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Autore: winry8827    06/12/2010    8 recensioni
Favola amara che racconta di un avido Sovrano che cambia il suo popolo e se stesso, ma la speranza del singolo è spenta dal male comune, una favola triste al sapore di caffè!
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'C'era una volta...'
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 La ricerca della felicità
 
 
C’era una volta in un antico regno, un tempo stupendo adesso in rovina, un Sovrano malvagio.
Il suo nome era Serpe e solo ad udirlo incuteva timore, chi possedeva un tal nome non poteva non esser malvagiamente crudele.
Aveva preteso dai sudditi tutti i loro averi, i contadini dovevano cedergli l’intero raccolto, gli artigiani i loro lavori, i mercanti le loro ricchezze, tutti erano ormai poveri.
Il re non essendo soddisfatto dei suoi beni decise di uscire dal castello accompagnato dalle fedelissime guardie per andar a prender ciò che di diritto gli spettava!
Il suo regno ormai era solo arida terra, sterile suolo su cui nulla germogliava, né fiori né felicità!
La sola cosa che a quel popolo rimaneva era un tetto sotto il quale ripararsi, un luogo sicuro in cui tornare e chiamare ‘’CASA ‘’.
Anche ciò gli fu brutalmente portato via.
Serpe bruciò tutte le abitazioni, non una fu esclusa da quella barbarie, ma con la dimora il Sovrano distrusse l’unica cosa che ad un uomo non può esser restituita, la dignità!
Un popolo di ladri che rubava alla povertà, questo divenne dopo quella notte!
Notte in cui quel poco che il popolo possedeva fu distrutto senza pietà, per puro egoismo e avarizia per possedere ciò che materialmente Serpe non avrebbe mai potuto ottenere.
Questo era il suo regno, sudditi senza dignità disposti a privare altri di ciò che loro stessi erano privi: averi, sicurezza, dignità.
In una delle sue visite notturne al paese il malvagio Serpe vide una cosa che a lui mancava, qualcosa che non possedeva e che mai aveva posseduto, la felicità!
La indicò alla guardia e disse
–Lo voglio, prendetelo-
Esse ubbidirono.
Tornati al castello il Sovrano andò dal suo nuovo giocattolo
-Come ti chiami?
Gli chiese. Era un uomo, precisamente un ragazzo, Serpe lo aveva rapito.
-Edy Signore
-Perché sei felice?
-Per la mia donna Signore è lei la mia felicità!
Il Sovrano stupito che una femmina rendesse felice aggiunse
-La voglio!
-Lei non sarà mai sua! Il suo cuore appartiene a me!
Arrabbiato Serpe gridò
-Tu sarai mio prigioniero finché lei non sarà la mia felicità!
Detto ciò ordinò ai suoi uomini di andare a prendere la giovane fanciulla.
Il povero Edy era triste non sapeva come aiutare la sua amata, era inerme legato con robuste catene.
Eli così si chiamava la dolce fanciulla fu condotta al castello, Serpe vedendola provò una sensazione a lui estranea, il cuore batteva forte sembrava volesse uscire e gridare il suo amore.
Il Sovrano con lei fu gentile, ma la fanciulla era triste e lui per la prima volta nella sua vita era preoccupato non più per se stesso.
Una notte andò a far visita al giovane incatenato
-Perché non mi ama, come io amo lei? Sono stato gentile!
Come se esser gentile bastasse per esser amato senza comprendere il mistico significato di quella parola.
-Il suo cuore è già stato donato mio signore!
-Io la desidero. Lo interruppe il malvagio
-La felicità come l’amore è un dono che non va cercato, forzato o preteso.
Disse Edy poi così continuò
-Lei signore è felice o innamorato?
Ancora una volta arrabbiato lasciò il suo ostaggio.
Il contadino, questo era il mestiere del giovane, aveva ragione lui era si innamorato, ma non felice come quando vedeva Eli sorridere.
Indeciso percorreva un lungo corridoio, non solo le suole delle scarpe ma anche la mente si consumava nel percorrer gli angoli più segreti del suo animo.
-Voglio esser felice, voglio che ella sia felice, come me, con me! Ma lei appartiene ad un altro ed io?
Si ripeteva stanco.
La colpa per le sue malefatte la stava così pagando.
In un disperato gesto d’egoismo restituì al suo popolo ciò che con avarizia aveva loro rubato sperando che Eli di lui si innamorasse per esser felice.
Nulla cambiò apparentemente, ma la fanciulla con la sua mano vellutata accarezzò il volto del Sovrano dicendo
 –Sono fiera di Voi!
Il cuore di lui si scaldò di gioia nell’udir quelle dolci parole.
Lei gli aveva regalato con quel gesto quella agognata sensazione di calore che riscaldava l’animo chiamata felicità.
Andò dal prigioniero e gli disse
-Avevi ragione non ero felice ma ora lo sono.
Il povero Edy pensava che Serpe strisciando avesse conquistato la sua donna ed una lacrima gelida scese sul suo viso.
-Non piangere ragazzo, la tua donna mi ha regalato con un gesto la felicità e tu saggio contadino mi hai insegnato che è bello ricevere e non pretendere.
Ed io ho compreso che l’amore non sempre rende felici, che la felicità inaspettatamente arriva.
Il malvagio Sovrano liberò così il ragazzo che poté finalmente sposare la sua amata Eli.
I due sposi contadini per sempre vissero felici.
Serpe cambiò leggermente, non riscuoteva più tutti gli averi dei suoi sudditi, persa era la cupidigia ma l’egoismo sempre lo caratterizzò.
Il suo popolo riacquistò i propri averi e la paura di perderli li spinse ad accumularli sempre e sempre di più, il popolo senza dignità era avvelenato dallo stesso male che li aveva rovinati.
Un regno di ladri, avido e senza dignità era governato da Serpe, Sovrano egoista un tempo malvagio adesso impotente dinanzi i suoi sbagli.
 
 
Così termina questa amara favola che racconta di un avido Sovrano che cambia il suo popolo e se stesso, ma la speranza del singolo è spenta dal male comune, una favola triste al sapore di caffè!
 
 
 
 
 
 
 
 
Note autrice…
Questa favola fa parte di un capitolo di una mia storia ma ho cambiato i nomi, mi piaceva così ho deciso di pubblicarla singolarmente.
Non ha lieto fine proprio come le antiche favole che avevano lo scopo di mettere in guardia i bambini dalle persone cattive e di trasmettere un messaggio.
Io personalmente non la racconterei mai ad un bimbo piccolo.
Spero vi piaccia e se volete lasciate la vostra impronta con un commentino anche solo per esprimere un vostro giudizio.
Ringrazio chi legge e chi commenterà, sperando lo farete.

  
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