Anime & Manga > Captain Tsubasa
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Autore: OnlyHope    10/12/2010    6 recensioni
"In quel giorno di sole, non sapevo che avrei incontrato una splendida ragazza. Ho visto i suoi occhi scuri e le lacrime che scendevano. Lei si merita una corona... Ma dov'è ora?"** [Spin-off di Butterfly]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Songs in the Key of Life'
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Señorita





“Takeshi!!”
Mi volto verso la voce che ha pronunciato il mio nome, senza trattenere un sorriso spontaneo.
Nanami compie pochi passi ancora per raggiungermi e quando è al mio fianco, si stringe affettuosa al mio braccio.
“Hai già controllato?” mi chiede leggermente ansiosa, indicando con l’indice i cartelloni con le sezioni delle classi.
“No, ti stavo aspettando. Fallo tu! Di solito sei più fortunata!”
Nanami ammicca poi il suo sguardo diventa serio mentre si concentra sui fogli appesi alla bacheca, scorrendo l'elenco dei nominativi.
“Nanami Makimura! Eccomi qua! Sezione F...”
Incrocio le dita, sperando di sentirla nominare a breve il mio nome.
Sarebbe fantastico essere in classe insieme anche alle superiori, invece di doverci accontentare degli intervalli e della pausa pranzo per poterci vedere.
“Takeshi Seii...” fa una pausa e il suo volto diventa improvvisamente accigliato.
D’istinto il mio sguardo si posa sui cartelloni, mi sento già avvilito.
“Sezione F!” aggiunge prima di sfiorare la mia guancia con un bacio leggero.
Mi volto a guardarla incredulo.
“In classe insieme anche quest'anno, visto?” e sorride radiosa, strappandomi una risata e un buffetto di rimprovero sulla sua fronte mentre annuisco.
Sembra proprio che la mia vita da liceale sia partita con il piede giusto!
“Dopo le lezioni ho il primo incontro al club di musica, tu poi hai deciso cosa fare?” chiedo, entusiasta all’idea che le attività extrascolastiche abbiano inizio dal primo giorno.
“Ah ti sei già iscritto? Non hai perso tempo, eh?" e sorride ancora, consapevole che non ci sia nulla che possa rendermi più felice, di avere tra le mani uno strumento e scarabocchiare su degli spartiti.
Certo Nanami si avvicina molto a battere questo mio entusiasmo per la musica, ma lei fa finta di niente assaporando solo in certi momenti, specie quando ci baciamo, l’ascendente che ha su di me.
Che poi è lo stesso che io ho su di lei, modestamente parlando.
“Sono ancora indecisa, Takeshi… Credo che andrò a curiosare ancora un po’ in giro più tardi. Dovrò pur trovare qualcosa da fare per non annoiarmi mentre tu sarai impegnato con il tuo club! Stavo pensando che forse potrebbe essere interessante...”
“SANAE CORRI!”
Una voce squillante interrompe così la nostra conversazione, facendoci voltare all’unisono verso chi ha appena urlato e che ha attirato non solo la nostra ma anche l’attenzione di tutti gli altri studenti davanti ai cartelloni.
Si tratta di una ragazza, che emerge tra la folla facendosi largo con decisione.
È leggermente più alta della media noto e i suoi capelli sono legati in una coda di cavallo
La segue a poca distanza un’altra tipa, un po’ più bassa, che si guarda intorno imbarazzata mentre la sta raggiungendo.
La ragazza alta si mette in cerca sulla bacheca con aria truce e la piccola le dice qualcosa, che da qui non posso sentire.
Quella alta ora si volta dandomi le spalle e abbraccia la piccoletta, gli occhi di quest’ultima, arcuati per la felicità, emergono da sopra la spalla dell’amica.
La scenetta è così carina che mi strappa un sorriso.
Ci tenevano a stare in classe insieme queste due!
Il suono della prima campanella però, distoglie la mia attenzione dalle due sconosciute e dopo aver guardato l’orologio, mi rendo conto che è proprio ora di entrare.
Con un cenno del capo invito così Nanami a seguirmi verso l’ingresso della nostra nuova scuola.
La osservo con la coda dell’occhio mentre cammina al mio fianco e la sua espressione serena mi fa ben sperare, su come andranno le cose alle superiori.
Una volta entrati nell’edificio ci separiamo per raggiungere gli armadietti, che ci sono stati precedente assegnati e una volta cambiate le scarpe con quelle da interno, ci ritroviamo davanti alle scale che portano alle varie aule.
Una folla di ragazzi si accalca con noi sui gradini, producendo un brusio rumoroso quasi melodico.
Le voci dei senpai infatti sovrastano con chiassosi saluti simili a un controcanto, il mormorio di chi come noi è relegato, per ora, a essere solo un kōhai.
Nanami e io attraversiamo il corridoio del primo piano, situato proprio in corrispondenza di quella parte di cortile che ospitava i cartelloni con la formazione delle varie classi.
Il mio sguardo si posa distrattamente sulle finestre, quando una figura solitaria attira la mia attenzione.
Immobile, fissa i cancelli ormai chiusi, involontariamente rallento il passo per osservarla meglio.
La ragazza rimane ferma per qualche secondo ancora, finché non si volta e dopo aver abbassato lo sguardo, si appresta a raggiungere anche lei l’ingresso del plesso scolastico.
Si tratta della piccoletta della scenetta dei cartelloni…
Aggrotto le sopracciglia incuriosito poi però scrollo le spalle e in un attimo ritorno al mio presente.
Prendo Nanami per mano quando entriamo insieme nella nostra nuova classe.
Pronto a dare il via a questa nuova avventura alle scuole superiori!




Sanae Nakazawa osserva un punto lontano oltre le finestre, baciata dal sole caldo di primavera.
Il professor Tadai sta facendo esercitare al solfeggio la sua migliore amica, Yukari Nishimoto, ma lei non le presta molta attenzione e di conseguenza, nemmeno io riesco a farlo.
Nakazawa continua a guardare fuori, come se fosse alla ricerca di qualcosa e io ho imparato ormai a riconoscere quell’ombra, quando attraversa il suo sguardo.
E so in realtà che è qualcuno che lei sta cercando disperatamente, senza distogliere mai lo sguardo da un punto lontano.
Va avanti così, Sanae Nakazawa, senza badare troppo a chi piace congetturare sul suo conto.
Probabilmente ignora di essere al centro di tanta attenzione, o ancora più semplicemente, proprio non se ne cura.
Perché Sanae Nakazawa è innamorata e tutti sanno di chi, nonostante questo ragazzo non abbia mai messo piede nella nostra scuola, perché lontano, più di quanto si possa immaginare.
La fama di Tsubasa Ozora e il suo talento nel calcio, l’hanno trasformato in una sorta di fantasma, in una sorta di miraggio.
Ma per me lui è molto più tangibile di uno spettro, che vaga per la scuola.
È quel sipario tirato, che si frappone tra me e Sanae Nakazawa, separandomi da lei.
Per colpa di quel drappo pensante sono costretto in un palco vuoto e non posso raggiungerla dietro le quinte, pur desiderandolo con tutto me stesso.
Sanae Nakazawa sposta ora lo sguardo sulle gambe accavallate, su cui poggiano una cartellina e un foglio.
Scrive veloce qualcosa senza esitazione poi rilegge, prima di tornare a guardare fuori mentre dal suo petto esce un leggero sospiro.
Osservo il suo profilo che si staglia netto contro la luce.
Quando i miei occhi si soffermano sulla piega delle labbra socchiuse, il calore si propaga veloce sul mio viso.
È già da un po’ infatti che mi chiedo, che incredibile sapore possano avere.
Quando Nishimoto torna al suo posto, lasciando al solfeggio un altro compagno, Nakazawa distoglie finalmente lo sguardo dalla finestra e le sorride complice.
Ecco, ora è tornata tra noi.
Vorrei avere io il potere capace di riportarla alla realtà e con i piedi ben piantati a terra.
Se solo quel sorriso fosse rivolto a me…
Quando i membri del club di calcio orbitano intorno a lei infatti, Sanae Nakazawa sembra più serena, a tratti felice.
Lo so perché l’ho osservata spesso tempi addietro, soffermandomi qualche minuto oltre la rete che separa il campo d’allenamento dal cortile della scuola.
In quei momenti ho potuto scorgere la sua vera natura e mi sono invaghito del suo sorriso ma anche del piglio sicuro con cui rimprovera un certo Ryo Ishizaki, quando temporeggia a bordo campo invece di correre con gli altri compagni in mezzo al campo.
Ma è sentendola cantare… che ho perso completamente la testa, perché la sua anima messa a nudo mi ha totalmente conquistato.
Quando mi sono candidato come musicista per accompagnarla al concorso che ha vinto, l’ho fatto spinto dalla voglia di suonare, di essere presente in una manifestazione importante.
Senza alcun rancore per essere stato battuto di un soffio proprio da lei, che ha partecipato al posto mio.
Ma è in quell’occasione che è iniziato davvero tutto…
Tutto quello che sento per lei e che non mi dà pace.
Perché Sanae Nakazawa mi guarda ma non mi vede veramente.
Parla con me ma senza dire quello che vorrei sentire.
Mi sorride gentilmente con le labbra, ma a me piacerebbe che fossero anche i suoi occhi a farlo.
Continuo così a osservarla da lontano, pensando che una ragazza così tenace, bella e talentuosa non dovrebbe mai e poi mai, solo sopravvivere.
E che se mi fosse data la possibilità… sì, io potrei renderla felice.
Si volta ora e incrocia il mio sguardo.
Non lo distolgo dai suoi occhi marroni, non mi faccio vincere dall’imbarazzo e continuo a fissarla.
Ed eccolo che arriva, il sorriso gentile cui rispondo prontamente ma senza perdermi d’animo.
Perché per ora va bene così...
Ma prima o poi dovrai vedermi davvero...
Sono qui... Sanae Nakazawa...
Guardami!




Cammino spedito in direzione di casa mia mentre canticchio una melodia, che mi è saltata in mente durante la lezione al club di musica.
Sorrido quando nella testa affiorano delle parole, che mi sembra possano incastrarsi a meraviglia con questo suono, che mi gira in testa da ore.
Veloce, prendo così il blocchetto di post-it che tengo prontamente sempre in tasca e aggiungo ad altre ipotetiche strofe, quella che ho appena composto durante il tragitto.
Rileggendo poi il groviglio di asterischi e note, mi viene spontaneamente da sorridere.
Quando però rialzo lo sguardo, carico di quell’energia che solo la musica sa darmi, tutto il mio entusiasmo scema inesorabilmente.
Mentre osservo la persona che ho di fronte, la voglia di correre a casa per mettermi al piano si trasforma in quel senso di colpa, che mi accompagna ormai da settimane.
“Possiamo parlare?”
Nanami mi fissa seria, i pugni stretti lungo i fianchi e la voce leggermente incrinata dal nervosismo.
Inevitabilmente, mi chiedo dove sia finito il suo bel sorriso, che amavo tanto…
È una sofferenza sapere che sono stato proprio io a scacciarlo lontano, insieme ai sentimenti che provavo per lei.
Sospiro e chiudo gli occhi per un attimo, sperando vigliaccamente che una volta riaperti, Nanami sia scomparsa dalla mia vista.
Ma lei è sempre lì.
Il viso segnato dalla sofferenza è l’ennesimo pugno, che mi colpisce meritatamente allo stomaco.
“Ti prego...” mormoro, inspirando poi tanta aria nei polmoni, per trovare la forza necessaria che mi permetta di affrontare ancora una volta, questa spiacevole conversazione.
“Non c’è più nulla da dire, Nanami. Ti ho già spiegato tutto e ti ribadisco ancora, che mi dispiace davvero da morire farti stare male...”
Lei mi fissa, stringendo lo sguardo a fessura mentre gli occhi si velano ma senza cedere al pianto.
“Io non capisco! Andava tutto così bene tra noi, cosa diavolo è successo?”
“Le persone crescono, cambiano e i sentimenti a volte si perdono per strada. Non è colpa di nessuno...”
“C’è un’altra, Takeshi?” mi chiede bruscamente, ignorando come sempre le mie giustificazioni.
No, non sto con nessuna ma sì, sono innamorato di un’altra.
Così mi verrebbe da risponderle di getto ma ometto.
“No.”
Nanami mi guarda perplessa ma non importa.
Rimango sempre convinto che dirle la verità, aggiungerebbe solo altra sofferenza gratuita a uno stato che ne è ormai stracolmo.
Non voglio poi che attribuisca a un’altra, la colpa della fine del nostro rapporto.
Si potrebbe innescare così una guerra inutile contro i mulini a vento, carica di odio ma anche aspettative, perché è umanamente più facile trovare un capro espiatorio con cui prendersela, illudendosi poi che una volta fatto fuori, tutto possa tornare come prima.
Il punto è che indipendentemente da tutto, io non la amo più.
“È finita e basta, Nanami.”
Aggiungo lapidario e allora i suoi occhi diventano così tristi…
Di conseguenza la bocca del mio stomaco si contorce, fino a provocarmi dei dolori lancinanti.
“Quindi...” fa una pausa per riprendere fiato, la voce sul punto di rompersi.
“Non ci sarà più nessun ai ai gasa* di Nanami e Takeshi, vero?”
Mi mordo le labbra con la consapevolezza che questo momento, sarà il capolinea definitivo di quello c’è stato tra noi.
“Non c’è già più...” rispondo serio e tutto assume un tono definitivo ora.
Nanami si stringe nelle spalle, abbassando gli occhi poi circonda il suo torace con le braccia.
E questo suo abbraccio solitario la fa sembrare così piccola e indifesa.
Rimango immobile, anche se vorrei darle conforto.
Ma essendo io la causa di tutta la sua sofferenza, non ho nulla con cui poter rimediare.
Quando rialza lo sguardo su di me, i suoi occhi traboccano di pianto, trattenuto ancora ma a stento.
“Peccato...” sussurra debolmente.
“Perché credo che d’ora in poi ci sarà tanta pioggia...”
Le lacrime prendono allora a rigarle il volto mentre cerca di trattenere un singhiozzo, serrando le labbra.
Cedo così all’istinto di abbracciarla…
Mosso dal ricordo dell’amore che provavo per lei.
Lei che era così importante per me.
Ma quando faccio per avvicinarmi, Nanami abbassa ancora la testa, si volta e scappa lontano da me.
“Addio...” mormoro amareggiato, vedendola allontanarsi sempre più.
Una goccia cade sulla mia gota e scivolando lenta, va a morire sul mio mento.
Sta piovendo sul serio ora.




La riunione del comitato per il festival scolastico si è appena conclusa.
Il piccolo auditorium, che di solito ci ospita per le lezioni di musica, oggi trabocca di gente, perché tutti i rappresentati dei vari club interessati all’organizzazione dell’evento, sono stati riuniti proprio qui
Insieme a un paio di compagni, salgo sul palco per ripiegare le sedie usate dai professori appena usciti e una volta accantonate di nuovo dietro le quinte, mi dedico a rimettere al loro posto gli strumenti.
“Ehi, Seii!”
Alzo lo sguardo dalla tastiera, che sto fissando con cura al suo piedistallo e incrocio quello di Tamura, che mi sta gironzolando intorno con un’asta e un microfono tra le mani.
“Che c’è?”
“E se facessimo un po’ di baldoria?” mi chiede ridacchiando, probabilmente eccitato dalla presenza di così tanta gente in platea.
Effettivamente è un po’ come se fosse venta qui per assistere concerto.
“Che hai in mente?”  ribatto, mentre dentro la mia testa sta prendendo forma l’idea, che non sarebbe male improvvisare un’esibizione.
Tamura ridacchia divertito.
“Sentiamo se Nakazawa se la sente di cantare?” mi chiede ancora, ma con fare malizioso questa volta.
Arrossisco, anche se spero non vistosamente e mi volto, cercando istintivamente tra la folla.  
Il mio amico è più lesto di me però e appena intercettata a pochi passi dal palco, richiama subito la sua attenzione.
“Ehi, Nakazawa!”
Sanae alza lo sguardo su di noi mentre l’inseparabile Nishimoto si volta, guardandoci con aria interrogativa.
“Cantiamo?” le chiede Tamura, trasformando l’asta da microfono in un’immaginaria chitarra.
Sanae Nakazawa sorride scuotendo la testa e indicando con l’indice la sciarpa di cotone di mille colori al suo collo, che ho notato non appena ci siamo incontrati in cortile stamattina.  
Come sempre mi ritrovo a fissarla, noncurante degli sguardi penetranti che la sua migliore amica mi rivolge.
E come sempre ancora, penso che sia una vera ingiustizia dover starmene qui, a desiderarla in silenzio senza poterle dire una sola parola su quello che sento.
All’improvviso però ho un’altra folgorazione.
Voltandomi, chiedo così a Tamura di abbassare l’asta alla mia altezza, inclinando il bastone diagonalmente e fissandolo, stringendo la manopola che si trova a metà lunghezza del metallo.
Il mio compagno esegue eccitato e senza che glielo chieda, collega la tastiera agli amplificatori e all’alimentazione.
Mi guardo intorno per un attimo, carico di adrenalina.
Traggo poi un respiro profondo ed espiro tutta l’aria in un colpo solo.
Quando le mie dita si posano sui tasti, facendo partire il mid-tempo della mia canzone, il brusio nella sala sparisce.
Tutti gli occhi sono puntati all’improvviso su di me.
Che magnifica sensazione…
Continuo a ripetere la melodia per più battute del necessario, per far sì che il pubblico si abitui al suono sconosciuto che sto proponendo.
Qualche secondo e le mani di tutti iniziano progressivamente a battere il tempo.
Sorrido, soddisfatto e compiaciuto.
Le mie dita battono anch'esse decise sulla tastiera e il mid-tempo rimbomba nell’aria.
Mi volto così a guardare lei, la Regina della mia canzone, colei che l’ha ispirata.
Divertita, segue il tempo con le mani come tutti gli altri e mi guarda incuriosita.
Non resisto e le sorrido, con un’espressione che so, lo sento, deve sembrare adorante.
Questa è per te...
Chiudo gli occhi e le mie labbra sfiorano la gommapiuma nera del microfono.
Inspiro e al mid-tempo si uniscono le parole...


**“On that sunny day
Didn't know I'd meet
Such a beautiful girl
Walking down the street
Seen those bright brown eyes
With tears coming down
She deserves a crown
But where is it now
Mamma listen

Señorita, I feel for you
You deal with things, that you don't have to
He doesn't love ya, I can tell by his charm
But you could feel this real love
If you just lay in my...

Running fast in my mind
Girl won't you slow it down
If we carry on this way
This thing might leave the ground
How would you like to fly?
Does summer queen you right?
But you still deserve a crown
Well hasn't it been found?
Mamma listen

Señorita, I feel for you
(Feel for you)
You deal with things, that you don't have to
(No, no)
He doesn't love ya, I can tell by his charm
(He don't love ya baby)
But you could feel this real love
(Feel it)
If you just lay in my...

Ah, ah, arms...
(Won't you lay in my)
Ah, ah, arms...
(Mama lay in my)
Ah, ah, arms...
(Baby won't you lay in my)
Ah, ah, arms...

When I look into your eyes
I see something that money can't buy
And I know if you give us a try
I'll work hard for you girl
And no longer will you ever have to cry

Señorita, I feel for you
You deal with things, that you don't have to
(Deal with things you don't have to)
He doesn't love ya, I can tell by his charm
(No, no)
But you could feel this real love
(Feel it)
If you just lay in my...

Ah, ah, arms...
(Whoa)
Ah, ah, arms...
(My baby)
Ah, ah, arms...
(Oooh, yea)
Ah, ah, arms...

When I look into your eyes
I see something that money can't buy
And I know if you give us a try
I'll work hard for you girl
You won't ever cry"





*Ai Ai Gasa {相合傘} : ha il significato generale di indicare due persone che camminano strette sotto lo stesso ombrello ma anche quello di evidenziare una relazione amorosa.
Gli adolescenti giapponesi rappresentano graficamente così le coppiette, disegnando un ombrellino stilizzato a forma di triangolo a cui lati del manico sono scritti i nomi dei due innamorati.

**“Señorita” - Justin Timberlake, Pharrell Williams, Chad Hugo © 2003 Jive records




E questo era Takeshi Seii e la sua storia, almeno in sintesi.
In questa fase descritta è all’inizio del suo innamoramento per Sanae e non ha ancora maturato l’astio profondo nei confronti di Tsubasa.
È un sentimento puro quello che sta crescendo nel suo cuore, che non cambierà nella sua sostanza nel corso di Butterfly, in cui sarà piuttosto contaminato dalla sofferenza e dalla frustrazione, andando poi a sfociare in quelle attitudini che hanno fatto poco amare il personaggio.
Seii è appena uscito di scena anche in FA, portando così definitivamente a termine l’ingrato compito che gli avevo affidato già da B.
Ho deciso così di dedicargli questa one shot, perché glielo dovevo, per spiegare un po’ meglio il suo mondo e perché, probabilmente, sono l’unica a non detestarlo.^^
Un grazie speciale a chi ha avuto la gentilezza d’interessarsi a un mio personaggio originale!
Onlyhope^^

   
 
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