Capitolo V
Nick alzò lo sguardo
sui suoi colleghi.
“La mia speranza?” domandò e
l’attenzione di tutti si posò su di lui.
Ora...
Greg aveva iniziato a camminare
verso la porta del laboratorio, gli occhi chiari puntati sui suoi cosiddetti
amici.
Ora...
Continuava a ripetersi nella
mente.
Ora capiranno...
Uscì e corse.
Corse quanto più poteva mentre la
voce autoritaria e preoccupata di Warrick lo richiamava. Mentre i passi veloci
di Sara lo inseguivano.
Mentre tutto ciò per cui aveva
faticato scivolava via.
E tutto per qualcuno...Qualcuno
che lui non conosceva... Che lo odiava.
Capiranno che...
Uscì dall’edificio ansimando, e
dietro di lui nessun suono.
La macchina...
Doveva cercare la macchina...
Ma dove cavolo l’aveva lasciata
quella mattina?
E poi eccola, l’unica macchina
di seconda mano... L’unica piena di bugne...
Mai l’aveva amata come in quel
momento.
Sorrise entrando.
Sara uscì in quel momento.
“GREG!” l’esclamazione della donna
gli fece accendere il motore.
“GREG FERMATI!” e improvvisamente gli
sembrò un urlo disperato, come se qualcosa non andasse... Come se lui fosse in
pericolo...
La superò con velocità.
Ora voleva solo fare le valigie e
andare dai suoi nonni.
***
“Chi sei?”
la voce al telefono aveva dato un tono di scherno alla voce, forse aveva capito
che non era Sanders. “Sono Greg...” lo sconosciuto rise.
“No...Tu sei uno dei suoi
amici...Forse Nick?”
Stokes alzò lo sguardo crucciato,
“Come fai a sapere di...”
“Io so tutto, come so che ora ti
stai passando una mano sulla fronte, preoccupato...”
Nick si spostò la mano dal volto,
gli occhi sgranati, che si puntarono verso la finestra, “Dove sei?” domando
trattenendo il fiato.
“Hai paura? Non dovresti, perché
sai...Dovresti stare in apprensione per Greg. Lui non può scappare, non questa
volta. Lui non può stare senza di me e presto, molto
presto,
ritornerà da me. Anzi...” ci fu un attimo di silenzio nel quale Grissom prese
il telefono, “Hm…” mise
il vivavoce, “...È già a casa mia.”
“Se gli fai qualcosa io...” ma
la voce di Warrick fu bloccata dalla risata dell’uomo.
Poi un rumore di qualcosa che si
chiudeva, probabilmente la porta di casa.
“Ciao Greg...”
e la telefonata terminò.