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Autore: LarcheeX    15/12/2010    14 recensioni
Rin ormai vive al villaggio di Kagome, anche se ha sofferto molto per il termine delle visite da parte di Sesshomaru, che sembra averla dimenticata da nove anni. Ormai lei ne ha venti, e trascorre la sua vita in solitudine, poiché Sango, Miroku, Inuyasha, Kagome e i rispettivi figli se ne andavano a spasso per sterminare demoni.
Lei era sola.
Ma non si accorge che è spiata, osservata con attenzione. Spiata da qualcuno… di terribilmente geloso.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rin, Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gelosia.
 




Scostò un ciuffo verde di cespuglio, irritato per la posizione scomoda che era costretto a tenere per evitare di farsi vedere da Jaken. Ringraziava il cielo e tutti i Kami possibili che quel dannato kappa se ne fosse andato per fatti suoi molto lontano da lì. Ma comunque rimaneva il rischio che corresse a cercarlo.
Si era rimproverato più volte, dandosi del vigliacco e del rimbambito, ma i suoi pensieri, indirettamente e non, vertevano sempre su un unico argomento: lei.
Si chiedeva più e più volte come caspita avesse fatto suo padre a conquistare quella donna. Izayoi. Che cosa le aveva detto? Cosa l’aveva spinto? Ma dove diavolo era suo padre quando serviva un normalissimo discorso tra padre e figlio?
Sesshomaru si poneva questi arrovellanti quesiti, e intanto i suoi occhi dorati scivolavano dalle foglie di more dietro alle quali si era nascosto verso la figura slanciata e sottile che raccoglieva fiori qualche passo più in là.
Canticchiava, e la sua mano scivolava da un fiore a un altro, saggiando con il tatto la durezza dello stelo, per poi tirare col suo tocco gentile, annusare lievemente l’odore dei petali e andare a depositare il nuovo fiore insieme agli altri, tenuti dal suo braccio piegato verso il petto.
Non era cambiata quasi per niente: a parte l’altezza e le forme che, Sesshomaru doveva ammettere di aver notato con piacere, si erano ammorbidite e arrotondate generosamente, era rimasta sempre uguale a come ne conservava il ricordo. Due occhi dolci e spensierati, ma anche lievemente più adulti, del colore caldo delle castagne, capelli lunghi e scuri, legati a destra con un codino dall’aria giovanile, pelle chiara ma comunque rosea e tipica di chi passa molto tempo all’aria aperta.
Rin. Formulò nei pensieri. Era rimpianto quel che sentiva. Rimpianto di averla abbandonata così, senza né un perché né un motivo preciso. Semplicemente le parole di quel maledetto monaco che aveva incontrato tempo prima gli rimbombavano ancora tra le orecchie appuntite: gli uomini e i demoni non sono fatti per vivere gli uni accanto agli altri, e, alla fine, se ne era convinto anche lui. Avrebbe sofferto tantissimo a vederla morire sotto i suoi occhi, preda di uno scherzo del tempo impossibile da evitare. Non avrebbe sopportato vederla appassire sotto i suoi occhi, con la vecchiaia che sopprimeva ogni suo briciolo di allegria, vivacità e bontà. E soprattutto lui, Sesshomaru, avrebbe portato per sempre nel suo cuore un peso terribile che sapeva di malinconia.
Dopo questo triste pensiero scosse la testa, incredulo. Guarda come si era ridotto il grande Sesshomaru: accucciato dietro un cespuglio, maleodorante per di più (ma che cos’erano quelle cosine nere che spuntavano tra le foglie, bacche o escrementi?), a spiare la fanciulla per cui, a quanto pareva, si era lievemente innamorato.
Se lo avesse visto il padre probabilmente sarebbe scoppiato a ridere, dicendo: “Al cuor non si comanda.” O, peggio ancora, se il Sesshomaru di qualche decina di anni prima avesse visto come si sarebbe ridotto in seguito, probabilmente si sarebbe volentieri impiccato.
Borbottò qualche imprecisa maledizione rivolta a un non ben definito male, ma si interruppe vedendo Rin che si alzava e se ne andava, sempre cantando. Aveva davvero una bella voce.
“Ehi Rin!” la chiamò qualcuno, attirando l’attenzione sia della diretta interessata sia del demone accucciato dietro un cespuglio. Era una voce maschile. Poco dopo la voce apparve un ragazzo sui venticinque anni, alto, con i muscoli tipici di chi è abituato a lavorare nei campi, con i capelli scuri e due occhi color ebano molto profondi. Persino la sua voce era profonda per un giovane.
A Sesshomaru, comunque, diede molto fastidio vederlo, perché si avvicinò decisamente troppo alla ragazza, che invece non sembrava accorgersi della scintilla vogliosa che brillava negli occhi del giovane. “Oh, ciao Kokichi.” Salutò lei, gioviale.
Passò ancora qualche minuto di silenzio, nel quale Kokichi sorrise a Rin, e lei sembrò abbassare lo sguardo. Alla fine, il ragazzo tossicchiò e puntò lo sguardo sui fiori bianchi e dorati, mentre ne prendeva uno: “Perché hai raccolto questi fiori?” le chiese, guardando la corolla candida e lieve. Lei non rispose.
Sesshomaru si chiese perché. Come mai Rin non parlava? Era successo qualcosa?
“Oh, beh, tanto vale tornare al villaggio, non trovi?” le chiese infine, mettendole un braccio sulla spalla, attirandola a sé, per poi far scivolare la sua mano dalla spalla sul fianco.
Gli occhi di Sesshomaru ebbero un guizzo infastidito, e posò la mano su Bakusaiga, mentre tratteneva a malapena un ringhio. Come osava quel… quel… quell’essere toccare Rin sotto i suoi occhi e come pensava di rimanere impunito? Poi, dopo quell’attimo di follia, si ricompose, perché con la sua audace forma di gelosia era riuscito ad attirare lo sguardo della ragazza.
Rin sembrò incuriosita dal suono che aveva appena sentito, era udibile a fatica, ma era riuscita a sentirlo. Si liberò del braccio di Kokichi e fece per avvicinarsi, poi si fermò.
Dopo qualche altro tentennamento decise di avanzare ancora verso il cespuglio, e per Sesshomaru fu inevitabile nascondersi in fretta e furia sull’albero a un passo dal suo nascondiglio fetente, così velocemente che lo spostamento non fu percepito da nessuno.
Rin arrivò davanti al cespuglio, lo osservò per bene e si fermò ad osservare le impronte sul suolo che erano rimaste, pur non riconoscendole.
“Rin?” la chiamò Kokichi, da lontano: “È successo qualcosa?” chiese.
La ragazza finì di osservare le orme vicino al cespuglio e sussurrò: “Mi sembrava di aver sentito…” ma non finì la frase perché il ragazzo la chiamò ancora una volta, sollecitandola a sbrigarsi.
“Sì, arrivo!” esclamò poi, girandosi di scatto e cominciando a correre.
Sesshomaru non poté fare a meno di sospirare dal sollievo. Aveva sentito di nuovo il suo odore, e questo bastava… lo aveva reso… felice. Cercò di ignorare la vocina chiamata coscienza che sembrava avere l’odiosa voce di Inuyasha:
Mi dispiace Sesshomaru, ma sei proprio andato. 




ssaaalve :D è la prima Fic che metto su Inuyasha per una coppia che adoro *ç* e spero che sia di gradimento a chi abbia cliccato sul link.
grazie a chi l'ha letta.


infine, vi dico che questa one-shot dovrebbe avere un seguito, che ovviamente metterò quando l'avrò finito.
ok, i've finished.

sayonara
Larchy
  
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