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Autore: Strummer_inLove    15/12/2010    0 recensioni
In un paesino sperduto americano, una ragazza vede morire la sua migliore amica, durante un improvviso e violento tornado. Nessuno, neppure i medici sanno spiegare cosa sia accaduto. Ma quando anche il fidanzato della ragazza morta muore buttandosi dal tetto di un fienile, Tilda decide di scoprire la verità..
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La cucina, a pian terreno della grande casa blu che si affacciava su T. Brian Street, era pervasa da un intendo profumo di terra bagnata e di erba appena tagliata. Una delicata brezza estiva accarezzava le tendine dalle tonalità pastello, entrava nelle stanze e portava qua e là l’odore dei campi. Accanto ad una vecchia stufa a gas inutilizzata da lungo tempo, appoggiate ad un tavolo di legno di frassino, Tilda e Lisa dipingevano allegramente.
Lisa si alzò un attimo per cambiare l’acqua dei bicchieri. Aprì il rubinetto del lavandino, ma non ne uscì nemmeno una goccia. Sorpresa, la ragazza andò in cortile, e si avvicinò alla pompa che serviva per dar da bere alle bestie. Mentre l’acqua le scorreva abbondante tra le dita, Lisa rivolse lo sguardo all’orizzonte: nuvoloni gonfi di pioggia sostavano là, come un esercito in attesa di colpire. In un batter d’occhio raggiunse l’amica in cucina. Insieme sprangarono porte e finestre, tapparono ogni piccolo buco. Poi entrambe rimasero immobili davanti all’unica finestra rimasta aperta, osservando inquiete il cielo grigio e minaccioso che puntava i suoi lampi contro di loro. Dopo qualche minuto, una pioggia sottile e fittissima si abbatté sulla valle. Tilda e Lisa udirono l’agghiacciante sibilo del vento del nord, e videro l’erba alta della prateria ritirarsi, come l’onda prima di schiantarsi contro la scogliera. Le due amiche si rifugiarono al centro della stanza, perché avevano troppa paura per scendere in cantina. Raggomitolate sotto una coperta di lana ricamata a mano, abbracciate su una grande poltrona, attesero che l’inferno si calmasse.
Tutt’intorno all’edificio il vento infuriava, correva velocissimo, stringendo sempre più la sua morsa di ghiaccio. Le ragazze non avevano mai visto uno spettacolo così surreale. Da sotto il piumone, Tilda vide i vetri tremare, le suppellettili barcollare avanti e indietro, poi scoppiare in un fragore che sapeva di magico. I cocci caddero con tonfi sordi, mentre una forza sconosciuta scassinava le imposte. Una folata di vento fece spalancare una delle tapparelle, investendo Lisa. La ragazza si irrigidì, fissando l’amica negli occhi. A quell’occhiata, a Tilda si gelò il sangue nelle vene. In un attimo il volto di Lisa si era fatto diafano e scarno, come quello di un morto. Ma quando Tilda la guardò nuovamente negli occhi, il terrore la dominò: uno sguardo vuoto, buio e oscuro era quello, malato e inespressivo…
L’orrore di Tilda era tale che la ragazza saltò via dalla poltrona: ora era in piedi a pochi passi da quella creatura demoniaca.
Questa no può essere Lisa, non è lei…pensò Tilda. Intanto quel che rimaneva della sua amica continuava a fissarla, agitando le dita ossute verso di lei, come se implorasse aiuto. Ma in fondo entrambe sapevano di non poter fare più niente: nessuno avrebbe mai più colmato quel vuoto. Qualcosa stava uccidendo Lisa, e impediva alla sua migliore amica di aiutarla. Alla fine il vento la spinse verso il pavimento, mentre un urlo disumano le usciva dalle labbra. Poi, più niente. Il corpo senza vita di Lisa era accasciato a terra, raggrinzito come quello di una vecchia. La pioggia cadeva copiosa su tutto e un terribile silenzio era sceso sulla valle. Il vento assassino se n’era andato.
Tilda, con dei goccioloni che le striavano le gote, caricò il cadavere sulla jeep di papà e corse al pronto soccorso. Neanche i medici seppero dare una spiegazione razionale al decesso della quindicenne: il suo cuore aveva smesso di battere, punto e basta.
Piena di angoscia, Tilda fu congedata gentilmente da uno degli infermieri che, porgendole un foglietto, le disse:
-         Questo è il mio biglietto da visita, se avesse bisogno mi chiami.
La ragazza lo ringraziò a mezza voce, quindi uscì dalla stanza. Fuori ad aspettarla c’erano i suoi amici: Phil e Trixy di ritorno dalla biblioteca e Bobby, il ragazzo di Lisa. I primi due le corsero incontro per abbracciarla, Bobby invece rimase lì dov’era, seduto in modo scomposto su uno sgabello.
Durante i tre giorni che seguirono, il ragazzo cercò in tutti i modi di evitare gli sguardi delle persone. Era pallido, sembrava più deperito e malaticcio del solito. Proprio come la sua ragazza, pensava Tilda, osservandolo con sospetto. Trixy e Phil le stavano sempre vicino, le volevano bene e cercavano di sostenerla, anche se non avevano mai conosciuto Lisa. Il funerale si svolse nel più cupo silenzio, dato che si erano presentati in pochi. Bobby si lamentò molto di questo vuoto, diceva che non rendeva giustizia alla ragazza tanto buona e generosa che era stata Lisa. Quella stessa sera, sul tardi, per la prima volta da quando era capitato l’incidente, Tilda mise piede nella cucina a pian terreno. Ora la stanza non ricordava per niente l’inferno di quel fatidico pomeriggio: i piatti e le stoviglie rotti erano stati sostituiti e la vecchia poltrona di nonna Carmen era di nuovo al suo posto, accanto alla stufetta a gas. Sul tavolo erano riposti con cura i vari bicchieri serviti alle due amiche nel loro ultimo acquarello insieme. Il disegno di Tilda era già incorniciato, messo ad adornare un fazzoletto spoglio di muro. Il cartoncino poroso usato da Lisa era invece finito, chissà come, sotto il tavolo. La ragazza lo raccattò con attenzione, avendo cura di non rovinare l’ultimo lavoro dell’amica. Ma quando l’ebbe poggiato sul banco, sussultò: lo schizzo a matita di Lisa era completamente svanito, inghiottito da una massa grigiastra e informe, forse dovuta alla pioggia. Tutto del passaggio dell’onda terribile era scomparso. Tutto tranne quell’ acquarello sbiadito e quei terrificanti secondi, impressi a vita nella fervida memoria di Tilda.
La ragazza prese il disegno di Lisa, lo portò in camera sua e lo appoggiò sul comodino accanto al letto.

   
 
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