!”
Poi come se avessero aperto le gabbie tutti si scaraventarono in garage e montarono sulla spaziosa automobile dal valore inestimabile.
Tom come se fosse ingessato o paralizzato montò in auto e accese il motore, molto lentamente. “Ti prego fa che non mi sfascino i sedili!!!” bisbigliò pianissimo, ma io che gli stavo vicino lo sentii perfettamente.
Quando eravamo in strada. “Oh cos’è quella macchia li? Li vicino ai tuoi pantaloni Georg sul sedile?” domandai innocente.
Sul volto del povero Tom comparvero mille espressioni indecifrabili. Frenò di colpo. “Noooooooooo!”
Tutti eccetto lui scoppiammo a ridere. Tom capì, solo allora, che era un scherzo. “Ti butto giù a calci nel sedere se fai una macchia! E ci tenete al sedere di Georg guai a voi se sporcate!”
Il castano fece il muso lungo. “Perché sempre io?!?”
E la sua risposta furono le nostre risate.

Erano le tre di notte passate, quando uscimmo dalla discoteca e risalimmo in macchina. Però nessuno era ancora stanco così Tom propose di accompagnare tutti all’osservatorio. Da la avremmo potuto vedere meglio il cielo e rimanere un po’ da soli.
Una volta accolta la proposta partimmo per la nostra meta.
Arrivati mi appoggiai al braccio del chitarrista e lui mi avvolse le spalle con un braccio. “Grazie Tom!” sussurrai
Mi sorrise. Era un po’ assurdo continuare a ringraziare ma mi veniva spontaneo e Tom adorava la mia spontaneità.
Sai che vorrei fare domani?”
Mi guardò curioso. “No, dimmi…”
Puntai l’indice sul suo petto e cominciai a ruotarlo. “Vorrei fare una scorpacciata di te”
Certo amore. Anch’io di te!” Mi baciò la testa e quando non me l'aspettavo mi prese per i fianchi e mi alzò. Ignorando le mie urla corse verso il parapetto e mi fece sedere sopra. Si sedette vicino a me e mi indicò un punto impreciso sopra di noi. 
“Lassù in alto c’è una stella, una piccola stellina, che è schiacciata da tutte quelle che ha attorno, però lei ha una luce sua dentro che vuole liberare e sa che è la più bella di tutte, ma non riesce a liberarla ed è considerata da tutti inutile perché non fa abbastanza luce. 
Ma all’improvviso arriva una stella che la prende con se e l’aiuta a liberare tutta la sua luce e lei è ora la stella più bella del firmamento. Tu assomigli molto a quella stella. Hai una bellezza nel tuo cuore che non ho mai visto in nessuno. E so che l’amore vero è basato sulla bellezza interiore e non su quella esteriore. 
Per questo io mai sono stato innamorato. La bellezza esteriore con il tempo decederà, con la vecchiaia, ma quella dell’anima no. Rimarrà per sempre. Quell’amore non potrà spegnersi…”
I miei occhi si bagnarono di copiose lacrime. “Sei un angelo” biascicai guardandolo.
Io sono solo Tom, il tuo Tom che ti ama come mai ha fatto prima d’ora…perché sei speciale”
Abbassai lo sguardo per un attimo poi lo rialzai per trafiggerlo con i miei occhi azzurro cielo.
Mi spostò una ciocca di capelli dietro un orecchio. “Sono felice di averti trovato. Ho perso tutta una vita per capire che la mia felicità era al mio fianco e non me ne sono mai reso conto”
Sorrisi. “È vero sei lento!”
Rise. “Hai ragione e un gran tortellino cotto di te…”
Ti amo tortellino” sussurrai al suo orecchio abbandonandomi tra le mie braccia.
Così passammo la nostra seconda notte dell’anno, prima che le due K partissero tra i pianti dei due maschioni di nome Georg e Gustav, prima di scoprire quale pensiero balenasse nella mente del mio Tom.

Lie. Roma.
Il dito affusolato di Bill aveva l'aria di accusare i miei comportamenti, mentre mi era puntato contro. Retrocessi spaventata e intimorita, credendo di averlo ferito in qualche modo, ma il mio piede scivolò verso lo strapiombo. Per un soffio le mie mani si aggrapparono alla rupe su cui si ergeva Bill, trionfante. Mi guardava come se fossi la cosa più ripugnante al mondo.
Poi lasciai la presa e mi gettai nel baratro. Gli occhi di Bill erano compiaciuti.
Mi svegliai di soprassalto. Era solo un incubo, un incubo terribile.
Mi spostai il colletto del pigiama, nervosa. Dovevo dire la verità a Bill prima che la scoprisse da solo. Si meritava di sapere. Dovevo solo aspettare che si svegliasse. Facile a dirsi.
Era stato lui a portarmi in questa stanza d’albergo, quando io stavo allegramente viaggiando nel mondo dei sogni. Lui da solo mi aveva trascinata come un sacco di patate. Aveva perso ore di sonno.
Era logico che ora dormisse alla grossa. Per questo motivo fu l’attesa più lunga della mia vita.

Ed ecco che si svegliò la mia maggiore paura, la mia maggiore felicità, la mia ossessione, il mio amore. Si strofinò gli occhi piano e si stiracchiò assonnato.
Si accorse che lo fissavo e mi salutò.
Non ricevette risposta, solo uno sguardo vuoto e terrorizzato. “Ti…ti devo parlare…”
Lui mi si avvicinò e mi sorrise. “Mi dirai dopo colazione. Ora rilassati, ho una fame che potrei sbranarti”
Ma io ti devo parlare ora!” ero sicura e carica per parlare.
Bill dovette intuire quanto fosse importante per me, perchè ammutolì e si sedette sul mio letto. “Dimmi”
Ti ricordi, quando mi hai chiesto dov’ero quella sera che tua mamma mi ha chiamato?”
Bill s’irrigidì di colpo poi si addolcì. “Si, ma non ha importanza”
Forse ora non la voleva nemmeno sapere la verità. Era fatta! No. Non potevo.
Invece si! Perché ero con Tom” ripresi tutto d'un fiato.
Bill non resse più il mio sguardo e fissò il pavimento senza parlare.
Erika mi ha chiesto un favore. Voleva vedere se Tom cadeva in una trappola dove io ero l’esca” le parole che stavo dicendo, sembravano ferirlo come pugnalate. Non volevo ferirlo, ma la verità era quella. “Dovevo cercare di sedurlo…abbiamo ballato ho cercato di strusciarmi per farmi toccare…”
Bill si alzò dal letto e senza guardarmi in faccia andò ad aprire la finestra per respirare un po’ d’aria.
Io ti giuro che mi dispiace Bill! Ma Erika…”
Bill diede un pugno sul marmo del davanzale. “Perché non ti sei opposta? Perché non le hai detto di no? Perché non ragioni con la tua testa? Perché?”
Perché me lo ha chiesto in un momento di difficoltà e non sono riuscita a dire di no”
Ma si trovava una puttana sulla strada e faceva prima! Cazzo perché te?”
Perché non le conosce le prostitute”cercai di rispondere.
Non sto scherzando Lie! Stai giocando con il fuoco. Mi stai uccidendo…Come dovrei sentirmi ora?”
Perché dici così? Infondo non so nemmeno perché mi sto scusando” Questa discussione aveva raggiunto il limite. Effettivamente perchè mi stavo scusando? “Io posso andare con chi voglio”
Sul volto di Bill si dipinse un velo di tristezza. “Ma con mio fratello...e lui lo sapeva. Sapeva tutto”
Ora sembrava parlasse da solo.
Sapeva cosa?” chiesi per riportare la conversazione a toni normali.
Niente. Vai dove ti pare. Hai ragione”
Improvvisamente il cuore si bloccò. Non sapevo più se reagisse. Forse se gli avessi bussato non avrebbe risposto. Era diventato gelido come il ghiaccio.
Le mie labbra si schiusero, senza pronunciare alcun suono. La stanza sembrava ovattata, non capivo nulla, non sentivo nulla. Ci sono purtroppo dei momenti in cui arrivi ad un punto di non ritorno. Io c'ero arrivata.
La bocca mi si chiuse, digerendo l'amaro malamente.
E fu in quel momento che, in ritardo, il mio cuore decise di aprirsi: distrusse la serratura e ruppe il lucchetto. Ora era libero.
Ma ancora non l’hai capito? Io provo per te qualcosa di speciale! Io ringrazio giorno e notte il cielo per avermi dato te” 
Bill mi guardò incredulo negli occhi. 
“Io non mi sono mai sentita così protetta come al tuo fianco, tra le tue braccia. Inizialmente avevo rinunciato alla proposta di Erika, ma poi mi ha assicurato che sarebbe stata pronta a saltare fuori nel momento opportuno. Ma non è servito perché Tom mi ha respinto e siamo usciti dalla discoteca. Mi ha detto che l’unica donna che amava era Erika e che voleva essere l’uomo che lei desidera per starle vicino. Sono andata via felice perché io ti amo e non avrei mai potuto stare con un altro uomo se non te…” le lacrime cominciarono a scorrermi sulle guance. 
“Scusami se mi sono illusa di poter contare qualcosa per te. Speravo che quella ragazza che ti piaceva fosse un'invenzione. Pensavo che quei baci valessero qualcosa. Ma forse ho solo commesso un enorme errore”.
Non potevo restare li ancora. Mi concessi solo l'ultimo sguardo al suo viso, che mi sembrò perdurare una vita, poi presi la strada per la porta.
E quella camminata veloce diventò una corsa giù dalle scale, attraversando la hall e fuori.
Pioveva a dirotto ed ero senza ombrello. Il dolore al cuore era più forte di ogni pensiero e mi gettai in strada nonostante non avessi un cappotto per coprirmi.
Non sapevo dove andare, dove fuggire. Ma sapevo che volevo andare via da Bill il prima possibile e dimenticare tutto il tempo passato insieme per voltare pagina. Vagabondai con le lacrime che si mescolavano alla pioggia che mi rigava il viso.
Le luci dei semafori lampeggiavano a intermittenza confondendomi le idee.
Il mare rumoreggiava per la potenza del temporale. Mi venne un groppo in gola. Quanto faceva male il cuore in quel momento!
Svoltai l’angolo e mi diressi verso il centro. Forse avrei potuto prendere un autobus.
Anticipazioni flash: Ultimo capitolo...dice tutto no? attendetevi il peggio che si può avere!


   
 
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