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Autore: GFPentium    11/12/2010    3 recensioni
Il tempo è forse l'unica medicina ad ogni male?
Un'incontro dopo anni.
.occhio a spoiler dei film.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Asuka Soryou Langley, Shinji Ikari
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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il Tempo è galantuomo 001
Il tempo è galantuomo

Le note scorrevano molto dolci, quella suonata per archi era una vera e propri melodia celeste, gli archetti scorrevano eleganti e decisi, fino a che una nota fuori posto fermò tutto, subito si sentì dei veloci colpi di bacchetta con successive lamentele:

“Terzo violino, prego si alzi.”

Una ragazza sui diciannove anni con lo strumento in mano alzò in piedi timorosa ed il direttore la redarguì:

“Vorrei ricordarle ce il signor Ikari non è qui per perdere tempo.”

La violinista cercava di scolparsi:

“Scusi, ma io non…”

Un’altra voce si fece sentire, infatti dalla sedia centrale si alzò un giovane uomo il quale andò verso la ragazza, quest’ultima arrossì mentre il ragazzo le prese il violino, lo imbracciò e suonò qualche nota e come trovò la corda scordata chiese:

“Pianista, la prego, mi faccia un mi.”

La nota arrivò cosicché il ragazzo poté accordare meglio lo strumento e quando ottenne il risultato desiderato suonò una veloce strofa per provare nell’insieme lo strumento, lo ridiede alla proprietaria dicendogli:

“Adesso è a sposto.”

Questa imbambolata ringrazio:

“Grazie Signor Ikari.”

Mentre quest’ultimo raggiungeva la sua postazione rimproverò a sua volta il direttore:

“Signor direttore, è inutile che si lamenti con i suoi musicisti , era lei che ha il dovere di far accordare gli strumenti prima d’iniziare, anche se questo sono solo registrazioni.”

Una volta seduto sulla sua sedia prese il violoncello e l’archetto dicendo:

“Regia, è ancora tutto a posto?”

Una voce da un altoparlante:

“Signor Ikari, se ci fa un paio di note.”

Arrivò una breve strofa di violoncello e sempre dall’alto parlante:

“E’ tutto OK, grazie ancora signor Ikari.”

“Bene direi di riprendere con l’overture.”

Cosicché i musicisti ripresero a suonare, intanto in sala di regia uno dei tecnici:

“Certo che a ventisei anni quel Shinji Ikari è un vero talento, sentito che roba col violino.”

Un altro tecnico:

“Pensa è già andato in Europa tre volte.”

“Io ne so poco di musica classica, ma se il direttore non ha battuto ciglio per quel rimprovero vuol dire il ragazzo diventerò un pezzo grosso.”

“Forse lo è già, se la compagnia vuole per fargli registrare un paio di brani per questo album di solisti classici.”

“Altro che pop star capricciose.”

Le registrazioni finirono e Shinji, oramai ventiseienne, mentre stava risistemando il proprio strumento, fu raggiunto dalla  ragazza di prima che timidamente ringraziò:

“Signor Ikari, vorrei ringraziarla, ancora.”

Con voce calma:

“Non c’è di che, se non ci sia iuta così tra musicisti.”

“Scusi, ma li sa suonare pure il violino?”

“Un poco.”

“E’ molto bravo.”

“Diciamo che è il massimo livello a cui sono arrivato.”

Si avvicinò pure il direttore:

“Scusi se vi disturbo, signor Ikari, vorrei complimentarvi con lei, il suo modo di suonare è eccellente, ma che dico, sublime.”

“Non dica così, ha fatto solo del mio meglio, dovrei essere io a complimentarmi con lei, ha messo in piedi un buon gruppo di musicisti, scusate, ma ora devo andare, ho una persona a casa che mi aspetta.”

 Cosicché chiuse lo strumento nell’apposita custodia si avviò verso l’uscita, oramai il sole stava tramontando cosicché si affrettò a raggiungere la fermata del metrò. In una ventina di minuti fu al proprio appartamento, un’abitazione moderna in un palazzo di recente costruzione a Neo Tokio Due, era situato al penultimo piano, Shinji se lo poteva permettere, il suo suonare gli faceva guadagnare molto, aveva un contratto fisso sia con la fisarmonica nazionale giapponese, sia con quella della città, senza contare le tournè e qualche concerto qui e là. Aprì la porta e ci entrò, appoggiò lo strumento alla parete e chiamò il coinquilino:

“PenPen, sono qui.”

Dal suo frigorifero uscì il pennuto, aveva qualche segno dell’età, ma era sempre il solito pinguino il quale salutò:

“Qwweek.”

“Adesso ti preparo la cena, anzi preparo la cena ad entrambi.”

Mentre cucinava mise un  CD si musica classica per accompagnare il suo operato sui fornelli una volta pronti i piatti ne diede uno all’animale e l’altro se lo portò a tavola e mentre mangiava commentava la posta:

“Pubblicità… Bolleta… invito a suonare a Osaka, interessante… invito ad un gala per l’incontro tra Giappone ed Europa… leggiamo… Egregio signor Ikari siamo lieti d’invitarla a questa serata di gala per celebrare gli scambi culturali tra il nostro paese e la comunità europea, chi meglio di lei può essere uno dei migliori rappresentanti di questo incontro… Bla bla bla… se è interessato ci chiami al 043 46521… Non è male come idea magari vedrò qualche persona nuova.”

Finì il pasto, caricò la lavastoviglie e si mise a leggere una rivista di moda comprata la mattina stessa, mentre consultava la pubblicazione veniva adocchiato dal pinguino ed accortosi di ciò:

“Pen Pen, non è che perché sono un uomo non possa leggere una rivista di moda.”

“Qweek.”

“Rompiscatole.”

Il giorno dopo Shinji chiamò quel numero telefonico, era deciso a parteciparvi a quella serata, non sapeva neppure lui il perché, ma qualcosa nel più profondo lo attirava.

Arrivò quella serata, lui era vestito di tutto punto, oramai c’era abituato visto il suo lavoro, il luogo era l’elegante salone principale di un noto albergo, un poco si sentiva un pesce fuor d’acqua, non era mai stato un tipo socievole, però gli piaceva quella situazione, c’erano molti gruppetti di persone che parlavano lingue diverse e molte risate causate da alcuni intoppi durante la traduzione, o improvvisati poliglotti. A un certo punto riconobbe un volto noto e si avvicinò dicendo in inglese:

“Hello Mario, Hiw are you?”

Stupito l’altro uomo:

“Hello Mister Ikari. Fine Thank, and you?”

“I’m Ok.”

Poi l’altro iniziò a parlare in italiano ligia sconosciuta al ragazzo:

“Signore e signori, vi presento il signor Ikari, il famoso violoncellista.”

Le due signore si nascosero dietro i ventagli stupite e un altro uomo:

“Non lo facevo così giovane… Presto digli di venire da noi a Busseto.”

Mario riprese a parlare con Shinji:

“Shinji, This these people represent Festival Verdi in Italy, they invite you to play to Busseto and Milan”

Stupito il ragazzo:

“I will think it. Give me your address mail.”

Il gruppeto continuo a confabulare fino a che la ragazza del violino si avvicinò a Shinji chiedendogli:

“Scusi signor Ikari se la disturbo.”

Shinji, stanco di quei discorsi prese l’occasione per congedarsi ed una volta che ebbe salutato tornò a parlare con la ragazza:

“Ti ringrazio, mi hai levato da una bella situazione, mi avrebbero tenuto li tutta la serata.”

“Ma si figuri, ascolti, volevo sdebitarmi, sa c’è una persona che vorrei fargli conoscere, è una stilista ed art designer tedesca, però sa bene il giapponese.”

“Allora sono curioso di conoscerla.”

Mentre attraversavano il salone il ragazzo domandò alla sua accompagnatrice:

“Come mai anche lei qui?”

“Oltre a suonare il violino parlo tedesco ed allora faccio la traduttrice per portare a casa qualche soldo in più.”

“Vedo che ti dai da fare.”

“Vede, spero che nessuno dei due ne abbia a male, ma vi sto facendo una sorpresa ad entrambi, mi scusi, ma oggi ho visto la rivista che teneva nella custodia, mentre la persona che sta per incontrare ha un suo Cd nella borsa.”

“Non si preoccupi, glielo farò l’autografo.”

Si avvicinarono ad un gruppetto di persone che parlavano tedesco e la ragazza fece le presentazioni:

“Signor Shinji Ikari, le presento la signorina Asuka Langly, signorina Asuka Langley, le presento il signor Ikari.”

I due si guardarono fissi negli occhi. Gli occhi blu di lui si persero in quelli azzurri di lei e gli occhi azzurri di lei si immersero in quelli blu di lui. Gli occhi, le uniche cose che non erano cambiate di loro, ora erano adulti e vivevano in mondi lontani da quello in cui si erano incontrati. Fecero finta di non conoscersi, non seppero neppure loro perché la stavano facendo, infatti il Third prese la mano della Second e baciandogli delicatamente le dita:

“Incantato miss Langley.”

Ricevendo quella cortesia la Donna:

“Lieta di conoscerla Mister Ikari.”

La ragazza del violino se ne andò dicendo ai due:

“Li lascio a voi, io ho varie traduzioni da fare.”

Una volta da soli i due continuarono a guardarsi, Shinji indossava uno smoking nero mentre Asuka un tubino rosso con una giacchetta, tra i due si formò un muro di silenzio che venne abbattuto dopo pochi istanti dal ragazzo:

“Ti trovo bene Asuka.”

“Pure io ti trovo in perfetta forma.”

“Ascolta, stacchiamoci un po’ dalla massa, andiamo a parlare sul terrazzo, è da dodici anni che non ci vediamo e trovarsi così è una situazione da sfruttare.”

“Hai ragione.”

I due raggiunsero il balcone e sedendosi da un panchina il ragazzo iniziò a chiedere:

“So che sei molto quotata come stilista.”

Un poco beffarda:

“Anche come Art Design, sai mi diverte pure arredare le case altrui.”

“Ho visto i tuoi ultimi lavori.”

“Si, lo studio di un noto avvocato, sai almeno gli appartamenti non si lamentano in continuazione come certe modelle…”

Poi aggiungendo una sorta d’irritabilità:

“… Certe sciacquette, mi ricordavano me quando avevo quattordici anni, mentre loro ne hanno venti… Tu invece, ho sentito alcuni tuoi assoli.”

“Non c’è male.”

“Dicono che sei il primo violoncellista asiatico.”

“Tutte balle.”

“La tua solita modestia.”

Alzando le spalle:

“Che ci vuoi fare.”

“A proposito di cose solite, sai sei il solito addormentato, ero a Vienna due anni fa, quando hai suonato al Wiener Musikverein , ero da quelle parti e sono venuta a vederti, ma tu non ti sei accorto di me.”

“Ma sai quanto è grande quel teatro e quante persone può ospitare, poi a esibizione conclusa a momenti veniva giù il teatro per le ovazioni.”

“Sai, durante quelle ovazioni, mi sono sentita molto fiera di te.”

“Pure tu non ti sei accorta di me.”

Stupefatta:

“Come, dove e Quando?”

“Milano, una anno e mezzo fa, ero stato invitato al Grande per Madama Butterfly, c’era la settimana della moda ed io ero tra il pubblico, quando sei uscita con quel tailleur viola, appunto per sfidare la sorte, ho detto, questa è Asuka, anche io ero fiero di te.”

“Io ti seguivo pure sulle riviste di musica.”

“ed io su quello di moda.”

“Alla fine ci siamo sempre cercati… e guarda il destino com’è beffardo, incontrarsi dopo dodici anni da quella spiaggia.”

Asuka  si appoggiò alla balaustra ed iniziò  tremare:

“Shinji, basta per favore, la storia la san tutti, siamo tutti rinati e stop, io non voglio più saperne nulla.”

Si sentì appoggiare qualcosa sulle spalle, era la giacca del ragazzo che le disse:

“Se hai freddo rientriamo.”

“No, grazie, vorrei andarmene via da qui, portami a casa tua.”

“Ma è lontana.”

“Shinji, te ne prego.”

“Va bene, ma poi come fai a rientrare?”

“Ci penseremo dopo.”

I due uscirono dall’albergo e noleggiarono un taxi e dopo una mezz’ora furono sulla porta dell’appartamento del ragazzo che aprendo la porta:

“Sai c’è un altro che muore dalla voglia di vederti.”

“A si, chi?”

Come mise piede in casa non passarono trenta secondi che la ragazza fu assalita festosamente da PenPen e subito questa contraccambiò:

“Pinguino spennato ci sei pure tu.”

“Qwweekk week qweeekkkk.”

Shinji vedendo la scena:

“Non lo vedevo così contento da un sacco di tempo…”

Poi invitò la ragazza:

“Vieni, siediti sul divano.”

Dopo poco i due sorseggiavano un the caldo e quella bevanda fece più effetto del vino, infatti Asuka:

“Shinji, mi sei mancato da morire.”

“Pure tu… Ascolta, perché fai la stilista ed arredatrice?”

“Per dimenticare quello che ho ed  abbiamo passato.”

“Pure io suono per questo, per dimenticare.”

“Shinji, lei, come è morta?”

“Misato, un colpo al petto, è riuscita ancora a spronarmi prima di spegnersi.”

“La sua croce?”

“Ho fatto fare una lapide e l’ho incastonata dentro, la lapide è sulle rive del lago ogni tanto vado a portargli dei fiori. Se indossavo quella collana non sarei mai stato capace di lasciarmi tutto alle spalle. Credo che pure il tuo tornare in Germania sia stato simile.”

“Esatto.”

“Il tempo ci ha cambiato vedo.”

“Si, da noi si dice che il tempo è galantuomo, ripara tutto.”

“Comprendo… Asuka, dopo che farai?”

“Non lo so, fammi stare qui stanotte, una solitaria stanza d’albergo mi ucciderebbe.”

“E poi quando ripartirai?”

“Non lo so…. Vedi Shinji.”

La ragazza si alzò seguita dal ragazzo e quest’ultimo si confessò:

“Asuka, se il destino esiste era scritto che questa sera dovevamo incontrarci.”

“Lo credo pure io, ma il destino celo creiamo noi.”

“Allora IO TI AMO!”

“LO SO BAKA.”

Shinji prese la ragazza nelle sue braccia ed i due si scambiarono un lungo bacio d’amore.
  
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