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Autore: Oasis    07/12/2010    3 recensioni
“Stai scherzando vero?”
“Affatto.” Sorrido della sua espressione contrariata, che sarà mai un po’ d’acqua. Cosa diceva Mogol? ‘Non si muore per amore’; quindi, figuriamoci per un po’ di pioggia!
“Ci prenderemo qualcosa, non vedi quanta ne viene? Manca poco ci serve una barca!!” pensa di essere convincete, ma è tutto fiato sprecato. Ormai ho deciso!
“Dai Fedeee…” mi piazzo sotto il suo viso, non è molto più alto di me ma devo indubbiamente alzare la testa per guardarlo negli occhi “…ti prego, ti prego, ti prego.” Faccio gli occhioni dolci, quelli stile cartone da cerbiatto indifeso con l’occhio luccicante. Non può resistere allo sguardo “bambi”, è troppo dolce!
“Sei tutta matta te..” Sorrido felicissima, è fatta!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vaniglia

Guardami, l’effetto che mi fai è una paralisi immediata.
Non riesco a muovermi, rigida come una statua di ghiaccio che piano si scioglie.
Non sono altro che ghiaccio fuso e fondo per la tua vicinanza.
Il tuo corpo mi riscalda, sono fredda a contatto con la tua mano bollente. Sei così caldo. Caldissimo.
E mi sciolgo.

Sentimi, non ascoltare altro all’infuori di me. Escludi tutto, lascia perdere il resto e focalizzati su di me.
Perché non senti questo rombo incessante nella testa?
Mi sento morire, scoppiare e rinascere.
Ascolta. 

 
Sto impazzendo, fai qualcosa subito e metti fine a questo supplizio.
Le emozioni mi stanno sommergendo, non respiro più… ho bisogno della mia dose d’aria.
Assaggiami, basta giocare!
Voltati un’altra, un’unica volta e baciami...

**

Un’aula gremita di studenti, piena di file e noi siamo qua nel nostro centro. I nostri vicini di sedia ci osservano curiosi, stanno aspettando la nostra prossima mossa. Le nostre dita sono intrecciate sotto il tavolino che separa la fila davanti alla nostra, il professore non interrompe la sua spiegazione e noi non ascoltiamo. Fissiamo davanti a noi, bloccati da quegli sguardi impiccioni, basta!
Mi volto ad osservare il tuo profilo. Hai un accenno di barba sulle guance, due rughette intorno all’occhio sinistro e i capelli ti ricadono scomposti sulla forte. Sei bellissimo.

“Che c’è?” lo dici come se nulla fosse, girandoti a tua volta verso di me. Siamo così vicini, due mosse e potrei sfiorarti le labbra.
Mi osservi, vuoi una risposta.

“Beccata…” ti sorrido per sviare e mi allontano un po’, lasciandomi scivolare sulla sedia.
Sbuffo.

“Dai…” mi fai la faccia da cucciolotto “..a che pensi? Dimmelo.” Parti con una domanda e termini con un ordine, ma non so cosa dire.
Mi sento una totale imbranata, vorrei essere diretta ma allo stesso tempo lo trovo inutile. Siamo in una situazione così strana, intorno a noi l’attenzione è concentrata sulla lezione e solo pochi vicini ci osservano. Da quando è iniziata la lezione ci stiamo tenendo per mano, sotto banco perché io ho freddo…ma ormai sono calda. Il tuo compito è finito.
Gli amici non si tengono per mano, non uomo e donna. Non per così tanto tempo.

“Ti da fastidio tenermi per mano?” sto osando “…riesci a prendere appunti?!” Mi guardi stranulato, poi abbassi lo sguardo sulle nostre mani.

“Mh, probabilmente è un problema per te.” Mi sorride sornione “Non ho bisogno di scrivere con la sinistra, ma tu sei destra o sbaglio?”

Fessa! Datemi una fossa e mi ci butterò con gioia. Sento salire alle guance uno strano formicolio, dannazione..ci mancavano solo le guance rosse!

“Ehm..” Non aggiungo altro prima di nascondermi sulla tua spalla. Ti sto toccando è vero, ma solo per nascondermi!

Che figuraccia, tu ridi ed io mi sento una completa rimbambita. Ma dove ho la testa?! Ahh, sospiro leggermente.

“Non temere…” mi bisbigli nell’orecchio “ se mi dava fastidio, stai sicura, te l’avrei detto.”

***

“Fede, la smetti!” lo dico seria ma ti guardo tranquilla. Come potrei mai non esserlo? Siamo rimasti solo noi in quest’aula.
La lezione è finita, il professore se n’è andato, i nostri compagni anche e gli unici rimasti siamo io e te.
Mi piaci, mi piaci, mi piaci, mi piaci!!!
Con te resterei ovunque, continuiamo pure a traccheggiare con libri e fogli da mettere in “ordine”… l’importante è stare insieme.

“Che ho fatto??” sbatti le ciglia velocemente, quelle ciglia che contornano i tuoi magnifici occhi chiari. Sembri un angioletto, sembri!
Un ragazzotto biondo con gli occhioni azzurri, un diavoletto travestito da angelo sei!
“Mi piace annusarti…che male c’è? Sai di buono.”
Arrossisco furiosamente e sono certa che se aprissi bocca lo farei solo per iniziare a balbettare parole senza senso, in tal caso meglio limitarsi al silenzio.

Mi alzo, avvicinandomi alla finestra. Fuori è già scuro il cielo, colpa di un imminente temporale primaverile.
Sospiro. Amo la pioggia, quella che scende fitta e a goccioloni.
Improvvisamente faccio ruotare la mia testa veloce, vedi un lampo passare nei miei occhi.
Oh, si.
Ora si che ti devi preoccupare.

“Vieni con me..” lo dico seria mentre ti sto già trascinando via per la manica.
Via, inizio a correre e tu mi strattoni un attimo confuso.

“Adesso che ti prende?”

Ti guardo ancora e ancora e ancora, poi decido cosa dirti. “Zitto e seguimi!” Un sorrisino malizioso mi si dipinge sulla labbra e riprendiamo la corsa lungo le scale, faccio scivolare l’altra mano sul corrimano per avere un appiglio in caso di caduta improvvisa. Non è buono correre per le scale in discesa, il rischio ruzzoloni è sempre in agguato. Soprattutto per me, perché so che tu sei un tipo atletico.
Sorrido, pensando a te mentre giochi a tennis. Chissà come sei carino tutto sudato dopo le partite.
Ok, basta sbavare.

Siamo arrivati.

****

“Stai scherzando vero?”

“Affatto.” Sorrido della sua espressione contrariata, che sarà mai un po’ d’acqua.
Cosa diceva Mogol? ‘Non si muore per amore’; quindi, figuriamoci per un po’ di pioggia!

“Ci prenderemo qualcosa, non vedi quanta ne viene? Manca poco ci serve una barca!!” pensa di essere convincete, ma è tutto fiato sprecato.
Ormai ho deciso!

“Dai Fedeee…” mi piazzo sotto il suo viso, non è molto più alto di me ma devo indubbiamente alzare la testa per guardarlo negli occhi “…ti prego, ti prego, ti prego.” Faccio gli occhioni dolci, quelli stile cartone da cerbiatto indifeso con l’occhio luccicante.
Non può resistere allo sguardo “bambi”, è troppo dolce!

“Sei tutta matta te..” Sorrido felicissima, è fatta!

Apro la porta vetro, situata all’interno della struttura, che ci immette in un piccolo cortile adibito per prendere aria o, in realtà, per tutti coloro che non possono proprio fare a meno della sigaretta al cambio d’ora. Ci sono quattro panche di cemento a formare un quadrilatero, al momento noi siamo ancora al riparo sotto un piccolo cornicione. Stringo forte la mano in quella di Federico e lo porto verso una delle panche.

Mi sento subito scorrere dei leggeri brividi lungo tutto il corpo, il cambio di temperatura si sente. La pioggia è fredda, la prendo come un assaggio delle future docce gelate che dovrò fare questa estate per sopportare il caldo intenso.

Lentamente il mio corpo si sta abituando, rilassando impercettibilmente i muscoli delle braccia, della schiena.
Alzo il viso verso il cielo, così da poterlo bagnare d’acqua piovana. Mi sento bene, ma so di essere osservata.
Non voglio rompere questo momento, preferisco non parlare.
Percepisco distintamente il calore emanato da Federico, la sua mano ancora nella mia e il suo respiro regolare, anche lui si sta rilassando.
Mi scappa una leggere risata.

“La matta aveva ragione…” socchiudo gli occhi, per evitare il fastidio delle goccioline, e lo scruto.
I suoi capelli sono zuppi e tutti appiccicati alla fronte, le labbra leggermente aperte segno che sta sicuramente per ribattere qualcosa.

“Non ho mai fatto una cosa del genere, tu non sei normale. Lo sai, vero?”
Rimango un attimo a cercare qualche segno che possa dirmi se prenderla a male, ma il suo viso è impassibile.
Noto solo della pelle d’oca formasi sul suo collo e mi avvicino.
“Hai freddo?”
Non rispondo alla sua domanda, limitandomi a farne una a mia volta. Lui annuisce con la testa, subito dopo scrolla un po’ le spalle.

Muovo qualche altro passo piazzandomi di fronte a lui, provo a lasciare la sua mano ma sento che non demorde, ormai l’ha imprigionata.
Lascio perdere e faccio quello che ho sempre voluto fare da qualche tempo a questa parte: mi spalmo addosso a lui, facendo aderire perfettamente ogni parte del mio corpo; poi gli circondo la vita col braccio libero.

Restiamo per un lasso di tempo che non so definire così, fermi e senza fiatare.
Ci stringiamo a vicenda senza osare nulla più di un abbraccio; la mia testa è appoggiata all’altezza del suo cuore.

Mi lascia la mano, piano, come volesse evitare chissà quale trauma; la mano che ha “abbandonato” la mia si posa sulla spalla avvolgendomi tutta, nello stesso momento affonda la testa tra il collo e la spalla e lo sento inspirare a fondo.
Mille brividi mi invadono e mi sento tremare leggermente, trattengo il respiro e aspetto.

L’acqua continua a scendere forte e noi iniziamo ad inzupparci per bene, come due biscotti nell’alchermes. 
Mi sembra di essere rinchiusa in una bolla, ho solo paura che questa possa scoppiare da un momento altro perché sento che sta per succedere qualcosa.
Non mi muovo, lui inspira ancora il mio odore e poi mi scosta i capelli, con non poca fatica visto che questi si sono appiccicati al collo.
Mi sento male, in senso buono; poi mi ricordo di respirare e  lascio sfuggire un gemito dalla mia bocca... causa deficit d’aria.

“Il tuo profumo mi stordisce..”
Il cuore martella furioso per queste parole inaspettate, sento il suo fiato caldo sul collo.
Mentre mi mordo le labbra, lui poggia le sue alla base della clavicola e inizia un lento viaggio verso l’alto.
Il mio cervello è in tilt, ma lui continua la sua esplorazione senza esitazioni. Su, sempre più su, lambisce ogni centimetro di pelle scoperta in maniera calma, decisa; infine si ferma sotto l’orecchio e per completare mi fa sentire i suoi canini accarezzarmi senza mordere.
Dalle labbra mi scappa un leggero gridolino sorpreso.
Lo sento allontanarsi ed è in quel preciso momento che il mio cervello si scollega del tutto dal corpo.

Lo bacio.

Nello stesso istante in cui le nostre lingue si trovano, realizzo seriamente di star baciando per la gioia dei miei ormoni Federico.
Non riesco a credere ma l’ho baciato io, ma cosa dico..lo sto baciando ora!
Le sue labbra sono così morbide e piene, la sua lingua è lava a contatto con la mia che gioca a rincorrerlo; siamo quasi senza fiato ma prima di staccarci oso ancora e gli mordicchio il labbro inferiore, lo sento mugolare piano.

Abbiamo il fiatone e lo guardo sconvolta.
Stento a crederci, mi sento piena di forze e l’endorfine nel cervello stanno facendo festa a tutta randa.
Lui mi sorride e mi lascia un bacino sul naso.
Avvampo.

“Sai di vaniglia…”


  
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