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Autore: Miroku90    17/12/2010    3 recensioni
Vi siete mai chiesti cosa succederebbe alla nostra normale esistenza se verrebbe stravolta all'improvviso, da un altra persona totalmente differente da noi ? E se questa persona è un killer professionista, sadico e freddo ? Saremo noi o lui a veder “distrutta” la nostra normalità ?
Sulle note di Fabrizio de André, una storia che narra il curioso incontro tra un comune ragazzo e una spietata assassina. I due differenti mondi cozzeranno l'uno con l'altro e alla fine solo uno prevarrà. Ma quale ?
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vi siete mai chiesti cosa succederebbe alla nostra normale esistenza se verrebbe stravolta all'improvviso, da un altra persona totalmente differente da noi ? E se questa persona è un killer professionista, sadico e freddo ? Saremo noi o lui a veder “distrutta” la nostra normalità ?
Sulle note di Fabrizio de André, una storia che narra il curioso incontro tra un comune ragazzo e una spietata assassina. I due differenti mondi cozzeranno l'uno con l'altro e alla fine solo uno prevarrà. Ma quale ?





THE KILLER AND THE ORDINARY**
#0 Prologo.
Rain




**************


Assaporai avida l'aroma dolce e pungente del sangue che impregnava la stanza come un profumo da cui è impossibile scappare.
Sentii l'odore arrivarmi in gola e infine nei polmoni e ne ero estasiata dalla sua fragranza.
Sul pavimento, quattro corpi senza vita forse non la pensavano esattamente come me ma d'altronde erano morti e sepolti. Il loro unico sbaglio ? Essere i bersagli del mio lavoro.
E io sono una persona che svolge i propri compiti con particolare precisione, penso se la siano accorti anche loro e dalla bocca contorta in un urlo non credo che l'abbiano presa tanto bene.
Mi sembra ancora di sentire le loro grida chiedere perdono inutilmente ma io non ho pietà della faccia che messa con le spalle al muro si mette a piangere come un bambino.
Patetici. Ecco cos'erano, quattro uomini patetici.
Poco male, il mondo avrebbe fatto volentieri a meno di rifiuti del genere.
Me ne andai poco dopo canticchiando una canzone che mi era entrata in testa poco prima di entrare...

La morte verrà all'improvviso
Avrà le tue labbra, i tuoi occhi
ti coprirà di un velo bianco
addormentarsi al tuo fianco *

Quant'è divertente uccidere la feccia...



**************


-Che palle- Farfugliai a bassa voce mentre cercavo di non addormentarmi al raduno del Prof. Sahender Patovic, un nonnino campione mondiale del lancio di gessi, sulla teoria del... Me n'ero addirittura dimenticato del perché ero venuto in quel posto...
-Shhh- Un ragazzo accanto a me mi intimò di fare silenzio. A quanto pare ero l'unico che trovava quella spiegazione uno sfrangimaroni colossale. Guardai l'orologio, erano le 17 e 30 e non ne potevo veramente più di stare a sorbirmi i discorsi uscire dalla bocchina dell'uomo dai capelli bianchi che corrispondeva al mio insegnante di psicologia.
Dentro di me sperai che la restante mezz'ora, che avrebbe celebrata la tanto agognata fine della circonferenza, passasse il più veloce possibile. Alzai il cappuccio della mia felpa color blu scuro con la speranza che nessuno avrebbe notato che uno studente stava per addormentarsi...
-Steven Mc. Deiver la prego almeno di non mettersi a russare durante la mia lezione, grazie-
Ovviamente il docente se n'accorse subito. Sbuffai rassegnato mentre le risate dei miei compagni riempivano la stanza, alcune volte mi chiedevo seriamente del perché m'ero iscritto all'università se trovavo tutto così noioso. Forse il giorno che presi l'idea sul serio ero ubriaco fradicio o forse un clone si era impossessato del mio corpo... Boh, mi sembravano entrambe ragioni molto valide.
Guardai per un attimo la finestra, fuori stava per piovere...
-Perfetto, proprio un giorno meraviglioso- Mormorai seccato prima di venir colpito da un gesso vagante.

Mezz'ora dopo...
Mi sveglia di soprassalto a causa del rumore che i miei colleghi di corso fecero per alzarsi dalle loro postazioni per dirigersi verso l'uscita. A quanto pare alla fine m'ero addormentato sul serio e l'esimo campione di lancio di oggetti bianchi mi guardava con un espressione che oscillava tra l'arrabbiato e il perplesso.
-Ti ricordo che devi dare ancora l'esame- Sentenziò alla fine l'uomo toccandosi gli occhiali modello oblò.
La mia risposta fu quella di alzare gli occhi al cielo e blaterare qualche parola di assenso, giusto per potermela squagliare senza dover restare altri minuti in quell'aula che tanto m'annoiava.
-Dico sul serio, Steven...-
Ma a quanto pare il professore era in vena di farmi un altra delle sue ramanzine... Purtroppo.
-Qual'è il problema ? Ho russato troppo forte ?- Gli chiesi ironico cercando di buttarla sul ridere.
-Il problema è che non solo non hai ancora dato l'esame del mese precedente ma che continui ad addormentarti durante le mie ore-
-Uffa... Vedrà tutto la prossima settimana-
-L'hai detto anche la settimana scorsa... E anche quella precedente ancora- Esclamò lui facendosi serio. Ma che colpa avevo io se vedevo tutto così noioso e poco interessante ?
-D'accordo, questa volta la porterò- Lo rassicurai cominciando ad alzarmi per potermela finalmente filare.
-Va bene... E stai attento a ritornare a casa-
-Come se fossi ancora un ragazzino- Sbuffai digerendomi a grandi passi verso l'uscita dell'aula.
Sapevo benissimo a cosa si stava riferendo... Ieri sera quattro corpi erano stati trovati senza vita in un quartiere poco lontano dalla zona in cui abitavo e visto che non avevo ne genitori ne parenti il professore era preoccupato che potesse succedermi qualcosa di brutto. Sinceramente l'unica cosa di tragico che poteva succedermi era quello di mettersi a piovere... Ed era quello che stava succedendo proprio ora.
-Meraviglioso....- Mormorai ironico cominciando ad incamminarmi verso la mia abitazione con i vestiti che già cominciavano ad inzupparsi d'acqua dopo nemmeno cinque metri.
Per mia fortuna trovai un ombrello usato lasciato abbandonato alla fermata dell'autobus, per mia sfortuna l'ombrello era rotto ma almeno mi offriva un piccolo riparo al nubifragio che stava venendo.
Poco dopo passò l'autobus, il controllore mi osservò severo quando vide che i miei vestiti rischiavano di inondare l'intero mezzo. Starnutii, a quanto pare avevo preso anche il raffreddore... Splendida giornata davvero. Ci mancava solo un meteorite che mi cadeva sulla testa e l'amplain era servito.


Passarono venti minuti, il traffico all'ora di punto con la pioggia a dirotto era tremendo e una signora anziana tentò varie volte di bastonarmi perché avevo osato sporcare la sua pelliccia nuova.
Alla fine arrivai alla mia fermata e naturalmente... continuava a diluviare. Buttai via l'ombrello che avevo trovato poco fa, ormai era inutile ostinarsi ad usarlo, tanto ero già zuppo.
La città si era tinta di grigio e io ero l'unico idiota che osava camminare per le strade piene di pozzanghere e martellate dall'impetuoso vento.
Imprecai verso il cielo, cercando di coprirmi il più possibile con il giubbotto di pelle che indossavo e correndo come un pazzo verso quello che era la mia salvezza, il portone di casa mia.
Nel tragitto fermata-porta, usai gli alberi del viale come riparo stando bene attento a non sfracellarmi al suolo sul marciapiede. Cosa che puntualmente accade poco dopo, non vidi un sasso coperto dall'acqua e c'inciampai come un perfetto imbranato.
Per mia (s)fortuna caddi proprio su una pozzanghera e in quel momento urlai delle bestemmie davvero pittoresche al cielo. Quella giornata stava finendo sempre peggio ma non ero l'unico che la pensava così... O almeno così credevo.
Alzandomi, il mio sguardo cadde su una figura raggomitolata proprio accanto all'entrata di casa mia. Un uomo con lungo impermeabile nero e il volto coperto da un pesante cappuccio, era fermo immobile in una posa fetale.
Lo fissai per tutto il cammino rimanente... Quel poveretto doveva patire un freddo boia, mi dissi preoccupato. Il mio altruismo prese il sopravvento quando ero ad un passo nell'entrare nella mia comoda abitazione. Con le chiavi ancora in mano e la porta semi-aperta, sbuffai rassegnato. Non potevo lasciare una persona in mezzo ad un temporale del genere, di sicuro sarebbe morta annegata nel giro di pochi minuti.
-Ehi tu...- Cominciai a dire riferendomi alla figura che non mi guardava minimamente -... Vuoi per caso entrare ?-
Dal barbone non arrivò nessuna risposta...
Lo osservai meglio... Che era già morto ?
Decisi che forse era meglio usare metodi un pochino più sbrigativi se non volevo avere una cadavere sulla coscienza. Mi avvicinai a lui, lo presi per un braccio e cominciai a strattonarlo verso l'interno.
Quasi mi prese un colpo quando notai che non solo l'estraneo non accennava a nessuna reazione ma addirittura si era messo a ronfare disinvolto come se fosse in comodo letto e non sotto ad un diluvio torrenziale.
-Ma guarda questo... Dorme con tutto questo casino- Esclamai incredulo prendendolo per il petto per poterlo spostare meglio.
E lì mi accorsi di una cosa abbastanza strana... Sentivo distintamente delle cose rotonde e morbide al tatto. Molto morbide, pensai rosso in viso.
Stavo quasi per mollare la presa quando mi arrivò in piena pancia una gomitata bella assestata.
Caddi all'indietro con l'estraneo che finalmente s'era deciso a muoversi anche se non nel modo che mi sarei aspettato.
-C-C-Cazzo stavi facendo te ?!- Urlò la figura, svegliandosi di soprassalto, indicandomi con la mano. -Volevi approfittare della mia dormita per farti una bella scopata, confessa, brutto maiale !-
Visibilmente scioccato cominciai a muovere le mani come a dire: no, aspetta, cosa stai dicendo ? Mentre i miei dubbi vennero risolti in un lampo.
La voce che m'aveva appena assalito era quella di una ragazza e le cose che avevo toccato erano le sue...
-Aspetta ! Non è come pensi. Ti credevo un barbone non una don...-
La seconda gomitata mi colpì in pieno viso mettendomi momentaneamente K.O.
-Brutto bastardo ! Non solo prima ci provi ma ora mi dai anche della barbona ?! Ma io ti uccido !- Ringhiò lei mettendo il piede sui miei gioielli di famiglia. Fui veloce a riprendermi e a cercare di spiegare più velocemente possibile la situazione prima di essere castrato.
-No aspetta... Non è come credi. Ti ho vista accucciata qui fuori e quindi pensavo che stessi morendo di freddo, per questo ti ho portato dentro per cercare di non farti annegare. Ti rendi conto che fuori sta diluviando a dirotto e te stavi dormendo beata come se ci fosse il sole ?-
Lei mi guardò per un instante (anche se portava il cappuccio sentii benissimo i suoi occhi su di me), poi si girò verso l'esterno e quando vide che effettivamente fuori stava piovendo a catinelle borbottò qualche imprecazione.
-Fatti i cazzi tua la prossima volta- Esclamò alla fine togliendo il suo piede dai miei gioielli di famiglia. Sbuffai sollevato, a quanto pare ce l'avevo fatta a rimanere maschio però ero alquanto incavolato nel sentirmi dire “fatti gli affari tuoi” da una persona che avevo appena salvato da morte sicura.
-Senti un po' carina- Cominciai a dirgli, rialzandomi. -Non so chi tu sia e non me ne importa ma fatto sta che mi sono presa la briga di prenderti e portarti in un posticino caldo e quindi vorrei sentire almeno la parola grazie uscire dalla tua bocca-
-Fottiti-
-Gentilissima...- Mormorai ironico esasperato. A quanto pare avevo incontrato uno scaricatore di porto di sesso femminile altroché una gentile donzella come accade nei romanzi.
-Hai del cibo ?- Mi chiese all'improvviso la “gentil donzella” ricominciando ad indicarmi come se fossi un oggetto.
Non so cosa mi prese in quel momento ma pensai in qualche modo che anche se mi fossi messo a litigare, lei sarebbe riuscita lo stesso a vincere e ad avere un lauto banchetto proveniente dalla mia cucina.
-Entra- Dissi con gli occhi verso al cielo, aprendo una porta interna che conduceva al mio appartamento.
La ragazza non disse nemmeno “permesso” che subito si fiondò dentro.
-E menomale che dovevo farmi i cavoli mia- Sbuffai ironico entrando e chiudendo dietro di me la porta.
Non so se me lo sono immaginato ma quando fece capolino nel mio locale mi sembrò di sentire una debole melodia echeggiare nelle stanze:

La morte verrà all'improvviso
Avrà le tue labbra, i tuoi occhi
ti coprirà di un velo bianco
addormentarsi al tuo fianco...*




**************

Teoricamente questa storia sarebbe nata sotto un altro contesto più fantasy e meno attuale.
Poi però non mi piacevano alcune sfumature ed alla fine è venuto fuori il lavoro che avete appena letto.
Spero che questo racconto vi abbia incuriosito... Io mi sono divertito a scriverlo e devo dire che in fondo non è venuto un lavoro così male, almeno spero.
Mi raccomando, lasciate una recensione :) Ci conto ! ^^

Citazioni & Spiegazioni:
* Le strofe della canzone che la ragazza canta è “la morte” di Fabrizio de André.
** “The killer and the ordinary” è inteso come: L'assassina e l'ordinario. Ordinario riferito ad una persona comune che vive una vita non particolarmente eccitante e del tutto normale.
  
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