Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars
Ricorda la storia  |       
Autore: valibi    16/12/2010    3 recensioni
Lui le afferrò il braccio con gesto repentino, facendola indietreggiare di qualche passo.
Le si avvicinò con fare minaccioso, arrivando con le labbra al suo orecchio. Strinse la presa per meglio far intendere le sue intenzioni.
La voce per un'attimo uscii in un flebile sussurro, portatore d'ira e odio. Sprezzante.
- Non lo faccio per te. Lo faccio perché a lei ci tenevo. Sappilo. -
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

" ..te lo chiedo come ultimo favore, Jared. Credimi, se non fosse importante, non te lo chiederei. Ma non so a chi altro rivolgermi..

Conto i giorni che mi rimangono su queste poche righe che ora scrivo, il preavviso non è molto, lo so..

So che è una tua decisione, e non posso obbligarti, spero solo tu farai la scelta giusta.. per entrambi.

 

                                  Tua Margot.

                                                                                             

 

Rialzò il volto, ripiegando accuratamente la lettera nella busta bianca. Aveva riletto così tante volte quelle ultime righe da averle impresse nella memoria. Scrutava ad occhi bassi la lettera, poggiata all'interno di una scatola, la quale conteneva tutto ciò che era di proprietà di Margot. 

Gli occhi rossi, stanchi, faticavano a stare aperti.

Frugò all'interno per qualche istante, ritrovando una vecchia foto. Attraverso la carta ingiallita e malridotta riusciva ancora a scorgerne i profili. Accanto alla donna dai capelli biondi v'era un'altra figura, vagamente familiare. Sorridevano, espressioni felici su volti angelici. Ignari del futuro, spensierati, ancora giovani.

Sullo sfondo, Parigi.

Un sorriso forzato apparve sul suo volto, smascherando la tristezza che aveva riempito, sin dal primo momento, il suo cuore.

Gettò la foto sul tavolo di legno di cedro, finemente intagliato. Seguì con lo sguardo la sagoma della figura fino a quando, con una piroetta, si posò sulla superficie piana.

Le tempie continuavano a sollecitarlo a lasciarsi andare, sfogando tutto ciò che si teneva dentro. Lo martellavano senza sosta provocandogli ancora più dolore di quanto già non avesse.

Alzò lo sguardo, ricordandosi tutto d'un tratto di essere osservato.

L'uomo davanti a lui, un damerino in giacca e cravatta, lo guardava perplesso.

- Va tutto bene? - Domandò di scatto notando la smorfia dipinta sul volto di Jared. - Le serve qualcosa? -

- Un'aspirina, grazie - Mormorò lui meccanico.

L'uomo frugò nel cassetto dell'enorme scrivania, trovando quasi immediatamente ciò che stava cercando.

Gliela porse subito dopo, accompagnata da un bicchiere d'acqua.

Jared deglutì più e più volte, cercando di dimenticare la bocca impastata del primo mattino. 

Continuava a tormentarsi pensando  al perché di quella lettera. Perché? Perché ora. Perché quel giorno.

Non capiva. Non riusciva a capire. Forse perché infondo non v'era niente da capire, forse perché la verità, ancora una volta, era troppo lontana da comprendere.

Appoggiò i gomiti al tavolo, fissando le tante, piccole intagliature. Si massaggiò le tempie per qualche istante, chiudendo gli occhi. 

- Signore? Ha deciso? - 

Un foglio venne posto proprio sotto il suo sguardo, accompagnato da una mano paffuta, un'anello all'anulare. 

Jared prese un profondo respiro, alzando lo sguardo. Tormentato dal firmare o no quel documento, combattuto tra l'idea di andarsene o restare. Rimasto in quello studio per più di un'ora, non aveva ancora preso la sua decisione. La tensione l'opprimeva, al punto da distruggergli quel poco di lucidità che gli era rimasta.

Tutta la sua vita sarebbe cambiata. Bastava solo scegliere.  

Una firma che aspettava solo di essere scritta.

Infine, con un'ultimo sospiro, prese in mano la penna nera.

La poggiò sul foglio facendo imprimere l'inchiostro e firmò.

L'uomo gli strappò il foglio di mano non appena ebbe completato la firma. Lo prese e lo mise in tasca, insieme alla penna.

Si alzò, seguito meccanicamente da Jared.  Entrambi si appostarono accanto ad una porta color mogano, all'apparenza chiusa a chiave. 

" è li? " furono le ultime parole che si ricordò di aver pronunciato quel giorno. 

Quel giorno che tutto cambiò.

 

 

Filo destro, filo sinistro, aggancio. Collegato.

Perfetto.

Ora ne mancavano solo altri venti.

Ronnie si passò una mano sui capelli, portandoli indietro nel vano tentativo di non farli ricadere sugli occhi. 

Piccole goccioline di sudore le imperlavano la fronte, il riscaldamento iniziava a farsi sentire.

Sbuffò leggermente, prendendo tra le mani altri due cavi esattamente identici. Fissò prima uno poi l'altro, decidendo di andare a tentoni.

Stava per infilare il primo cavo nella cassa audio quando una mano amica si frappose tra lei e il suo problema.

Ronnie sollevò lo sguardo, presa alla sprovvista. Braxton le tolse gentilmente il cavo dalle mani, infilandolo nella presa giusta.

- Grazie - rispose lei, con un sorriso tenero. 

Passò schietta la mano tra i capelli, facendoli ricadere morbidi sulle spalle. 

- Figurati- 

Braxton le sorrise con un velo di imbarazzo. Si sedette accanto a lei, sul pavimento di legno.  Le prese dalle mani anche l'altro cavo, iniziando a lavorare. 

Non sembrava dargli peso il fatto che una ragazzina non riuscisse a gestire quel lavoro, in fondo, anche lui si era sentito esattamente così le prime volte : un'incapace totale. Ma lei non esprimeva la frustrazione che lui, al contrario, aveva sempre espresso. Sembrava quasi a suo agio. 

Ronnie strinse le gambe al petto, guardandolo lavorare. 

- Stai bene? - chiese improvvisamente Braxton, notando il volto accaldato della ragazza. 

Un'espressione preoccupata si dipinse sul suo volto, istintivamente le passò una mano sulla fronte.

Era calda. 

Prontamente Ronnie si fece indietro, lasciando così cadere la mano di Braxton a mezz'aria. 

- Sto bene - Farfugliò la ragazza. - é solo un po di stanchezza -

Braxton sembrò osservarla per qualche minuto, meditando sulla sua risposta, decidendo se crederci o no. Infine, rispose con una scrollata di spalle, rialzandosi.

- Ehi, è solo il primo mese, stai andando alla grande - Ammiccò lui, andandosene. 

Ronnie lo guardò andar via, inoltrandosi nell'oscura foschia che costituiva i suoi pensieri.

Già, solo il primo mese. Un mese di tour, e già non ne poteva più. 

Sbuffò amaramente, tentando di farsi forza. Poggiò la guancia contro le ginocchia, stringendosele ancora di più al petto. 

Maledì se stessa solo per aver pensato di lamentarsi. Dopo tutto quello che le era capitato un'alloggio e un lavoro erano la miglior cosa che potesse desiderare. Aveva alloggi pagati nei miglior hotel, pasti, tutto ciò che voleva, e il tutto per un po di lavoro. Ma c'era più di questo..

Si passò una mano sulla fronte, asciugando il sudore. Scosse la testa rimettendosi al lavoro.

Prese in mano un nuovo cavetto, le dimensioni leggermente più grandi degli altri, il colore, sempre lo stesso.

Fissò il cavetto dall'alto in basso, cercando una presa dove poterlo incastrare.

Merda.

Cavetto rotto. 

Si morse istintivamente il labbro, meditando sul da farsi.

Voltò lo sguardo, cercando da un capo all'altra dell'immensa stanza qualcosa con cui aggiustarlo. 

- Che c'è che non va? -

Una voce aspra le si parò davanti, costringendola ad alzare lo sguardo. Un sospiro esasperato uscii da quelle labbra, le braccia conserte. 

Il microfono stretto tra le dita. 

- Il cavo è rotto - Mostrò lei sollevandolo con espressione neutra.

Se aveva imparato una cosa in quel primo mese era di non dimostrarsi mai persa o incapace, l'avrebbe trattata come tale.

- Sei un tecnico, aggiustalo - Sbottò Jared senza nemmeno degnarla di uno sguardo. 

La ragazza sospirò piano, alzandosi in piedi.

 - Jared, è rotto, bisogna cambiarlo. - Potrebbe guastarsi durante il concerto. - Aggiunse con voce pacata.

Il frontman la fissò in un misto di indignazione e disapprovazione. 

Si umettò le labbra, prima di chiamare a gran voce Braxton. 

Ronnie rimase interdetta da quella mancanza di fiducia, ma cercò di non darlo a vedere. 

Braxton arrivò alla seconda chiamata, se possibile ancora più spazientita del cantante.I capelli erano in disordine, il volto coperto da un leggero rossore.

- Aiutala, pare che qui ci sia gente che non se la sappia cavare da sola. - Buttò li lui, voltandosi per andarsene. 

Braxton, così come Ronnie, rimase immobile.

- Scusa? - Fece lei, alzando di un'ottava la voce.

Lui si voltò tranquillamente, dipinta in volto quell'orrenda faccia da schiaffi.

- Mi pareva di essermi espresso al meglio - Rispose fissandola con sguardo gelido.

Per un'attimo la ragazza rimase allibita, non sapendo cosa rispondere. Ancora una volta si era divertito a darle dell'incapace di fronte a tutti. Un'umiliazione che Ronnie non aveva mai sopportato. Eppure non trovava la via della ragione, ovunque guardasse le pareva di avere torto. Affrontandolo, sarebbe sembrata una ragazzina viziata, dandogli ragione, un'altra schiava al suo servizio. 

Si alzò da terra delicatamente, senza distogliere lo sguardo, proiettando il suo, carico d'odio negli occhi di lui. Si rimise in piedi arrivando alla sua altezza. 

In fondo li dividevano solo una decina di centimetri. 

- Se faccio tanto schifo, licenziami - 

Jared non riuscì più a sostenere quello sguardo, così profondo, puro d'odio e allo stesso tempo infantile.

Tormentò il labbro inferiore per secondi che parvero un'eternità, ragionando tra se e se su chissà quali piani.

Un vorticare di pensieri gli annebbiava la mente, frutto di conversazioni che finivano sempre allo stesso modo. 

Le ricordava tutte. Oh, come le ricordava.  Ogni qual volta litigavano, Ronnie puntava sempre alla stessa domanda. Una domanda che sapeva di non dover fare. Un patto che doveva restare segreto. 

Esasperato, le tolse il cavo dalla mano, sfiorandola appena. 

- Braxton, aiutala. Abbiamo del lavoro da sbrigare. -

Buttò li le parole come fossero aria. Un respiro fuoriuscito lentamente, leggero. Un respiro che colpi al cuore la ragazza. 

Pesante come un macigno, fu un pugno allo stomaco. 

La piccola folla di gente che si era accalcata intorno a quella scenetta ormai quotidiana si dissolse, così come era comparsa. Il fitto chiacchiericcio di voci riprese, il brusio ancora una volta riempì la stanza.

Braxton senza guardare in faccia nessuno dei due si rimise all'opera, più volenteroso di prima, forse più per paura che per voglia.

Sapeva che era meglio non fare arrabbiare Jared, sapeva che era un periodo un po così per lui, eppure non riusciva a capire: da quando la ragazza era entrata misteriosamente nella band, lui era diventato più irascibile, sempre più cupo e scontroso..

Scosse la testa, concentrandosi su ciò che aveva da fare.

Nel frattempo Ronnie era rimasta a capo chino, sapendo che non valeva la pena discutere. Ma, prima di liberarsi di quell'ultimo briciolo di dignità che ora vedeva dissolta in fumo davanti a se, si avvicinò lentamente a Jared, sussurrando una sola, piccola frase.

- Non sono tua, ricordatelo -

Lui la squadrò per qualche istante, fulminandola con lo sguardo.

- Ne discutiamo più tardi -

Lei, sempre più furiosa gli passò di fianco, urtandolo di proposito.

Lui le afferrò il braccio con gesto repentino, facendola indietreggiare di qualche passo. 

Le si avvicinò con fare minaccioso, arrivando con le labbra al suo orecchio. Strinse la presa per meglio far intendere le sue intenzioni.

 La voce per un'attimo uscii in un flebile sussurro, portatore d'ira e odio. Sprezzante. 

- Non lo faccio per te. Lo faccio perché a lei ci tenevo. Sappilo. -

Ronnie si morse leggermente il labbro inferiore. Quello era un colpo basso, che le spezzava il cuore. In più, una profonda frustrazione si fece spazio dentro di lei, tentando di liberarsi. 

Voltò il viso, incrociandolo con quello del frontman. Lui, aveva dipinto in volto un ghigno bastardo, trionfante per la sua vittoria. Lei al contrario, non sapeva cosa ribattere.

Ne lui ne Ronnie mossero un muscolo. 

Continuavano a fissarsi in segno di sfida, una sfida che Jared aveva colto al volo e che Ronnie, improvvisamente, aveva lasciato.

Ridusse gli occhi a due fessure, poi abbassò il capo, sotto lo sguardo stupito di Jared. Il voltò venne coperto dai capelli e, per un'istante, vi si formò  l'espressione di dolore che aveva tenuto dentro fino a quel momento. 

Rialzò il capo, nascondendola. Diede uno strattone al braccio, liberandosi dalla presa di quel serpente. Veleno puro scorreva nelle sue vene, veleno puro.

Uscii dalla porta di servizio, sbattendola forte, lasciando il resto del gruppo, Jared compreso, nel più completo stupore.

Pochi istanti dopo la porta sbatté una seconda volta, un rumore sordo e deciso che colse di sorpresa i pochi presenti.

Nessuno seguì la figura incappucciata. Nessuno seguì colui che,avendo visto tutta la scena, sentiva di avere voce in capitolo.

Nessuno seguì colui che, a sua volta, stava seguendo Ronnie.

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars / Vai alla pagina dell'autore: valibi