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Autore: katherineheat    08/12/2010    5 recensioni
Qualcosa,dopo un pò di tempo,se è destinato a cambiare,cambia. Ecco la dimostrazione!
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Something is changed  

Ormai ne era completamente consapevole: il suo cuore era come un animale abbandonato in mezzo alla strada,sopravvivendo solo grazie alla dolcezza e alla grazia delle persone che passavano. Mai come in quel momento era stato tanto consapevole di ciò. Il suo cuore era nelle mani di una donna indescrivibile,una donna che era capace di fargli provare le sensazioni che mai avrebbe immaginato di provare,anche semplicemente con uno sguardo,un sorriso o un gesto. Sì,perché anche solo con un semplice movimento era capace di scatenare nel suo cuore  una tempesta senza fine.
“Detective Kate Beckett” il tipico modo con il quale si appellava,era quello il suo nome. Kate Beckett. “Che donna”,aggiunse.
Rick scosse il capo,ritornando alla realtà solo quando la detective lo riprese per l’ennesima volta.

-Castle quando hai dormito stanotte? Dalla tua attenzione al caso vedo poco.- disse lei,sarcastica,mentre continuava a guardarsi in giro. Come ogni mattina,lei l’aveva chiamato,non alle dieci come era solita fare,ma alle sette di mattina. LE SETTE. Lo scrittore si voltò pigramente verso di lei,abbozzando una smorfia.

-sarei molto più attento se mi avessi lasciato dormire almeno un’ora in più Beckett. Sai cosa significa per uno scrittore svegliarsi alle sette di mattina?-

-e tu sai cosa significa per un detective svegliarsi alle 5?- lo spiazzò lei,prendendo i documenti della vittima con la mano protetta dal guanto di lattice. Castle rimase inebetito a guardarla,dopodiché ghignò incuriosito,avvicinandosi alla donna.

-e dimmi detective Beckett..cosa fai dalle 5 di mattina fino al momento in cui mi chiami?- le domando,facendosi sempre più vicino. La bruna lo guardò avvicinarsi lentamente,e si scostò appena in tempo,prima di rischiare di cadere nella trappola del gioco di sguardi. –semplicemente quello che faccio sempre,allenamento mattutino. Sai,nell’adolescenza non avevo mica questi muscoli.- si vantò lei,strappandogli un gesto di disapprovazione.

-non dovevi farmi questa descrizione così dettagliata.- si lamentò infine,alzandosi e lasciando cadere le braccia lungo i fianchi. Si voltò e si avviò verso la cucina dell’appartamento,dove vi erano Ryan,Esposito e la dottoressa Parish. In poco lo raggiunse anche Beckett,che prese parola prima che lui potesse aprir bocca.
-allora,altre informazioni oltre al nome,età e altri dati personali? Insomma..relazioni sentimentali?-

La dottoressa Parish intervenne nella conversazione e spiegò tutto ciò che aveva potuto dedurre dal primo controllo.
-bene,esamina il corpo e fammi sapere.- Beckett si voltò verso i due poliziotti che stavano osservando la scena in secondo piano,sperando di non essere notati.  -Esposito,Ryan,voi che avete?-

-Per ora la scientifica non ha trovato nulla di interessante..continueranno a fare ricerche fino a quando non troveranno qualcosa.- Ryan voltò poi lo sguardo e guardò Esposito,e all’unisono rivolsero un’occhiata a Beckett,aspettando il suo riscontro.

-è probabile che sia un uomo senza identità,che viveva solo grazie alla volontà di Dio,e che adesso abbia ricevuto la punizione divina.- propose Castle,guardando poi la detective che roteò gli occhi e schioccò la lingua cercando di non dare importanza alla frase enormemente stupida enunciata dallo scrittore.

-ecco perché ero in silenzio,aspettavo la tua battuta! Adesso sei soddisfatto?- domandò ammonendolo con lo sguardo.

-assolutamente.- sorrise fiero e si avviò alla porta. Beckett sbuffò,facendo un cenno di saluto ai due e raggiungendolo.
 
-Allora mi spieghi perché ci tieni così tanto a farmi fare la figura del bambino davanti agli altri?- si lamentò Castle una volta che furono fuori dal palazzo e Beckett lo aveva raggiunto.

-semplicemente perché mi piace.-

-beh se ti piace fare una cosa su di me ti piaccio anche io vero?- tentò lui. Lei lo guardò male,al solito modo,e si voltò dall’altro lato senza dire nulla. Ma la sua ingenua domanda,le strappò un sorriso spontaneo,che fu costretta a nascondere.

-andiamo Detective Beckett,non puoi mentirmi! Ammettilo!-

-cos’è tutta questa fretta nello scavare nei miei sentimenti Castle? Ti serve qualcos’altro da dire nella intervista che sarà pubblicata?-

-oh….andiamo! Ce l’hai ancora con quella storia! Ti ho già detto che non avevo detto nulla!- ribattè provando a fermarla,ma lei in tutta risposta accelerò il passo,salendo in macchina ed aspettando che lui facesse lo stesso.

-almeno hai ancora un cuore,mi porti in centrale in macchina.- ironizzò lui.

-chi ha detto che ti stia portando in centrale? Andiamo a casa,è troppo presto per te,perdonami. Domani ti sveglio alle undici come sempre.- gli promise Beckett,avvicinandosi ghignando al suo viso e colpendogli la fronte con un dito,prima di mettere in moto.
Quel gesto,anche se involontario,rimase impresso come un tatuaggio sulla sua pelle,e promise a se stesso di non lavare mai e poi mai lavato quella guancia. Se non altro quel contatto era un inizio.
 
 
  
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