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Autore: ChelseaH    17/12/2010    7 recensioni
[MISFITS] In realtà non sapeva neanche come mai si stesse facendo tutti quei giri mentali su film, ragazzi popolari, sfigati e ragazze irraggiungibili.
Forse perché in fondo Alisha gli piaceva, in una maniera che lui stesso non comprendeva appieno, ma gli piaceva. Aveva anche goffamente tentato di farglielo capire, con un discorso sulle ragazze belle che passano momenti difficili, ma non era molto sicuro di essere riuscito a farle arrivare il messaggio.
[SPOILER SECONDA STAGIONE!]
Genere: Commedia, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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DISCLAIMER: Misfits e i suoi personaggi sono proprietà di Channel 4 e degli aventi diritto, con questa storia non ci guadagno nulla.


SPOILER FINO ALLA 2X03


NOTE.

Dunque, dunque, dunque.

Eccomi qua con il mio battesimo nel fandom di Misfits, ammetto di essere un po' (tanto)agitata!

Il punto è che volevo regalare una storia a GiulyB per il suo compleanno, lei credo mi avesse chiesto una Bradley/Colin ma io - dato che devo fare sempre di testa mia - ho deciso che gliel'avrei scritta su Misfits, la sua più recente addiction.

E quindi armata di Mac e Word ho tentato di buttare giù qualcosa - rigorosamente su Simon perché è pur sempre stata scritta per lei (se no sarebbe stata la celebrazione di Nathan Young, ve lo dico io!) - e di farlo nel meno peggiore dei modi possibili. Spero di essere riuscita nell'intento!


Come si sarà capito da tutto questo mio blablare, questa shot è tutta per GiulyB, TANTISSIMI AUGURI

E grazie, grazie, grazie.

Credo che delle banali parole non siano in grado di esprimere quanto io tenga a te e quanto significhi per me la tua amicizia, ti dico solo che mi ritengo davvero fortunata ad averti conosciuta, sei una delle persone migliori che siano mai capitate sulla mia strada.

Grazie di tutto, di tutte le avventure vissute insieme, di tutti i deliri, di tutto il supporto incondizionato che mi dai sempre e comunque.

TI VOGLIO BENE




Time.

To Giuly


Simon a volte non riusciva proprio a capire la maniera con la quale gli ingranaggi si muovevano all’interno della mente di Nathan.

Inizialmente aveva sudato sette camicie – forse perfino quattordici, ventotto o qualunque altro multiplo di sette – per arrivare a capire che il ragazzo non ce l’aveva con nessuno, era semplicemente insito nel suo dna insultare e prendere in giro chiunque gli passasse di fronte. Poi ne aveva sudate altrettante per arrivare a capire che da qualche parte, nel suo inconscio più profondo – probabilmente talmente profondo da essere vicino a battere un pozzo senza fondo – in realtà Nathan Young si preoccupava e teneva a tutti loro. Alla sua maniera, ovviamente.

Ma nonostante ciò, quello che stava succedendo andava completamente oltre la sua capacità di comprensione. E dire che aveva un quoziente intellettivo notevole.

Nathan era stato colpito dal tatuatore di Kelly e come risultato era diventato temporaneamente gay. Poi, grazie al solito enigma mascherato e un sacchettino di noccioline, il tatuaggio era stato rimosso ed era tornato il solito Nathan. Kelly gli aveva concesso le sue grazie, salvo poi pentirsene ancor prima di arrivare al dunque, e l’aveva quindi mandato in bianco per l’ennesima volta e ora eccoli lì.

Lui e Nathan.

“Suvvia Barry, potrebbe essere un’esperienza illuminante!” gli stava dicendo giusto in quel momento.

“No... grazie.” gli rispose in un sussurro, chiedendosi se non fosse il caso di diventare invisibile all’istante e darsela a gambe. Poteva usare il suo potere per qualcosa di così frivolo? Sì, decisamente poteva.

“Qualcuno dovrà pur pensare a sverginarti, cazzo!” esclamò con convinzione l’altro, incredulo e divertito come al solito all’idea che l’esperienza sessuale di Simon fosse pressoché nulla.

“Non tu.” gli disse, alzando il tono di voce di quanto bastava per sembrare deciso.

“Perché no? Le ragazze continuano a rifiutarci Barry, forse il tatuatore voleva solo indicarci la giusta via!” così dicendo Nathan gli passò un braccio intorno alle spalle, stringendolo a sé e schioccandogli un sonoro bacio sulla guancia.

Non solo non era minimamente sconvolto dal fatto di averci provato con lui per giorni, ma aveva deciso di continuare imperterrito anche senza tatuaggio che lo controllava.

Simon proprio non capiva.

Nathan ogni tanto si fissava sulle cose più improbabili pretendendo di avere ragione e il diritto di arrivare fino in fondo. E ora aveva deciso di provare un’esperienza gay. Con lui.

“Credo che andrò a casa.” disse scrollandoselo di dosso.

“Vuoi farlo a casa tua? Hey Barry aspettami!”

Perché doveva essere così cocciuto?

Cocciuto e immortale, così che l’umanità intera avrebbe dovuto sopportarselo fino al giorno in cui l’universo non fosse imploso su se stesso.

“Sai – riprese Nathan raggiungendolo – Ci sono rimasto un po’ male quando non mi hai salvato, sai... quella volta sul tetto.”

“Veramente ci ho provato e a momenti finivo di sotto insieme a te.” replicò Simon iniziando a sentirsi scocciato.

“Ah sì, è vero. E’ stato un atto di amore il tuo, lo riconosco solo ora.” sospirò l’altro con trasporto portandosi una mano al cuore con fare melodrammatico.

“Vado a casa.” ripeté lui, stringendosi nelle spalle e cercando per l’ennesima volta di resistere alla tentazione dell’invisibilità.

“Ok.” fece spallucce Nathan accelerando il proprio passo e sparendo oltre il primo angolo della strada come se nulla fosse, già dimentico dei suoi propositi sverginatori.

No, decisamente non l’avrebbe mai capito.


***


Stava ancora rimuginando sul comportamento assurdo di Nathan cercando di venirne a capo, quando il cellulare gli vibrò nella tasca. Fu poco più di uno squillo, e il monitor ancora illuminato gli rivelò che era stata Alisha a farglielo. Probabilmente aveva sbagliato numero, Alisha non era esattamente il tipo di ragazza che in un momento random della giornata decideva di chiamare uno come lui per fare quattro chiacchiere.

Gli standard di Alisha era molto diversi, decisamente diversi.

Eppure da qualche giorno la ragazza si comportava in maniera strana nei suoi confronti, perfino più strana di Nathan. Con la differenza che Nathan era strambo di natura e lo era con tutti, Alisha no, Alisha aveva per l’appunto degli standard.

Curtis, lui era lo standard di Alisha.

Bello, atletico, popolare.

Nessuno era rimasto sorpreso quando i due avevano iniziato a frequentarsi, perché era esattamente ciò che tutti si aspettavano. La ragazza più carina e popolare del gruppo finiva sempre con il ragazzo più carino e popolare, non solo nei film, solo che a differenza che sul grande schermo, nella vita vera l’epilogo non era mai che suddetta ragazza apriva improvvisamente gli occhi, lasciava il ragazzo popolare e si metteva con lo sfigato di turno.

Peter Parker e Mary Jane Watson erano insomma un cliché fittizio, e i vari Simon Bellamy che popolavano il pianeta terra potevano puntare al massimo a ragazzine disturbate conosciute in un qualche reparto psichiatrico.

Chissà poi che fine faceva il belloccio di turno nei film, se l’era sempre chiesto. Ad un certo punto semplicemente spariva, così, rimanendo senza né arte né parte.

Poteva Curtis sparire nel nulla, risucchiato nelle spire di una qualche pellicola cinematografica immaginaria? No, e non gliel’avrebbe nemmeno augurato.

In realtà non sapeva neanche come mai si stesse facendo tutti quei giri mentali su film, ragazzi popolari, sfigati e ragazze irraggiungibili.

Forse perché in fondo Alisha gli piaceva, in una maniera che lui stesso non comprendeva appieno, ma gli piaceva. Aveva anche goffamente tentato di farglielo capire, con un discorso sulle ragazze belle che passano momenti difficili, ma non era molto sicuro di essere riuscito a farle arrivare il messaggio.

Tanto lei aveva sempre e comunque Curtis.

Curtis e Alisha, la coppia perfetta.

Sospirò nel buio della sua stanza, il bello dell’insensatezza di Nathan era che non gli lasciava spazio per rimuginare su quelle cose.


***


Poco lontano da casa di Simon, Alisha fissava il proprio cellulare con frustrazione.

“Ti ho detto che non è ancora pronto, non affrettare i tempi.” le disse il ragazzo con la maschera di fianco a lei, la versione futura di quello che aveva tentato di chiamare poco prima.

“Ma-“ le parole le morirono in bocca.

Come poteva aspettare che Simon evolvesse nel ragazzo che le stava vicino in quel momento, sapendo come sarebbe stato? Dove avrebbe trovato tutta quella pazienza e forza di volontà? E cosa ne sarebbe stato di Curtis?

“Una cosa alla volta.” così dicendo il ragazzo le posò una mano sulla spalla, infondendole una sicurezza così aliena eppure così giusta da lasciarla stordita.

Sospirò, senza sapere che quel sospiro non era altro che l’eco di quello esalato dal Simon del presente nello stesso identico istante.

   
 
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