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Autore: Gaea    17/12/2010    5 recensioni
...il pubblico cominciava a farsi più
rumoroso. Quando sarebbe iniziato lo spettacolo?
Tutti se lo chiedevano, ma nessuno ricordava l'orario scritto sulla locandina. O
la locandina stessa. C'era stata una locandina? Nessuno se ne rammentava...
Una piazza piena di gente, uno spettacolo da mandare avanti. Sicuri di voler conoscere il finale?
Storia ripubblicata avviso per correttezza, ma volendo inserirla in una serie ho dovuto...non è eccessivamente cruda, ma sempre per essere coretta specifico che un po' di sangue c'è. Decima classificata al contest "Dramatic" giudicato da _Calypso_
Genere: Horror, Malinconico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
- Questa storia fa parte della serie 'Fiabe nere'
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disclaimer: Tutta opera mia (non che ci sia da vantarsi temo XD) anche se devo ammettere che una grossa responsabilità è di M. Ende e del suo libro "Lo specchio nello specchio". Se non l'avete mai letto, fatelo.

Si alzi Il sipario

 

La piazza era un alveare ronzante di vita.

La gente si accalcava dietro ai più previdenti che già dal tardo pomeriggio si erano avviati per prendere posto sulle sedie di plastica bianca disposte in file ordinate. Tutti scrutavano impazienti il modesto palco allestito allo sbocco della piazza. Chissà quali scenografie si celavano dietro il sipario!
Bambini ed anziani  si contendevano gli ultimi posti, mangiando gelati e bevendo acqua e tè freddo. Ovunque regnava una vivace frenesia, fatta di attesa divertita e impaziente, del profumo del mare che giungeva portato dalla brezza e delle urla dei venditori che, speranzosi, passavano fra le file di sedie. Su un palchetto rialzato stava il Principe, sorridente, anche lui in attesa.

Mentre la luce scemava, lo spazio vuoto fra le case si riempiva ed il pubblico cominciava a farsi più rumoroso. Quando sarebbe iniziato lo spettacolo?
Tutti se lo chiedevano, ma nessuno ricordava l'orario scritto sulla locandina. O la locandina stessa. C'era stata una locandina? Nessuno se ne rammentava, eppure doveva esserci stata : come sarebbe stato possibile assemblare tutte queste persone - praticamente l'intero villaggio - in così poco tempo, altrimenti?

Tutte le domande tacquero al primo rullar di tamburi. Con un gesto imperioso il Principe fece alzare il sipario.
Da dietro il velluto scarlatto uscirono decine, centinaia,migliaia di soldati. Dovevano essere ologrammi: una simile moltitudine non sarebbe mai stata nello spazio allestito. Sempre più eccitati, gli spettatori osservarono gli uomini vestiti con i colori del Principe circondare l'ampia piazza, stringendo fra le mani piccoli mitragliatori. Sorridevano sorpresi della veridicità dell'inganno. Ad un secondo gesto del Principe, i soldati si fermarono prendendo posizione ed alzando le armi.

I più credettero che facesse tutto parte dello spettacolo, che fosse tutta una messa in scena spaventosamente realistica. Poi le prime urla riecheggiarono fra i palazzi.

Il panico dilagò fra la gente come una nube di veleno. I fortunati morirono subito, raggiunti e finiti dai micidiali proiettili, falciati ancora sulle sedie. Per gli altri la fine si presentò sotto la forma della lunga agonia del soffocare sommersi da mille altri corpi che premono, schiacciano, distruggono, le orecchie colme del rumore delle proprie stesse ossa che si frantumano, come un enorme schiacciasassi programmato per triturare i propri pezzi.

Nessuno scampò alla morte. Nessuno uscì dalla piazza. Nessuno.

Con un sorriso mesto, il Principe contemplò. Con un cenno indicò ai soldati un vecchio che ancora agonizzava, gli occhi lattiginosi ciecamente fissi al cielo. Un colpo pietoso lo finì.

Infine, dopo che tutti i guerriglieri si furono ritirati dietro al palco, il Principe diede ordine che si abbassasse il sipario. Il velluto chiazzato calò dolcemente sull'assito arrossato.

Lo spettacolo era finito.

 

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bene, se voleste farmi sapere cos'è passato fra i vostri neuroni dopo questa lettura malata, ve ne sarei immensamente grata ;) opinioni, consigli, critiche, quant'altro!

Mi scuso con i tre che avevano commentato, preferito e ricordato..e con i tanti che avevano letto e magari rileggeranno ;) scusate ma ci tenevo a tenere insieme tutte le "fiabe" un po' dark che la mia testa partorisce!
Ecco il giudizio del concorso a cui la storia ha partecipato nel dicembre 2011 ( sono già tre anni che l'ho scritta??? O_o)
Decima classificata


(Gaea)
Si alzi il sipario
-Correttezza grammaticale, ortografica e morfo-sintattica: 8,5/10
-Stile narrativo: 7/10
-Caratterizzazione dei personaggi: 6/10
-Trama e sviluppo della storia: 7/10
-Originalità: 10/10 e ne sono molto fiera!
-Attinenza al bando (drammaticità): 7,5/10
-Gradimento personale: 3,5/5

Per un totale di 49,5 punti.


“Si alzi il sipario” è indubbiamente una delle storie più particolari che mi sono capitate in questo contest. La caratteristica principale di questo racconto è nel suo essere completamente e totalmente straniante: decisamente non è ciò che un lettore si aspetta di trovare navigando per il sito. Indubbiamente questa è una caratteristica positiva, dato che ritengo l'originalità un elemento davvero fondamentale, senza la quale è difficile colpire in pieno chi è dall'altra parte dello schermo. Per questo motivo ho scelto di assegnarti il punteggio pieno: non solo perché non ho mai incontrato niente del genere, ma anche perché la brillante idea che sta alla base di questo racconto viene "farcita" da elementi personali, che denotano una grande abilità. Infatti, nella sua brevità la storia è completa e autoconclusiva, si conclude com'era iniziata, ovvero con una visuale d'insieme.

Questo è uno dei casi in cui sono molto felice di notare che ci sono autori in grado di comunicare tutto quello di cui hanno bisogno evitando di essere prolissi: in questo modo, a mio parere, il lettore non può che trarne beneficio. Tuttavia, la caratteristica peggiore della brevità è il suo essere un'arma a doppio taglio: in cinquecento parole è difficile, quasi impossibile dare vita a personaggi di carta e inchiostro. Ritengo, infatti, che questo sia il problema più grave della tua storia: non c'è un perché, non ci sono riflessioni che portano a una spiegazione del gesto del principe. Certo, è un gesto premeditato, ma non vi sono motivazioni sufficienti a renderlo credibile se non nel contesto favolistico in cui si presume che la storia abbia luogo. È un vero peccato, secondo me, perché è un difetto che si potrebbe correggere facilmente, magari con qualche frase d'introspezione su ciò che passa nella mente del Principe oppure dei soldati, costretti a compiere un gesto sconsiderato. Una giusta obiezione a questa mia critica è che così si perderebbe l'effetto sorpresa, uno degli elementi centrali del racconto: è vero, ma sono sicura che un lavoro maggiore nella caratterizzazione dei personaggi non avrebbe snaturato del tutto la storia.
Questo è l’unico punto sul quale mi sento davvero di bacchettarti, perché per il resto la storia non presenta evidenti carenze.

Tuttavia mi ritengo una persona puntigliosa, quando voglio, per cui ti segnalo altri difetti del racconto, magari utili per storie future. Inizierei con gli appunti stilistici, che mi stanno sempre molto a cuore. Il lessico che utilizzi è semplice, senza termini che appartengono a un registro eccessivamente alto o basso, anzi; in buona parte si possono trovare parole che utilizziamo nella vita di tutti i giorni. Anche il periodare si mantiene su un livello medio: non vi è una netta prevalenza dell'ipotassi sulla paratassi o viceversa, rimanendo su un numero di subordinate piuttosto basso. Non posso definire questo tipo di scelte scorrette, ma avrei preferito, soprattutto considerando l'atmosfera della storia, una maggiore varietà, dai vari punti di vista che ti ho elencato: sicuramente, con questi accorgimenti, il ritmo sarà molto più fluido. Anche la decisione del punto di vista, il narratore onnisciente, dà una certa idea di staticità che rallenta visibilmente la storia. In particolare questo ultimo appunto ha influenzato la mia valutazione su quella che è la "drammaticità" della storia. Infatti, l'unico punto della storia in cui appare una forte nota di pathos (e che è bastato a spezzarmi il cuore) si trova nel finale, quando descrivi il vecchio agonizzante e il modo in cui i soldati si rifiutano di risparmiarlo. L'ho trovato un ottimo elemento: come puoi capire, molte volte sono i dettagli a fare la differenza. Per esempio, sarebbe molto più efficace se il punto di vista fosse stato quello di uno spettatore, di qualcuno che si trova lì per caso: a essere travolto dalla situazione sarebbe stato il personaggio, con cui il lettore avrebbe potuto empatizzare molto di più che con il narratore onnisciente.
La forma grammaticale è sostanzialmente buona, senza gravi errori. La semplicità è sempre un ottimo elemento da questo punto di vista, e aiuta molto a non sbagliare. Ti segnalo qualche imprecisione che ti è sfuggita, come la grafia errata di “tè”, due errori di battitura (“casa” anziché “case”, “pubblica” al posto di “pubblico”), il “mai” di troppo in questa frase (“come mai sarebbe stato possibile assemblare tutte queste persone”), l’uso di “mitra” anziché “mitragliatori” e qualche doppio spazio o spazio mancante. Non è propriamente un errore di grammatica, ma nella videoscrittura distrae il lettore.
Concludo la valutazione facendoti i complimenti per l’originalità del tema trattato e invitandoti a mantenere questa tua abilità nell’ideare storie così creative, che è un’ottima caratteristica nel mondo della scrittura amatoriale, dove uno dei fastidi più grandi per il lettore è incontrare storie tutte uguali scritte con lo stampino. È stato un piacere leggere questo breve racconto, sono sicura che svolgerai ottimi lavori anche in futuro, magari prestando una maggiore attenzione ad alcuni dettagli, in modo da rendere storie di livello già decisamente buono ancora migliori.

   
 
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