Fanfic su artisti musicali > MultiBand/Crossover
Segui la storia  |       
Autore: Jaded_Mars    11/12/2010    6 recensioni
Due ragazze inglesi nella Los Angeles del 1985,l'incrocio delle loro vite con quelle di cinque ragazzi e musicisti fuori dal comune, i Guns n' Roses,e una valigia da preparare per seguire il tour di una delle più oltraggiose band del momento, i Motley Crue.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“COSA?! ….Oh merda!!” ecco mezza tazza di caffè bollente appena presa rovesciata sulla manica del cappotto per la sorpresa. Era appena arrivata in ufficio, di corsa e in ritardo, come sempre del resto, la puntualità non era mai stata il suo forte. Quella mattina poi era stata un delirio totale, la sera prima era andata a un concerto e nemmeno a dirlo aveva fatto tardi. Ma d’altronde era per lavoro, anche se per lei si trattava del sogno della vita che si stava realizzando. Le era permesso fare tardi in settimana no? Ma non lo era posticipare l’arrivo al giornale. Nonostante le buone intenzioni , non aveva sentito la sveglia. Ovvio! Qual’era l’ultima volta che sentiva la sveglia e si alzava riposata nemmeno più se lo ricordava. E come se non bastasse pioveva a dirotto, fatto normale nella sua Londra, ma non a Los Angeles. Così prendere la moto per andare in ufficio si era trasformata  in un’impresa epica. Non aveva nemmeno fatto in tempo a scaraventare la sua montagna di roba sulla scrivania incasinata da appunti e fogli scribacchiati che il suo redattore si era affacciato alla porta del suo ufficio e le aveva urlato “Meister! Prepara la valigia! Venerdì parti in tour coi Motley Crue!...Ah azzardati ad arrivare in ritardo di nuovo che ti sbatto alle pagine di politica!”

Ed ora eccola lì, ad imprecare tra sé e sé mentre tentava di ripulire alla alla meglio il disastro che aveva combinato. Ora la manica puzzava di caffè, e se la sarebbe dovuta tenere così per molto visto che a malapena riusciva a tirare la fine del mese con lo stipendio da giornalista che prendeva, figuriamoci se poteva permettersi spese extra come la lavanderia per un solo cappotto. Andrea Meister odiava profondamente essere colta di sorpresa. Non che odiasse le sorprese, sia chiaro, ma non gradiva esser disorientata e impreparata, soprattutto da John Warner, il suo capo. I pensieri le correvano in  testa come un tornado e non riusciva a starci dietro. Si sedette sulla tavola del water col cappotto sulle gambe per cercare di ordinare un po’ gli eventi. Lo sguardo si soffermò sulla scritta che aveva fatto con la sua amica Bea: “Questo non è un semplice bagno, è il luogo dell’anima”. Ed era in effetti vero, quel bagno era il posto in cui un po’ tutti quelli dell’ufficio si trovavano di nascosto o, legittimamente a seconda del momento, per riunioni segrete, scambiarsi pensieri e pareri, spettegolare o semplicemente fare una pausa fumo. Quante ne avevano sentite quei muri, ed era per quello che era stato ribattezzato il luogo dell’anima. Ad Andrea venne da sorridere a leggere quella frase, e si distese un po’. “ Io a seguire la Crue in tour…YEAH!”.Stava per seguire una delle rock band migliori di quel periodo e godersi un sacco di musica totalmente gratis (era in momenti come quello che adorava ancora di più il suo mestiere). Inoltre, se l’incarico era passato a lei, ciò implicava che avrebbe scritto il primo articolo di copertina della sua vita! Era proprio su di giri, il colpo Tyler era stato davvero decisivo per addirittura fare prendere la decisione a Warner di togliere quel compito a Simon Baker (il migliore giornalista lì dentro, o meglio il miglior contaballe lì dentro, ma che non si sa perché era considerato con grandissima stima dai redattori e anche dai lettori) e affidarlo a lei.                    
Ripensò alla sera prima, aveva visto gli Aerosmith,  ed era anche riuscita ad intervistare Steven Tyler  in maniera del tutto inaspettata intrufolandosi nel backstage sfruttando il magico pass dell’accredito stampa. Da non credere, aveva davvero superato i controlli della security e conversato con uno dei suoi maggiori idoli per più di mezz’ora, e aveva anche ricevuto i complimenti per gli articoli che scriveva! Insomma, scoprire che uno come Steven Tyler (una leggenda rock vivente!) legge i tuoi articoli e per di più li apprezza come gli unici buoni in una rivista mediocre come Rolling Stone, beh faceva non poco piacere.                                   
Tutto ciò sarebbe bastato per far gongolare di gioia una persona per un paio di mesi almeno, ma non era questo che rendeva felice Andrea. O meglio non era solo questo. Quello che la rendeva ancora più sognante era l’aver condiviso quei momenti con…beh come definirlo? Il suo migliore amico? No, oramai non poteva più essere definito solo un amico. Non da quando aveva ricevuto il bacio più dolce di sempre cinque mesi prima, sulle note di una canzone che amava, dal ragazzo con gli occhi verdi più bello che avesse mai conosciuto. Il suo ragazzo allora? No non era proprio il suo ragazzo, o almeno non nel senso convenzionale del termine. Chi era lui per Andrea? Ci pensava spesso, e la conclusione a cui giungeva era sempre la stessa: lui era una vera meraviglia, alto, biondo, con un accento del nord dicevano, anche se lei non riusciva a cogliere poi troppa differenza da come parlavano lì in America, in fondo le sembravano tutti uguali quei dialetti! Era un punk, e lei amava i punk, ci era cresciuta con quella musica e quello spirito ribelle.  Era anche un musicista, un bassista per la precisione, ed era molto bravo. Aveva appena finito di registrare il primo disco con la sua band, e secondo lei avrebbero avuto un gran successo, ne era certa, aveva orecchio per certe cose. Ma era anche molto più, era il ragazzo di cui era innamorata. Almeno di questo era certa. E la sera prima lui era con lei, al suo fianco a cantare e saltare con lei, a cullarla e baciarla durante le canzoni più dolci. Quella mattina lo aveva lasciato addormentato, nel suo letto. Sarebbe rimasta a guardarlo dormire per ore, non si stancava mai di osservare quel viso tanto bello, tanto sereno mentre sognava chissà cosa. Era arrivata in ritardo anche per quello, non solo per non aver sentito la sveglia, ma ne era valsa la pena. Ne valeva sempre la pena quando si trattava di passare del tempo con Duff. Sì Duff così si chiamava lui. Era un soprannome buffo certo, ma non poteva certo dire niente visto che a casa sua, a Londra, i suoi amici la chiamavano Bambi. Ma non fraintendete, non aveva per niente il carattere docile di una cerbiatta, non aveva grandi occhi marroni ma verde-grigio  e Bambi non le piaceva per niente come cartone. Eppure da quando suo cugino l’aveva chiamata così, per scherzo durante una cena con amici, quel nome era rimasto. Bambi...nessuno la chiamava così a Los Angeles, e improvvisamente si rese conto di quanto le mancasse la sua vita a Londra, i suoi migliori amici, i pomeriggi passati a suonare con suo cugino, i mercatini di Portobello, i live al Marquee. Sembrava tutto così lontano. Eppure non era nemmeno un anno che si era trasferita e…”BAMBI!!!SEI QUI VERO?! RIUNIONE D’URGENZA SOCIA!” Oh ecco! Avevo detto che nessuno la chiamava più così, ma ci scordavamo di Bea! Bea era la migliore amica di Andrea. Era frizzante, allegra e intraprendente, faceva la fotografa e lavorava anche lei lì al giornale. La conosceva dal liceo, anche se all’epoca non si cagavano molto, frequentavano  giri diversi, ma dopo la fine della scuola si erano riscoperte, un po’ per caso, ed erano diventate inseparabili. Così tanto che erano partite assieme per la loro grande avventura in America.  “…ma dove sei? Ah eccoti finalmente! Insomma ma ti sembra il modo di comportarti? Ieri sera non sei tornata a casa e nemmeno avvisi!” esordì con un tono di rimprovero, ma tempo di sedersi sul lavandino e subito lo sguardo si fece furbetto:  “Allora, voglio sapere tutto di ieri sera! E dico T-U-T-T-O! Anche se già tanto si capisce dalla tua espressione sognate e quel sorriso che ti trovi stampato in faccia!” Sempre così Bea, non riusciva a fare la finta offesa per troppo tempo, soprattutto quando c’erano in ballo concerti, interviste e ragazzi. Il suo arrivo risvegliò Andy dai suoi ricordi. La ragazza si alzò di scatto, “Oh B  è stato fantastico! Da urlo! E poi…no,ascolta ora non posso stare qui a raccontarti, devo scappare a scrivere quel cacchio di articolo su ieri sera, ho già ricevuto il mega cazziatone da John e non posso proprio stare qua a dilungarmi. Ma questa sera recuperiamo assolutamente! Davanti a una bella vaschetta di gelato magari, lo prendo prima di tornare a casa!” baciò l’amica sulla guancia e si diresse verso la porta d’uscita. La mano era già sulla maniglia quando fu bloccata dalle parole di Bea “Bambi, ho sentito che seguirai i Motley in tour. Sai già chi è il fotografo che ti accompagnerà?” Andy disse: “Hey effettivamente non ci avevo pensato! Spero non sia quel rompipalle di Paul, non potrei reggere di fare un viaggio con lui di nuovo! Sai chi potrebbe essere?” Ma non proseguì oltre, le bastò vedere lo sguardo di intesa negli occhi di Bea per capire di chi si trattava. Non c’erano dubbi, quella che si prospettava, sarebbe stata proprio una bella avventura.

   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > MultiBand/Crossover / Vai alla pagina dell'autore: Jaded_Mars