12/12/2010
3 recensioniNon avevo torto, quando lo affermai. *le sigh*
Detto ciò, ammetto di aver scritto questa cosa di getto, senza andare a documentarmi su quanto le mie prime impressioni sui tre personaggi coinvolti fossero giuste o meno. Avevo davvero solo voglia di trasformare Ellen in una fangirl, senza pretendere di dare un ritratto fedele di lei, Tom Hardy e Joseph Gordon-Levitt. I quali, come potrete intuire, non sono fra le mie conoscenze. :D
Enjoy! :)
Damn... I ship them.
Era una questione di incastri.
Più che ad un miscuglio di elementi, un brodo primordiale nel quale ribolliva alla rinfusa tutto ciò che qualificava la vita come tale, Ellen credeva alla teoria delle tessere, di un mondo più simile ad un mosaico che ad un gigantesco minestrone – non che fosse una teoria ufficiale di un qualche scienziato famoso, beninteso. Era per lo più un ragionamento, una convinzione tutta sua.
Era sua opinione che il mondo fosse frammentato in pezzi che potevano incastrarsi o meno gli uni con gli altri, come in un puzzle... Uno di quelli che la facevano impazzire da bambina, con troppi lembi di cielo dal colore pressoché uniforme e castelli arzigogolati e tramonti che altro non erano se non macchie d'arancio, porpora e giallo oro impossibili da ultimare senza rimetterci qualche neurone.
Però le piaceva. Cimentarsi in quel genere di imprese le dava modo di esercitare il suo spirito d'osservazione nonché di riflettere, di fantasticare – abitudine che non aveva certo perso crescendo, si era resa conto quella mattina nel momento in cui, poco lontano, Tom aveva sorriso sornione e si era accarezzato il mento lentamente, mormorando qualcosa di inintellegibile con quel suo accento così spiccato e dannatamente affascinante.
O forse nel momento in cui Joseph aveva ridacchiato di rimando, in quel suo modo caratteristico tutto fossette e occhi socchiusi, come mai avrebbe riso il personaggio del quale stava ancora indossando gli abiti.
Quella mattina sembravano entrambi rilassati ed allegri, come sempre – anzi, Tom aveva un luccichio speciale nello sguardo, mentre muoveva un passo verso Joseph per parlottargli all'orecchio di chissà cosa e quest'ultimo sbarrava gli occhi prima di scoppiare in una fragorosa risata e... Cavolo, era arrossito?
Ellen si riscosse dalla propria attenta osservazione solo quando notò che Christopher era già tornato al suo posto dietro la cinepresa, e che l'assistente stava dichiarando la pausa sul set conclusa.
Mentre entrambi gli uomini riprendevano le loro posizioni, Ellen incrociò le braccia ed aggrottò le sopracciglia, delusa di sé stessa ma in un certo senso stranamente compiaciuta.
La ragazzina che era stata, tanto appassionata di puzzle da riconoscere a colpo d'occhio quale pezzo possedesse il giusto profilo per incastonarsi in un altro, approvava infinitamente l'idea che si stava andando a formare nella sua testa.
Damn... I ship them.
Più che ad un miscuglio di elementi, un brodo primordiale nel quale ribolliva alla rinfusa tutto ciò che qualificava la vita come tale, Ellen credeva alla teoria delle tessere, di un mondo più simile ad un mosaico che ad un gigantesco minestrone – non che fosse una teoria ufficiale di un qualche scienziato famoso, beninteso. Era per lo più un ragionamento, una convinzione tutta sua.
Era sua opinione che il mondo fosse frammentato in pezzi che potevano incastrarsi o meno gli uni con gli altri, come in un puzzle... Uno di quelli che la facevano impazzire da bambina, con troppi lembi di cielo dal colore pressoché uniforme e castelli arzigogolati e tramonti che altro non erano se non macchie d'arancio, porpora e giallo oro impossibili da ultimare senza rimetterci qualche neurone.
Però le piaceva. Cimentarsi in quel genere di imprese le dava modo di esercitare il suo spirito d'osservazione nonché di riflettere, di fantasticare – abitudine che non aveva certo perso crescendo, si era resa conto quella mattina nel momento in cui, poco lontano, Tom aveva sorriso sornione e si era accarezzato il mento lentamente, mormorando qualcosa di inintellegibile con quel suo accento così spiccato e dannatamente affascinante.
O forse nel momento in cui Joseph aveva ridacchiato di rimando, in quel suo modo caratteristico tutto fossette e occhi socchiusi, come mai avrebbe riso il personaggio del quale stava ancora indossando gli abiti.
Quella mattina sembravano entrambi rilassati ed allegri, come sempre – anzi, Tom aveva un luccichio speciale nello sguardo, mentre muoveva un passo verso Joseph per parlottargli all'orecchio di chissà cosa e quest'ultimo sbarrava gli occhi prima di scoppiare in una fragorosa risata e... Cavolo, era arrossito?
Ellen si riscosse dalla propria attenta osservazione solo quando notò che Christopher era già tornato al suo posto dietro la cinepresa, e che l'assistente stava dichiarando la pausa sul set conclusa.
Mentre entrambi gli uomini riprendevano le loro posizioni, Ellen incrociò le braccia ed aggrottò le sopracciglia, delusa di sé stessa ma in un certo senso stranamente compiaciuta.
La ragazzina che era stata, tanto appassionata di puzzle da riconoscere a colpo d'occhio quale pezzo possedesse il giusto profilo per incastonarsi in un altro, approvava infinitamente l'idea che si stava andando a formare nella sua testa.
Damn... I ship them.