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Autore: Smile Sunshine    15/12/2010    3 recensioni
Spesso il nostro cuore si impone delle regole che non assecondano i nostri sentimenti. Ma a capire questo ci vuole tempo, a modificarlo ancora di più. Ma il vero amore sa aspettare.
Soprattutto se esso ha la forma di Ryan Shirogane.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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DESTINY

                                                                   “Le scelte si compiono, ma è il destino che le spinge verso una direzione.”                                                       Disaster  Day

 
 
Aprii gli occhi lentamente, volevo godermi i raggi del sole ancora un po’ prima di abbandonarmi al trauma della scuola. Non avevo un buon rapporto con essa.
Cercai di ignorare la sveglia che suonava, ma quando si mise a squillare anche il telefono non resistetti e mi alzai di botto. Cercai di svegliarmi e poi, più lucida possibile, risposi al telefono.
-Hai dimenticato le finestre del caffè aperte.
La voce di Ryan, gelida come sempre e con quel tono canzonatorio mi fece sobbalzare.
-Che diavolo chiami a quest’ora?!!! Ti rendi minimamente conto di che ore sono?!!!- Il mio tono di voce si alterò non poco, ero fuori di me!
Lui assunse la sua solita voce ironica- Sbaglio o dovresti essere già a scuola?
Colpo basso.
-Ehm…-Riusciva sempre a farmi zittire, a mettermi in imbarazzo! Era una cosa che non sopportavo!
-Fatto sta che appena esci da scuola vieni al caffè, non ho intenzione di spazzare tutto il giorno- Disse provocatorio-Non avrai mica altri impegni?
Io deglutii, avevo un appuntamento con Mark - Veramente si…
Tagliò corto-Beh allora dovrai rimandarlo. Buona giornata Strawberry.
Chiuse la conversazione e mi riattaccò in faccia. Avevo una tale rabbia in corpo che avrei potuto spaccare qualcosa!
“Non si è nemmeno degnato di salutarmi! Che maleducato!” Pensai irritata mentre mi infilavo i jeans.
Lanciai una rapida occhiata all’orologio.
“ Le 8:50.” Ripresi a vestirmi
Mi bloccai un istante.
-LE OTTO E CiNQUANTA????
Sobbalzai e caddi a terra. Avevo preso un colpo.
Come un tornado cominciai a raccattare la roba dalla stanza ed infilarmela a casaccio.
Ingoiai velocemente un biscotto e corsi via di casa senza nemmeno salutare.
Ero in ritardo di quaranta minuti!
“Diavolo ho anche matematica alla prima, come diavolo faccio! Quella lì non mi perdona!” Pensai mentre mi maledicevo.
Non ce l’avrei mai fatta prima della terza ora, il che voleva dire saltare matematica. E quel giorno dovevo essere interrogata! La prof l’avrebbe presa come un offesa personale e mi avrebbe preso di mira! Avevo addirittura studiacchiato un pochino! Corsi più che potei, col vento che mi si infilava nei vestiti e tutti i capelli scompigliati. Dovevo avere un aspetto disastroso.
Persi le speranza quando mi accorsi che oramai era troppo tardi.
“Sono fregata.” Pensai nello sconforto più totale”Stupida, stupida Strawberry!”
Una macchina all’improvviso mi si affiancò.
Il finestrino si abbassò di colpo e vidi Ryan che mi guardava beffardo.
-Cosa ci fai tu qui?-Chiesi al limite dell’esasperazione-Ci mancavi solo tu per completare la mia giornata disastrosa!
Lui alzò un sopracciglio-Mi sembra che qui quello in grado di replicare sia io. Non sono io quello che è in ritardo. O sbaglio?
Anche questa volta mi zittì. Odiavo quelle rispostine!
-Vuoi un passaggio?-Chiese
Io lo guardai di sottecchi-Qual è il secondo fine?
-Mi sembra logico. Vieni a spazzare al caffè tutto il pomeriggio.
Sbattei la portiera della macchina ed entrai- Ti odio.-Brontolai quando la vettura era già partita.
-Come mai in ritardo?
Lo scrutai attentamente-La sveglia non ha suonato…-Mentii nel bel mezzo di uno sbadiglio
Lui ridacchiò- Sentiamo quale bel appuntamento ti ho rovinato oggi?
-Non sono cose che ti riguardano!-Dissi alterandomi
-Hei! Hei! Hei! Calma, chiedevo solo!
- Sisi, come no…-Feci io sarcastica.
Lui d’un tratto si fece serio-Quel problema… Sai delle orecchie… Ti capita spesso?
Non capivo il perché del suo incupimento, quindi assunsi una faccia interrogativa- Perché?
Con un atteggiamento serio rispose- Perché…Perché ti sono spuntate in questo momento!-Disse cambiando subito espressione!
Lo guardai infuriata e, come al solito, non seppi cosa rispondere.
Optai per stare zitta. Mi toccai la testa e in effetti era vero, due orecchie da gatto erano spuntate tra i capelli rossi.
Mi accorsi che eravamo quasi arrivati a scuola e andai nel pallone, ero agitatissima!
Ryan mi guardava stranito e divertito, ma non commentò.
Davanti all’ingresso mi fiondai fuori dall’auto dimenticandomi perfino di salutare e ovviamente inciampai per le scale.
Ryan alzò un sopracciglio e fece ripartire l’auto.
Bussai lentamente alla porta di classe, la tremenda voce della prof esclamò un
-Avanti!
Appena mi vide arricciò la bocca- Momomiya, sei dei nostri? Ti credevamo già dispersa.
Risata generale.
Arrossii violentemente. Odiavo essere presa in giro.
Mi misi a sedere e sistemai le mie cose sul banco. Cercai disperatamente la mia gomma-fragola:mi serviva per lo stress, aveva un odore delizioso!
Così, quando mi fui rilassata aspettai che mi chiamasse.
Ma non lo fece, fu così per tutta l’ora e non ebbi il coraggio di chiedergli niente.
Intanto mi mordevo le unghie e la mia compagna di banco, Natasha, mi chiese se c’era qualcosa che non andasse.
Io, arrossita di botto, mi misi una mano sui capelli e risposi-Nono, niente…
Poi venne la ricreazione ed io mi fiondai fuori dalla classe, era finita l’ora, ma d’interrogazione neanche l’ombra.
Serbavo ancora più nervoso. Avevo fatto i salti mortali per quella diavolo di interrogazione!
Mina mi si avvicinò con quella sua grazia accompagnata da altezzosità- Rilassati Strawberry non è mica la fine del mondo…
Io la fulminai-Parli bene tu, a scuola vai benissimo!
Lei ridacchiò e si allontanò per andare da Lory.
Intanto io la seguii e salutai Lory che subito vide il mio nervosismo- Hei che hai fatto?
Scossi la testa-Niente, tranquilla…
La giornata passò velocemente e, con ancora il nervoso addosso, allo scoccare della quinta ora mi precipitai fuori.
Cominciai a correre, ero così carica di stress che avrei fatto una strage!
“ Questa è decisamente la mia giornata no!”
Comprai un panino, non avevo voglia di rientrare a casa per poi uscire subito dopo.
“Già che pacchia, dopo si spazza!” Pensai sarcasticamente mentre strappavo un morso.
Era passato tanto tempo da quando avevo scoperto di essere una Mew Mew.
Non mi sembrava vero all’inizio. Poi piano piano abbiamo formato la squadra.
Io, Mina, Lory, Pam, e Paddy. La piccola Paddy. Con tante responsabilità addosso ma così allegra. La invidiavo. Sempre col sorriso sulle labbra.
Ci avevano affidato un compito: eliminare gli alieni invasori. A parole la cose sembra molto gratificante, ma per me non lo era. Lo facevo solo perché lo ritenevo giusto, ma con uno come Ryan che ti mortifica ogni volta che può la vita da Mew Mew era veramente impossibile.
Era strano, Ryan, non lo capivo. Mi trattava sempre male. Ed ero l’unica con cui lo facesse.
Kyle invece era sempre così gentile, l’opposto di Ryan.
Le mie compagne di squadra erano facilmente descrivibili con un aggettivo:
Mina l’aristocratica, Lory la timida, Paddy l’eterna allegra, Pam la solitaria.
“Ed io, l’eterna imbranata, eppure sono la leader di quel gruppo, non riesco a capire ancora perché.” Pensai mentre davo un sorso alla bottiglietta d’acqua.
Dire che ero imbranata è dire poco. Non passava giorno che non ne combinassi una delle mie, che non rovesciassi o rompessi qualcosa. Alzai gli occhi al cielo. Mi odiavo. Rovinavo sempre tutto.
L’idea di trasformarmi si era adattata nella mia mente solo poco tempo prima, non era proprio una cosa facile il pensare di potersi trasformare in una paladina della giustizia con poteri speciali.
Poi era comparso Kish, l’alieno perdutamente innamorato di me con la fissa di portarmi sul suo pianeta. Un'altra complicazione, come se la mia vita non fosse già stata abbastanza complicata.
Sorrisi a tutti quei pensieri. Nella mia testa scorrevano le immagini di quei mesi.
Finii di mangiare il panino e poi a grandi passi mi diressi verso il Caffè Mew Mew, dove lavoravamo.
Aprii la porta con le chiavi personalizzate dalla mia gomma-fragola e sospirai.
Ero pronta per un pomeriggio di duro lavoro.
Appena vidi quel disastro strabuzzai gli occhi.
Era pieno di foglie, ovunque, in tutti gli angoli ce n’era almeno un mucchio.
“Mi correggo: durissimo lavoro” Commentai quasi disperata.
Presi la scopa dalla cucina e cominciai a spazzare.
“Ma chi me l’ha fatto fare di lasciare la finestra aperta? Stupida Strawberry!” Dissi maledicendomi ancora.
Come poteva andare peggio?
-Già qui?
Girai la testa lentamente
“Oh no… No! Non lui, non adesso! Ci mancava solo questa!”
Ryan entrò nella sala, era vestito con i suoi soliti jeans, i capelli gli ricadevano con un ciuffo sul viso. Doveva aver appena fatto la doccia.
Arrossii a quel pensiero. Orecchie da gatto. Mi morsi la lingua. Odiavo il fatto che ogni volta che mi imbarazzavo mi spuntassero.
-Cosa ci fai qui?-Commentai irritata
-Si dia il caso che io qui ci viva, te ne sei scordata?-Fece pungente
Mi zitti di nuovo, non riuscivo a ribattere, cavolo era vero.
-Vuoi una mano?Non ho nulla da fare e piuttosto che annoiarmi preferisco fare qualcosa di utile.
Lo guardai di sottecchi-Secondi fini?
Abbassò le spalle-Nessuno
Lo studiai un secondo-Prendi la scopa Shirogane.
Quando tornò avevo già fatto un cumulo-Vallo a buttare.- Ordinai. Mi sentivo potente, la cosa cominciava a piacermi
Nonostante fossi tremendamente imbranata il lavoro procedeva così: io facevo cumuli e il biondino li andava a buttare.
Mi divertivo a vederlo andare e tornare con cumuli che io gli aveva ordinato di buttare- Si invertono i ruoli eh?-Ridacchiai gongolante.
-Non abituartici. Lo faccio solo perché se fossi tu a trasportare le foglie metà sarebbe già per terra nel vialetto.
Lo guardai, le sue solite risposte da perfetto idiota.
E io non riuscivo a ribattere. Che nervi!
Intanto mi vibrò il cellulare, aprii il display, c’era un messaggio.
 Dove sei? Il mittente era Mark.
Ci misi qualche secondo a realizzare.
-Diavolo non ho avvisato Mark! Cavolo!!! Cavolo!!! Cavolo!!! Cavolo!!! Cavolo!!! Cavolo…!!!-continuai a ripeterlo all’infinito, composi una bozza per mandargliela, ma decisi che era meglio chiamarlo.
-Quindi era con lui che dovevi uscire…-Ridacchiò Ryan
Lo fulminai con lo sguardo mentre componeva il numero.
Mark rispose subito.
- Strawberry dove sei? Sei in ritardo?-La voce era visibilmente preoccupata
-No tranquillo Mark va tutto bene, è solo che…-Ero dispiaciutissima.
-Che…?
-Avevo un altro impegno improrogabile- Lanciai un occhiataccia a Ryan- E per i troppi impegni mi sono dimenticata di avvisare… Scusami.-Ero mortificata, avrei voluto sparire.
-Ah.-fu la sua risposta.
-Scusami. Davvero.
Si sentì un click al telefono. Aveva riattaccato.
Guardai furibonda Ryan - E’ tutta colpa tua! Con questa storia dello spazzare!
-Colpa mia?-Esclamò sentendosi chiamato in causa-Sei tu che hai lasciato la finestra aperta, se non lo avessi fatto non saremmo qui, e ti ricordo che mi devi anche un passaggio in macchina!
Anche questa volta mi zittì, anche se mi costava ammetterlo, non aveva tutti i torti.
Mi sedetti su una sedia e cominciai a piangere.
-Peggio di così non può andare…
Lui mi si avvicinò- Dipende dai punti di vista… C’è chi sta peggio…
-Sempre gentile tu eh?-Non avevo voglia di discutere.
Con mia sorpresa anche lui rimase zitto.
Poi interruppe il silenzio- Se ti va, posso rimanere io a spazzare, tu puoi anche andartene, ce la faccio benissimo anche senza di te…
Alzai lo sguardo e passai sopra la sottile offesa-Davvero lo faresti?
Abbassò le spalle-Non ho nulla da fare… Tu vai a chiarire con Mark…
D’impulso lo abbracciai, lui sobbalzò, poi accorgendomi di quello che avevo fatto mi staccai con due orecchie di gatto sulla testa. Il cuore prese  battermi appena il mio corpo entrò in contatto col suo. Non riuscivo a capire la mia reazione. Scossi la testa e cercai di rimuovere quella sensazione che mi era rimasta addosso. Pensai a ciò che mi aveva detto e mi ricollegai al discorso.
-Grazie!-Sorrisi per la prima volta nella giornata.
Lui mi indicò la porta e io la infilai correndo. Non capivo perché si fosse comportato così con me, non era da lui essere gentile con la sottoscritta, soprattutto quando si trattava di Mark, diveniva intrattabile…
Ma in quel momento non mi importava, volevo solo chiarire e non avevo in testa altro. Per ora.
 
 
 
  
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