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Autore: Bitter_sweet    09/12/2010    7 recensioni
Tornare nel luogo che una volta chiamavamo casa.
Paola torna a Città della Pieve dopo sei anni in veste di Brigadiere e con una sorpresa, Matteo.
Una seconda possibilità? O forse solo la chiusura con un passato a cui non è stata mai scritta la parola fine.
Genere: Introspettivo, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo VIII: Quando il dolore muove il mondo (parte II)
Eccomi con il seguito dello scorso capitolo :)
Come sempre il resto in fondo.

“Il fato ti dà sempre due possibilità”, aveva detto una volta George .
“Quella che dovresti scegliere, e quella che scegli”.

[SHANTARAM -  Gregory David  Roberts]

Tomorrow


*Capitolo VII. Quando il dolore muove il mondo (parte II)*

Andrea aprì di scatto gli occhi stranito mentre sentiva le mani di Paola fare pressione sul suo petto nel tentativo di allontanarlo da sé. La lasciò fare, ponendo fine al bacio ed allentando la presa attorno alla sua vita ed indietreggiando di un passo per poi lasciare scivolare le mani lungo le sue braccia distese.
“Non posso Andrea.” Ripetè Paola dopo aver preso fiato, cercando di non far tremare la voce. “Mi dispiace.” Mormorò mentre faceva un passo indietro senza fissare Andrea negli occhi.
“Perché?” Gli uscì in un soffio quella parola mentre lasciava cadere lungo il corpo le braccia.
Andrea l’aveva sentita abbandonarsi a lui durante quel bacio, ricambiarlo completamente, come spesso accadeva quando ancora stavano assieme. Poi, non era riuscito a capire cosa fosse accaduto, ma Paola lo aveva respinto con decisione, come se quello che era appena accaduto fosse stato uno sbaglio enorme, qualcosa che non doveva capitare.
“Non posso Andrea.”
“Spiegami.” Fu la risposta rabbiosa all’ennesimo non posso di Paola. “Spiegami perché Paola. Se davvero non c’è nessun altro nella tua vita, perché non darci una possibilità?”
“Ci sono cose che non posso dirti Andrea.” Fece per andarsene, ma la supplica di Andrea sembrò fermarla.
“Ti prego, non andartene.” Fece lentamente quei passi che li separavano arrivandole alle spalle. Allungò un braccio per toccarla, ma lo bloccò a mezz’aria mentre lei tornava a fronteggiarlo con lo sguardo.
“È meglio così Andrea. è meglio per entrambi.” Aveva riassunto un’aria decisa mentre lentamente pronunciava quelle parole.
“È per Matteo?” Provò a chiedere Andrea, sperando quasi che la paura, che riusciva a leggere negli occhi di Paola, fosse solo un timore che suo figlio non fosse in grado di accettare un possibile compagno per la madre. Ma Paola scosse il capo negando. “Paola, se non è per lui, perché allora?”
“Mi odierai Andrea.” Replicò lentamente abbassando lo sguardo, non riuscendo più a sostenere quegli occhi verdi che sembravano essere in grado di scrutarle l’anima.
“Non potrei mai odiarti Paola. Non sono riuscito ad odiarti nemmeno quando te ne sei andata.” L’afferrò per le spalle mantenendo la presa salda. “Dimmi perché dovrei odiarti, Paola.” La vide scuotere il capo mordendosi il labbro inferiore. “Paola.” La chiamò ancora scrollandola un poco. “Qualsiasi cosa sia non potrò mai odiarti.”
“È tuo.”
“Cosa?” Domandò non riuscendo a capire. “Cosa è mio?”
“È tuo figlio Andrea.” Paola alzò lo sguardo riuscendo finalmente a guardarlo negli occhi. Sentiva la presa sulle sue spalle allentarsi mentre ripeteva ancora quelle parole. “Matteo è tuo figlio.”
Andrea non rispose troppo sconvolto. La presa sulle spalle di Paola si sciolse definitivamente e lasciò cadere ancora le braccia lungo i fianchi mantenendo lo sguardo fisso sul volto di lei, ma non vedendola realmente.
La vide voltargli le spalle velocemente, non appena era stata libera dalla sua presa, ed uscire dalla porta che dava sul cortile, ma non provò a fermarla.
La guardò semplicemente andarsene.


***


“Pronto.” Borbottò Luigi mettendosi a sedere sul letto. Alessandra, al suo fianco, accese la luce posta sul comodino osservandolo prima ascoltare in silenzio, poi alzarsi cercando i pantaloni della tuta. “Sì, no, ascolta. Nessun disturbo, vieni qua. Ti aspetto.”
“Che succede Luigi?” Chiese non appena lo aveva visto chiudere la chiamata.
“Non ne ho idea.” Rispose tornando verso il letto e chinandosi per rubarle un bacio. “Paola sta venendo qui.” La informò poi invitandola ad alzarsi.
“E non ti ha detto il motivo?” Continuò Alessandra alzandosi ed indossando qualcosa di comodo. Vedendo il segno negativo da parte di Luigi sospirò pesantemente. “Allora è colpa di Andrea.”
“Come fai ad esserne così sicura?” La fissò sorpreso immobilizzandosi in mezzo al corridoio.
“Perché Andrea è un idiota?” Rispose sarcastica continuando a dirigersi verso la cucina. “Stasera Paola usciva con Palermo.”
“E tu credi che Andrea abbia tratto conclusioni sbagliate?” Cominciava a capire dove Alessandra volesse arrivare e lo sguardo che gli lanciò gli fece intuire che probabilmente era sulla strada giusta.
“Non sarebbe la prima volta, e lo sai anche tu.” Gli fece notare lei.
Alessandra aveva ragione si disse Luigi. In passato Andrea aveva più volte tratto le conclusioni sbagliate, soprattutto nei confronti di Paola. Ora non gli veniva difficile credere che l’uscita di Paola e Palermo, avesse in qualche modo pilotato una sua qualsiasi reazione negativa.
Sia Luigi che Alessandra erano giunti alla conclusione che Andrea fosse ancora innamorato di Paola. Ma probabilmente era proprio Andrea a non rendersene conto. Un po’ Luigi poteva capirlo, gli era rimasto accanto, nonostante Andrea li avesse allontanati tutti, e non sapeva quanto quella decisione da parte di Paola lo avesse fatto soffrire.
Non aveva mai creduto alle parole di Andrea quando ripeteva che tutto andava bene e che Paola era una storia passata.
Il sommesso bussare alla porta lo distrasse. Paola doveva essere arrivata.
Si scambiarono uno sguardo lievemente preoccupato non sapendo bene come comportarsi in quel caso. Poi Alessandra si diresse in cucina mentre Luigi andava ad aprire la porta ritrovandosi davanti la figura tremante di Paola.
“Scusami Luigi.” Fu la prima cosa che disse non appena lo vide.
“Entra dai, fuori si gela.” Si scostò per farla passare, poi le passò un braccio attorno alle spalle spingendola gentilmente verso la cucina.
Alessandra le sorrise mentre, dopo che Luigi le aveva preso il giubbotto pesante, si sedeva su di una sedia intrecciando tra loro le dita della mano. Imbarazzata Paola abbassò lo sguardo tenendolo ostinatamente sulle proprie mani, senza accorgersi che Luigi era tornato nella stanza e la fissava appoggiandosi allo stipite della porta.
“Tutto bene Paola?” Alessandra posò la tazza fumante davanti a Paola, prendendo poi posto dinanzi a lei.
“No.” Mormorò scuotendo il capo. Luigi e Ale si scambiarono uno sguardo preoccupati. “Non c’è nulla che vada bene.”
La guardarono stringere le mani attorno alla ceramica in una morsa ferrea, poi tornarono a guardarsi ancora negli occhi ponendosi una muta domanda ma non trovando una risposta negli occhi dell’altro.
Il cellulare che vibrava nella tasca dei pantaloni di Luigi lo distrasse da quel gioco di sguardi. Lo estrasse per controllare e non fu sorpreso di leggere il nome di Andrea. inarcò le sopracciglia mentre le lettere comparivano davanti ai suoi occhi.
Paola è da te?
Sospirò piano. Alessandra ancora una volta aveva avuto ragione.
Sì.
Rimase a fissare lo schermo illuminato ma non apparve nessun messaggio di risposta. Gli bastò un semplice sguardo per capire che Alessandra doveva aver intuito chi era. Scosse il capo rimettendosi il telefono nella tasca e facendo capire alla donna, che ancora lo fissava, che non aveva idea di cosa fosse successo.
“Io vado a dormire.” Le salutò impacciato Luigi, intuendo che forse la più adatta per far sfogare Paola fosse Alessandra.
“Mi dispiace avervi disturbato.” Borbottò piano Paola.
Era piombata ad un orario indecente a casa loro, ma non ci aveva pensato, in quel momento non si era nemmeno accorta di essere uscita dalla caserma. Luigi era stata la prima persona che le era venuta in mente, ma forse aveva sbagliato ad andare lì.
Alessandra era la sorella di Andrea.
“Nessun disturbo Paola.” Cercò di tranquillizzarla sorridendole. “Siamo amici e gli amici si aiutano quando ce n’è bisogno.” La vide stringersi di più in sè stessa, somigliando ad una bambina timorosa di ricevere una sgridata. “Ascolta, Paola, non voglio chiederti cosa sia successo, ma se hai bisogno siamo qui.”
Paola le sorrise riconoscente, le piaceva quella ragazza, solare ed allegra. Così simile ad Andrea nel carattere. All’inizio era rimasta un po’ perplessa, sapendo quanti screzi c’erano stati tra Luigi ed Andrea, si era chiesta come fosse possibile che Luigi si fosse innamorato proprio della sorella.
Si era ricreduta, anche se ora, una sorta di timore misto a rimorso la stava cogliendo.
“Credo che accetterò la proposta di Virginia.” Buttò lì in un soffio tornando a posare lo sguardo sulla tazza che ancora stringeva tra le mani.
“Trasferimento?” Domandò Alessandra consapevole della risposta e quando la vide annuire lentamente col capo sospirò. “Non so come funzionino queste cose Paola, ma sono sicura che Virginia ti aiuterà, se davvero vuoi essere trasferita altrove.”
“Sarebbe la soluzione migliore.” Tenne ostinatamente lo sguardo fisso sul liquido scuro non riuscendo ad alzare il capo ed incrociare gli occhi di lei.
“Per chi Paola?”
Quella domanda detta a bruciapelo le fece trattenere il fiato e rafforzare la stretta attorno alla tazza. Alzò lo sguardo trovando Alessandra intenta a fissarla, seria e con lo sguardo acceso.
“Io…” Le parole le morirono in gola.
Per chi sarebbe stato meglio quel trasferimento?
Per lei no di certo. Già una volta aveva preso una decisione simile, sapendo bene che finito il corso le possibilità di tornare a Città della Pieve erano nulle. Non le aveva giovato quel corso e anche Virginia se ne era accorta.
Una volta le aveva chiesto se voleva tornare lì, a Città della Pieve. Aveva risposto di no, sicura che quella fosse una parte della sua vita che doveva dimenticare. Ma dimenticare era impossibile. Ogni volta che guardava Matteo i ricordi la sommergevano, togliendole il fiato e trascinandola in un vortice di inquietudine.
“Io…” Lo ripetè ancora mentre lentamente si rendeva conto che di certo non era quella la soluzione giusta. “Non lo so.”
Alessandra le prese una mano, stringendola forte e sorridendo lievemente a Paola. Poteva comprendere la sua confusione, anche lei l’aveva vissuta quando si era accorta di provare qualcosa di più di un’amicizia verso Luigi.
“Ne sei ancora innamorata?”
Paola non rispose e quello bastò ad Alessandra.
“Mi odia.” Fu un brontolio quello di Paola.
“Ne sei sicura?” Domandò di rimando Alessandra non riuscendo a capire da dove uscisse una simile affermazione. “Lo so che mio fratello è un cretino, e che a volte parla senza prima collegare il cervello.” Provò a farla ridere ma il lieve sorriso che era comparso sul volto di Paola stonava con lo sguardo triste nei suoi occhi.
“Ha tutte le ragioni per farlo.” Scosse il capo mentre la discussione avuta con Andrea tornava a fare capolino nei suoi pensieri.
“Hai qualcuno che ti aspetta a Tarquinia?” Le era costato molto porle quella domanda, ma quella sembrava essere l’unica cosa che poteva indurre Andrea ad odiare la donna che le sedeva di fronte.
“No, ed è questo il problema.” Paola ritrasse la mano che ancora era stretta tra quella di Alessandra.
“Non riesco a capire allora.” Fu la risposta frustrata a quell’affermazione.
Per un secondo solo pensò che Paola avesse deciso di provare ad avere una vita con Palermo, ma lo scacciò violentemente. Leo le aveva raccontato a grandi linee quanto accaduto in quella sorta di quadrilatero ed aveva capito che probabilmente c’era stato più di un fuoco di paglia.
“Se ci fosse stato qualcun altro non avrei avuto questi problemi.” Si passò lentamente una mano tra i capelli scuri. “E tutto sarebbe stato più semplice.”
Non sapeva più che fare ed ancora una volta si trovava ad affrontare quell’argomento che aveva taciuto per tanto tempo.
“Paola, niente è semplice e tu dovresti saperlo.” Tentò di rassicurarla Alessandra, ma c’era un'altra cosa che le premeva sapere. “Come farai con Matteo?” Domandò invece ingoiando a fatica la domanda che voleva fare.
E se la cena con Palermo avesse avuto un risvolto diverso?
“Era per quello che non avevo preso in considerazione l’offerta di Virginia.” Tornò a fissarla negli occhi, chiedendo silenziosamente aiuto.
“Allora non chiederlo.” Fu la pratica risposta. “Rimani qui, fai finire l’anno scolastico a Matteo e poi chiedi a Virginia di farti trasferire.” Lo snocciolò velocemente mentre lentamente prendeva consapevolezza della stupidità del suo ultimo pensiero.
Matteo era il primo pensiero di Paola e non Palermo o chissà quale altro uomo.
“Non so più cosa fare.” Borbottò di rimando Paola.
Rimanere ancora a Città della Pieve era solo un enorme problema per lei, soprattutto dopo aver sganciato quella bomba. Non sarebbe riuscita a sostenere la tensione che era certa si sarebbe creata tra lei ed Andrea, già era stato difficile quando era tornata, ma allora lei era determinata e sicura del suo presente e futuro.
Non ce l’avrebbe fatta, non dopo quel bacio che prepotentemente le aveva fatto capire che non aveva dimenticato quel passato come aveva sperato, né quei sentimenti che credeva e sperava di aver cancellato.
“Lo so che Andrea è un po’ una testa calda, ma vedrai che non succederà nulla.” Man mano che Alessandra parlava vedeva Paola scuotere il capo.
“Non posso lavorare ancora con lui, mi odierà e tu non sai cosa significa lavorare fianco a fianco con lui quando ci sono dei problemi.”
Ma Ale sapeva, Luigi le aveva raccontato quel periodo, dei silenzi imbarazzanti, delle schermaglie e delle litigate furiose. Gliele aveva raccontate e conoscendo il carattere del fratello, non aveva avuto dubbi sul fatto che fosse realmente accaduto.
“Puoi sempre chiedere al Maresciallo Capello di non metterti di pattuglia con lui.” Provò a dire, anche se come soluzione le faceva pena. “E poi non è detto che Andrea ti odi. Non ne vedo il motivo Paola.” Il pensiero corse ad una frase.
Se non c’era nessuno nella vita di Paola, Andrea di certo non poteva provare odio nei suoi confronti, ma non era tanto quello che la preoccupava, era più quell’affermazione sugli uomini a turbarla. Non di meno le sporadiche telefonate con Virginia.
Le era sempre sembrata sul chi va là, sempre attenta a quello che diceva e le domande che le poneva, su Matteo ed il rapporto che aveva con Andrea, le avevano fatto scattare una lampadina. Ma era certa che nemmeno Virginia fosse a conoscenza della verità, ma che avesse dei dubbi.
Poi un particolare le venne alla mente.
“Quando è nato Matteo, Paola?”
Il cuore di Paola perse un battito, poi cominciò a battere furioso. Alzò lo sguardo terrorizzata per quell’affermazione fino ad incrociare gli occhi seri di Alessandra che la fissavano insistentemente.
“Paola, quando è nato Matteo?” Scandì ancora Alessandra capendo dalla sua espressione che era sulla strada giusta. “È figlio di Andrea, vero?” Le chiese poi addolcendo il tono della voce e prendendo di nuovo le sue mani, stringendogliele per darle sicurezza.
“Mi dispiace.” Paola si morse il labbro inferiore chiudendo gli occhi nel tentativo di respingere le lacrime.
“Credi che Andrea ti odierà per questo? Perché gli hai detto che è suo figlio?” Chiese ancora intuendo finalmente come fossero andate le cose tra quei due quella sera. Vedendola abbassare lo sguardo, cambiò sedia prendendo posto accanto a lei. “Quando l’hai scoperto?”
“A Roma, e sapevo ancor prima che il medico mi confermasse di essere incinta, che lo ero e che era di Andrea.”
“E non glielo hai detto.” Esordì Alessandra cominciando ad assemblare i pezzi del puzzle.
“No, non ne avevo il coraggio.” Paola abbassò lo sguardo vergognandosi di quell’ammissione. “Ero stata io a lasciarlo e a decidere di andare  a Roma. Che diritto avevo di complicargli ancora di più la vita?”
“E Virginia?” Domandò Alessandra non sapendo come fare per tranquillizzarla. Ed un po’ era curiosa di capire come si fossero svolti i fatti.
“È stata lei a portarmi a fare le analisi. Mi aveva trovata stravolta un giorno in bagno e non ci ha messo molto a capire e a portarmi in ospedale.” Sorrise appena a quel ricordo. Virginia, dopo una iniziale protesta da parte sua, le aveva ordinato di seguirla e l’aveva trascinata fino all’ospedale ascoltando in silenzio le sue lamentele.
“Virginia è sempre stata molto persuasiva.” Rise Alessandra immaginando la scena. “Poi, ti ha aiutato.” Disse seria immaginando cosa potesse essere successo.
“Sì, ha lasciato a me la decisione assicurandomi che qualsiasi cosa avessi deciso lei ci sarebbe stata.” Annuì piano mantenendo quel lieve sorriso sulle labbra.
“Non eri sicura di volerlo tenere?” Stupita Alessandra la guardò, il sorriso malinconico che aveva Paola le faceva tenerezza.
“No. Per un momento ho preso in considerazione l’idea di abortire.” Si passò stancamente una mano sul volto. “Ero confusa e sola. Non potevo chiedere aiuto a nessuno, né ai miei genitori, né a tuo fratello. Con che coraggio lo avrei chiamato ponendolo di fronte a tutto questo? L’avevo ferito, non potevo certo dirglielo.”
“Luigi mi ha raccontato.” Le disse in un sussurro riferendosi alla loro storia. “E conoscendo mio fratello so per certo che c’è rimasto male. Ma se tu glielo avessi detto, Paola, non si sarebbe tirato indietro.”
“Non volevo che si sentisse costretto.” Rispose in sincerità Paola.
“Ne sarebbe stato felice Paola.” La riprese seria. “Andrea avrebbe fatto carte false per riportarti indietro, anche se tu non fossi stata incinta.”
“Ma non l’ha fatto, mi ha lasciato andare senza dire nulla.” Sbottò guardandola fissa negli occhi.
Quando era arrivata la comunicazione dal comando per dirle che era stata accettata al corso per Vicebrigadiere, Andrea l’aveva lasciata scegliere e lei aveva scelto il corso. Quando non aveva ricevuto una risposta da parte sua per quella decisione, aveva pensato che Andrea non l’amasse. Non era da lui rimanersene in silenzio.
L’aveva lasciato e se ne era andata a Roma per seguire il corso.
Andrea non aveva provato a fermarla e non l’aveva mai chiamata.
“Capello lo ha consigliato di lasciarti andare.” Le rivelò Alessandra. “All’epoca io non c’ero, ma da quello che mi hanno raccontato Luigi e Leo, Andrea non voleva separarsi da te, ma sapeva anche quanto contasse per te quella divisa e pensandoci bene ha deciso di lasciarti scegliere.”
Paola abbassò lo sguardo imbarazzata. Lei quella parte della storia non la conosceva ed ora si sentiva una stupida per aver creduto che ad Andrea non importasse nulla di lei.
“Mi sento tanto una stupida.” Disse nascondendo il volto dietro ad una mano.
“Non potevi saperlo.” La consolò Alessandra posandole una mano sul braccio. “Luigi e Leo sono gli unici a sapere dello scambio di battute tra Andrea ed il Maresciallo Capello. Se non fosse stato per loro due io non avrei mai saputo nulla di te.”
“Andrea non ti ha raccontato nulla?” Esclamò stupita, ma poi si rese conto che nemmeno lei aveva mai raccontato nulla della sua storia con Andrea.
Parlarne le avrebbe fatto solo del male.
“No, Andrea preferisce affrontare tutto da solo e si chiude dietro ad un mutismo che a volte da sui nervi.” Alessandra le strinse appena il braccio per poi sorriderle radiosa. “Quindi Matteo è, mio nipote?”
“Sì.” Rise Paola vedendo Alessandra comportarsi come una ragazzina.
“Ma tu? Cosa farai ora?”
Nonostante tutto, la questione principale era proprio Andrea. Anche se ora, Alessandra era consapevole e si rendeva conto che era molto improbabile che Paola raccontasse la verità, soprattutto se quel testone di suo fratello decideva di non voler più avere a che fare con lei.
Aveva un nipote e non poteva chiamarlo così.
“Non lo so.” Fu la sincera risposta di Paola.
“Posso darti un consiglio?” Chiese titubante e Paola annuì. “Aspetta qualche giorno, guarda come si evolve tutta la situazione e in caso chiedi a Virginia di trasferirti.”
“Lei non lo sa.” Fu la replica, ma Ale sorrise.
“Se conosco Virginia, e la conosco da parecchio credimi, ha già fatto due più due. Già dalla sera del tuo compleanno.” Vide l’espressione confusa di Paola e ridacchiò. “Matteo ha lo stesso colore degli occhi di Andrea.”
“Credi che quella sera abbia capito?” Chiese timorosa Paola.
“Sì, fidati.” Annuì convinta. “E conoscendola, scommetto che non ti ha chiesto nulla.” L’espressione sorpresa di Paola le fece capire di avere azzeccato. “Vedi? Direi che conosco bene Virginia.”
Risero entrambe mentre si rendevano conto della delicatezza che Virginia continuava a dimostrare nei confronti di Paola.
“Dai Paola. Ora ce ne andiamo a letto a dormire e domani vedrai che andrà tutto bene.” La tranquillizzò ancora Alessandra riuscendo a strapparle finalmente un sorriso sereno.


***


Angolino di Bitter:
Eccomi con il seguito. Allora, finalmente si scoprono gli altarini, direi anche in maniera un pochino drastica.
Ma secondo me, la scena andava bene così, per cui, la tengo così com’è sperando che vada bene anche a voi lettrici/lettori :)
Direi che Alessandra è fin troppo intelligente :) però adesso c’è la cosa più importante da chiedersi, e ora? Che succederà dopo che la bomba è stata sganciata?

Il prossimo capitolo Lunedì 13

Risposta recensioni:
Clappy: direi che in cucina se ne sono viste di tutti i colori nello scorso capitolo, ma quei due sono due teste calde e di certo dovevano sbranarsi prima di parlare tranquillamente :) chissà che in questo capitolo tu non rivaluti la tua posizione.

Scoutina: forse mi perdo un po’ troppo nei particolari, ma direi che questo mio sprecarmi dia un po’ più la giusta visuale del tutto. Direi che Paola e Tom hanno avuto abbastanza tempo per capire come mai la loro storia non sia andata, anche perché sette anni servono per riflettere.
   
 
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