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Autore: iride    05/12/2005    25 recensioni
gli opposti si attraggono , sono camplementari. lei è un angelo, lui un diavolo. due ragazzi che sembrano essere così diversi si ritrovano ad amare la loro parte mancante.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Allora questa ff nn è mia anke xkè nn è nel mio stile ma è di 1 mia amica ke nn è registrata e quindi la posto io.

Commetate lo stesso please!!!! J

 

Storia di un diavolo…

            … e un angelo

 

La penna scorreva veloce sul foglio bianco.

Si fermò un attimo esitante, poi proseguì decisa.

 

…nonostante le più che evidenti prove che il poeta Yoshi Xure fosse cieco, molti studiosi lo ritengono oltre che non cieco, anche d’animo comico per l’invenzione della sua (falsa) cecità.

Questo importante esponente della cultura giapponese è in ogni caso…

 

La ragazza rifletté annodando una ciocca di capelli corvini attorno al dito.

Guardò l’orologio al polso: mancavano appena dieci minuti alla fine del compito di Giapponese antico.

La consegna era: “commento sul poeta Yoshi Xure”.

E non era un tema facile!

Guardò dietro di sé e vide la sua amica Sango.

La moretta stava litigando con la stilo che pareva non volersi chiudere.

Sorrise e pose il suo sguardo sul ragazzo della fila di fianco.

I capelli castani rilucevano sotto il sole.

Hojo era proprio un ragazzo carino! Anche se però forse Sango ne era troppo innamorata per essere un giudice corretto!

La professoressa Kaede alzando lo sguardo notò che Kagome non era concentrata sulla verifica.

 

PROF: Higurashi! Più attenzione nel compito di grazia, o intende guardare per aria anche nei prossimi minuti?

 

La ragazza arrossì per il rimprovero e abbassò gli occhi sul figlio mentre l’insegnante la fissava con uno sguardo imperioso.

Un ragazzo dietro a Hojo Kanezu (nn so il cognome di Hojo e quindi ne invento 1) si alzò senza permesso e sbottò.

 

-lei pretende che ce ne stiamo qui a morir di noia forse?-

 

PROF: signorino Yoro Kouga, le dispiace pensare al suo compito visto che deve rimediare quello precendente?

 

KOU: intende forse quella schifezza di compito sullo scrittore Kidunou ?

 

PROF: sì, intendo quello!

 

KUO:non si preoccupi, tanto di qui non schiodo come spera lei, il suo stipendio lo prende grazie a me e ai soldi di mio padre, di che si lamenta?!

 

PROF: basta, domani fili dal preside!

 

KOU: non per essere sgarbato, ma me l’ha già detto tre volte oggi!

 

PROF: allora questa è la terza.

 

KUO: no scusi, è la quarta se contiamo quella della prima ora…anche se in fondo ha ragione lei, era il professor Carciofo ad avermi rimproverato non lei.

 

La classe si trattenne a stento dal ridere per il soprannome dato al prof. di matematica dagli alunni.

“carciofo” stava a indicare il colore particolare della sua pelle che, a detta degli studenti, era opera di un incrocio venuto male tra un uomo e appunto l’ortaggio in questione.

 

PROF: non parli in questo modo del professor Minokish!

 

KOU: come vuole, ma resta un carciofo lo stesso.

 

La professoressa fece per ribattere quando la campanella suonò e i ragazzi consegnarono i compiti.

Kagome finì la frase interrotta.

 

 

…è in ogni caso rilevante e significativo come esponente del movimento del Pensiero Fidoshy no Uzodho.

 

 

Ripose la penna e consegnò il foglio all’insegnante.

Dopo aver sistemato ogni cosa nello zaino aspettò Sango che non aveva invece ancora finito perché non trovava una gomma.

 

KAG: dai Sango muoviti che facciamo tardi!

 

SAN; adesso, aspetta che non muori mica!

 

KOU: Sango ha ragione! Devi essere paziente Higurashi!

 

KAG: ciao Kuoga.

 

SAN: oggi ne hai dette quattro alla prof., sei stato grande!

 

KOU: bhe, non perde mai occasione di prenderti di mira Kagome!

 

KAG: lo so purtroppo!

 

SAN: tu dove vai adesso?

 

KOU: al Club con degli amici miei e voi?

 

KAG: a casa.

 

Sango invece non rispose subito e rifletté. Il suo umore non era dei migliori perché aveva cercato di attirare l’attenzione di Hojo nell’intervallo, senza però riuscirci e quindi voleva tirarsi su di morale in qualche modo.  

Poi esclamò.

 

SAN: non è che potremmo venire pure noi?

 

Kuoga si illuminò perché aveva una cotta per Kagome e l’idea di uscire con lei non gli dispiaceva affatto.

Si tormentò la collana di borchie argentate per qualche secondo di falso ragionamento e poi rispose.

 

KOU: perché no? Ma non penso che i vostri vi lascino!

 

KAG: i miei no di sicuro!

 

SAN: e se gli dicessimo che vieni da me?

 

La moretta sorrise a Kagome con una smorfietta per niente rassicurante.

Prima di mettersi a balbettare si fissò insistentemente la punta delle scarpe da ginnastica cercando al posto della scritta “nike” una risposta ai suoi problemi.

 

KAG: ma no… io non…

 

SAN: facciamo così dai!

 

Quando la ragazza si impuntava era testarda e ora si era impuntata. Il altro motivo per andarci era che aveva sentito parlare riguardo a dei ragazzi magnifici di quel locale e siccome Hojo non la guardava neanche di striscio aveva deciso di vendicarsi.

Kagome non voleva, ma una telefonata a casa Higurashi e ormai la frittata era fatta.

Ad un tratto Kuoga rifletté su una cosa.

 

KOU: ma mi sa che non vi lasciano entrare vestite così.

 

KAG: cosa?!

 

Si fissarono entrambe: cosa c’era che non andava?

Avevano un paio di normalissimi jeans e Sango un maglione a righe, lei una felpa blu, erano più che presentabili.

Il ragazzo le squadrò con aria critica.

 

KOU: “non possno entrare così, ne và della mia reputazione al locale! Che faccio?”

 

SAN: e dove li prenderemmo dei nuovi vestiti scusa?

 

A Kouga in quel momento venne un’idea.

 

KUO: conosco da chi cercare. I soldi ve li do io.

 

KAG: fanno pagare solo per avere in prestito dei vestiti?

 

KOU: sì, ma a me li danno con lo sconto.

 

SAN: perché?

 

KOU: diciamo che alla proprietaria ho fatto dei favori.

 

Kagome pensò di sapere che “favori “ intendesse Kouga ma non indagò.

Si sentì però molto preoccupata: aveva mentito ai suoi e stava andando in un posto dove non poteva incontrare che delle cattive compagnie.

Maledisse sia Sango che l’aveva costretta solo per ripicca, sia lei che non si era opposta a sufficienza.

Ma ormai era andata.

 

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La musica si sentiva appena, prova che i muri erano molto spessi.

Una lampada illuminava a malapena due persone vicino al letto.

Nella stanza una ragazza si stava rivestendo.

Il viso era truccato pesantemente.

Si rimise il reggiseno e le calze a rete.

 

-sono 5000 yen-

 

Il ragazzo sdraiato sul letto la guardò male.

 

-l’ultima volta erano di meno-

 

Lei fece una smorfia.

 

-l’altra volta non era una notte intera-

 

Lui si alzò.

 

-cazzate-

 

La prostituta non fu d’accordo.

 

-è una faticaccia lo sai?-

 

Il ragazzo si infilò una maglietta aderente nera e i jeans strappati.

I capelli neri ricaddero fluenti, anche se scompigliati.

 

-tutte balle-

 

Dopo una sistemata ai capelli tinti di rosso e un ritocco al rossetto viola scuro quella continuò.

 

-voi Hanyou fate sudare sette camice a noi poverette-

 

Il mezzodemone concordò con un cenno del capo e le diede i soldi.

Quando fu uscita si sistemò i lunghi capelli dai riflessi d’argento.

 

INU:” brutta stronza, la prima volta era solo 4000 yen. Hai aumentato il prezzo, non mi bevo le tue scuse”

 

Guardò oltre la finestra dai vetri rotti.

C’era un giardino dove di giorno venivano i bambini e di notte le puttane.

Cercò un pacchetto di sigarette sul tavolo, ma non ne trovò.

 

INU: dannazione! Le ho finite.

 

La porta si aprì e ne entro uno vestito di un giubbotto stracciato e ricoperto di tatuaggi.

 

-ti aspettano, tra quanto scendi?-

 

Il mezzodemone si mise una mano nella tasca dei pantaloni.

 

INU: arrivo subito.

 

Quello annuì e uscì quasi con reverenza.

Inuyasha sbuffò e si affacciò alla finestra.

Sporgendosi vide una coda di persone dall’aria poco raccomandabile in fila per entrare nel locale :”l’inferno” sia di nome che di fatto.

 

INU: “stasera ce né sarà di lavoro!”

 

Volse un ultimo sguardo al boschetto dove era appena tornata la sua amichetta di prima.

 

INU: “cambierò ragazza, quella stà facendo troppo la difficile coi prezzi!”

 

Ma questo per lui non era un problema visto che poteva averne quante ne voleva.

 

INU: “potrei anche farmene una del pub tanto per cambiare, vedrò chi c’è stasera! Ora però vado a provare.”

 

Uscì dalla stanza chiudendo la luce e lasciando il buio.

  
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