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Autore: Dazel    16/12/2010    3 recensioni
«Tornerò tardi per cena questa sera, stupida mucca, quindi vedi di tenere il cibo caldo per quando sarò di ritorno. Probabilmente sarò stressato e non avrò voglia di parlare, quindi evita di chiuderti in stanza tutta la notte a piagnucolare per i miei modi bruschi.»
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Lambo, Reborn
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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I'm waiting for you

«Tornerò tardi per cena questa sera, stupida mucca, quindi vedi di tenere il cibo caldo per quando sarò di ritorno. Probabilmente sarò stressato e non avrò voglia di parlare, quindi evita di chiuderti in stanza tutta la notte a piagnucolare per i miei modi bruschi.» Reborn aveva detto tutto questo con tranquillità e pacatezza, certo di ogni sua singola parola. Lambo, in cuore suo, sapeva di non essere molto difficile da interpretare. Era uno di quei ragazzi semplici e banali, estremamente sensibili, che avevano bisogno di un obiettivo per andare avanti nella vita. Il suo obiettivo, da così tanti anni che ne aveva perso il conto, era diventato Reborn. Un sicario mafioso che usava il suo corpo nello stesso modo in cui un quarantenne single e disperato usa una bambola gonfiabile. A lui andava bene così. No, non era propriamente vero. Lambo odiava quella situazione, odiava pensare ai baci di Reborn sul suo corpo conoscendo la loro unica finalità, odiava saperlo dentro di sé senza avere il suo amore e la sua totale attenzione in quei momenti che in ogni film, libro o canzone d'amore venivano descritti come i più magici nella vita di ogni uomo. Nella sua storia con Reborn non c'era la magia. Ma in fondo, non c'era mai stata magia nemmeno nella sua vita... A questo punto non gli restava che andare avanti.
Lambo spense i fornelli alle otto e mezza di sera. Il cielo fuori dalle finestre della cucina si tingevano di arancio, sfumature azzurro pallide toccavano la parte più alta del cielo, scurendosi minuto per minuto sempre di più. Gli uccelli tornavano al nido, le macchine si mettevano in coda nelle strade, le luci iniziavano ad accendersi per la città. Iniziarono apparire le prime stelle, l'aria si fece gelida, il cielo ormai era una nera distesa senza fine. La sera si era trasformata in notte e le lancette erano avanzate con troppa velocità sull'orologio. Mancava un quarto d'ora alle dieci. Reborn sarebbe tornato presto, Lambo lo sapeva. Riaccese i fornelli e prese a mescolare.
Si era seduto sulla poltrona e aveva avvertito l'accelerare del suo cuore, dapprima come un fremito, poi una lenta rincorsa che lo portò ad una vera e propria tachicardia ansiolitica che gli passò dopo essersi ripassato mentalmente tutti i ritardi del compagno. Quante volte gli aveva detto di attenderlo ed era tornato la mattina dopo? Magari era rimasto immischiato in una piacevole chiacchierata con qualche signorina e sarebbe stato di ritorno presto, giusto il tempo di... Ngh. Deviò i suoi pensieri altrove, d'un tratto si ritrovò ad avere otto anni e ad assistere al suo compleanno. C'erano candeline celesti su una torta completamente ricoperta di panna, la
sac à poche era servita per scrivere il suo nome con il cioccolato sul dolce, ricordava perfettamente l'emozione che aveva provato quando sua madre gli aveva concesso di usarla. Ma quei ricordi erano finti, costruiti dalla sua mente. Nulla di quello era realmente avvenuto, eppure in quell'istante gli sembrò una memoria reale. Quando davanti ai suoi occhi riapparve la cucina la cena si era raffreddata di nuovo e l'orologio ormai segnava le tre. Lambo si alzò dalla poltrona e gettò un'occhiata stanca alla rampa di scale che conduceva al piano superiore, dove c'erano le stanze. Reborn quella notte non sarebbe tornato, era più una decisione che una convinzione. Se anche avesse fatto ritorno, lui non si sarebbe precipitato di certo ad aprirgli la porta. Era tardi, era stanco e il cibo probabilmente aveva perso il sapore originario. Non aveva senso rimanere attendere, aveva aspettato fin troppo. Il letto lo chiamava al gran voce, le coperte calde non gli erano mai sembrate tanto invitanti come in quel momento. Aveva già afferrato lo scorri mano in legno lucido quando sentì un peso sbattere contro la porta di ingresso. Per poco non sobbalzò.
Se l'era studiata per tutto il tragitto dalle scale alla porta l'espressione carica di rabbia che ora aleggiava sul suo viso, avrebbe voluto apparire addirittura più irato di quanto non fosse agli occhi nel compagno, ma poi aprì la porta e lo vide più pallido di un cencio e tutto ciò che era stato capace di fare fu portarsi le mani alla bocca. La camicia, in origine bianca, portava una grande macchia rosso all'altezza del petto.
Ma questo è...? Le possibilità che non fosse sangue era davvero remota. «Reborn-» ma il sicario non disse niente, si accasciò piano contro il suo corpo e respirò profondamente «Sono in ritardo» disse poi e Lambo si sentì un dannato stupido. Con tutta la forza che aveva – non molta, quindi – lo portò in sala e lo fece stendere sul divano. Era notevolmente agitato, così tanto che Reborn dovette afferrargli una mano tremante mentre questo gli sistemava i cuscini «Non è grave come sembra»
«Deve essere medicata»
«Ne sei capace?»
«Imparerò ora.» Reborn deglutì. Non gli andava di fare da cavia né di vedere Lambo improvvisarsi infermiere, ma perdeva sangue e detto in tutta onestà la ferita bruciava parecchio. Non era il momento adatto per lamentarsi, si sarebbe adeguato ad ogni cosa. Lambo nel frattempo era andato in bagno e aveva recuperato garze, un paio di forbicine e del disinfettante. Il sangue riusciva ancora ad impressionarlo, nonostante l'età adulta, era una cosa difficile da perdonare a sé stessi. Con i pochi attrezzi tra le mani andò in sala e racimolò un po' di coraggio. «Brucerà.»
«Non più di quanto non bruci ora-»
«Penso di sì invece....» Lambo aprì piano la camicia e osservò la ferita: era lunga ma non sembrava particolarmente profonda o grave. Si sentì sollevato. «Forse ci andrebbe qualche punto»
«Abbiamo del cicatrizzante?»
«Non penso.»
«Sai cucire?»
Lambo sgranò gli occhi «Reborn io non me la sento di -»
«Non deve essere un lavoro perfetto e non ti starò addosso per la cicatrice, lo giuro. Sai cucire?»
Lambo sospirò pesantemente e annuì «Fammi pulire la ferita, prima. Non pensi sarebbe meglio andare in ospedale?» Lo sguardo di Reborn fu un no talmente esplicito che Lambo non se la sentì di chiedere oltre. Imbevette un po' di cotone con il disinfettante e lo passò piano sulla ferita. Reborn stringeva le labbra e lo fissava, ogni tanto sospirava appena ma non si lamentò mai. Lambo, in cuor suo, ne fu grato. «Come hai...»
«Non mi va di parlartene.»
Lambo abbassò il viso e riprese a disinfettare la ferita. Il letto che tanto aveva bramato si allontanò progressivamente dai suoi pensieri, divenendo quasi una irraggiungibile utopia. Era tardi, era stanco, era arrabbiato, il suo autocontrollo venne a meno e la lingua gli si mosse troppo velocemente per fermarla «Già, quando si tratta di parlare Lambo non serve più.»
«... cosa-» Lambo si alzò rapidamente «Vado a prendere l'ago e il filo.»
«Lambo-»
«Forse dovresti bere un po' prima, farà male.»
«Lambo»
«Penso sia rimasto del rhum dall'ultima volta che-»
«Cazzo, Lambo!» disse Reborn con un tono di voce troppo alto per un ferito «Un tizio al locale era ubriaco, io volevo sbrigare i miei affari e tornarmene a casa dove mi aspettava un piatto fumante di pasta e un ragazzo estremamente abile sotto le lenzuola che sarebbe stato capace di farmi dimenticare una giornata di merda. Quel tipo aveva delle remore nei miei confronti e un coltello in tasca. Il resto puoi immaginarlo da te.»
«...» Lambo abbassò il volto e si fissò le punte dei piedi. Lo faceva spesso quando si sentiva in imbarazzo – fissava a terra e pensava che così tutto sarebbe passato velocemente, ogni volta scopriva quanto fosse errata come teoria. «Che colore lo uso il filo?»
«Fai tu.» Lambo annuì e si avvicinò ad un mobile, aprì un'anta e si mise a rovistare. «Ah, stupida mucca?»
«Mh?»
«Ti amo.»
E Lambo arrossì e prese un filo del medesimo colore della sua faccia.
Bugiardo! Pensò adorabilmente nel suo cuore.

Mi scuso tanto per l'OOC ;__; Avevo bisogno di Reborn un minimo dolce e umano in questa oneshot, Lambo non smette di tormentare i miei sogni per vendicarsi del fatto che nelle mie fic finisce sempre per piangere e deprimersi fino a rasentare il suicidio xD! Almeno l'ho fatto un po' contento *A*

   
 
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