Fanfic su artisti musicali > Escape the Fate
Ricorda la storia  |      
Autore: Beliar    15/12/2010    1 recensioni
D’altronde è inutile piangere sul latte versato.
Le lacrime di coccodrillo non aggiusteranno la situazione.

Buon compleanno a Maxwell Green e Ronald Radke con questa fan fiction.
Perché nient'altro è. Una fanfiction.
Autrice: Beesp
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Max Green , Ronnie Radke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Dove sei adesso che il passato ci ha detto addio e la sua porta si è chiusa per sempre?

[Prompt #75 – Fine]





Che la luce
Illumini la notte
Come il Tuo spirito
Illumina la mia anima

Papà, puoi sentirmi?
Papà, puoi vedermi?
Papà, puoi trovarmi
nella notte?
Papà, mi sei vicino?
Papà, puoi sentirmi?
Papà, puoi aiutarmi
a non avere paura?

Guardando il cielo
vedo milioni di occhi
ma quali sono i tuoi?

Dove sei adesso che il passato
ci ha detto addio e la sua porta
si è chiusa per sempre?
La notte è molto più oscura
il vento è tanto più freddo
il mondo è così più grande
ora che sono sola …

Papà, per favore, perdonami,
cerca di capirmi,
papà non lo sai che non avevo scelta?
Papà, ascoltami pregare
anche quando la notte è piena di voci

Ricordo ogni parola che tu mi abbia detto
ogni libro che io abbia letto.
Possono tutte le parole
di tutti i libri
spiegarmi come affrontare
le bugie che ho ascoltato?

Gli alberi sono molto più alti
ed io mi sento così piccola …
la luna è due volte più sola
e le stelle sono brillanti la metà
di quanto erano
”.[1]



La notte del Quindici Dicembre di due anni fa Max la ricorda perfettamente.
Faceva freddo, quasi più di ora, e lui si era rannicchiato stretto con le gambe al petto sotto le coperte. Il nuovo album degli Escape The Fate era uscito due mesi prima, si sentiva solo come non mai.
Non avrebbe saputo, se avesse dovuto, dire quando quella sensazione era stata sostituita da una più dolorosa resa. Ma il compleanno dellanno dopo era stato diverso, con Lexus, con gli amici.
Ora gli sembra di essere di nuovo come quel giorno in cui di Ronald si persero le tracce e, di fronte il televisore, voleva soltanto che quellincubo finisse, tutto il dolore doveva sparire.
Nulla era mutato, dopotutto. È ancora un ragazzetto insicuro e un po stupido, ha raggiunto il successo senza neanche accorgersene.
Al posto del petto, troppo spesso, gli sembra davere delle lame affilate.
Prima o poi Ronnie sarebbe uscito, era naturale, ma quando chiunque scriveva, tre giorni fa, “è fuori”, lui voleva semplicemente essere felice come loro.
Non ne è stato capace.

La canzone che dedica a Max ogni anno è sempre la stessa, quasi monotona ormai. “Make Up”.
Un brano che avrebbe meritato qualcosa in più, e come lui è finito in un cestino, dimenticato, amato soltanto da qualcuno che non gli da quanto avrebbe il diritto di ricevere.
È sul suo letto, seduto, sommerso da scartoffie di qualsiasi genere: molte del tribunale, documenti, assicurazioni, bollette, lettere, contratti discografici, testi di canzoni, partiture e spartiti. Anche un paio di vecchi CD stipati sotto una maglietta raffigurante una donna dalle labbra rossa e il volto ferito.
Ventisette anni. Ha il tempo di ricordarsi daver trascorso così tanti anni sulla terra soltanto ora che è sera, ancora non è libero da tutti gli impegni. Ringrazia quello stesso lavoro: lo distrae, gli distoglie lattenzione, lo aiuta a non pensare che Maxwell non abita più a Las Vegas e che se volesse raggiungerlo dovrebbe faticare molto. E faticare per Maxwell, dovè e comè – soprattutto comè – ora sarebbe inutile.
Google dice: “265 miglia; 4 ore e 24 minuti”.

A volte lo capisce. Ed è smarrito e senza voglia di proseguire. Capisce daver perso loccasione: con Roanld, con gli Escape The Fate. Potevano imboccare qualsiasi strada e quella che avevano scelto, forse, è la più sbagliata. La musica non è quella di un tempo, bella. È un prodotto plastificato e pronto per essere venduto a un gruppo di ragazzine facilmente sovra-eccitabili a sentire i nomi di “Satana” o “Marylin Manson”. È piacevole guadagnare suonando, ma il problema è quel suono. Non è certo che gli vada a genio.
Se lo immagina accerchiato da belle ragazze, dopo mesi in carcere è anche lecito. Ci sarà sempre quel piccolo frammento di stomaco – o fegato, o cuore, qualsiasi organo insomma – a dolergli nel pensiero di lui con qualcun altro.

Sicuramente deve essersela spassata Maxwell mentre lui marciva in quel carcere senza poter mangiare quello che voleva, non scriveva la sua musica ché le penne erano considerate oggetti appuntiti, doveva svegliarsi presto al mattino e seguire una routine disgustosamente prefabbricata. Eppure in quelle ventiquattro ore da incubo cera più sanità di quanta ce ne fosse mai stata con Maxwell.
Non sono mai stati creati per stare insieme e starci bene. O dolore, o ancor maggior dolore per la perdita.

Forse ci sono un mucchio di parole che vorrebbe dirgli – e che non ha mai avuto il coraggio di pronunciare?
La prima, senzombra di dubbio: non ha mai sopportato le sue innumerevoli bugie.

è ancor doloroso pensare di avergli mentito tante di quelle volte …

lo perdonava per puro affetto …

non avrebbe mai voluto trascinarlo in quel pozzo di disperazione …

lo aveva seguito nellesperienza della droga per non abbandonarlo o farlo sentire solo …

la merda era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso sempre in procinto di distruggersi: il loro rapporto …

e gli dispiace. Non ha mai trovato il coraggio di scrivergli delle lettere.

Ma avrebbe anche potuto scrivergli una lettera!

Daltronde è inutile piangere sul latte versato.

Le lacrime di coccodrillo non aggiusteranno la situazione.

[Da giovane Maxwell era stato obbligato dalla sua professoressa a leggere il “De Profundis” di Oscar Wilde. A ricordarlo nel giorno del suo ventiseiesimo compleanno, pensa che non ci sia mai stato niente di più appropriato per lui e Ronald:][2]

si cercavano, si perdevano, si perdonavano, si stringevano le mani e di nuovo si deludevano.
Come sarebbero mai sopravvissuti anche nella vecchiaia in quel modo? È disumano.

non sono più bambini, sanno bene che è impossibile realizzare ogni desiderio …

certe persone, semplicemente …

non sono fatte per stare insieme …

perché per quelle persone non basta un “fino alla morte” …

cè bisogno del “per sempre” …

e agli esseri umani non è concessa la fottuta eternità.

Buon compleanno.
















[1] Testo di “Papa can you hear me?” Barbra Streisand.
[2] Il “De Profundis” di Oscar Wilde è una lettera che lautore scrive al suo amante Lord Alfred Douglas. L i a r una volta mi disse che secondo lei il Lord era stato lunico vero amore della vita di Oscar Wilde, e questidea mi ha un po – diciamo così – condizionata quando ho letto il “De Profundis”. Per me, quindi, quella storia tormentata e finita male è soltanto il destino di molte coppie sfortunate che meriterebbero un per sempre che non possono avere, una sorta di tormento che sentono inconsciamente, che non sanno di avere, che però condiziona tutto profondamente.

Boh. Un bel fanculo a me e a questi due, hn? Che brutta giornata, Dio.
Be, spero vi sia piaciuta.

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Escape the Fate / Vai alla pagina dell'autore: Beliar