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Autore: waferkya    16/12/2010    2 recensioni
Renji si agita, a disagio.
Genere: Fluff, Generale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Byakuya Kuchiki, Renji Abarai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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— Scritta per il prompt Toccata e Fuga in Re minore - Bach (8:34), per la Poker challenge di settenote.
— ...e per il prompt Automobile (luoghi) per la Maritombola di maridichallenge.


~ My car makes me happy, my car makes me smile.



Renji si agita, a disagio: non ha mai amato particolarmente andarsenee in giro strizzato in un gigai, e, come se non bastasse, si ritrova a dover fare la guardia al quartiere da dentro un’automobile umana, uno di quei trabiccoli che servono a spostarsi in giro per le città e inquinare l’aria, con Kuchiki-taichou, immobile e composto, nel sedile del passeggero, come se gli capitasse ogni giorno di dover stare seduto in una scatoletta del genere.
Renji sbuffa e cerca di distrarsi, piantando gli occhi sul settore che dovrebbe controllare. Se mai scoprirà chi ha avuto la malsana idea di spedirli a fare una ricognizione nel mondo umano in queste condizioni a dir poco ridicole, farà una strage. Che senso ha chiuderli in un’automobile, se tutti e due possono muoversi quattro volte più rapidamente ed efficacemente, con gli shunpo? Dovete mimetizzarvi, gli ha detto lo shinigami addetto al portale, un ragazzino che stava recitando a memoria lo stesso ritornello per la milleduecentesima volta. Ma mimetizzarsi cosa, che Kuchiki-taichou è un maestro del passare inosservato e Renji, beh, diciamo che ce la mette tutta, e i suoi risultati non sono poi tanto malaccio?
Il fuku-taichou sbuffa, irritato, e il suo respiro caldo appanna il vetro del finestrino. Perché, naturalmente, fa un freddo cane. Kuchiki-taichou, accanto a lui, si tende appena.
“Renji,” dice, assolutamente senza traccia di emozione nella voce, eppure subito un brivido traditore si fa una corsetta su e giù lungo la schiena di Renji, per buona misura. “Se lo desideri, puoi andare a fare un giro di ricognizione a piedi.” È un modo molto gentile di proporgli di cambiare un po’ aria, perché naturalmente Kuchiki-taichou deve essersi accorto della sua irritazione, del suo nervosismo, e Renji si schiaffeggia mentalmente per essere tanto incapace di dissimulare.
“Sto bene, taichou,” dice, voltandosi appena verso di lui, e non l’avesse mai fatto, perché incontra lo sguardo tranquillo di Kuchiki-taichou e adesso come farà a guardare altrove? “Davvero. Sto bene.”
Kuchiki-taichou, inespressivo e composto – forse appena un po’ infreddolito, deduce Renji dal modo in cui ha tirato su la sciarpa fino al mento, dal modo in cui ha le orecchie arrossate e le mani immobili in grembo, – lo osserva ancora per un po’, come se cercasse, in lui, tracce di un imminente esaurimento nervoso. Non ne trova, evidentemente; imputa l’agitazione di Renji a quel suo carattere turbolento e rumoroso, e si tranquillizza. Quasi sorride.
“Molto bene,” commenta, soltanto, e torna a guardare fuori dal parabrezza dell’auto, ma, dopo un attimo, ha di nuovo gli occhi fissi su Renji. “Sono davvero desolato per quest’insolito, uh, appostamento,” dice, esitando giusto per un secondo, come se non fosse sicuro che la parola ‘appostamento’ sia degna del suo vocabolario. “Purtroppo, siamo in un periodo di sperimentazione tattica, e gli uomini di Yamamoto-taichou sanno essere piuttosto fantasiosi.” Lo dice con tutta l’impassibilità di questo mondo, senza che neanche un muscolo del suo viso accenni al più minimo movimento, ma Renji ormai conosce il suo taichou troppo bene per non percepire l’ombra di insofferenza si nasconde abilmente dietro le sue parole tranquille.
Gli sfugge un ghigno.
“Non c’è problema, taichou,” lo rassicura, una mano ferma attorno al volante e l’altra che, di propria volontà, vola a stringersi su una spalla di Kuchiki-taichou – un gesto assurdo, inconcepibile, e Renji si morde la lingua quando si accorge di quello che sta facendo, ma è troppo tardi e ritrarsi come se si fosse scottato sarebbe ancora più imbarazzante, perciò si limita a maledire mentalmente il proprio corpo che si muove alla cazzo di cane, senza prima consultarsi col cervello. “Saremo bravissimi anche con questo metodo da umani,” dice, e, tanto per coronare il momento di imbarazzante ed eccessiva confidenza che ne è sicuro, gli farà guadagnare un rapporto disciplinare, fa al suo taichou un occhiolino di complicità. Un occhiolino.
Kuchiki-taichou sbatte le palpebre un paio di volte senza necessità, evidentemente colpito dalla franchezza del suo vice – in effetti è imbarazzato dal calore intossicante della mano di Renji sulla sua spalla, che gli si irradia nel corpo anche attraverso la giacca umana e il maglione che indossa, ed è imbarazzato anche dal sorriso arrogante di Renji, anzi, di più, ha quasi le vertigini, perciò ci dev’essere qualcosa che non va nel suo gigai, – poi si rilassa contro il suo tocco e contro il sediolino.
“Molto bene,” annuisce, il freddo che gli abbassa la voce di un paio di ottave e la fa suonare quasi pigra. Renji sogghigna ancora, guarda il suo profilo bianco e bellissimo e sente qualcosa di caldo – un’assurda sensazione di familiarità, di gioia, – riempirgli il petto.
Uno Hollow grande quanto un camion precipita sul tettuccio della loro macchina con un fracasso sovrumano, e un attimo dopo sono entrambi in mezzo alla strada, le Zanpakutou sfoderate. Sulla faccia di Renji troneggia un sorriso gigantesco e, a guardare con attenzione, anche le labbra di Kuchiki-taichou sono impercettibilmente curvate all’insù.
  
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